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Autore: Nikki Kurenai    28/12/2012    2 recensioni
Sono Nikki Kurenai.
“Buio” è la mia prima piccola opera che pubblico su questo sito che seguo da quasi cinque anni.
Spero siate clementi nei confronti della nuova arrivata.
Questa One Shot è tratta da un’allucinazione che ebbi un anno fa durante la febbre alta.
Buona lettura.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Tom Kaulitz
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Sono Nikki Kurenai.
“Buio” è la mia prima piccola opera che pubblico su questo sito che seguo da quasi cinque anni.
Spero siate clementi nei confronti della nuova arrivata.
Questa One Shot è tratta da un’allucinazione che ebbi un anno fa durante la febbre alta.
 
Buona lettura.
 
 
 
Buio.
Mancanza di luce.
Assenza di bianco. Assenza di un qualsiasi altro colore.
Non era il buio degl’ incubi.
Non era il buio di una notte senza Luna.
Non era il buio di una casa senza corrente.
Non era il buio degl’occhi chiusi.
Era il Nulla.
Un Nulla che, stranamente, assumeva un colore.
Un Nulla situato in un mondo che non esiste.
Senza confini, senza qualche limite, senza cielo, senza terra, senza mare, senza vento, senza alcunché.
Il Nulla.
Ma Lei esisteva in quel Nulla.
Si guardava attorno e non vedeva altro che Buio.
Lei quel Buio lo paragonava all’oscurità delle sue paure più nascoste, quelle paure che le gente non vuole ascoltare, non vuole capire.
Paure infime che le attanagliano lo stomaco e le riducono in poltiglia ogni organo.
Non c’era un’entrata, non c’era un’uscita.
Si trovava lì senza un perché, senza un motivo ben preciso.
Sentiva quel Buio perforarle gli occhi ed entrarle dentro come un serpente che s’insinua nella tana di un topo in silenzio.
E fa paura.
Perché è Paura.
 
(…)
 
Poi, apparve una Figura.
Da lontano.
Un lontano che non ha confini.
Un lontano che non esiste.
Lui.
Iniziò a correre verso di Lui, vogliosa di stringerlo fra le sue braccia.
Se quello era l’Inferno, era felice di esserci sapendo che Lui era con lei.
Il tempo, che non esisteva, in qualche strano modo rallentò.
Le rallentò la corsa, le rallentò persino il battito del cuore.
Correva velocemente ma lentamente, con un disperato bisogno di arrivare a Lui il più presto possibile.
Nell’aria, se quella era aria, si scrissero parole bianche di una canzone che lei conosceva fin troppo bene.
Si scrissero senza che qualcuno utilizzasse una matita, un colore bianco, un pennello.
Semplicemente, da sole. I
n Automatico.
 
 
“and if God takes me before you, I just want you to know I love you”.
 
 
Le parole seguivano un moto circolare uniforme su delle pareti che pareti poi non erano.
Le ruotavano intorno mentre cercava di correre velocemente.
Lasciatasi la frase aldilà della sua testa, arrivò finalmente da Lui.
Finalmente l’aveva davanti, finalmente avrebbe potuto ricevere quell’abbraccio che tanto desiderava.
Ma la composta figura di Lui nascondeva qualcosa che lei non poteva neanche immaginare.
Aveva un che di sinistro.
Un guizzo particolare gli attraversò gli occhi maligni, che poi maligni mai erano stati.
Nel momento in cui lei allungò le sue esili braccia per essere stretta, lui la pugnalò al Petto, con un colpo secco.
Ecco il colpo della paura.
Cadde a terra, sentendo il colpo vibrarle in tutto il corpo, come quando si sfiora la superficie piatta dell’acqua con la punta delle dita e quel tocco provoca delle lievi onde che si espandono.
Si chinò su di lei.
Il viso di Lui non mostrava la minima esitazione.
Allungò un braccio in direzione del petto di lei e, con un gesto sicuro, le strappò via il cuore.
Glielo strappò con ferocità e, allo stesso tempo, come se fosse una cosa banale, una cosa da nulla, come se quel cuore, lei, non dovesse averlo.
E nella sua compostezza, si allontanò lasciandola a terra perché di lei non se ne importava.
E mentre Lui, datele le spalle, si allontanava a lenti ma sicuri passi verso una meta non stabilita, teneva stretto il cuore di lei, ancora pulsante, in mano.
Fece pressione su di esso e, con la forza di una sola mano, lo ruppe in mille pezzi come se si trattasse di vetro soffiato.
Tutto ciò che rimase di quel cuore, non definibile più tale, cadde a terra in un suono sordo che solo lei udì.
Poi Lui…scomparve.
 
(…)
 
Lei non era morta.
A fatica, si rialzò da terra.
Prese ogni singolo coccio di quello che fino a poco prima era un organo involontario del suo corpo e lo ricompose, con molta pazienza.
Lo assemblò con i Ricordi.
Lo rimise nel petto.
Pian piano gli ingranaggi ripresero a funzionare e il suo cuoricino riprese a battere.
E in quel Nulla, arrivò un altro Lui.
Da dove? Non si sapeva.
Un Lui disperato, un Lui che le si dichiarò.
La amava.
E lei gli confessò il suo amore.
 
Ma non poté amarlo pienamente perché il suo cuore, pur essendo stato ricomposto, era ancora metaforicamente a pezzi.
Ed anche se Colui che veramente amava le ruppe il cuore, non poté fare a meno di continuare ad amarlo.
Perché, in fondo, era stato Lui ad averle dato la Vita in quel Nuovo Mondo.
   
 
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