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Autore: Birdie    28/12/2012    4 recensioni
Raccolta di sei OS a tema: come si sarebbero potuti incontrare Kurt e Blaine in occasione del matrimonio di Cooper?
#1 - Sarebbe potuto accadere in pasticceria...
#2 - O magari dal parrucchiere.
#3 - Forse in chiesa.
#4 - O attraverso l'obiettivo di una macchina fotografica.
#5 - O al termine della cerimonia.
#6 - Cosa accadde davvero.
Genere: Comico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Cooper Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!!
Stasera ho voluto proporvi questa OS che mi è piaciuta molto, della stessa autrice di “Five Bets”, e che ho tradotto qualche tempo fa. Il pezzo che posto fa parte di una raccolta di modi in cui Blaine e Kurt si sarebbero potuti incontrare durante i preparativi del matrimonio di Cooper; in questo caso, vediamo la famiglia Anderson andare in pasticceria per ordinare una torta nuziale, e assistiamo ad un dolce primo incontro fra Kurt e Blaine.
Fatemi sapere, se vi piace e interessa tradurrò/posterò anche le altre parti del racconto (sono cinque) , intanto, ecco il link dell’originale: http://luckie-dee.livejournal.com/4376.html :) a presto xx
- Birdie
 
Sarebbe potuto accadere in pasticceria…
 
Salta fuori che l’unica cosa più spaventosa di un Cooper completamente innamorato di sé, è un Cooper completamente innamorato di un’altra persona.
 
Forse è strano che Blaine non abbia mai incontrato Emily prima d’ora, durante il suo break primaverile del suo primo anno di college, ma è stato a scuola a New York e lei e Cooper stavano seguendo la scia del successo per tutta Los Angeles. Gli hanno molto parlato di lei, certo, specialmente puntualizzando: è una modella, Blaine un milione di volte, ed è sicuramente molto carina, con i suoi lunghi capelli scuri e i suoi zigomi alti. Blaine sa che è apparsa in tre cataloghi di Farm and Fleet, che si è trasferita a L.A. due anni fa, e che lei e Cooper si sono incontrati in un ristorante dove serve ai tavoli. Sta anche iniziando a capire che Cooper farebbe qualsiasi cosa in suo potere per darle quello che chiede. Qualsiasi cosa.
 
Al momento, si tratta di glassa al mirtillo.
 
Sono seduti in una piccola stanza a La Dolce Vita – Cooper, Blaine, la loro madre e Emily – assaggiando fette di torte nuziali mentre il proprietario del negozio aspetta con ansia nelle vicinanze. Emily ha una forchettata di torta con crema al limone e panna acida in una mano e un’infinita lista di opzioni per dolci nell’altra quando dice, “Sai cosa sarebbe delizioso con questa? La glassa al burro e infuso di mirtillo.”
 
Mentre la maggior parte delle persone farebbe quello che Blaine e sua madre fanno – calmi ed educati suoni di apprezzamento e consenso – gli occhi di Cooper si illuminano. “Che meravigliosa idea, tesoro! Possiamo provarla?” si volta per fronteggiare il proprietario, il nervoso signore di nome Mr. Spencer.
 
“Oh! Beh! Sono spiacente ma non era nelle lista di sample che avete richiesto quando avete preso l’appuntamento,” dice sorridendo anche se sembra più un sussulto.
 
“Non ne ha un po’ di là?” chiede Cooper, ondeggiando una mano in direzione della cucina.
 
Mr. Spencer scambia il peso da un piede all’altro. “Non è un gusto standard, quindi di norma non lo faccio ogni giorno, no.”
 
Cooper borbotta. “Beh, che peccato, davvero. La mia Emily adora i mirtilli, e sono certo che possiamo trovare qualcun altro che sarà più che felice di farle provare tutti i gusti che vuole…”
 
Blaine si lamenta abbandonandosi al sapore della sua fetta di fudge al cioccolato con ripieno di noci pecan e cocco. E’ lì solamente per assaggiare le torte, ma sta cominciando a pensare che non vale la pena far parte di quel quadretto neanche per partecipare alla degustazione gratis delle specialità de La Dolce Vita.
 
Cooper è euforico per una nuova ondata di successo – il suo episodio di The Walking Dead è andato in onda meno di tre settimane fa, un fatto che non l’ha fermato dallo spiattellarlo in faccia al signor Spencer da quando sono arrivati. E’ un grosso ruolo, Blaine! Un ruolo che parla, aveva detto, e anche se Blaine non è ancora certo che quel suono ingarbugliato e inumano conti come parola, aveva accesso la tv per vedere un Cooper zombieficato che cercava di attaccare uno dei protagonisti beccandosi una pallottola in testa.
 
Il signor Spencer aveva fatto l’errore di professare il suo amore per lo show al loro arrivo, ma aveva ammesso di non aver riconosciuto Cooper. “Certo che non mi ha riconosciuto,” aveva risposto agevolmente Cooper, aggiungendo poi, come se stesse rivelando un segreto mortale puntualizzando simultaneamente qualcosa che avrebbe dovuto essere perfettamente ovvio, “Avevo il makeup da zombie.”
 
Adesso, il signor Spencer corre verso la porta del salone e urla, “Kurt! Kurt, puoi venire qui un momento?”
 
Dopo qualche secondo, arriva un ragazzo, e quello che sarebbe dovuto essere il prossimo boccone di torta di Blaine cade bruscamente dalla forchetta, precipitando quando la sua mano si blocca a metà strada dalla sua bocca. Il giovane – Kurt – ha dei bellissimi capelli, occhi e pelle. E’ slanciato, e il suo grembiule fa sembrare snella la sua vita e larghe le sue spalle.
“Sì?” chiede, sembrando irritato e confuso in egual misura, la sua voce chiara e acuta.
 
“Abbiamo della glassa al mirtillo di là?” domanda il signor Spencer, come se non sapesse quale sarà la risposta.
 
Si forma una piccola piega sulla fronte di Kurt. “No,” risponde, la sua voce cauta, come se volesse dire di più senza poterlo fare.
 
“Potresti farne un po’? Velocemente?”
 
Le sopracciglia di Kurt si incurvano di una frazione di centimetro, e Blaine si accorge che lo sta fissando, affascinato dal sottile ma eloquente cambio di espressione. “Sto facendo i biscotti per l’ordine degli Zimmerman…”
 
“Sì, sì, puoi mettere l’impasto nei frigo. Si manterrà bene. Questa è una priorità.”
 
Gli occhi di Kurt attraversano la stanza in quel momento, dal ghigno da Stregatto di Cooper al viso imbarazzato e contratto di Blaine. Sta cercando di sorridere, ma vorrebbe solamente distogliere lo sguardo. E’ ilsuo break primaverile dopotutto, quindi ha approfittato dell’occasione per dormire spesso fino a tardi. Il risultato: i suoi capelli sono scompigliati, e invece di indossare qualcosa di decente, ha indosso la maglietta da scherma della Dalton Academy, anche se si è diplomato mesi fa. Oddio, e se pensa che sia ancora al liceo?
 
Blaine crede che Kurt si sia soffermato su di lui un attimo, ma quando si rigira verso il signor Spencer, la sua faccia mostra chiaramente che non ha idea del perché gli si stia chiedendo di interrompere il suo lavoro per fare qualcos’altro per loro. Per Blaine è probabile che abbia a che fare con le pagine che Emily ha ritagliato dalle riviste – questa sarà la più grossa e costosa torta (beh, serie di torte, a dire il vero) che Mr. Spencer farà quest’anno. Il padre di Blaine ha dato a Cooper una cifra stravagante per il matrimonio, e Blaine ha l’impressione che anche la famiglia di Emily abbia contribuito generosamente alla causa.
 
“Certo” è tutto quello che dice Kurt, per niente entusiasta.
 
“Magari puoi metterla sopra quella torta al limone e semi di papavero non-glassata che ho fatto prima?” suggerisce il signor Spencer in maniera estremamente mirata.
 
“Quella senza glassa…” inzia Kurt, assumendo un’aria consumata. “Certo. Lo farò.” Blaine all’improvviso immagina Kurt raschiare della glassa buonissima via da una torta già completa e si trattiene per non infilzare suo fratello con la forchetta, che sta rivolgendo a Kurt un compiaciuto oh, grazie mille accarezzando la spalla di Emily.
 
Blaine non ci fa caso, perché a volte l’unico modo per sopportare il fatto di essere il fratello di Cooper Anderson è ignorare completamente la sua esistenza. Quindi raccoglie tutta la crema rimasta nel piatto, assaporandola, senza prestare attenzione alla conversazione che Emily e Cooper stanno avendo con il signor Spencer sulle decorazioni e la sistemazione dei tavoli e sul costo di questa mostruosità. Afferra il menu delle torte dal tavolo e fa finta di leggerlo riflettendo su Kurt.
 
Blaine pensa che sia gay, ma potrebbe non esserlo, e non gli piace fare supposizioni. Magari non importa – naturalmente qualcuno così avrà già un fidanzato (o fidanzata) se lo vuole. Forse non lo/la vuole. Ma anche questo pensiero non blocca Blaine dal chiedersi come sarà, da dove verrà, se sia il suo sogno diventare un pasticcere di successo, e se lo è, vorrebbe dire che Blaine potrebbe ricevere specialità gratis di elevatissima qualità per il resto della sua vita se si sposassero? Dovrebbe andare più spesso in palestra. Blaine Anderson, sei così avanti a te stesso che se ti voltassi indietro, non saresti neanche un granello all’orizzonte.
 
Questo si dimostra persino troppo vero quando Kurt riappare, quasi mezzora dopo, portando quattro fette fresche di torta. Blaine è piuttosto fermo sull’idea che non importa quanto sia sentita l’occhiata che accompagna il suo silenzioso grazie, non trasmetterà mai Penso che tu sia veramente bellissimo e ti vorrei conoscere meglio. Perché nonostante creda che lo sguardo di Kurt si soffermi più del necessario, finisce tutto lo stesso con lui che si volta sveltamente indietro chiedendo al signor Spencer se gli serva qualcos’altro.
 
Quando Mr. Spencer dice no, Kurt annuncia, “Anita se ne va per pranzo, quindi presidierò il bancone. Faccia sapere se le servo.” Prima di uscire platealmente dalla stanza.
 
Quindi, Blaine sente il bisogno di parlargli. Senza un audience, se possibile. Il pensiero gli fa desiderare di non aver mangiato così tanto dolce, perché sta giacendo come una massa stucchevole e zuccherata nel suo stomaco.
 
“Signor Spencer?” domanda Blaine quando sembra che le cose si stiano scaricando. “C’è un bagno che posso usare?”
 
“Certo” dice Mr. Spencer, la stanchezza mattutina evidente nella sua voce. “Basta uscire da questa porta e girare a sinistra. E’ oltre il bancone. Non puoi sbagliare.”
 
Oltre il bancone, pensa Blaine. Grande. Questo vuol dire che è meno probabile che si tiri indietro completamente. Ringrazia il signor Spencer e inala una lunga boccata d’aria avviandosi fuori dalla stanza.
 
Oh.
 
Kurt sta servendo un cliente, e ce n’è un altro dietro di lui, una donna che tiene la mano a una bambina con dei luminosi capelli biondi che indica emozionata la fila di cupcake dietro la vetrata. Blaine deglutisce e, dopo aver avanzato incerto di un passo verso il banco, si dirige verso il bagno.
 
Quando riemerge di nuovo, ha passato quattro minuti a lamentarsi del suo aspetto allo specchio, che non migliora quando arriccia il naso alla fragranza di deodorante per ambienti che pervade il locale.
Non ha mai fatto il gesto di presentarsi a qualcuno che non conosce nemmeno – almeno non con un coro dietro, e non può fare a meno di fremere al pensiero – ed è sorpreso di quanto possa essere esasperante. Ovviamente, potrebbe essere che gli ultimi mesi abbiano contribuito alla sua sicurezza, ragiona.
 
Quindi si raddrizza e rientra nella pasticceria proprio mentre la donna accompagna la bambina – con la faccia già tutta sporca di cioccolato – fuori dalla porta principale. Kurt lo occhieggia, e Blaine fa un sorrisetto quasi sterzando verso la sala dove la sua famiglia lo sta aspettando. Fa un attimo una pausa che rende il tutto imbarazzante, e poi si avvicina al bancone.
 
“Ciao” dice Kurt mentre Blaine si accosta. “Come posso aiutarti? C’è un altro tipo di glassa che vuoi provare?”
 
Blaine avverte l’ironia nella sua voce sebbene Kurt mantenga una patina di completa gentilezza, e sente che sta balbettando leggermente. “No! No. E’ stato gentile da parte tua fare quella al mirtillo, comunque. Lo apprezzo. Ehm, tutti noi. Era deliziosa.”
 
Kurt sembra lievemente rabbonito. “Grazie.”
 
“Prego” dice Blaine sorridendo.
 
C’è una pausa strana e percepibile. Kurt lo osserva, l’angolo della sua bocca si incurva per un secondo, prima che si schiarisca la voce. “Quindi, posso aiutarti?”
 
“Certo!” esclama Blaine. “Sì. Ehm…” da un’occhiata alla vetrinetta, appuntandosi mentalmente di trovare una scusa in anticipo se questa cosa non funzionerà e dovrà sottoporsi di nuovo alla tortura.
“Muffin. Volevo prendere un paio di muffin per la colazione di domani.”
 
“Grandioso.” Kurt apre una busta facendo scorrere l’apertura della teca. “Quali vuoi?”
 
“Cosa mi consigli?” domanda Blaine, i suoi occhi che esaminano impaziente la selezione.
 
“Oh, beh, quelli alla banana e noci e quelli alle zucchine e noci sono buoni entrambi, e anche quelli alla mela speziata. Se ti è piaciuta la torta, ne abbiamo al limone e semi di papavero oggi. Non so se ti piace il rabarbaro o no, ma il signor Spencer mi ha lasciato finalmente provare una nuova ricetta di muffin al rabarbaro…”
 
“Quelli,” dice Blaine immediatamente.
 
“Fan del rabarbaro?” indaga Kurt, un sopracciglio si inarca mentre prende un muffin dalla vetrina e lo annida nella busta.
 
“Non so” ride Blaine abbassando di poco la testa. “Non l’ho mai provato.”
 
La faccia di Kurt fa un’altra di quelle piccole variazioni, e i suoi denti trovano i bordi della labbra per un momento. “Oh,” dice, schiarendosi calmo la voce. “Quanti ne vuoi?”
 
“Ehm, prendo due di questi, due alla banana, e due al limone e semi di papavero.”
 
“Ecco a te.” Mentre si impegna ad assemblare l’ordine, Kurt domanda, “Quindi, Mr. Spencer mi ha detto che c’è qualcuno di famoso nel tuo gruppo, mi è dispiaciuto non aver riconosciuto nessuno di voi.”
 
Non è un argomento nel quale Blaine si vuole cimentare, ma non vuole essere maleducato. “Guardi The Walking Dead?”
 
“No, perlopiù guardo i reality,” dice Kurt, come se fosse una sfida e una confessione, “e i film.”
 
“Anch’io!” esclama Blaine mentre il suo cuore vibra leggermente nel petto, e non immagina certo di stare accoccolato a guardare Cupcake Wars – o forse Kurt preferisce non guardare qualcosa che gli ricordi il suo lavoro? In ogni caso, Kurt accenna un risolino, e Blaine deve sforzarsi di ricordare di cosa stessero parlando in principio. “Comunque, è okay. Non l’avresti riconosciuto. E che ne dici di – prestiti facili punto com…slash risparmi,” canticchia, terminando con un gesto plateale smorzato.
 
L’identificazione accende il volto di Kurt. “Oh, sì! Mi ricordo quelle pubblicità.”
 
Blaine sorride, ma si sente trattenuto. “Sì, beh è mio fratello.”
 
“Ah,” dice Kurt. “Sembrava diverso in TV.”
 
“Perché cercava di venderti qualcosa” risponde Blaine prima di potersi trattenere. I suoi occhi si allargano non appena pronuncia quelle parole. “Intendo …”
 
Ma Kurt sorride complice. “Fanno dieci e novantanove.” Interrompe, passandogli la busta da sopra il bancone.
 
Mentre Blaine pesca venti dollari dal suo portafogli, cerca disperatamente un modo di tenere viva la conversazione. “Quindi” chiede infine, “vai alla scuola di cucina?”
 
“Io? No, no,” dice Kurt, pigiando qualche bottone sul registratore di cassa. “Mi serviva un lavoro, e il signor Spencer è amico di un amico della compagna di mio padre. Sono sempre stato pratico in cucina, quindi ho pensato di poterci provare.” Indica la borsa con i muffin. “Li metterei fuori dalla busta se non li mangi fino a domani. Coprili con un panno sul tavolo o mettili in un contenitore ermetico con un paio di fazzoletti per mantenerli freschi.”
 
“Grazie” dice Blaine, accettando allegramente il resto e il leggero sfiorare delle dita di Kurt.
 
“Fammi sapere come sono.” Kurt alza il capo indicando la busta ora ferma tra le mani sudate di Blaine. “I Muffin sono difficili da fare.”
 
“Lo farò. Grazie ancora.”
 
“Prego. Buon pomeriggio.”
 
Si stanno ancora guardando quando Blaine si allontana all’indietro passo dopo passo dal bancone. Quando si volta, trova la sua famiglia che lo aspetta alla porta della sala della degustazione, Cooper lo adocchia curiosamente.
 
* * *
 
Una volta all’aperto, nel parcheggio, Cooper si sfila gli occhiali da sole e cinge le spalle di Blaine con un braccio, che Blaine scrolla via perché ancora irritato. Cooper è imperterrito.
“Ti piaceva?” Emily si sta appoggiando a lui mentre camminano, e Blaine riesce a vedere le sopracciglia inarcarsi da sopra la sagoma degli occhiali. Sua madre non sta prestando attenzione, cammina davanti a loro parlando animatamente al telefono.
 
“No,” dice Blaine stizzito.
 
“Ti piace” dichiara Cooper. “Dovresti chiedergli di uscire.”
 
“Non so neanche se è gay.” Ragiona Blaine, nonostante non sia molto dubbioso al riguardo quanto lo era prima. Hanno flirtato un po’, no?
 
Cooper scaccia la sua scusa. “E’ gay.”
 
Blaine lo squadra con sospetto. “Cooper, se lo stai dicendo solo per come era vestito o per come parlava…”
 
Rilassati” lo interrompe. “Lavoro nel campo, Blaine. Il mio gayradar è eccezionale. E’ gay, e ti piace, e dovresti tornare indietro e chiedergli di uscire con te.”
 
Blaine vorrebbe dissentire, ma è vero. Il gayradar di Cooper è dannatamente preciso. Anche se Blaine è alquanto sicuro che lo shock del suo coming out abbia segnato per anni i suoi genitori, Cooper non è rimasto sorpreso neanche un minimo. “Sto qui solo fino al weekend” protesta alla fine, la sua voce carente.
 
Non c’è modo per dirlo, ma pensa che Cooper lo stia fissando lateralmente dalle sue lenti specchiate. “Blaine, sono passati mesi dalla rottura.”
 
“Non c’entra nulla” risponde Blaine, e Cooper emana un mormorio pensieroso.
 
La madre di Blaine si gira improvvisamente, spostando il cellulare dalla bocca. “Emily, guarda quella camicetta.” Gesticola verso una vetrina dall’altra parte della strada. “Staresti benissimo con quel colore, cara.”
 
Emily abbandona la mano di Cooper. “Andiamo a vedere!” esclama, avviandosi attraverso la strada e gettando un’occhiata a Blaine e Cooper da sopra la spalla.
 
Cooper passeggia verso una panchina, e una volta raggiunta, si volta verso Blaine schioccando le dita. “Lo so! Potrei procurargli un agente!”
 
“Non tutti vogliono un agente, Cooper” dice Blaine roteando gli occhi. E’ certo che Cooper stesse recitando.
 
“Scherzi?” chiede Cooper. “Quel ragazzo stava praticamente piangendo per averne uno.”
Blaine strizza gli occhi lasciandosi andare sulla panchina. “Non riesco a decidere se considerarti o no offensivo.” Ammette alla fine.
 
“Offensivo? No! Sono opportunistico. C’è una grande differenza.” sorride raggiante Cooper.
 
“Cooper, non credo proprio che…”
 
E’ interrotto dall’intervento acuto di Cooper, “No. Ascoltami. A volte devi prendere il toro per le corna. Pensi che avrei ottenuto il mio callback per quella pubblicità di Fresh Step se non avessi approfittato di ogni opportunità che mi si è presentata?”
 
“Non so se opportunistico è la parola giusta per questo.”
 
“Beh, sostengo ancora di aver trovato quel gatto sulla strada per l’audizione.”
 
Blaine sospira alzando gli occhi verso il cielo sopra la sua testa come se le nuvole passanti potessero salvarlo dall’ascoltare ancora un discorso di preparazione.
“Quindi come hai fatto carriera?”
 
“Non ho fatto carriera” risponde facilmente Cooper. “L’ho comprata dopo aver trovato il gatto.”
 
“Ciò non cambia il fatto che hai comprato un gatto per un’audizione per una pubblicità sulle lettiere.”
 
“Blaine, Blaine, Blaine. La recitazione nelle pubblicità è tutta concentrata nel riuscire a vivere la realtà del personaggio che stai interpretando. Dovevo fargli credere di poter essere il proprietario di un gatto. Mittens si trovava per caso nella via che stavo attraversando in quell’esatto momento, e sai cosa? Ho inseguito quell’opportunità. Inoltre, volevi che lo lasciassi morire di fame per strada?”
 
“Ovviamente no” biascica Blaine.
 
“E ora Mittens vive nella carinissima casa di una delle amiche di Emily, e alla fine, ho avuto quel callback basato sul mio talento. Nessuno avrebbe potuto rendere l’atto di pulire quella lettiera così facile e così poco disgustoso come ho fatto io.”
 
“Avrebbe dovuto avere quella parte” dice Emily, apparendo di colpo accanto a Blaine. “Mi ha letto quella battuta, e mi ha fatto desiderare di non essere allergica per poter avere un gatto di cui prendermi cura.”

“Penso ancora che ci fosse stato qualcosa fra il direttore del casting e la donna che ha avuto la parte” brontola Cooper. Poi si illumina considerevolmente indicando Blaine. “Come dovrebbe esserci qualcosa tra Blainey e il ragazzo della pasticceria!”
 
“Guarda, ci penserò, okay?” supplica Blaine.
 
“Questo è il codice di Blaine per Non voglio più parlarne” dice Cooper.
 
“E’ il codice di chiunque per Non voglio più parlarne” borbotta Blaine.
 
La madre di Blaine li interrompe tutti. “Il nostro incontro con il direttore del catering è tra meno di un’ora” fa notare. “Dobbiamo sbrigarci.”
In macchina verso casa, Blaine è troppo pieno di torta e nervi residui per considerare di mangiare un muffin intero. In ogni caso, ficca una mano nella busta prendendo un pezzo di quello al rabarbaro facendoselo saltare in bocca. E’ acido e dolce allo stesso tempo, con una croccante sbriciolatura zuccherata in cima, e la consistenza è perfetta.
 
In qualche modo, i giorni passano e si ritrova a scuola e ripensa di non averlo mai detto a Kurt. Lascio la città fra qualche giorno e anche voi. Non vale la pena, ripete alle farfalle nel suo stomaco tutte le volte che pensa di ritornare da lui.
 
Eppure, mentre sistema i vestiti dentro il piccolo armadio nella sua stanza nel dormitorio, desira di averlo fatto.
 
* * *
 
Blaine tenta di non soffermarsi troppo sull’opportunità persa.
Prima di rendersene conto, sono già passate alcune settimane di scuola prima del break estivo, pieno di test e fogli e performance, l’ultima volta andando qua e là coi suoi amici prima di riunirsi di nuovo in autunno. Poi è a casa e il matrimonio di Cooper è tra meno di un mese, ma prima devono organizzare un piccolo raduno di gusto per il quarantacinquesimo compleanno della loro mamma.
 
Per il quale serve una torta. Una torta che Blaine si offre frettolosamente di ordinare. Per una volta in vita sua, Cooper decide – saggiamente – di non dire una parola, anche se la sua espressione mostra che chiaramente ne ha l’intenzione.
 
Blaine è perfettamente al corrente che potrebbe ordinare per telefono. Non c’è ragione di andare a La Dolce Vita per organizzare, ma adesso ha un lavoretto estivo in quella strada ed è conveniente fermarcisi.
 
Sfortunatamente, quando entra, con i nervi vibranti – e se Kurt non volesse rivederlo? Blaine crede che Kurt possa essere arrabbiato e che potrebbe meritarselo – Anita è al bancone che legge un libro e il resto della pasticceria sembra deserto. Nonostante tutto, non può evitare che i suoi occhi balzino attorno mentre lei si segna il suo ordine (una larga torta a strati, con glassa al burro, fiori e una scritta ondeggiante nei colori preferiti della madre), e alla fine chiede, “Stai cercando qualcuno in particolare? Il signor Spencer è dietro nel suo ufficio, ma posso chiamartelo se vuoi parlare con lui del tuo ordine.”
 
“No,” dice Blaine velocemente, guardando le sue mani strette insieme sul banco. “No, grazie.”
 
Quando il suo sguardo ritorna davanti a sé, Anita assume un’aria di crescente comprensione e sente il suo viso cominciare a riscaldarsi. “Kurt non è qui” dice, e Blaine fa del suo meglio per non mostrare la sua delusione. Anita annuisce rapidamente e annota qualche altro appunto sul suo taccuino. “la torta sarà pronta per venerdì. Ti consiglio di venire a prenderla tra l’una e l’ora di chiusura.”
 
Sentendosi ancora goffo, Blaine la ringrazia effettuando una precipitosa ritirata.
 
Ma nessuna dose di imbarazzo può fermarlo dal seguire le sue istruzioni alla lettera, e quando entra nella pasticceria all’una e trentacinque quel venerdì, trova Kurt dall’altra parte del bancone, intento a inscatolare una dozzina di biscotti per un uomo anziano con un bastone riccamente ornato. Guarda brevemente Blaine quando arriva, e Blaine non si perde il modo in cui le sopracciglia si sono alzate, sebbene Kurt nasconda la sua espressione in fretta tornando al cliente per servirlo.
Appena l’uomo si allontana abbastanza, Blaine lo approccia, sperando che i suoi occhi non appaiano così dilatati come li sente. Sono solo – le piccole cose, capisce, proprio come ricordava il colore degli occhi di Kurt ma non l’esatta (ricercata) forma. Blaine forza un sorriso intermittente e Kurt dice, “Ciao.”
 
“Ciao” risponde.
 
Segue un momento di silenzio, e mentre Blaine si preoccupa che possa trasformarsi in qualcosa di ingestibile, Kurt parla di nuovo.
 
“Tanto tempo che non ci vediamo” dice, pressando poi insieme repentinamente le labbra. Sembra abbastanza impassibile.
 
Sprona Blaine a iniziare a farfugliare. “Oh! L’altra volta ero a casa per il mio break primaverile, quindi non sono stato qua per molto.”
 
“Ho notato” dice Kurt neutrale.
 
“Sono qui per qualcosa di buono stavolta, comunque. Beh, no, non qualcosa di buono, ma per l’estate. Mi dispiace non avertelo detto prima, ma volevo solo assicurarmi che sapessi che erano buoni.”
 
“Che cosa era buono?” chiede Kurt, con le sopracciglia corrugate, apparendo più confuso che arrabbiato.
 
“I muffin. Volevi che ti facessi sapere se mi erano piaciuti. Mi sono piaciuti. Erano deliziosi. Perfetti, davvero.”
 
Difficile a dirsi, ma sembra quasi che Kurt sia sul punto di sorridere. “Grazie” dice, e la sua voce è decisamente più calda di prima. Blaine si emoziona per tutta risposta, e l’espressione di Kurt si addolcisce prima di schiarirsi la voce e domandare “Come posso aiutarti oggi? Mi dispiace ma non abbiamo muffin al rabarbaro. Posso farti interessare a quelli ribes e arancia?”
 
Blaine è certo che Kurt possa farlo interessare a qualsiasi cosa a questo punto, ma ricorda improvvisamente che è lì per una ragione. “Sembrano buonissimi, ma in realtà, sono qua per ritirare una torta per Blaine Anderson.”
 
Kurt lo guarda con curiosità. “Sei – tu? Sei Blaine?”
 
Blaine riesce a malapena a trattenersi dallo schiaffeggiarsi la fronte con la mano. “Sì. Sì sono io. Blaine Anderson. Piacere di conoscerti.”
 
“Kurt Hummel. Altrettanto.” Con un sorriso enigmatico, Kurt sparisce in cucina. Durante la sua assenza, Blaine si sforza di non agitarsi, di stare fermo e dritto al banco come farebbe qualsiasi altro cliente – qualsiasi altro cliente che fosse lì a respirare profondamente e pacatamente osservando un piatto di Snickerdoodles.
 
Quando Kurt riappare, fa scivolare sul banco la lunga e piatta scatola che porta con sé alzando il coperchio. “Ti sembra tutto apposto?”
 
Per un secondo, Blaine considera poggiarsi con i gomiti al bancone e inclinarsi fissando Kurt, dicendo qualcosa come mi sembra tutto meraviglioso in una voce bassa, ma comprime l’urgenza immediatamente.
Invece, guarda la torta e dice, “Sembra…formidabile. L’hai fatta tu?”
 
“Neanche per sogno” dice Kurt con una risatina. “Mr Spencer ha reso molto chiaro che è l’unico al quale è permesso di lavorare sugli speciali ordini per la tua famiglia.” Fa scorrere lo scontrino sul tavolo.
 
Blaine rotea gli occhi e maneggia in modo maldestro il suo portafogli, perché in qualche modo Cooper è riuscito a convincere qualcuno che la sua famiglia debba essere trattata come quella reale, ma poi nota che Kurt sta aprendo la vetrina e cercando una busta. Gli rivolge un sorriso interrogativo. “Che fai?”
 
“Muffin ribes e arancia” dice Kurt, mettendone uno nella busta poggiandolo al contrario.
 
“Quanto devo aggiungere…?” inizia a domandare Blaine, prendendo un’altra banconota dal portafogli, ma Kurt gli fa segno di metterla giù.
 
“Offre la casa” annuncia, mettendo la busta sopra la scatola della torta.
 
“Non dovevi!” esclama Blaine.
 
Kurt scuote la testa. “So che non dovevo, ma siamo a La Dolce Vita, ci piace esprimere gratitudine per i nostri leali clienti. Sperando di rivederli.” Non incontra gli occhi di Blaine e le sue guance stanno arrossendo.
 
Il cuore di Blaine sobbalza, e lui balbetta, “Oh! Beh…Dovresti lasciare che ti ripaghi.”
 
Kurt torna a guardarlo, confuso, mentre inizia farsi mogio.
 
“Con del caffè!” aggiunge in fretta Blaine. “Lavoro al Mug Shot. E’… a due isolati da qui?” rotea la mano nella direzione generale del bar, continuando quando Kurt annuisce. “Stasera sono lì fino alle otto. Se tu, um, se vuoi passare dopo aver finito qui, ti posso offrire qualcosa in cambio, magari un …” si blocca, inarcando un sopracciglio a Kurt.
 
“Caffè moka scremato grande?” suggerisce Kurt, sorridendo adesso sinceramente con occhi luminosi e contenti.
 
“Sarebbe giusto.” Conclude Blaine.
 
“Okay,” dice Kurt. “sei e mezzo. Sarò lì verso le sei e mezzo.”
 
“Bene.” Blaine sa che la sua faccia deve apparire ridicola mentre ritira la torta dal bancone, ma non riesce a curarsene. “Ti vedrò lì allora.”
 
* * *
 
Una volta in auto, Blaine mette la torta nel sedile posteriore e Cooper gli getta un’occhiata. “Chiederei com’è andata, ma mi basta guardarti in faccia, Squirt.”
 
“Non chiamarmi così.” dice Blaine, ma la sua voce non morde. Incurva la mani in cima alla busta della pasticceria non provando neanche a togliersi quel sorriso a trentadue denti.
 
Cooper ride e mette in moto la macchina. “Beh, forse avrai un accompagnatore al matrimonio, dopotutto.”
 
Blaine si limita a continuare a sorridere mentre si gettano nel traffico. “Forse.”
 
* * *
 
Sarebbe potuto accadere così. Ma non lo fece. 
  
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