Gli Avenged Sevenfold erano tutti riuniti nel salotto di casa Sanders. Tutti, tranne uno, il più importante.
Al centro della stanza c’era un tavolino, sul quale erano posate tantissime fotografie, vecchie e nuove, che Matthew aveva chiesto ai suoi amici di portare. Nessuno aveva chiesto nulla, né protestato, avevano solo eseguito.
Era ormai un’ora che, in silenzio, sfogliavano vecchi album di polaroids e di provini delle fotografie natalizie. Ogni tanto un sorriso spuntava sui loro volti stanchi, e allora si allungavano per vedere che foto l’aveva fatto nascere.
“Questa me la ricordo!” esclamò Zacky, trasportato nei ricordi di una giornata soleggiata durante un’estate passata.
“Sì, anche io. Non ci andavamo spesso, ma ogni volta era uno spasso” confermò Brian, un sorriso storto sulle labbra, riferendosi alla casa di legno sulla spiaggia, che ormai cadeva a pezzi.
“Tutto era uno spasso con lui” s’inserì Valary, entrando nella stanza con in braccio il figlio. Un sorriso più grande si aprì sui volti dei quattro uomini.
Il bambino li guardava sbattendo gli occhioni verdi, uguali a quelli del padre, che si allungò per prenderlo.
Matt fece sedere il piccolo sulle proprie ginocchia e gli mostrò le foto.
“Vedi questo? Lo so che te ne ho già parlato, ti ricordi di lui? E’ tuo zio Jimmy, quel pazzo. E’ grazie a lui che abbiamo scelto il tuo nome, Owen” spiegò il cantante, sorridendo in direzione degli amici.
“Sono già tre anni..” Johnny parlò per la prima volta, rompendo il silenzio che si era venuto a creare dopo le poche frasi di Matt.
I presenti annuirono, rimanendo in silenzio.
“Hey, ragazzi. Non vorrebbe vederci così tristi, ok? Lui vorrebbe vederci sorridere, come quando eravamo con lui. Vorrebbe.. Vorrebbe vederci stare insieme per ricordarlo. Io lo so che c’è, lo so che è accanto a noi, ok? Quindi, su col morale!” tutti guardarono sorpresi Brian. Di solito era quello che soffriva in silenzio, non aveva mai detto nulla.
“Brian ha ragione. Su, non ha senso rimanere qui a piangersi addosso. Owen non può mica crescere con degli zombie, no?” Zacky annuì alle sue stesse parole, e gli altri sembrarono risvegliarsi.
Ognuno raccolse un pacco di fotografie, mentre Val recuperava cinque pezzi di cartone.
A turno si spupazzavano Owen, mentre gli altri sceglievano le foto più belle.
A fine serata, ognuno di loro aveva un collage stupendo di foto, e al centro del tavolino era accesa una candela blu.
“Allora.. andiamo?” sussurrò Brian, incerto. Gli altri si limitarono ad annuire e ad uscire silenziosamente di casa.
Poco tempo dopo si trovavano sul portico della casa dei genitori di Jimmy e Johnny stava bussando.
Joe Sullivan aprì la porta, un’espressione sorpresa dipinta sul volto.
“Ragazzi! Entrate, entrate” li accolse in casa, dove regnava il silenzio. Tutta la famiglia era riunita nel salone.
“Abbiamo portato qualcosa per voi” riuscì a mormorare Brian.
La famiglia Sullivan li guardò, mentre Val porgeva loro il collage.
“E’ da parte nostra. Grazie per aver portato Jimmy nella nostra vita, grazie per avercelo fatto conoscere, è stata la cosa più bella della nostra vita” disse Matt a nome di tutti.
La famiglia non disse niente, semplicemente si alzò e, ad uno ad uno, abbracciò i componenti della band.
 
E Jimmy, da dov’era, cosa poteva fare se non guardare la sua famiglia di sangue, e la sua famiglia acquisita, e sorridere, felice che ancora lo ricordassero con un sorriso?



Ok, so che fa schifo, ma volevo scrivere qualcosa per ricordarlo. Non uccidetemi.
Ricordatevi di twittare #foREVer e #JimmyWeMissYou e speriamo di trendare!
"He needs another chance to live"