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Autore: AstridxAndros    29/12/2012    0 recensioni
Tratto dalla storia:
Mi tirò a se tentando di far incontrare le nostre labbra ma quel bacio non avvenne mai. Qualcuno si era messo tra di noi. Per la sorpresa io indietreggiai tentando di non cadere, mentre il mio assalitore cadde rovinosamente a terra dopo una spinta del mio misterioso salvatore. Quando la vidi riconobbi subito la chioma di capelli corvini volutamente spettinati come al solito.
-NON. OSARE. TOCCARLA! LEI E’ MIA!-
***
eccomi di nuovo quì con un altra storiella ^_^ beh, leggete e recensite in molti!!! bye!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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*-capisco…- sospirò il direttore dopo aver ascoltato il racconto dettagliato di Alessandra. Io ero rimasta abbracciata ad Eric. non m’importava di cosa avrebbero pensato i miei amici, i professori o gli altri ragazzi. M’importava solamente far tornare quello di sempre Eric. Quello sguardo, quell’odio. Mi erano rimasti irrimediabilmente impressi nella mente. E la paura non per lui, ma di lui era nel mio cuore. Non volevo avere paura. Mi sentivo protetta tra le sue braccia. Eppure quello sguardo in un primo momento mi aveva terrorizzata. Lui l’avrebbe finito veramente se non mi fossi messa in mezzo.
Lui mi teneva tra le sue braccia, e continuava ad accarezzarmi la testa, io inspiravo il suo odore tentando di calmarmi senza successo.
*******
-fratello… devi mettere qualcosa su quell’occhio…- disse Alan con sguardo basso. Si sentiva incolpa per essere arrivato tardi. Il giovane non rispose.
In quello stesso momento la porta si spalancò facendo comparire un Marco abbastanza preoccupato. Senza pensarci due volte mi staccò da Eric e mi strinse tra le sue braccia.
-sei una stupida… dovevi chiamarmi… non dovevi affrontarlo da sola…- sussurrò con la voce di chi ha la gola in fiamme, io mi strinsi a lui.
*************
I due gemelli non si videro il giorno successivo a scuola. Mi sentii persa, non volevo che Eric stesse male a causa mia.
-ehi? va tutto bene?- mi chiese dolcemente la mia migliore amica, io scossi la testa, non volevo tenermi tutto dentro.
-tu… hai visto… hai visto?- chiesi balbettante e a bassa voce. Non tanto per non farmi sentire dalla professoressa ma perché non riuscivo proprio a parlare.
-ti sei spaventata?- mi chiese mettendomi una mano dietro la schiena, io annuì  flebile.
-lo avrebbe veramente ucciso se io… si era buttato su di lui, stava per colpirlo e io… io mi sono buttata su di lui… il suo sguardo era… Ale… non voglio avere paura di lui…- ammisi con gli occhi umidi.
-prof! Possiamo andare in bagno?!- chiese in modo la mia amica. Sapeva che mi sarei odiata se mi fossi messa a piangere davanti tutta la classe. La donna ci guardò comprensiva e annuì. Lei era stata una delle prof ad accorrere il giorno prima. Solo loro avevano visto lo sguardo gelido di Eric, ed io che piangevo sul suo torace.
******
Entrata in bagno piansi, ancora. Non mi capitava di piangere dalla quarta elementare. Eppure non m’importava. Piangevo per quella dannatissima paura che mi aveva bloccata a terra il giorno prima. Piangevo perché non volevo avere paura. Almeno. Non di lui.
-non so cosa dire per rincuorarti…- ammise sincera la mia amica,
-però ho una cosa da chiederti… e c’è forse un piccolo particolare che non hai notato…- mi sorrise maliziosa asciugandomi le  ultime lacrime che ancora bagnavano il mio volto.
-Eric… quel gran pezzo di ragazzo, ai cui addominali sei stata appiccicata per una buona ora aggiungerei- mi sorrise complice e io arrossii.
-quando ha staccato quella piovra da te ieri ha detto una cosa alquanto… come posso dire… fraintendibile- io alzai un sopracciglio non capendo a casa si riferisse,
-beh… penso che quelle parole non le avrebbe dette proprio un amico… quelle tre paroline penso che abbiano cambiato tutto il senso della frase- sorrise compiaciuta alla mia faccia perplessa, e grazie solo a quello sguardo capii a cosa stesse riferendo.
[…] ma quel bacio non avvenne mai. Qualcuno si era messo tra di noi. Per la sorpresa io indietreggiai tentando di non cadere, mentre il mio assalitore cadde rovinosamente a terra dopo una spinta del mio misterioso salvatore. Quando la vidi riconobbi subito la chioma di capelli corvini volutamente spettinati come al solito.
-NON. OSARE. TOCCARLA! LEI E’ MIA!- […]

Probabilmente il mio volto cambiò tonalità di rosso spesso, perché Alessandra scoppiò a ridere come una matta.
-neanche lui se ne è reso conto probabilmente- ridacchiò la mia amica,
-eppure l’ha detto chiaro e tondo!- poi scoppiò in una risata ancor più fragorosa. Anche io feci un mezzo sorriso.
*****
Ero davanti alla casa dei due gemelli. Nervosa come non mai. Cosa avrei fatto una volta dentro? perché ero andata là?! Assecondando una parte del mio carattere che non avevo mai ascoltato feci dietro front, ma era troppo tardi.
-Ehi Lid!- esclamò Alan sorridente come sempre. Io sospirai poi gli sorrisi a mia volta.
-sei venuta a trovare il mio fratellino? Che bello! Ne aveva proprio bisogno!- esclamò senza aspettare una mia risposta. Poi sorrise sghembo e io capii. Sapeva che stavo per andarmene, sapeva che non avrei avuto il coraggio di entrare senza un piccolo aiuto. Dannato.
*****
Ero appena entrata in quella villa. Era leggermente cambiata da quando andavo a giocarci da piccola. Ansi era del tutto cambiata. A parte, forse per i piccoli segni nel muro appena visibili. Non li avevano cancellati.
La casa si divideva in due piani. In quello di sopra c’erano le camere da letto, in quello di sotto cucina salone sala da pranzo, bagno e uno studio.
Seduto al tavolo della cucina Eric, aveva un occhio nero con una crema spalmata malamente, fissava una bottiglia di latte ingurgitandone a piccoli sorsi da un bicchiere. Non avevo mai visto una scena più realistica di qualcuno che vuole affogare i dispiaceri nel latte in vita mia.
***
Ridacchiai e lui si voltò sorpreso,
-bere non ha mai risolto niente sai?- chiesi avvicinandomi. I suoi occhi smeraldo si posarono su di me. Quei pozzi affogavano nella tristezza, che vedendomi si trasformò in palese sorpresa.
-c… che ci fai qui?- chiese abbassando lo sguardo sul bicchiere, mi avvicinai,
-volevo ringraziarti… e farti compagnia…- lui sorrise amaro,
-ringraziarmi per cosa? Per non aver ucciso quel bastardo? o per averti terrorizzata? Perché stavo per mettere nei casini tutti e tutto come al solito o che altro?!- aveva alzato la voce. Frustrazione, stanchezza, tristezza. Non c’era la minima traccia di rabbia in quel tono sopra la norma. Non dovevo avere paura di lui.
-per avermi salvata… e per esserti fermato- ammisi guardandolo negli occhi. Erano lucidi.
-mi dispiace… io… io non mi controllo… è sempre stato così… quando ho visto le mani di quello che… non ci ho visto più…- balbettò con la voce bassa. Mi avvicinai a lui e mi accomodai su di una sedia vicina facendolo voltare ancora una volta verso di me. Presi il suo volto tra le mani e spalmai bene l’unguento sull’occhio nero. Al mio tocco lo sentii rabbrividire, forse gli faceva ancora male.
********
Il giorno che i due gemelli tornarono a scuola fu’ il giorno più spettegolato di tutto l’anno. La visione del “giovane corvino” con un occhio nero faceva aumentare ancora di più i pettegolezzi. Molti ci avevano visti abbracciati quel giorno, e la cosa veniva fuori solo in quel momento.
Il professor Riggi, quel pomeriggio mi aveva invitata alle lezioni di judo. Molti avevano le gite in quei giorni, ed erano troppo pochi per fare una lezione seria.
Misi il Kimono, consapevole che anche dentro la sala sarei stata oggetto di pettegolezzi, ma non m’importava. Volevo solo scaricare tutta la tensione di quei giorni. Entrai sorridente salutando il maestro.
-giorno prof- sorrisi,
-buongiorno, oggi sei di buon umore eh?-  io feci spallucce,
-può darsi- sentì qualcuno ridacchiare alle mie spalle, non avevo neanche il bisogno di voltarmi per capire a chi appartenessero quei risolini.
-risposta diplomatica eh?- ghignò uno dei miei amici, al centro dei quattro ragazzi c’era Eric, neanche lui sembrava in ottima forma, il colorito dell’occhio stava tornando normale, ma il suo umore, a detta di suo fratello, peggiorava sempre di più.
*******
-forza, che ne dite di un po’ di combattimenti? Tanto per divertirci?- sorrise il maestro, i quattro ragazzi esultarono, io li seguii sul tatami.
-Alexis, Fabiani, iniziate voi?- ci chiese cordiale l’uomo, vidi con la coda dell’occhio Eric irrigidirsi, per poi alzarsi lentamente.
-puoi non accettare, non sei obbligata…- mi disse piazzandosi davanti a me, mi stupii di quanto riuscisse a leggermi dentro. Sapeva che avevo paura di lui, stava facendo di tutto per non farmi spaventare ancora di più. Ma io ero testarda, e questo l’avrebbe dovuto capire prima o poi. Mi alzai, eravamo a meno di cinque centimetri di distanza,
-non voglio avere paura di te Alexis-sussurrai a meno di un centimetro dalle sue labbra. Un coro di “oh, oh” si levò dai quattro ragazzi, io ridacchiai avviandomi verso il centro.
*********
Due round erano passati, ed entrambi eravamo a zero punti,
-non ti stai impegnando o sbaglio?- chiesi retorica facendo una finta,
-non ti stai impegnando o sbaglio?- domandò con il medesimo tono.
-non ho paura di te…- sussurrai, lui con una mossa troppo veloce per me mi atterrò.
Ancora una volta ci ritrovammo faccia a faccia, i suoi occhi incatenati ai miei, molto più vicini della norma.
Mi aveva immobilizzata, e quella particolare presa era troppo difficile da controbattere per me. il giovane si abbassò all’altezza del mio orecchio.
“otto…”
Soffiò sul mio collo facendomi tremare, poi si alzò leggermente.
“nove”
-dovresti invece…- sussurrò sulle mie labbra.
-dieci! Ippon!- esclamò il maestro. Eric si alzò porgendomi una mano come nulla fosse.
*********

ed eccoci al  penultimo capitolo!! recensite mi raccomando!! bye!
  
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