Disclaimerone grande come una casa. I gemelli Madden
non mi appartengono e neppure la deliziosa signorina Duff.
Tutto quello ce è scritto qui sotto è frutto della mia mente molto malata e non
spero di farci nemmeno un centesimo, quindi non è a scopo di lucro.
So benissimo che i due ex piccioncini si
siano lasciati, ma siccome a me è venuta in mente questa storia, me ne frego altamenteXD.
Ringrazio la mia onnipresente beta Ele e
voglio anche ringraziare Ari, o Chucky92 o come diavolo si firma ora nelle
recensioni, che ha ascoltato tutta la trama a suo tempo. Ringrazio anche le
sorelle pazze che l’avrebbero voluta leggere in anteprima, ma
complice un computer( o due?) che non funziona bene tutto ciò non è stato
possibile.
Dopo questi ringraziamenti infiniti, manco fossi una star, vi lascio alla mia storiella. Buona lettura.
p.s. Mile le Malboro rosse sono,
ovviamente, quelle che abbiamo rubato a LiukoloXD
"Out
of my life, Out of my mind
Out of the tears that we can’t deny
We need to swallow all our pride
And leave this mess behind
Out of my head, Out of my bed
Out of the dreams we had, they’re bad
Tell them it’s me who made you sad
Tell them the fairytale gone bad" Fairytale gone bad- Sunrise Avenue
Un’auto
si fermò davanti alla casa. Le luci dei lampioni illuminarono la persona che ne
scese, dandole un’aria spettrale.
La
villetta era illuminata a giorno dalle lucine
natalizie. Forse chi vi abitava aveva cercato di darle un’aria normale e
quotidiana, di ricreare un classico quadretto familiare americano. Il risultato
poteva essere accettabile, se non fosse stato per le urla che provenivano dal
soggiorno, nel quale s’intravedevano due figure occupate in un furioso litigio.
-Non
capisci nulla di me! Come quando ti offendi perché non
voglio avere figli.- si sentì una voce di donna urlare.
-Ecco,
sempre su questo punto devi cadere! E basta! Non è
possibile che ogni cosa debba riguardarecon i nostri
progetti per il futuro.- fu la risposta di un uomo.
E così erano già arrivati all’argomento più spinoso del loro
matrimonio, pensò Benji. Conosceva perfettamente ogni loro litigio. Perché, bene o male, uno dei due glielo avrebbe raccontato di sicuro.
Si
appoggiò alla macchina, cercò nella tasca ed estrasse un pacchetto di Marlboro rosse e un accendino. Pessima abitudine, lo
sapeva, ma in certi momenti la nicotina era la sua
unica fonte di salvezza.
Accese
la sigaretta e si concesse un lungo sospiro: a volte si chiedeva perché suo
fratello e Hilary si fossero sposati. La motivazione più ovvia, perché si
amavano, sembrava non bastare più, dato che già all’alba del terzo anno la
rottura sembrava vicina. Ma forse, ragionandoci sopra bene, il loro matrimonio si era
crepato molto prima…il fatto che suo fratello da due anni camminasse con un
palco di corna sopra la testa era molto esplicativo. E il
fatto che l’autore fosse Benji stesso era un argomento sufficientemente spinoso
da non essere nemmeno preso in considerazione. Sapeva che se avesse
iniziato in quel modo la scia dei suoi pensieri lo avrebbe portato dove non
voleva: ai sensi di colpa. E la sigaretta era pure
finita. Decisamente meglio concentrarsi sulla figura
che stava sopragiungendo .
Era
una ragazza sulla ventina, bionda e abbacchiata. Guardava fisso per terra,
stringendosi nel cappottino nero che indossava. Singhiozzava, ma così piano che
un occhio poco vigile non se ne sarebbe mai accorto.
Abbandonato
ai suoi pensieri doveva essersi perso la battuta
finale. Chissà qual era stata quella sera. Chi era stato il primo a troncare la
lite? Con quale scusa se n’era andata lei? O era lui
che l’aveva cacciata, per una volta? Domande inutili.
Le
andò incontro e le sollevò il mento.
-Che c’è baby? -
Ma poteva fare una domanda più stupida? Sapeva benissimo cosa
c’era. Non era certo rassicurante che dopo tutti gli anni che si conoscevano,
dovesse ancora rompere il ghiaccio come quando si erano appena incontrati. Con
una domanda stupida, appunto.
La
ragazza si lasciò andare ad una risatina nervosa e lo guardò con
disapprovazione:
-
Un
po’ più vicino potevi venire! Joel potrebbe essere alla finestra che ci guarda!
E i vicini ormai mormorano! Sei uno stupido!-
Lui
si scostò e alzò le mani in segno di resa. Con un sorriso beffardo le ricordò
che le stupidaggini le diceva suo fratello, non lui. Quindi avrebbe dovuto
togliere quel broncio dal suo stupendo visino e prepararsi per una stupenda
serata, quella che lui le avrebbe fatto trascorrere di
li a poco.
Ed era sempre lui quello che la consolava dopo i loro litigi. E con una faccia di bronzo invidiabile, da attore consumato,
finiva a consolare anche il fratello.
Benji
diede una veloce occhiata alla casa…nessuno in vista. Potevano partire. Se il
signore gliel’aveva mandata buona, nessuno lo
aveva notato appostato nel giardino della casa come un avvoltoio in attesa della sua preda. Tanto meno suo fratello
joel…perlomeno sperava.
La
ragazza era già in macchina e gli fece segno di salire velocemente. Finora gli
era andata bene, ma ciò non significava che sarebbe andata bene anche nei
minuti successivi. Meglio togliersi dalla visuale di vicini
curiosi…
Salì
e accese, senza fermarsi ad osservare il viso di lei.
Non sentiva più singhiozzi e questo non poteva essere altro che un buon segno.
Ingranò
la marcia e partì. Verso dove lo sapeva solo Dio.
No,
in realtà aveva qualche precisa idea, ma era la serata di Hilary e Hilary avrebbe scelto. Come sempre, era lei che decideva. Quando incontrarsi, dove incontrarsi, come incontrarsi…gli lasciava
solo la possibilità di scegliere perché.
-Dove andiamo?-
-Non
m’importa. Dove ci possano vedere.-
Lui
alzò lo sguardo dalla strada, preoccupato, e si girò verso di lei, sorpreso.
-Cosa
ti salta in mente?-
Nessuna risposta. Solo silenzio. Solo la vista
di uno sguardo assorto nel cielo nero del Maryland.
Presto
la band si sarebbe ritrovata per un nuovo cd, dopo
lunghi mesi di pausa. E Benji non aveva proprio voglia di spiegare a gli altri ragazzi che non si sarebbe fatto niente perché
era andato a letto con la moglie di suo fratello… decise che sarebbero andati
al solito posto, dove avevano tutti un debito con lui sufficiente da garantire
il loro silenzio.
Il
“Dying Love” era un posto tranquillo, di poche pretese. Piccolo pub di periferia, frequentato dai cosiddetti “alternativi”.
Punk nostalgici, Goth e
qualunque altro gruppo che la classe media americana non vedeva di buon occhio.
Tutti lì s’incontravano, tutti troppo ubriachi o presi dai loro pensieri per
preoccuparsi dei nuovi arrivati. Non proprio nuovi, a dire
la verità: La bionda e il moro, come li chiamava affettuosamente Becky, la
padrona del pub. Se il locale non era affondato sotto il peso dei debiti di
gioco di suo marito, lo doveva solamente a un gentile
prestito a fondo perso di Benji. Soldi in cambio di silenzio, in fin dei conti
era sempre così.
La
ragazza lo prese per mano e lo condusse al loro
tavolo, nascosto in un angolo.
Bel
controsenso, voleva farsi vedere e lo portava al tavolo più nascosto. Ma in effetti la vita di Hilary era costruita sui controsensi,
a cominciare dall’essere sposata a un gemello ma portarsi a letto e, a detta di
lei, amare l’altro.
Becky
venne a prendere l’ordinazione, con il sorriso di circostanza appannato dalla
stanchezza. Un Whisky per lui, un Bloody Mary per lei.
Quando
la barista se ne andò calò un silenzio imbarazzante.
Le parole di lei non lasciavano la mente di Benji.
“Dove ci possano vedere”. Quanto significato avevano…
Come
la tranquillità del mare prima della tempesta, l’uomo sapeva che il silenzio di
Hilary era solo il preludio al disastro.
Se disastro sarebbe stato. Di sicuro qualcosa
sarebbe successo.
-Benji…-
l’inizio.
-Dimmi.-
-
Così non si può andare avanti. Io non reggo più questa situazione.- le gote
arrossate e gli occhi lucidi tradivano la sicurezza
con la quale parlava- Sono stufa. Stufa Marcia. Stufa di litigare. Stufa
dell’ottusità di tuo fratello. Stupida di vivere divisa fra
voi due. Stufa di dovermi nascondere come una ladra in bettole come
questa. Stufa di temere l’uscita di ogni giornale,
l’aggiornamento di ogni sito e l’inizio di ogni programma di gossip. –
Gli
prese una mano, lo cercò con gli occhi, ma lui non ebbe il coraggio di
sostenere lo sguardo. Prevedeva dove sarebbe andata a parare. E non gli piaceva.
-
È
arrivato il momento di mettere la parola fine. Il mio matrimonio non ha funzionato. Punto e basta. E
poi ci sei tu. Non meriti anche tu forse di essere
libero? Insomma, sono anni che andiamo avanti con questa relazione…-.
Si,
erano anni. Due per la precisione. Dal primo vero litigio. Dalla fine della
novità. Pochi momenti rubati. Visite nei backstage. Perché lui era il suo migliore amico, tutti credevano
questo. Anche Joel credeva questo. E invece… era molto
più di un amico.
-
Mi
stai ascoltando?-
-
No, non ti sto ascoltando. Sto pensando…-
-
Cos’è, non ti va? Pensi che sia una stupida bambina
capricciosa?-.
Le
cose si stavano mettendo male. Molto male. La rabbia le stava crescendo dentro.
O forse c’era già da prima. Fatto sta che la stava sfogando su di lui. Che non c’entrava
niente. O quasi…
-
No, hai tutte le ragioni di questo mondo di voler lasciare Joel. Però non possiamo subito uscire allo scoperto. Con che
coraggio potrei guardare in faccia mio fratello? Sapendo che gli ho rubato la
donna che ama?-
Hilary
lo fissò con aria sconvolta. Si accorse anche lui che quello che aveva appena
detto era un controsenso. E finora come aveva fatto a
guardarlo in faccia? Finora che aveva
fatto? Non gliel’aveva portata via? Solo che Joel non lo
sapeva. Comodo. Molto comodo.
-
E finora che hai fatto?-
Già,
finora. Adesso era il caso di pensare al presente. Benji sbuffò, non sapendo
che rispondere. Aveva fatto esattamente quello che non avrebbe mai voluto fare.
Che bel giro di parole per definire il gioco sporco…
-
Ho fatto esattamente quello che non avrei dovuto fare. Non me ne pento, per
carità. Ti amo e non tornerei indietro. Però non riesco
a cacciare i sensi di colpa…-
-Basta!Basta!
Ho capito. Basta. Rimandiamo. Ancora. Continuiamo con questo giocare a guardia e ladri, con questo pugnalare Joel alle spalle,
con questo ucciderci ogni minuto che passa. Continuiamo. Tanto ho tempo. C’è
tempo per tutto. E ora brindiamo. Brindiamo ad
un’altra occasione persa. O forse guadagnata.-
Benji
guardo stupito la ragazza. Quella sera non aveva fatto altro che guardarla
stupito. Era un sera troppo strana. Una serata
incomprensibile. Una serata in cui qualcosa era
cambiato in entrambi.
Ordinarono ancora. Un Bloody
Mary per lei, un Gin per lui. Poi una Tequila per entrambi. Poi una
vodka. E poi un’altra. Senza pensare ad altro, senza pensare a nulla.
Solo
tentare di affogare nell’alcool. Un’altra di quelle cose che Benji non avrebbe mai voluto fare. Ma
evidentemente la sua vita non era nelle sue mani. Il fato lo trascinava dove
voleva, senza tenere conto di ciò che un ragazzo di sedici anni si era
ripromesso di non fare mai: diventare un alcolizzato come suo padre e tradire
il fratello.
I
minuti e le ore passavano…il tempo come sempre loro nemico le faceva scivolare
via veloci. O forse era meglio che questa notte stesse
durando poco. Forse non era notte da vivere. Era notte da dimenticare.
Senza
accorgersi di quello che stava facendo Hilary si alzò e prese il braccio di
Benji, intenzionata a dirigersi verso il piano superiore. Ma in uno sprazzo di
lucidità, dove l’alcool probabilmente o aveva resuscitato qualcosa della
volontà di Benji o
aveva distratto il fato, lui si divincolò e si diresse verso la porta.
Sentiva
qualcosa dentro di sé che non gli piaceva. Era troppo simile a quel nodo che ti
prende alla gola quando vuoi piangere. E lui non poteva piangere. Perché lo dice
anche un detto, sopra al latte versato non si piange. Perlomeno non doveva farsi vedere da lei…voleva tornare a casa. Voleva
stare male, soffrire per la sbornia, espiare la sua colpa vomitando e tenere
quel mal di testa come promemoria del suo errore.
Raggiunsero
la macchina e vi salirono. Entrambi abbastanza ubriachi per
essere convinti di poter guidare la macchina, entrambi non abbastanza sobri per
rendersi conto che questa capacità era solo un’utopia.
Misero
in moto e imboccarono la strada. Hilary ruppe il silenzio imbarazzante
accendendo la radio.
These are the chronicles of life and death and everything between.
These are the stories of our lives, as fictional as they may seem.
You come in this world, and you go out just the same.
Today could be the worst day of your
life
-
Ti prego cambia. Non ho voglia di ascoltarla.
“But these are the chronicles of life and death and everything between.”
La
voglia di litigare di lei si ripresentò, portandola a ribattere:
-A
me va eccome! Quindi rimane su questa stazione.-
“These are the stories of our lives, as fictional as they may seem.”
-Per favore cambia.-
“ You come in this world, and you go out
just the same”
-No! Mi piace.-
“ Today could be the best day of,”
-Cambia!- urlò, girandosi verso di lei di colpo.
“ Today could be the worst day of,”
La fissò negli occhi rabbioso. Fissando lei non vide il semaforo
diventare rosso.
“Today could be the last day of your life.
It's your life, your life”
The Chronicles of Life and Death- Good