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Autore: DarkLucifer    28/12/2012    3 recensioni
Una nuova ditta di spedizione, una ciurma di anime perdute,un nuovo implacabile nemico...l'equilibrio di potere a Roanapur sarà messo in pericolo?
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebecca Revy “Two Hands”, la pistolera della Black Lagoon Company era al suo massimo quella mattina, e perfettamente a suo agio.
La giornata non sarebbe potuta partire meglio: un caffè, una sigaretta e la riscossione del premio per la vittoria nella gara di bevute del giorno prima.
Rock era stato così stupido da mettere in discussione il talento di Revy nel tracannare intere bottiglie di tequila e rhum e restare semi lucida, quantomeno per camminare, sparare ed insultare … le azioni standard di una giornata-tipo, insomma.
C’era stato un attimo, prima che quel colletto bianco crollasse sul bancone di Bao, sancendo la vittoria della collega dal grilletto facile, in cui le era sembrato di scorgere uno strano sguardo in quegli occhi castano chiaro: uno sguardo sognante e con una nota di … dolce?
Oltre al fatto che, dopo la terza bottiglia di tequila, Revy non poteva più essere sicura di piccoli particolari come quello, la donna era sicura di essersi sbagliata comunque: anche se era vero che Rock arrivava da un altro mondo e fin troppe volte aveva quell’aria da Alice, disorientato in quell’immensa tana di violenza e crudeltà, ed era spesso ancora così ciecamente legato a valori che in quella città nessuno ricordava nemmeno più, ma non poteva aver iniziato a sottovalutare con chi aveva a che fare.
Revy aveva smesso da molto tempo di preoccuparsi dell’opinione degli altri nei suoi riguardi, lasciando libero sfogo alla sua natura violenta, avida e materialista, dividendo il mondo in “nemici di Revy” e “amici di Revy”, e tenendosi sempre pronta a piantare una pallottola in fronte ai primi come ai secondi.
L’unica cosa in cui credeva era sé stessa ed il potere che conferiva la paura, e l’unica certezza nel suo futuro erano le Cutlass o qualsiasi arma che riuscisse ad impugnare.
Quel giapponese dagli occhi castani, però, aveva incasinato tutto.
Anche quando Benny aveva fatto il suo ingresso nella società di consegne, Revy aveva avuto un attacco di quella che Dutch chiamava “La febbre di Whitman”, un periodo in cui il cinismo e la sete di sangue della donna crescevano in maniera spropositata, arrivando a rendere difficile persino per lo stesso Dutch tenerla sotto controllo.
Benny, però, si era adattato velocemente alla nuova realtà, ed altrettanto velocemente Revy si era calmata, una volta convintasi del fatto che quella specie di hippie pacifista della Florida non si sarebbe mai potuto, nemmeno volendo, mettere sulla strada della grande Rebecca.
La vita era corsa tranquilla, ovviamente con la concezione di “tranquillo” che può avere un corriere in una città come Roanapur, fino a che Rokuro Okajima facesse la sua comparsa.
Spontaneo, perennemente spaesato, con una faccia così da brava persona da farle venir voglia di prenderla a pugni, ma allo stesso tempo deciso ed intraprendente nelle situazioni di vera difficoltà.
Una grande inquietudine si era pian piano improvvisata di Revy, anche se la donna non riusciva a giustificarla.
Con l’andare dei giorni, l’umore della donna era andato peggiorando: il nuovo arrivato era completamente estraneo a quel mondo, e nonostante si fosse autonomamente proposto di far parte di quella ciurma, aveva sempre un modo di porsi che tradiva la sua voglia di “tenersi a distanza” da quella dilagante violenza.
Fu durante una missione di coppia in un sottomarino, quando Rock rimproverò Revy per un furto ad un cadavere, che lei focalizzò improvvisamente la ragione per cui quell’impiegatucolo da due soldi aveva un così grande potere sul suo umore.
Fin da mocciosa, quando viveva la sua complicata vita da ragazzina cinese nell’allora violenta China Town, Revy era stata immersa in quel tipo di vita criminale e piena di vizi in cui sarebbe poi vissuta da grande.
Nessuno si era mai veramente preso cura di lei, spiegandole l’importanza del rispetto della giustizia e degli altri, così quella ragazzina aveva attuato l’unica difesa psicologica che le fosse concessa e che potesse aiutarla veramente: lei iniziò ad identificare con “giusto” tutto quello che solo quello che le garantisse uno stile di vita soddisfacente, togliendo persino di mezzo all’occorrenza chiunque si mettesse sulla sua strada, diventando un sicario ed un mercenario.
Si era quindi aggregata ad un ex-marine di colore, reduce del Vietnam, che l’aveva portata in quello sperduto quanto malfamato angolo di mondo, dove la morale non esisteva più da tempo, e dove lei poteva finalmente applicare la “giustizia secondo Revy” senza più alcun tipo di rimorso o umanità di qualsiasi tipo.
Ma quel Rock, con il suo candore ed il suo senso civico, stava pian piano smuovendo la coscienza da tempo sopita di Two Hands, e questa poteva essere una delle cose più pericolose che si potessero fare.
Revy aveva quindi reagito a questa nuova consapevolezza rendendosi più impermeabile di quanto avesse mai fatto, arrivando ad avere un piccolo screzio con Dutch per la sua ultraviolenza, eccessiva e dannosa, cercando in tutti i modi di far capire a quel colletto bianco del cazzo che era meglio che strisciava da dove era tornato ora che le gambe ancora lo reggevano, e che i suoi piedi erano ancora sotto al suo corpo, e non davanti.
Fu allora che Rock la sorprese davvero.
Successe dopo un viaggio alla Chiesa della Violenza, in cui il giapponese aveva tirato fuori le sue inaspettate capacità di negoziatore, risolvendo una situazione potenzialmente disastrosa, ma facendo fare a Revy la figura della sprovveduta, alimentandone all’esasperazione l’insofferenza nei suoi confronti.
Mentre pranzavano al mercato, Revy lo aveva stuzzicato con più acidità del solito, e l’uomo aveva reagito con inaspettata veemenza, facendo degenerare la discussione.
Revy stava finalmente per risolvere il problema alla sua maniera, ma Rock era riuscito a disarmarla con abilità, e con poche frasi era riuscito a centrare e farle esplicare il problema per cui non riusciva a sopportarlo, mettendo anche in evidenza la poca stima che Revy aveva in realtà in sé stessa, così ben mascherata in spavalderia.
Proprio quando il capo Whatsap era stato costretto a portarli in centrale per evitare che facessero troppi danni, Revy aveva fatto la domanda che più le era girata per la mente:
“Rock, ma tu … da che parte stai?”
La risposta era arrivata con disarmante semplicità:
“Io? Io sto esattamente dove sono, e da nessun altra parte”.
Revy si era stupita inizialmente di questa risposta, ma poi aveva capito cosa veramente intendesse e quell’inquietudine si estinse velocemente con l’andare dei giorni, e lì successe una cosa che non succedeva da quelle che sembravano ere: pian piano e con sempre maggior convinzione, la cinica ed algida pistolera della Lagoon si era aperta a quell’uomo, iniziando a fidarsi di lui e, perché no, apprezzandone la compagnia.
Non si era però nemmeno mai chiesta che cosa veramente significasse quell’aprirsi, da parte di entrambi.
La verità era che Revy aveva sacrificato ogni sentimento umano, tranne la rabbia e l’allegria, e anche se avesse provato qualcosa non avrebbe comunque mai potuto riconoscere tale sentimento, e l’avrebbe represso o avrebbe dato sfogo ad esso, come già era successo, in un mero istinto sessuale, per poi troncare ogni tipo di rapporto con l’altro.
Eppure quel ragazzo dai capelli corvini era sempre così fastidiosamente presente, gentile, così attento nei confronti della collega, ma soprattutto non la guardava come quei pochi uomini che avevano avuto il coraggio di avvicinarsi a lei: la guardava, infatti, come se fosse perennemente preoccupato per lei, ed allo stesso tempo consapevole di poter sempre contare su di lei, fisicamente ed umanamente.
Sebbene fosse totalmente inesperta con i sentimenti, suoi o degli altri, Revy era brava a leggere tra le righe di una situazione, dote fondamentale per un mercenario, e quello che la sconcertava di più era che con quell’uomo non aveva più certezze; era un’incognita: un’incognita davvero pericolosa.
 
“Buongiorno mr. Chang, chi sono i suoi fattorini preferiti?”.
Per Revy, mr. Chang era un modello di comportamento ed uno dei pochi uomini che veramente la mettevano in soggezione, fin dai primi incontri con la società di consegne.
Abile, coraggioso, spietato, devoto ai suoi affari e alla sua società, molto professionale e con un gran senso dello stile, il capo della Triade era il prototipo di uomo di potere che Revy stimava, perché era esattamente quello che lei avrebbe voluto diventare.
“Mi pare una domanda a trabocchetto, Two Hands. Sei forse qui per i nuovi arrivati?”
Revy, però, non rispose perché stava guardando Balalaika, in piedi davanti a lei e con una cupa espressione in volto.
“Hey sorellona” disse Revy con circospezione “perché quella faccia scura?”
Balalaika distolse lo sguardo, con dolore e rabbia:
“Fa’ meno domande, Two Hands, e vivrai più a lungo... “.
“Siamo di cattivo umore oggi eh?”
“Cosa ci sarebbe da essere felici?” il suo sguardo si posò sullo strano personaggio in piedi dietro Revy. “Japonski?? Come diavolo ti sei conciato?”
L’attenzione di tutti i presenti si spostò sull’uomo dall’eccentrica camicia hawaiana.
“Ehm.. buongiorno miss. Balalaika” bofonchiò lui, imbarazzato.
“Rock?” s’intromise mr. Chang “Non ti avevo nemmeno riconosciuto ragazzo”.
Il capo della Triade si fece avanti, osservando quello strano abbigliamento, così diverso dal solito inappuntabile completo da impiegato, e sembrò sul punto di fare qualche commento, ma improvvisamente sembrò ricordarsi di qualcosa, perché disse:
“Ora però vorrei finire di discutere una questione con miss. Balalaika..” disse, in tono di congedo
“Scordatelo, Chang” Balalaika si era voltata verso di lui, con uno sguardo di disprezzo negli occhi “ho sprecato fin troppe parole per questa storia”.
Balalaika raddrizzò le grandi spalle, assunse un’aria orgogliosamente battagliera e disse:
“L’Hotel Moscow non è amico di nessuno, al minimo segno di controversia non esiteremo a fare piazza pulita di chiunque si metta sulla nostra strada, persino se si tratta della tua merdosa organizzazione e di ogni altra sudicia forma di criminalità in questa città! Levati Two Hands!”.
Detto questo, la signora della guerra di Roanapur sparì dietro la porta che dava sulle scale.
Chang sbuffò rassegnato, e si rivolse agli altri due.
“Allora, Two Hands, non hai risposto alla mia domanda. Siete qui per la Hell’s Souls, vero?”
Revy stava per rispondere, ma Rock si fece avanti, precedendola.
“Mr. Chang, ormai è da molto tempo che i rapporti tra la Lagoon e la Triade sono solidi e vantaggiosi per entrambi” iniziò con voce sicura “E’ inverosimile che il capo di una delle maggiori organizzazioni della città non sia più che al corrente di ogni arrivo in città, soprattutto se si tratta di un uomo come lei.
Una società con tanta voglia di espandersi deve per forza aver attirato la sua attenzione per i dettagli, e conoscendola è facile supporre che non solo abbia già reperito informazioni sui membri di tale società, ma abbia forse addirittura già avuto occasione di incontrarli. Dico bene?”
“Ha imparato a spararla grossa …” pensò subito Revy, divertita.
Mr. Chang, però, mostrava un sorrisetto sornione ed osservava Rock al di sopra degli occhiali da sole.
“La camicia non fa il monaco, vero Rock?” sogghignò “ Vedo che ora ti dai anche alle previsioni azzardate, eh?”
“Sto solo analizzando la situazione, mr. Chang” rispose divertito il giapponese “ormai ho un’idea precisa di come lavora, e so per certo che non si farebbe mai sfuggire tutti i dettagli su un simile cambiamento in atto a Roanapur. Il fatto poi che miss. Balalaika non sembrasse molto contenta mi fa presumere o che non ne sapesse nulla, cosa che mi sento di escludere, conoscendo le risorse dell’Hotel Moscow ed il suo modo di operare, oppure che avesse qualche motivo per avercela con questa nuova società.
L’ultima cosa da appurare, quindi, resta la posizione che la Triade vuole prendere a riguardo”.
Rock ora osservava mr. Chang con attenzione: Revy sapeva che con quelle parole doveva averlo messo alle strette, in quanto Chang tendeva sempre a tenersi sull’anonimato, ma con queste premesse non poteva certo fingersi estraneo alla cosa.
Come sempre imprevedibile, Chang rise con gusto.
“Dutch non ti paga abbastanza, Rock” si complimentò “sei veramente perspicace. Sì, in effetti, qualche informazione sui nuovi arrivati la possiedo, e direi che posso condividerla con voi, alla luce della lunga e prospera collaborazione già citata”.
“Fantastico!” si intromise Revy con entusiasmo “ci dica tutto di questi figli di puttana, mr. Chang, e mi occuperò personalmente a rispedirli da dove sono venuti a calci in culo!”
“Calma, Two Hands. Stavolta non basteranno le tue Cutlass per risolvere la questione, temo.”, disse Chang, per la prima volta in tono serio “questa gente non fa parte della solita marmaglia con cui abbiamo a che fare quaggiù. Il capo dell’organizzazione è un reduce dei mujaidin afghani, con una vistosa cicatrice sull’occhio sinistro, e pieno di informazioni … decisamente difficili da reperire”.
Revy si accorse appena della piccola pausa nella parlata dell’uomo, ma con la coda dell’occhio vide Rock aggrottare le sopracciglia, nella tipica espressione di quando la sua cura dei dettagli umani gli suggerisce un dettaglio importante.
“I miei informatori” aveva ripreso Chang “ mi hanno riferito che i membri di questa società sono quattro: questo misterioso reduce, che si fa chiamare Lucifer, un irlandese, una bionda di probabile provenienza tedesca, ed una punk inglese, ma con tratti probabilmente indiani”.
“Sembrano usciti da una brutta battuta: manca solo un italiano che racconta barzellette e siamo a posto” rise Revy con disprezzo.
“Purtroppo invece c’è poco da scherzare, Rebecca” rispose mr. Chang, voltandosi ad osservare il paesaggio “ Sembrano piuttosto intenzionati a soppiantarvi come compagnia di consegne … ”.
 A quel punto Rock si fece avanti e disse:
“Mr. Chang, non posso non notare che lei sta omettendo dove tirerà il vento della Triade in questa situazione. Parlando di questo Lucifer, prima ha fatto una piccola pausa: questo vuol dire che quest’uomo è in possesso veramente di informazioni scomode per la sua organizzazione o addirittura per lei.
La domanda ora ovviamente è questa: sono informazioni tanto importanti da garantirsi l’aiuto della Triade?”.
Chang si voltò a guardarli, e Revy vide, per la prima volta in quegli occhi di solito così pieni di energia, una strana espressione, tra il triste ed il malinconico: era un segno che forse le cose erano davvero così preoccupanti come Chang le voleva far passare.
“Revy, Rock, con la Lagoon ho più di un debito morale, per come è riuscita a gestire certi affari molto delicati.
In virtù di ciò vi prometto l’unico aiuto che posso darvi: la promessa che non ridurrò i miei ordini verso la vostra società, e che non interverrò direttamente contro di voi.
Questo è tutto quello che posso fare”.
Revy avvertì subito il pericolo quando vide Rock che si irrigidiva e che si incupiva progressivamente.
“Come diavolo…”
Revy mise forte una mano sulla spalla di Rock, trasmettendogli forte e chiaro il suo messaggio: Ora sta’ zitto.
“Grazie, mr. Chang! Direi che ci può bastare così, se avesse altre informazioni importanti si senta libero di dividerle con noi!”.
Costrinse Rock ad incamminarsi con lei verso gli ascensori, quando mr. Chang parlò di nuovo con, voce calma.
“Rock, forse per te è meglio andartene per un po’.
C’è una tempesta in arrivo, ed andrà ben oltre quello che hai passato finora.
Non sei ancora così nero come credi, ed è meglio che te lo risparmi: ammesso e non concesso che tu sopravviva, potrebbe non piacerti quello che verrà dopo. Tu mi sei sempre piaciuto, per questo mi sento di consigliartelo: conserva quello che ancora rimane, prima che sia tardi”.
Revy si arrestò, sorpresa.
Guardò Chang e vide quello strano sguardo di prima, negli occhi del grande stratega mentre osservava l’uomo in piedi immobile di fianco a lei.
Rock, invece, si limitò a fermarsi un attimo stringendo i pugni, per poi improvvisamente ripartire spedito e sparire nella tromba delle scale.
Revy fece un cenno a mr. Chang e lo seguì.
“Siamo nei guai” pensò Revy  mentre scendeva le scale “ se inizio ad essere più riflessiva di Rock”.
In realtà sotto sotto, lo capiva: quella società per lui valeva più di qualsiasi altra cosa, perché in fondo l’aveva resa la sua casa, la sua vita, la sua realtà, ed in poco tempo stava per essere minacciata da qualcosa che faceva paura persino al più grande stratega della Triade.
 
 
 
 
 
Angolo dell’autore:
 
Ultimo capitolo del 2012! Devo ammettere che Revy è stata più ostica di quello che pensavo da tratteggiare, nonostante non sia certo una pensatrice di professione…e questo Rock così impulsivo? Chissà…
Come sempre grazie a tutti di tutto e buone feste! =)
p.s. non vi posso assicurare niente per gennaio, dati gli esami che devo dare, però cercherò di scrivere comunque.
 =)
 
  
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