ROSE BIANCHE… ROSE ROSSE
A poco più di un
anno dall’episodio dell’aula 43, Elisa già frequentava
da tre mesi Paolo. Preciso in ogni cosa che faceva, simpatico, dolce, romantico
e intelligente, per lei, lui era sinonimo di perfezione. Era il fidato
assistente della temibile professoressa di
Psicologia Visiva, ma la ragazza sapeva che lavorava, come cameraman, per noti registi di videoclip.
Capelli castani, occhi verdi, era sempre vestito in modo imbeccabile, puntuale e
preparato; accanto a lui, Elisa si sentiva una bambina, sempre pronta a
combinare guai, e ancora non riusciva a capire come l’assistente più bello di tutto il suo corso di laurea si
fosse invaghito proprio di lei, così goffa, ritardataria e imprecisa.
Comunque fossero andate le cose, Elisa era davvero
innamorata di lui, che con un sorriso affettuoso cercava di non badare a tutti
i guai, gravi o meno, che la ragazza combinava, e con lo stesso dolce sorriso
ma di rimprovero, cercava di aiutarla a studiare per gli esami. Spesso
passavano notti intere a parlare di Freud e Nietzsche, e ad Elisa piaceva starlo a sentire mentre si esaltava nel cercarle di spiegare l’esatto
significato del super io, oppure mentre cercava di interpretare la psicologia di alcuni fotografi nelle loro opere.
Accanto al letto un piccolo vaso
con dentro una rosa bianca. Rosa, che il ragazzo le aveva
regalato la mattina, come faceva ogni giorno ormai da due mesi. Stretta
tra le braccia di Paolo, Elisa spesso desiderava non doversi mai più muovere da
là; sentiva i loro cuori battere, mai all'unisono, e comporre una di quelle
vecchie melodie che una volta ascoltata non si dimenticano più, e all’improvviso tornano di prepotenza ad occupare i tuoi pensieri,
costringendo la tua mente a ricordare qualcosa che credevi dimenticato.
Elisa guardava la rosa bianca che
anche quel giorno il ragazzo le aveva regalato,
immersa nell’acqua contenuta in un grazioso bicchiere decorato con piccole
fragole rosse, aveva i petali bianchi ed era appena sbocciata, ma già pronta ad appassire. Mentre il ragazzo cercava di spiegarle il libro che lei avrebbe dovuto studiare
per il prossimo esame, Elisa si alzò dal letto e senza dire una parola uscì
dalla stanza, prese le chiavi di casa e scese correndo le scale della palazzina
in cui abitava Paolo. Uscita in strada, guardò il cielo, dalla casa del ragazzo
non riusciva a vedere i monti che era abituata a fissare fuori da casa sua, ma cercando
di capire da quale parte fossero, scrutò il cielo da quella parte. Il sole era
calato da poco e il cielo era celeste, ma coperto da piccole nuvolette bianche, disperse
qua e là. Attraversò la strada, quasi senza guardare, e si diresse verso il
fioraio dove Paolo era solito acquistare le rose bianche e ne chiese una rossa.
Rientrò in casa del ragazzo
stringendo fra le mani una singola rosa rossa; aveva i capelli scompigliati e
il respiro affannato a causa della corsa per le scale, il viso era rosso come
la rosa che teneva tra le mani mentre la porgeva al ragazzo. I grandi occhi nocciola fissavano
il pavimento nel disperato tentativo di non incrociare quelli di Paolo, che la
guardava con aria sorpresa ma consapevole della situazione. Così come l’avrebbe
guardata tre anni dopo, ritrovandosela vestita da sposa davanti a quella stessa
porta, anche se quella volta l’avrebbe solo lasciata entrare, e non presa tra
le sue braccia e condotta sul suo letto.
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Scusate se non ho rispettato le due settimane, ma
sono un po’ incasinata. Scusate anche (per chi legge le altre due storie) se
non aggiorno da secoli le mie storie, ma sono davvero un po’ in crisi :o)!!!
Come al solito vorrei
ringraziare SERINTAGE, la mia BETA! Sperando che se riuscirò a riprendere la
fic, anche lei riprenderà il suo DURISSIMO lavoro!
Maki non preoccuparti per il
ritardo… l’importante è che ti piaccia! Sì Christian è un tipo niente male,
vedrai fra qualche capitolo… c’è un pezzo in cui mi fa impazzire ;o)!!! Grazie per recensire sempre le mie storie!!!