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Autore: teachmehowtofly    29/12/2012    5 recensioni
A volte credere nel "per sempre" è la cosa più sbagliata che tu possa fare, a volte invece si può rivelare un investimento che valeva la pena di essere fatto. (è il continuo di questa fanfiction scritta sempre da me www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=920736&i=1)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dato che non riesco più ad entrare nel mio vecchio account (ero turnright) ne ho fatto un altro per continuare a pubblicare la fanfiction che avevo lasciato in sospeso in quell'account. Quindi questo capitolo è il continuo di questa fanfiction www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=920736&i=1 scusate il ritardo immenso e spero che vi piaccia :)

Nelle settimane seguenti Nick si prese cura di Cassie nonostante i suoi continui "sto bene", "non occorre che lo fai" e "puoi anche smetterla adesso". Mangiavano quasi sempre insieme, Nick si presentava a casa sua con la colazione, il pranzo o la cena e restavano nelle scale del palazzo a parlare finché lui non era costretto a tornare a lavoro o lei a scuola. Diverse volte Nick le aveva chiesto di entrare in casa invece di mangiare sulle scale ma Cassie aveva rifiutato ogni volta con una scusa diversa finché Nick si stancò di chiedere una risposta che non sarebbe mai arrivata. Si dice che la casa rispecchia chi ci abita e Cassie non voleva far trasparire più niente della sua vita, non voleva mostrargli il casino in cui viveva. Durante i pasti parlavano del più e del meno, di ciò che avevano fatto nel tempo in cui non erano stati insieme. Pian piano il ragazzo con gli occhi color nocciola scioglieva la corazza della ragazza con gli occhi color ghiaccio. Giorno per giorno Nick entrava dentro Cassie e più penetrava all'interno più era difficile da respingere. Con tutte le armi in suo possesso Cassie cercava un modo per respingerlo, per fare in modo che anni di difesa non andassero vani ma ad ogni sguardo, ad ogni tocco, ad ogni parola gentile i suoi sforzi scomparivano ancora una volta nel nulla. Spesso litigavano, si urlavano l'un l'altro disturbando l'intero condominio, litigavano per i modi scontrosi che Cassie aveva nonostante tutto o per le continue attenzioni che Nick le dava trattandola come una creatura bisognosa. Si dissero "addio" ripetute volte ma il giorno seguente Nick tornava a bussare alla sua porta, lei sussurrava uno "scusa" e i due si risedevano a mangiare tra quei gradini. Dentro Cassie la voce che le diceva di cambiare, di dover dimagrire continuava ad esistere ma se prima le bastava sussurrare per farsi sentire forte e chiaro adesso doveva alzare un po' il volume e per lei era un gran passo avanti.
«A cosa pensi?» chiese Nick prima di dare un altro morso al suo hamburger una domenica a pranzo.
«Al fatto che nessuno ha mai fatto una cosa così per me» rispose lei. Era la prima volta che lasciava scivolare un pensiero fuori dalla sua mente condividendolo con qualcuno. Lo aveva lasciato andare dal cervello alla bocca che lo aveva liberato come un uccello da una gabbia lasciandolo volare nelle orecchie altrui. Nick guardò la ragazza porgendole un sorriso a base di carne e insalata. «Idiota» Cassie accompagnò l'insulto da una sonora risata e una spinta amichevole, proprio come si faceva tra amici di vecchia data.
«Dovrei passare meno tempo con Joe» disse lui dopo aver mandato giù il boccone di cibo.
«Dovresti sicuramente» rispose lei regalandogli un altro sorriso. Finirono di mangiare tra scherzi e risate come erano soliti fare nelle giornate in cui tutto sembrava andare bene, in cui Cassie si lasciava andare e Nick accoglieva l'occasione a braccia aperte.
«Ti voglio bene» le disse infine prima di ritornare a teatro, le diede un bacio sulla fronte scostando il ciuffo di capelli biondi che la copriva e scese le scale di fretta portando i rifiuti del pranzo con se. Cassie rientrò in casa attenta a non farsi sentire, mise i compiti per l'indomani in uno zaino e mettendosi davanti allo specchio legò i lunghi capelli biondi in una coda da cavallo e si soffermò di nuovo ad esaminare il suo corpo imperfetto. Da quando era uscita dall'ospedale aveva messo su diversi chili che nel suo corpo arrivato a pesare solo quasi il peso delle ossa non facevano altro che farle bene. La pancia piatta che lei continuava a vedere troppo piena di grasso era coperta da una maglia nera a maniche corte con su scritto "i will hide myself away, save all of these people for another day" con inchiostro rosso e una calligrafia corsiva. Le gambe lunghe erano coperte dai soliti jeans chiari, non sarebbe mai riuscita a mettere dei pantaloni più corti. Ai piedi continuava a portare le converse che l'accompagnavano ovunque. I suoi occhi azzurri continuavano a scrutare la figura allo specchio dall'alto verso il basso e viceversa trovando bella solo la maglietta che portava addosso. Tutti criticano le persone che si vedono belle, quelle che non hanno paura di pesarsi per vedere la bilancia segnare i chili di troppo, quelle che sanno di essere belle e se ne vantano, Cassie semplicemente le invidiava. Invidiava la loro sicurezza nell'approcciarsi con le persone, il loro vedersi sempre belle e al loro posto nel mondo, le invidiava sapendo che lei non sarebbe mai riuscita ad essere così anche con accanto tutti i Nick Jonas del mondo. Prima di tirare un calcio allo specchio portandosi con se altri sette buoni anni di sfiga si mise lo zaino in spalla e uscì di casa. Non molto lontano da casa sua si trovava un parco non tanto grande in cui spesso era andata in questi anni per allontanarsi da tutto quello che le occupava la mente, o almeno per provare a farlo. Più la vita in casa si faceva dura più lei si rifugiava in quel posto, era privo di ricordi di qualsiasi genere, solo alberi, panchine, erba e qualche grattacielo in lontananza la circondavano. Si sedette sotto l'ombra di un albero, la schiena poggiata contro la corteggia di quest'ultimo e iniziò a studiare. Liberò il cervello da tutto lasciando che i pensieri le scivolassero via e si poggiassero come rugiada sull'erba. Passò quasi tutto il pomeriggio lì, tra i libri di scuola e il rumore del vento fresco che attraversava le foglie finché quando, fattasi quasi sera, non decise di rimettersi sui suoi passi e ritornare a casa.
«Cassie» sentì urlare la ragazza da una voce non troppo lontana quando era ormai sulla soglia di casa. Si guardò intorno e vide dall'altro lato del marciapiede un ragazzo farle cenno di saluto con la mano, doveva essere stato lui a chiamarla. Non capì chi fosse finché non attraversò la strada per raggiungerla e Cassie riuscì ad accorgersi dei suoi meravigliosi occhi verdi che ricordava alla perfezione.
«Kevin giusto?» chiese lei insicura sul nome. Lui fece un segno di consenso con la testa e cambiò discorso con domande generali sulla vita e su come stava adesso.
«Sono sempre stata bene» rispose dipingendosi un sorriso sul volto.
«Nick mi aveva detto che avresti risposto così» accompagnò la risposta con una risata in modo da non trasformare una discussione di "cortesia" in una lite come quasi accadeva con Nick.
«Io direi che Nick parla anche troppo» rise anche lei stando al gioco. Kevin le aveva subito fatto un'ottima impressione nonostante il suo riluttante modo di porsi nelle relazioni personali.
«Forse» fece una piccola risata e poi aggiunse senza spegnere quel sorriso brillante
«Io sto andando a casa di Nick a cenare insieme a lui e a Joe, ti andrebbe di venire?» Cassie prima di rispondere guardò in alto verso la finestra di casa sua e poi di nuovo gli occhi del ragazzo davanti a lei. Valutò le opzioni che aveva: salire a casa, non cenare e rinchiudersi in camera sperando in un aiuto che non sarebbe mai arrivato o andare a piedi fino a casa di Nicholas, cenare e parlare con qualcuno. Non avrebbe mai detto che avrebbe optato per un'opzione che comprendeva mangiare e socializzare ma così fece.
«Va bene» rispose infine e seguì Kevin facendosi fare strada. Pochi isolati dopo il fratello maggiore si fermò nel portone d'ingresso di un condominio, prese le chiavi che aveva in tasca e lo aprì. I due entrarono nel grande ingresso, Kevin sempre in vantaggio di qualche passo, e si diressero verso l'ascensore posizionato a destra. L'appartamento si trovava al settimo piano.
«Kevin spero sia tu o potrei anche iniziare a mangiare i tavoli e le sedie per la fame» Cassie riconobbe subito la voce del ragazzo che l'aveva fatta ridere durante l'insopportabile cena con il cast del musical. Sembrava tutto avvenuto secoli fa ma in realtà erano passati solo un paio di mesi, strano il tempo come riesca ad assumere per la maggior parte delle volte una concezione più soggettiva che oggettiva. Ci sono momenti che vorresti non finissero mai che, invece, sembrano durare solo pochi secondi e momenti che vorresti passassero tanto in fretta da poterli subito cancellare che finiscono per durare mesi se non addirittura anni. L'uomo crede di poter controllare tutto, di poter agire e cambiare l'incambiabile ma alla fine ci sono cose che lo fregheranno sempre, il tempo è una di questa. Il tempo per quanto possa sembrare regolabile e gestibile in realtà è talmente furbo da ingannare l'uomo senza che questo se ne accorga, se ne burla felice senza difficoltà. 
«Direi che ti ho evitato una bella indigestione!» replicò Kevin al fratello minore. Joe finse una falsa risata lasciando cadere il discorso al profumo del cibo cinese portato da Kevin appena entrato in cucina seguito da Cassie.
«Perché non mi hai detto che c'era qualcuno con te?» disse rivolgendosi al fratello e senza dargli il tempo di rispondere si voltò verso la ragazza «Cassie, l'amica di Nick, giusto?» fece cenno di si e pose la stessa domanda «Joe, giusto?» Questo annuì con un sorriso e prese a chiamare il fratello minore che armeggiava con qualcosa nella stanza adiacente alla cucina. «Nicholas Jerry Jonas ho fame!» urlò infine quando il fratello non si decideva ancora a venire. «Non è educato fare aspettare gli ospiti»
«Tu non sei un ospite, sei mio fratello» rispose entrando in cucina e fermatosi alla vista di Cassie.
«Io no, ma lei si» rispose Joe a tono, sapendo di avere la vittoria in mano per quella piccola discussione tra fratelli.
«Ho incontrato Kevin per strada e mi ha chiesto di venire» disse leggendo l'espressione interrogativa sul volto di Nick che le stava di fronte. «Se vuoi vado via, ci sto due minuti» aggiunse lei, poi. Fece un respiro profondo e rispose «No, resta». I quattro si sedettero a tavola, ognuno prese una porzione di cibo e iniziarono a mangiare. Kevin, Joe e successivamente anche Nick parlarono di alcune "divergenze" sulle canzoni in fase di elaborazione, Cassie si limitò ad ascoltare tentando di comprendere qualcosa ma durante la discussione tutto ciò che riuscì a capire fu soltanto che avevano in progetto di registrare un nuovo album come band. Girava le bacchette cinesi nel piatto ancora metà pieno e si perse per un paio di minuti nelle voci contorte che la sua mente elaborava per lei nei momenti meno opportuni. Ripensò allo sguardo di Nick con cui le aveva quasi sputato in faccia quel "resta", lo sguardo che si rivolge solo ad una persona che non dovrebbe stare lì in quel momento.
«Cassie?» la chiamò Joe riportandola indietro sul pianeta terra.
«Si, dicevate?»
«Che pensavamo fossi entrata in una sorta di trans» disse ridendo e aspettando che qualcun altro ridesse insieme a lui.
«Ridere alle tue stesse battute non le renderà divertenti» rispose Cassie accompagnata dal suono della risata di Nick e Kevin che manifestò una particolare approvazione battendole il cinque. Rivolse il suo sguardo verso Nick e riuscì ad intravedere il sorriso sulle sue labbra mentre gli occhi erano abbassati verso il cibo. Odiava così tanto il fatto di non riuscire più a prendere le distanze da quel sorriso. Odiava avere la consapevolezza di quello che stava succedendo dentro di lei. Ricordò che un giorno una bambina arrivata in città da poco si avvicinò a lei provando a stringere amicizia. Erano ormai due anni che suo padre se n’era andato, due anni che aveva conosciuto in fondo quanto i bambini nella loro ingenuità possano essere cattivi, imbottiti di pregiudizi dai genitori stessi, avevano iniziato a chiamarla “scarto” a urlarle dietro che neanche suo padre voleva più vederla di quanto fosse brutta. Fu in quel periodo che iniziò a costruire la sua corazza per dimostrare a tutti che lei era la più forte e non la più debole. Quel giorno la bambina si sedette vicino a Cassie e cercò di parlare, lei non rispose e per mandarla via le urlò bruscamente di andarsene, lei prima di alzarsi rispose con una frase che non si sarebbe mai aspettata “anche il ghiaccio si scioglie prima o poi”. Era come se quella bambina a nove anni sapesse cosa stesse succedendo dentro di lei e cosa sarebbe successo poi. Quella frase le tornò in mente proprio perché era esattamente quello che stava succedendo, tutta la parte fredda dentro di lei si scioglieva e ritornava così ad essere vulnerabile, con un’incredibile paura di essere ferita, la stessa che poteva avere un soldato in guerra senza protezioni, armi e munizioni. La voce di Joe che la chiamava la riportò alla realtà, aveva una strana capacità di perdersi nei suoi pensieri quella sera. «Cassie vieni in salone con noi o resti lì a contemplare il cibo?» La ragazza si alzò dal tavolo e seguì i tre sul divano lasciandosi alle spalle la porzione di cibo non del tutto finita.
«E adesso che siamo tutti qui che volete fare? Mettervi a cantare e a suonare come nei film?» disse Cassie sforzandosi di ingoiare tutti i pensieri e sembrare il più normale possibile per una volta.
«Non sarebbe poi una così cattiva idea» rispose Joe porgendo a Nick la chitarra che si trovava appoggiata sul piedistallo vicino la parete. «Facciamo una gara, inizia Nick e il giudice è Cassie» continuò poi sedendosi di nuovo sul divano.
«Solo tu puoi proporre una cosa del genere» rispose Kevin ridendo.
«Io ci sto» esordì Nick iniziando ad accordare la chitarra.
«Kevin vuoi fare la parte del fifone?» disse Joe provocando l’orgoglio del fratello che accettò solo per farlo stare zitto.
«Facciamolo» disse infine Cassie dando il via alla competizione. Nick si spostò nel posto libero accanto a Cassie e iniziò a cantare «white lips, pale facebreathing in snowflakes, burnt lungs, sour taste, light’s gone, day’s end..» conosceva quella canzone, “the A team” di Ed Sheeran, le era capitato di ascoltarla la sera alla radio e l’aveva sempre colpita, ci si ritrovava in alcuni passi e trovava quasi assurdo che di tutte le canzoni esistenti al mondo avesse deciso di cantare quella. Le sue mani scorrevano nella chitarra suonando ogni nota e la sua voce riempiva l’aria della stanza come una dolce melodia, strofa dopo strofa cantava e suonava quella canzone imprimendola di emozioni. I suoi occhi erano fissi in quelli di Cassie e a sua volta la ragazza non riusciva a distogliere lo sguardo da lui. In quel momento aveva capito perché miliardi di ragazzine le andavano dietro senza neanche conoscerlo, era capace di infondere magia nell’aria. «It’s too coldfor angels to fly, angels to fly, angels to die» pronunciò le ultime parole della canzone e le sorrise rivolgendole uno sguardo carico di significato. Il suono del citofono spezzò l’atmosfera come la sveglia spezza i sogni al mattino. Nick si alzò lasciando la chitarra sul divano e andò ad aprire la porta, la ragazza fuori dalla porta urlò “amore” e gli si buttò al collo come una piovra fa con la sua preda o come Winnie The Pooh si potrebbe attaccare al suo barattolo di miele. Era la ragazza dall’aspetto perfetto che Cassie aveva visto baciarsi con Nick da Starbucks prima di svenire. Dopo averlo strizzato come si fa con un panno bagnato lo lasciò andare, Cassie si chiese da quanto tempo non si vedessero per giustificare quel saluto esagerato anche tra fidanzati. «Si sono visti sta mattina» le sussurrò Kevin all’orecchio intuendo la sua domanda. Cassie rispose guardandolo stranita e Kevin fece un segno con la testa di tutta risposta.
«E lei chi sarebbe?» chiese con la stessa espressione di un ricco snob che guarda un povero mendicante.
Stava per rispondere ma Nick la precedette «La fidanzata di Joe». I due si scambiarono uno sguardo stupiti e rivolsero poi la loro attenzione a Nick riuscendo a stento a trattenere una sonora esclamazione di stupore. Cassie si maledì tra sé e sé un ultima volta prima di afferrare il suo cappotto e uscire da quella casa il più in fretta che poté.
  
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