Salve a tutti! Questa è una fanfic scritta quasi di getto un paio di anni fa… spero vi piaccia.
Tengo a precisare che,
nonostante lo abbia preso, strapazzato e rimandato indietro, il personaggio di Mark Lenders non è mio ma del
grande Yoichi Takahashi !
Baci baci Prue
Sboccio
di un fiore
L’uomo andava avanti e indietro nella grande sala
d’aspetto; non riusciva a stare fermo, era inutile, era troppo in ansia.
I minuti passavano sempre più lentamente e il
nervosismo continuava ad aumentare sempre più.
Era da più di due ore che l’avevano portata di là, dietro quella porta, e da due ora non aveva più notizie; nessun
medico che si degnasse di informarlo del procedere della cosa, nessuno che gli
desse delle notizie... belle o brutte che fossero.
Le sopracciglia nere erano aggrottate, le labbra serrate, gli occhi
lanciavano lampi di irrequietezza e la fronte era
cosparsa di piccole goccioline trasparenti... tutto faceva trasparire lo stato
ansioso in cui si trovava.
Percorreva avanti e indietro e a grandi passi la piccola stanza vuota in
cui si trovava; le mani nelle tasche dei calzoni e la testa china che si alzava solo per guardare l’orologio che aveva al polso: si
bloccava di colpo e scrutava con i suoi occhi scuri le lancette in continuo
movimento per poi riprendere a camminare.
Gli unici rumori prodotti, in quell’angusto
spazio, erano i suoi passi e i sospiri che si lasciava scappare ogni tanto. Quando
non riusciva a mantenere una certa calma, si irrigidiva
tutto e stringeva i pugni, pronto a battersi con il mondo intero; poi, però,
respirava profondamente, si sedeva e prendeva la testa tra le mani con le dita
che passavano tra i capelli corvini… pochi minuti e riprendeva a camminare.
Ma ormai stava aspettando da tanto, troppo tempo, la sua indole per
niente tranquilla, gli impediva di attendere oltre e, se all’improvviso non
fosse arrivata un’infermiera, avrebbe sicuramente
fatto irruzione.
La giovane attese qualche secondo sulla porta, aspettando che l’uomo si
accorgesse della sua presenza, ma non si sarebbe mai aspettata di essere quasi assalita alle parole: “È lei il signor Lenders?”
L’uomo, infatti, la prese per le spalle e, quasi scrollandola urlò:
“Allora, mi dica, come sta? E... e lui... lui come sta?”
L’infermiera cercò di calmarlo con un sorriso e, usando un tono
tranquillizzante esclamò:“Stia calmo signore, stanno
entrambi molto bene! Se vuole può vede...”
Non riuscì neanche a finire la frase che l’uomo fu
già dentro.
Finalmente riuscì ad entrare nella stanza, ma fu solo
quando la vide, tranquilla e sorridente, che riuscì a ritrovare la
calma.
Le si sedette
accanto e guardandola, le sorrise dolcemente, stringendole la mano.
Lei, quasi intuendo il desiderio del marito, si piegò
dall’altro lato tirando fuori, da una culla, un minuscolo fagottino.
L’uomo ebbe un brivido d’emozione quando la donna glielo adagiò tra le
braccia e non osò muoversi per paura di potergli fare
del male.
Quella creatura, così piccola, indifesa e lui, un omone grande e grosso…
aveva paura di poterla spezzare, stringendola troppo a sé, anche se, in realtà,
era quello che avrebbe voluto fare...
Suo figlio! Il suo piccolo Sam era fra le sue
braccia e dormiva beatamente.
Tutto così strano ma allo stesso tempo così bello.
“Ehi, Mark, non restare così rigido, non aver
paura, non è di cristallo! Certo, è piccolissimo, ma non credo che gli farai del male se tenterai di tenerlo come si deve!”
Il giovane guardò la moglie e tentò di
avvicinare di più il bambino al petto accarezzandogli la fronte con un dito.
“Chi l’avrebbe detto che un giorno sarebbe successo.
Se penso a com’ero due o tre anni fa mi viene da
ridere... com’è strana la vita, vero?”
La donna gli sorrise sussurrando: “Già, ma a volte è proprio per questo
che è meravigliosa, o no?”
Mark, baciando
sulla fronte il bambino che aveva in braccio, rispose alla domanda senza
parlare, assaporando così i suoi primi istanti da padre.
Fine