Avete mai pensato a quanto possa essere difficile vivere in una piccola città? Sono in molti a desiderare di trasferirsi in quei paesini per avere un po’ di tranquillità, un macellaio di fiducia e il postino che ti tiene la posta perché è tuo amico, ma fidatevi.. non funziona così.
 
Sono Billie, un adolescente di sedici anni che vive a Kingston un paesino nelle vicinanze di Oakland.
Mia madre lavora in un alimentari e mio padre bhe.. non ho mai avuto l’occasione di conoscerlo. La mia scuola fa piuttosto schifo; è uno di quei edifici che stanno lì da quando hanno fondato il paese, mezzo crollato e con le infiltrazioni d’acqua in ogni stanza per non parlare delle varie pozze d’acqua presenti nella palestra.
I ragazzi sono tutti amici, fanno feste private cambiando ogni sera casa per poi ricominciare da capo quando il giro è finito, ma ad essere sinceri non mi sono mai presentata ad uno di questi eventi. Sono un ragazzo emarginato, forse per scelta mia o forse degli altri ma va bene così. Mia madre invita spesso dei miei compagni a casa perché per suo istinto materno pretende che io debba avere degli amici o comunque qualcuno su cui contare anche solo per una chiacchierata al telefono, ma non sono io.
 
 




Un altro giorno di scuola sta iniziando, altri due anni e mezzo e tutto sarà finito. Varco il portone di legno dopo che gli altri come un gregge di pecore si sono ammassati intorno ad essa e a passo un po’ addormentato e un po’ senza voglia entro in classe sotto gli sguardi dei miei compagni sempre disgustati dalla mia immagine. Continuo a guardarmi le punte delle scarpe passo dopo passo che seguono il ritmo di Paradise city fino ad arrivare al mio banco al quale mi siedo e con un gesto della mano lascio cadere una cuffietta nascondendola con il colletto della felpa e l’altra cerco di coprirla al meglio con i capelli lasciati un po’ più lunghi anche per questo.

-Ragazzi! Ragazzi silenzio! Lo so che è la prima ora e non avete voglia di fare niente, ma stamani conoscerete un nuovo compagno quindi vorrei un minimo di collaborazione da parte vostra!- uno strano silenzio incombe sulla classe.. bhe sono tutti leccaculo qua dentro, staranno ascoltando la voce irritante del professore con gli occhi spalancati e le teste che ondeggiano come per annuire. Un’ombra mi passa sul viso e scompare dopo poco.

-ciao- la mia testa continua a battere il tempo del brano.

-ciao, io sono Mike- volto leggermente la testa e vedo un ragazzo biondo dagli occhi splendenti che arrossisce appena mi soffermo a guardarlo.

-hey.

-io..io sono Mike.

-si ho capito! non sono mica sordo.

-e tu? Come ti chiami?

-ah si giusto.. Billie.- mi rimetto la cuffia e un nuovo brano parte.

Mi appoggio di schianto alla sedia e appoggio il mento sul petto socchiudendo gli occhi, sento una leggera risatina da parte di Mike ma faccio finta di niente.