Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: Melanto    14/07/2007    7 recensioni
Aria. Acqua. Terra. Fuoco. Alla disperata ricerca del Principe scomparso, mentre nel cielo rosseggia un'alba che odora di guerra. Una lotta contro il tempo per ritrovare la Chiave Elementale, prima che finisca nelle mani del Nero, e salvare il pianeta.
Siete pronti a partire?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Elementia Esalogy'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Documento senza titolo

ELEMENTIA
- The War -





CAPITOLO 2: I quattro Elementi (parte I)

Raskal, Capitale del Regno degli Ozora - Terre Centrali

“Che Yukari li sprofondi all’Inferno!” sbottò Genzo, mentre si dirigeva a passo svelto verso il cortile. Aveva l'espressione alterata come Hyuga e Matsuyama, mentre Misugi era più che altro preoccupato e cercava di organizzare la disposizione dell’offensiva elementale sul futuro campo di battaglia.
“Tranquillo, riceveranno quel che meritano” accordò il Master del Fuoco.
“Puoi giurarci!”
“Cerchiamo di non sottovalutarli” intervenne Hikaru. “Gamo non è uno sprovveduto: per esporsi in questo modo deve avere un sostanzioso contingente di cui disporre.”
Genzo emise un basso ringhio di disprezzo. “Tsk! In tutti questi anni non ha fatto altro che fingere per poter liberamente tramare alle spalle del Re… lurida carogna.”
“Calma Master, avremo tutto il tempo per poterlo maledire, ora dobbiamo occuparci della ricerca del Principe” disse Kojiro, fermandosi sotto i colonnati del cortile centrale del castello. Il sole lo investì con i suoi raggi caldi, mentre dominava il cielo di quel mezzogiorno limpido e per nulla afoso. “La scelta degli Elementi deve essere il nostro primo pensiero” concluse osservando la sfera infuocata, schermandosi gli occhi con una mano.
“Dovremo agire con tempestività e, soprattutto, con molta discrezione.” Misugi incrociò le braccia al petto. “Se stiamo attenti, potremo tenere l’AlfaOmega all’oscuro di tutto fino a che il nostro vantaggio non sarà incolmabile. Non oso pensare a quello che potrebbe succedere se il Principe e la Chiave dovessero cadere nelle loro mani… soprattutto in quelle del Nero.”
“Tu credi che possano venirne a conoscenza?” domandò l’Aquila con espressione grave e l’altro annuì.
“La parola vola veloce come il vento, basta che qualche piccola indiscrezione arrivi all’orecchio sbagliato, e solo Yayoi sa quante ne staranno circolando in questo momento, tese ed attente a qualsiasi notizia, anche la più stupida.”
“Jun ha ragione, l’AlfaOmega ha seguaci sparsi su tutto il territorio e, con la guerra alle porte, saranno più attivi del solito...”
“…e molti si staranno spostando dal Sud al Nord, per dare manforte ai confratelli” concluse Genzo.
“Dovremo mettere in guardia gli Elementi su questi spiacevoli incontri” scherzò Hikaru con poca convinzione. “Diamoci un limite di tempo: prima partiranno, maggiori saranno le possibilità che trovino il Principe.”
“E prima lo metteranno in salvo” asserì Kojiro.
“Tra non più di venti giorni dovranno essere al castello e partire alla volta delle Terre del Sud” decretò Misugi e gli altri annuirono, in accordo con lui.
Un ruggito rabbioso li raggiunse che erano ancora fermi sotto le colonne, attirando la loro attenzione.

“Dannazione tenetelo fermo!”
“E come faccio? Sta scalciando!”
“Afferrate le redini!”
“Per tutte le Dee di Elementia! Questo ha deciso di fare colazione con i nostri cadaveri!”

“E adesso che c’è?” domandò rassegnato Master Hyuga, passandosi una mano tra i capelli. “Qualche altro posseduto in attesa dell’eterno riposo?”
Ma quando vide Master Wakabayashi correre all’interno del cortile, i suoi interrogativi non fecero che aumentare, mentre anche gli altri due Master erano rimasti alquanto perplessi.
“Idioti rincitrulliti!” lo sentirono sbraitare a tutto spiano e si mossero per raggiungerlo. Quando arrivarono nei pressi delle stalle, capirono il motivo di tanta agitazione, fermandosi poco lontano e pronti a godersi la comica scena.
Quattro stallieri stavano cercando di sellare il poco-pacifico golkorhas(1) del Marmo Nero, con pessimi risultati. Il bellissimo animale, dalla chioma arlecchina, non sembrava gradire particolarmente la loro presenza, ruggendo inferocito e mollando pericolose zampate ad artigli sfoderati nel tentativo di allontanare quei fastidiosi moscerini che gli ronzavano intorno.
“Astrid(2)!” chiamò Genzo allarmato “Stai calma, piccola, adesso li caccio via!” Rosso di rabbia e con gli occhi iniettati di sangue, si girò ad osservare i poveri stallieri. “Decerebrati babbei!” inveì con foga “Mi ero fermamente raccomandato di stare alla larga dalla mia leonessa! Ed invece? Voi la fate irritare! Ma che avete al posto delle orecchie? Dei tappi di cera?!”
“Ci scusi signore, siamo mortificati.” Si scusarono i servitori, profondendosi in mille inchini. “Non succederà mai più.”
Il Master scosse il capo con un sospiro rassegnato. “Sì, sì. Ora sparite, me la vedo io” disse congedandoli con una mano. I quattro non se lo fecero ripetere e si dileguarono alla velocità della luce.
L’enorme golkorhas soffiò stizzita sui loro passi, per poi accucciarsi al fianco di un Genzo amorevolmente preoccupato. “Oh, ecco la piccola del suo Master. Su non essere offesa, vedrai che nessuno ti darà più fastidio. Lo so che non sopporti che gli altri ti tocchino, lo so… vedi? Li ho mandati via.” Affondò la mano nell’ampia massa pelosa della criniera.
“Santo Cielo, sei stucchevole da vomitare” scherzò Kojiro a braccia conserte ed un mezzo sorriso sulle labbra. “Dovrò chiamarti Argilla Molle invece di Marmo Nero!” Ma venne fulminato da una doppia occhiataccia: quella del Master e quella dell’animale che snudò i denti. “Ehi! Tieni buono il tuo sacco di pulci, mi sta guardando male!”
“Si è accorta anche lei del tuo pessimo umorismo!” rispose Genzo piccato, mentre arrossiva imbarazzato e sellava la sua cavalcatura. “Ora andiamo, abbiamo perso già troppo tempo!”
“Certo… cucciolone” disse Hikaru, allontanandosi. “E non dimenticare la data di scadenza!”
Seee seee.” L'altro salì in groppa al golkorhas. “Forza Astrid, si torna a Tyran.” E la spronò in direzione del portone che veniva lentamente aperto. Poco dopo, venne inghiottito dalle strade cittadine.
“Non lo facevo così affettuoso, allora ha un cuore anche lui” sottolineò l’Aquila di Mare.
“Gran bell’esemplare quel Leone di Montagna: fedele alla natura umorale di questi animali” osservò invece Jun.
“Già… hai visto come mi ha guardato storto? Se fosse stata una donna, sarebbe stata il tipo ideale per Genzo!” rise Kojiro ed insieme agli altri tornò in direzione dei colonnati dove le loro strade si sarebbero divise.
“E tu? Non sei giunto fino a Raskal in groppa ad un màlayan(3) fiammeggiante e dal pessimo carattere?” domandò Hikaru all’indirizzo del Master del Fuoco, il quale scosse il capo.
“No, sono arrivato a bordo di una paskat(4): me l’ero presa comoda. A saperlo che sarebbe successo tutto questo ben di Dea!” Poi si rivolse a Misugi. “A proposito Jun, non è che mi gonfieresti le vele? Ci metterei meno tempo.”
“Vedrò quello che potrò fare” accordò l'interpellato con un sorriso.
“Generosissimo uomo! Buon ritorno a tutti” concluse, imboccando uno dei portoni sotto il colonnato, che lo avrebbe condotto al molo dove era ormeggiato il suo mezzo di trasporto.
“Anche a te” augurarono i due Master e si allontanarono verso altre destinazioni.

“Hai già in mente una strategia d’attacco?” domandò Hikaru, quando furono alle porte della Stanza dell’Acqua dalla quale, l’Aquila di Mare, avrebbe lasciato il castello alla volta di Agadir.
L’altro sospirò pesante. “Sì, un’idea ce l’avrei e mentre sarò in viaggio definirò i particolari.”
“Non mi sembri sereno” affermò nel varcare l’entrata che recava incisa lo stemma della Scuola Elementale dell’Acqua in preziosi lapislazzuli. All'interno della sala dalla foggia circolare non c’erano finestre, se non due feritoie poste nella parte sommitale delle pareti.
Due guardie reali si profusero in un rigido saluto, tornando poi immobili.
Al centro vi era una vasca, anch’essa circolare, piena di acqua fino ai bordi: quello era il passaggio, l’entrata ad un fiume sotterraneo che sfociava direttamente nel lago Agadir. Due Elementi della scuola acquatica erano fermi sul bordo, in attesa del loro Master.
“Infatti non lo sono” confermò Misugi “Non è Gamo o il suo esercito a spaventarmi… quanto il Nero ed i suoi poteri.”
L’altro sospirò. “Ti capisco. T’immagini cosa potrebbe succedere se dovesse impossessarsi della Chiave?”
“Non voglio nemmeno pensarci.”
“Neanche io, per questo dobbiamo sperare che i nostri ragazzi la trovino per primi.”
Jun annuì, mentre Hikaru provvedeva a liberarsi dei calzari e a sciogliere i lembi del kiro – il tradizionale abito di Agadir – che, dalla forma di pantalone, ritornò a quella di lunga gonna per facilitare i suoi movimenti una volta in acqua. I calzari vennero presi dai suoi accompagnatori.
“Ora come ora, non ci resta che scegliere i nostri Elementi ed affidarci a loro” disse il Master, prima di tuffarsi nelle acque gelide del fiume, seguito dalla sua delegazione. Dopo un attimo riemerse e le branchie erano già ben visibili ai lati del collo. “Mi raccomando, cerca di favorire il viaggio di Kojiro con i tuoi venti: altrimenti sbraiterà per tutto il tempo, per la disperazione dei poveri marinai che lo scorteranno.”
Misugi rise. “Sì, lo farò: nessuno merita tale tortura.”
Hikaru smosse l’acqua con un colpo di pinna. “Io gli darò una mano con le correnti…”
“Cerca di non strapazzare troppo quella nave: altrimenti Kojiro si lamenterà perché gli hai fatto venire il mal di mare.”
“D’accordo, d’accordo. A presto.” Si immerse e scomparve alla vista del Master dell’Aria, che abbandonò la stanza per dirigersi su uno dei torrioni dal quale avrebbe spiccato il volo diretto ad Alastra.

*

Tyran, Città Elementale - Terre Centrali Nord-orientali.

Il Chakram Tyran era un particolare sistema montuoso a forma circolare dal quale la Scuola degli Elementi di Terra prendeva il nome. Genzo poteva già vederlo ergersi in tutta la sua maestosità, proprio davanti ai suoi occhi.
Il viaggio era stato più faticoso del solito, ma non aveva avuto il tempo di lamentarsi vista la situazione in cui versava il pianeta. Affondò il viso nella folta criniera di Astrid, cercando riparo ai venti impervi che spiravano all’esterno della catena montuosa.
In teoria doveva essere estate. In teoria. Ma la loro situazione climatica era decisamente differente dalle altre su Elementia, anzi, solitamente non facevano distinzione tra le stagioni. L’unica differenza era che in inverno nevicava, e tanto anche; d’estate no, ma faceva ugualmente freddo. Il passaggio tra le due avveniva alla Festa della Mietitura, il giorno sacro alla Divina Yukari, in cui si benedicevano i raccolti e si dava fondo alle scorte di vino avanzate dall’anno prima. La primavera e l’autunno non venivano nemmeno contemplate.
Il mantello che aveva sulle spalle prese ad oscillare, preda delle violente raffiche.
Ora poteva già vedere il Portone Meridionale della Lama Esterna, che permetteva di accedere all’interno del sistema montuoso, per poi uscire al corrispettivo portone della Lama Interna ed arrivare, quindi, al cuore del Chakram Tyran dove la Scuola era incassata ai piedi del Trono di Yukari, un monte solitario che sorgeva nella valle racchiusa dal complesso.
Il Portone Meridionale era completamente scolpito nella pietra e recava il simbolo di Tyran e sotto una S, per la sua locazione geografica. I portoni erano quattro, ma quello a Nord non veniva aperto da anni, tanto non arrivava mai nessuno dalle terre controllate dai Gamo. Si ritrovò a pensare che sarebbe toccato a lui varcarlo dopo tutto quel tempo.
Due loculi di guardia erano stati scavati nella roccia marmorea del massiccio e degli Elementi in armatura facevano il loro dovere, tenendo d’occhio il paesaggio circostante. Quando lo videro arrivare, uno di loro scomparve all’interno, gridando: “Aprite il portone! Il Master è tornato!”
“Di già?” bisbigliò l’altro, piuttosto sorpreso: sarebbe dovuto star via circa sei mesi, e non ne erano passati nemmeno due. L’Elemento, che aveva dato ordine di aprire, fece un’alzata di spalle piuttosto eloquente sulla sorpresa che aveva colto anche lui. Poi, i pesanti ingranaggi si mossero e, lentamente, l’ingresso cominciò ad aprirsi, facendo filtrare il vento tagliente come la lama di una spada.
Genzo Wakabayashi venne inghiottito dal risucchio della corrente e si lasciò trascinare, insieme al golkorhas, pronto ad attraversare l’ultimo pezzo di strada che lo separava dalla Scuola. Almeno il vento aveva finito di prenderlo a sberle.

Quello fu il suo ultimo giorno di viaggio. Il Chakram Tyran era dannatamente spesso, una vera manna contro i nemici provenienti dall’esterno, anche se ormai non ne esistevano più da circa venticinque-trent'anni anni. Dannazione, ma le disgrazie dovevano capitare proprio quando c’era lui a reggere la Scuola Elementale? Gli sovvennero le parole del suo predecessore, e mentore, il giorno della nomina a Master:

“Sei fortunato, Genzo, la tua sarà una reggenza facile e piacevole.”

Ecco, sembravano le ultime parole famose! Assunse una smorfia piuttosto seccata a riguardo e si disse che glielo avrebbe rinfacciato alla prossima riunione del Consiglio Anziani a quel menagramo di Mikami.
L’ultimo portone venne aperto, facendolo finalmente entrare nel vasto cortile della Scuola di Tyran. Quest’ultima era praticamente stata scavata alle pendici della vetta più alta di Elementia: il Trono di Yukari.
Prese ad attraversare i vari campi di addestramento, dove i Magister erano impegnati nelle loro lezioni giornaliere. Con un lieve colpetto di redini, indirizzò Astrid verso uno dei campi; doveva recuperare uno dei tre membri del Consiglio Scolastico, con il quale si sarebbe consultato sulla scelta dell’Elemento da inviare.

“Allora, quest’oggi impareremo la manipolazione dei metalli. Siete gentilmente pregati di non far scomparire le barre di oro, grazie.”
Qualche risatina si levò dalle ultime file.
“Dopodichè passeremo alle leghe, che sono più complesse” disse spostando lo stecchino da un lato all’altro della bocca. “Partiamo col rame, il più semplice.” L'insegnante prese alcuni fogli del metallo da sopra il bancone davanti a lui. “Il trucco sta nel sentire gli atomi sotto le dita” disse con enfasi. “Rompete i legami, createne di nuovi…” - riprodusse una miniatura della Scuola di Tyran, con tanto di finestrelle, porte e piccole guardie in divisa - “…ed il gioco è fatto! Facile, no?”
Gli Elementi di Livello Senior Higher, tra i dodici ed i tredici anni, rimasero per un momento perplessi e con gli occhi sgranati, mentre il Magister annuiva soddisfatto.
“Ma la smetti di gonfiarti come un pavone?” lo schernì una voce alle sue spalle, facendolo voltare.
Hermann Kaltz assunse un’espressione piuttosto seccata, sputando lo stecchino. “Non ammonirmi. Alla loro età sapevo fare questo ed altro.”
“Bella scoperta, non per niente sei un Magister” rispose Genzo, scendendo dal dorso del suo golkorhas; il compagno gli si avvicinò, affondando una mano nella criniera di Astrid che non sembrò infastidita dalla sua presenza.
“Ehi, bellezza!” l’appellò il giovane con confidenza “E’ stata di tuo gradimento la capitale?”
“Bah, lasciamo stare.” Si intromise il Master. “Quegli idioti degli stallieri reali me l’hanno fatta innervosire.”
“Davvero? Ma non li avevi avvisati di tenersi alla larga?”
“Capirai! È stato come aver parlato al muro.”
Kaltz abbozzò un sorriso, solleticando il mento della fiera che, intanto, si era accucciata accanto ai due interlocutori. Poi aggiunse: “A proposito, che ci fai qui? Non dovresti essere a Raskal a fare da balia al Principe?”
L’altro assunse un’aria grave. “Non ne parliamo, sono sorti dei problemi decisamente inaspettati.”
“Ehi, non dirlo con quel tono o finisco col preoccuparmi.”
“Fallo, ne hai motivo” e detto questo montò in groppa ad Astrid, concludendo: “Pianta in asso i tuoi allievi e seguimi, abbiamo un altro paio di Magister da recuperare prima di iniziare una riunione di emergenza.”
Hermann fece un’alzata di spalle con un sospiro; era in casi come questi che si pentiva di non aver rifiutato la nomina a Magister quando ne aveva avuto la possibilità.
“Magister…” si sentì chiamare da uno dei ragazzi, con voce flebile ed incerta “…dobbiamo davvero riprodurre il palazzo scolastico, signore?”
Kaltz lo osservò: aveva la faccia terrorizzata e, data un’occhiata agli altri, sospirò ancora più sonoramente nel vederli legarsi mani e piedi con il metallo.
“Cominciate con l’unire tre fogli in uno” decise infine prima di congedarsi, seguendo il Marmo Nero ed il suo golkorhas.

L’Arena era il luogo nel quale, gli Elementi di Terra, si allenavano nel combattimento corpo a corpo. Spesso, al suo interno, venivano disputati anche dei tornei che vedevano scontrarsi gli allievi, dal Livello Junior Lower in poi; i più spettacolari erano quelli tra i Magister che, solitamente, chiudevano le gare.
Anche in quel momento l’Arena era fremente. Gli allievi incitavano, dagli spalti, i combattenti che si stavano sfidando sul terreno battuto senza esclusione di colpi.
“Andiamo, Deuter!” iincalzò uno dei due, mentre sollevava enormi ammassi di pietra con la forza del pensiero e li lanciava contro il suo avversario. “Fai vedere ai ragazzi come balli bene!”
“Ma certo, Shunko(5)” rispose l’altro, mandandoli in frantumi semplicemente a mani nude. “Ti farò un bel balletto, io sono bravo sai? Puoi chiederlo a quella gran donna di tua sorella, te lo confermerà!”
“Anche la tua non è da meno!”
E lasciati da parte massi e quant’altro, decisero di affrontarsi a suon di pugni, correndo l’uno contro l’altro come due enormi bufali. Il botto fu sonoro, ma nessuno sembrava essersi fatto alcunché e restavano, ora, in una fase di stallo, tenendo le mani incrociate le une nelle altre. Nessuno dei due era deciso a cedere o indietreggiare sotto le pressioni dell’altro, le loro forze si equivalevano ed intanto, dagli spalti, le voci degli Elementi si facevano sempre più concitate ed incalzanti.
Genzo si fermò nel punto più alto dell’Arena, osservando la scena con espressione rassegnata.
“Ti prego, Kaltz, ti spiacerebbe ricordarmi che sono Magister e non poppanti del Livello Asylum? Sai, a volte capita di dimenticarlo.”
L’altro sghignazzò, masticando un nuovo stecchino. “Che dirti, Genzo, lo sai il detto: quando il gatto non c’è…”
“Oh, per carità” concluse alzando gli occhi al cielo “Metti fine allo spettacolo.”
Il Magister non se lo fece ripetere. Diede un lieve colpetto al terreno, con il piede, generando una leggera scossa sismica che arrivò fino ai due contendenti e ne attirò l'attenzione, compresa quella del pubblico intorno.
“Toh!” esclamò Deuter Muller, senza mollare la presa, ma rivolgendo loro un candido sorriso. “Salve Master, già di ritorno?”
“Hai fatto presto!” sottolineò Shunko Sho, anche lui per nulla deciso a cedere il passo contro l'avversario.
“Già” borbottò con ironia Wakabayashi, osservando come continuassero a pseudo-lottare nonostante la sua presenza. Tossicchiò stizzito. “Se non la smettete immediatamente, giuro che vi faccio pulire l’intera Scuola da cima a fondo. Alloggi compresi.”
I due Magister si separarono di colpo, nient'affatto desiderosi di armarsi di ramazza e paletta.
“Bene. Ritroviamoci in sala riunioni, vi devo parlare.” Ciò detto il Master si allontanò in direzione dell’edificio scolastico, seguito da Kaltz, mentre gli altri due congedavano gli Elementi.
“Visto, ragazzi?” disse Muller, portandosi le mani ai fianchi “E’ buona norma capire quando è il momento di arrendersi…”
“…soprattutto se il Master minaccia di far di voi delle massaie!” concluse Sho.

 


[1]GOLKORHAS: leoni della stazza di un elefante. Hanno una folta criniera che può essere di un solo colore o, più raramente, arlecchina. Sono addestrabili, anche se testardi ed estremamente sensibili a simpatie ed antipatie. Vivono soprattutto nelle zone di montagna, ma non è raro trovarne all’interno di folte foreste. Sono considerati gli animali sacri alla Divina Yukari e festeggiati nel mese di Settembre durante la Festa della Mietitura e della Vendemmia. (dove si fa bisboccia tutta la notte!XD).

[2]ASTRID: questo è un piccolo ‘omaggio’ ad Akane, autrice moooolto prolifica ed attiva in svariate sezioni. Anche in Captain Tsubasa, ovviamente! :D

[3]MALAYAN: i cavalli sacri della Divina Maki. Creature bellissime con criniera e coda infuocate. Hanno ali che, però, non permettono loro di levarsi oltre i 10 metri dal suolo. Vivono esclusivamente sull’isola vulcanica di Fyar Major e vengono utilizzati, dagli Elementi di Fuoco, come mezzi di trasporto oltre alle Paskat. Nei testi sacri si narra che Maki, durante la lotta alla malvagia Kumi, cavalcasse il mitologico delka màlayan (o purple màlayan): l’unico màlayan dal corpo nero e la criniera e la coda di intense fiamme purpuree.

[4]PASKAT: sono le navi-traghetto che mettono in comunicazione le isole dell’Arcipelago delle Fyarandas con la terra ferma. Non molto grandi, assomigliano molto alle caravelle utilizzate da Cristoforo Colombo.

[5]SHUNKO SHO: per chi non ha letto il manga di Captain Tsubasa, Shunko Sho è uno dei giocatori della Nazionale Cinese durante il World Youth Hen (conosciuto in Italia con il nome di Tsubasa J, che però si ferma alla partita con la Nazionale Tailandese). Shunko è un omone grande e grosso, ma che io ho sempre trovato simpatico! XD per quanto sia un tantinello micidiale in campo!


 

…Il Giardino Elementale…

Ben ritrovati nel rigoglioso Giardino Elementale. Orbene, cominciano ad allargarsi gli orizzonti di questa avventura
La prima tappa è la Città Elementale che si trova più a Nord delle Terre Centrali, ovvero Tyran.
L'idea per la descrizione di questa scuola e dell'ambiente circostante mi è venuta pensando a Xena! XDDD Il "Chakram" è, appunto, quella specie di lama a cerchio che la Principessa Guerriera si porta a spasso! XD a dire il vero, non ricordo come diavolo sia nata quest'unione terrificante, però mi era piaciuta!*_*

Andando più avanti con la storia, metterò a fine di ogni capitolo dei piccoli memorandum, in modo che possiate destreggiarvi meglio tra le città, le loro locazioni e caratteristiche, l'organizzazione delle scuole e molto, molto altro ancora!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: Melanto