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Autore: Me91    16/07/2007    17 recensioni
Eccomi con una storia a capitoli!!! La mia prima da sola! Eh si, in questa ff una persona sarà catapultata nel mondo di Dragonball... ma non è un ragazzo, né una ragazza... è un papà! Cosa accadrà a Mirco, un astronauta italiano, quando nello spazio aperto sarà inghiottito da una misteriosa tempesta energetica? Come reagirà scoprendo di essere finito nel cartoon che odia di più? Una ff che, penso, rispecchia in parte la situazione di molti ragazzi i quali genitori proprio di Dragonball non ne possono più! Ma ci sarà anche un significato profondo in questa storia... beh, leggete per scoprirlo!
Genere: Commedia, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Goku, Nuovo personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Ecco cosa vuol dire ritrovarsi nel mondo di Dragonball... per un genitore!

Capitolo 1

Il portale d’accesso


“Dragon, dragon, dragon, Dragonball!
Dragon, dragon, dragon, Dragonball!
Chi sei, Goku, non lo sai...
Però, presto lo scoprirai
e poi, tu scomparirai...
Una nuova realtà,
con le sue verità...”

«Evviva, evviva!» gridò eccitato il piccolo Andy udendo la musica tanto amata alla tv in salotto «Inizia!»
Si precipitò quindi sopra il divano, con gli occhi puntati al grande schermo al plasma del suo nuovo televisore, e iniziò a cantare anche lui:
«... scaverà nel tuo passato! E guardando più in là, il tuo cuore saprà, ritrovare Dragonball! What is... Ehi, ma che significa, papà?»
Ora al centro dello schermo si trovava un bellimbusto con i capelli impomatati che leggeva le notizie del telegiornale. Il padre di Andy si sistemò comodamente sul divano, con il telecomando in mano. Il bambino si gonfiò come un tacchino.
«Papà!» esclamò tutto rosso di rabbia «Rimetti subito sul 6!»
«Fai silenzio, Andrea.» lo zittì il padre senza staccare gli occhi dalla tv «Stanno trasmettendo le notizie di borsa.»
Andrea lanciò un fugace sguardo alla tv, dove ora scorrevano le immagini di politi e banconote, poi tornò alla carica più furioso che mai:
«Ma probabilmente oggi MajinBu sarà finalmente sconfitto!»
«Mangia-Bo?» ripeté suo padre con tono neutro continuando a guardare fisso davanti a se.
«Si dice MajinBu!» esclamò Andy e si piazzò proprio davanti il televisore.
«Togliti di lì!» si arrabbiò suo padre.
«Non ho intenzione di spostarmi!» ribatté Andy «Rimetti sul 6! Adesso!»
«Andrea, sto perdendo la pazienza!» si infuriò suo padre «Vattene subito di sopra!»
Andy strinse forte i pugni e disse seccamente:
«Bene! Vorrà dire che lo vedrò in camera tua, papà! A tutto volume!» poi corse alle scale.
«Non ci provare!» gli gridò dietro il padre, ma per tutta risposta Andy sbatté forte la porta della camera matrimoniale. Pochi secondi dopo la voce nota del commentatore si diffuse per tutto il piano superiore:
«... riusciranno quindi i nostri eroi a far tornare la pace? MajinBu, sarà finalmente sconfitto?» poi risuonò la classica canzoncina del titolo e iniziò la puntata.
«Che cos’è tutto questo frastuono, signor Mirco?» domandò la signora Fabrizia, la governante grassottella dai corti capelli neri, entrando nel salotto. Mirco scosse la testa ancora guardando il telegiornale e rispose noncurante:
«E’ solo Andrea che fa i capricci.»
«A me sembra un po’ incompreso quel povero bambino.» mormorò la signora Fabrizia alzando gli occhi al soffitto.
«Oh, adesso non ci si metta anche lei, per favore!» esclamò esasperato Mirco «Non ne posso più di questo Dragonpoll! Io ho bisogno di un po’ di calma e tranquillità e certo non si può parlare di calma e tranquillità con quei... come si chiamano? Saypan che fanno i cretini con una specie di mostro che assomiglia ad una BigBubble gigante! Domani mattina presto dovrò partire per quella missione nello spazio. Devo prepararmi psicologicamente. Sono un astronauta e non posso permettermi distrazioni prima di una partenza. Perciò, per favore, ho bisogno di pace!»
«Ne sono certa.» rispose con calma Fabrizia «Ma penso che un po’ più di attenzione verso suo figlio non le farebbe male...»
«Chi è lei? Sua madre?» sbottò Mirco balzando in piedi. La governante si fece piccola piccola.
«No, certo...» sussurrò «Non voglio certo prendere il posto di sua madre...»
«E allora non mi venga a dire come si cresce un figlio!» ruggì Mirco, spense la tv, e si allontanò rapido dal salotto, diretto al garage: il luogo dove poteva trovare finalmente un po’ di pace e dove poteva dedicarsi ai suoi hobby.
Lì passò gran parte del pomeriggio, poi ci fu la cena. Andrea rimase silenzioso con il broncio per tutta la serata. Al tavolo c’erano solo lui e suo padre: uno seduto ad un capo del tavolinetto e l’altro all’altro capo. La cena l’aveva preparata Fabrizia, che s’era andata qualche minuto prima. Il silenzio regnava nel salone.
Mirco, dal canto suo, era tutto concentrato a fare mente locale su cosa doveva portarsi sull’astronave. Si, probabilmente aveva preso tutto. Era un tipo preciso nel suo lavoro. Era uno dei migliori tecnici aerospaziali. La sua missione non sarebbe stata molto semplice: avrebbe dovuto cambiare un delicato circuito alla Base Spaziale C12. Avrebbe dovuto quindi lavorare esternamente, con l’apposita tuta e con gli appositi strumenti. Avevano chiamato lui perché il minimo errore avrebbe significato il cortocircuito immediato dell’intera struttura o, peggio, la sua distruzione. Ma con lui era impossibile che si verificasse anche il minimo errore.
Invece Andy era assorto nei suoi tristi pensieri. Suo padre sarebbe partito per l’ennesima volta e sarebbe stato via tre settimane. Eppure era appena tornato da una missione precedente che lo aveva fatto mancare da casa due mesi, ma già ora era per lui il tempo di ripartire. Andy lo aveva visto pochissime volte nella sua vita. Fin quando aveva cinque anni passava sempre il tempo con sua madre e rivedeva suo padre dieci, dodici volte nell’arco dell’anno. Per lui era come un eroe sceso dallo spazio. Forse quasi un Sayan. Suo padre a volte gli raccontava delle sue missioni e Andy rimaneva affascinato ad ascoltare... ma ora Andrea di anni ne aveva undici e tutto era cambiato. Sua madre era morta di cancro sei anni prima e dal quel momento aveva passato più tempo con le babysitter che con suo padre, che era sempre fuori per lavoro. Ora si parlavano sempre meno e quando lo facevano la discussione degenerava in litigio. Per questo evitavano di parlarsi o anche di vedersi. Andy non aveva mai avuto un vero padre. Il suo eroe, il suo Sayan, pian piano si era trasformato in un comune essere umano, per poi sparire completamente dalle sue fantasie. Il bambino si era chiuso in sé stesso e, adesso, aveva anche difficoltà a trovarsi amici. Però suo padre... suo padre questo non lo capiva. Pensava ormai che Andrea fosse cresciuto e maturato. Mirco guardava quella copia di sé più giovane che gli assomigliava così tanto di aspetto: gli stessi capelli chiari e lisci, gli stessi occhi neri, lo stesso viso tondo... e in suo figlio riusciva a vedere solo un ragazzo ormai maturato che non aveva più bisogno di un padre. Oh, ma quanto si sbagliava!

«Inizia il conto alla rovescia!» annunciò una voce metallica alla rampa di lancio «Allontanarsi tutti dalla navetta!»
«Allora Mirco, come va tuo figlio?» domandò Gianfranco, un tecnico di colore collega di Mirco seduto alla destra di quest’ultimo, mentre si controllava che tutte le cinghie fossero allacciate.
«Dieci. Nove...»
«Oh, come vuoi che vada?» rispose Mirco afferrando i comandi «A me sembra sempre di più un ragazzino viziato.»
«Otto. Sette. Sei...»
«Povero bambino!» esclamò dolcemente Angela, un’assistente astronauta da folti capelli rossi, seduta alla sinistra di Mirco «Ma a me sembra così dolce!»
«Forse perché non lo conosci abbastanza.» ribatté Mirco.
«Cinque. Quattro...»
«Infatti non lo porti mai con te alla base!» disse Angela.
«Si, perché non lo porti?» chiese Gianfranco «Sono sicuro si divertirebbe un mondo. Io ci porto sempre i miei tre figli!»
«Infatti vedo quanti danni fanno i tuoi tre figli!» disse Mirco con un sorriso. Gianfranco arrossì.
«Tre. Due. Uno... partenza!» annunciò infine la voce metallica e la navetta si alzò definitivamente in volo.

«Mirco, fai attenzione!» si preoccupò Angela parlando con l’auricolare dall’interno della navetta.
«Lo sai, bellezza, che la prudenza è la mia prima regola!» scherzò Mirco galleggiando nello spazio, all’esterno della Base Spaziale C12.
«Sei sicuro che sia stata una buona idea uscire adesso?» domandò Gianfranco di fianco ad Angela, guardando Mirco, da un apposito schermo, aggiustare il circuito all’esterno «Ricordi il rilevatore? Ha percepito una strana anomalia in avvicinamento!»
«Figurati!» rispose con calma Mirco tirando una vite e scollegando un altro cavo «Io qui non vedo nulla.»
«E se fosse una specie di tempesta energetica?» insistette Gianfranco.
«In effetti ne è stata registrata un’altra pochi giorni fa in questo punto.» concordò Angela.
«Insomma, smettetela di preoccuparvi!» esclamò Mirco «Così mi deconcentrate! ... Ehi... e quello cos’è?» proprio in quel momento, infatti, aveva voltato lo sguardo alla sua destra e aveva notato così una specie di nuvola dorata avvicinarsi sempre più a lui dallo spazio aperto.
«Quello cosa?» chiese allarmato Gianfranco zoomando su Mirco «Io non vedo proprio nulla.»
Mirco indicò alla sua destra.
«Quella specie di nube!» disse.
Anche Angela si sporse di più sullo schermetto, senza riuscire, come Gianfranco, a vedere nulla.
«Qui noi non vediamo proprio niente.» disse Angela grattandosi il capo.
«Ma c’è vi dico!» insistette Mirco e abbandonò tutti i suoi attrezzi «E si avvicina sempre più!» si voltò indietro e nuotò nell’aria, cercando di raggiungere il portellone per rientrare, mentre la nube dorata si avvicina a lui, ora più simile ad una fitta nebbia.
«Mirco! Mirco, calmati!» esclamò Gianfranco.
«Fatemi salire! Fatemi salire!» gridò Mirco in preda al panico... troppo tardi.
«Dov’è finito?» domandò Angela alzandosi in piedi.
Già, Mirco era sparito dallo schermo. Anche se Angela e Gianfranco non se n’erano accorti, era stato completamente ricoperto dalla nebbia dorata... ed era sparito.

«Oh mio Dio... dove mi trovo?» si chiese Mirco mettendosi seduto, con un gran mal di testa. Premette l’apposito bottone e subito il suo casco si aprì. Visto che era molto caldo e l’aria era respirabile, decise di togliersi la tuta. Quando lo ebbe fatto si guardò bene intorno... com’era strano lì. Per prima cosa i colori. Erano accesi, alcuni non naturali e poi tutto sembrava come disegnato. Si trovava in mezzo ad un campo verde e, in lontananza, si notavano degli alti monti di una strana tonalità di blu. Si massaggiò la testa confuso e si guardò una mano...
«Aaaaaahhh!» con un urlò cadde seduto a terra, con il cuore che batteva all’impazzata. Notò un ruscello lì vicino e quindi si rialzò e vi si avvicinò di corsa per affacciarvisi... era un cartone animato! Per un momento rimase stupito a fissare l’immagine di sé stesso in versione cartoon... con quegli occhi neri spropositati, i capelli biondi acconciati con fantasia e la carnagione di un rosetto-giallastro. Ma poi prese il posto a queste sensazioni lo spavento.
«Ma che cavolo sono diventato?!» gridò toccandosi il volto «Sto sognando... si, sicuramente sto sognando!» si diede quindi uno schiaffo, anche abbastanza forte, ma il dolore lo sentì veramente!
«Che mi succede?!» strillò nel panico totale balzando in piedi «Sono finto! Sono una specie di disegno! Oh, ma che mi è successo?!»
«Ehi, ma va tutto bene?» domandò qualcuno alle spalle di Mirco che si voltò di scatto.
«No... non può essere...» mormorò Mirco scuotendo la testa spaventato «Tu... tu sei... oddio, come si chiama? Tu sei... ma si! Tu sei Goku!»
Goku inclinò leggermente la testa di lato assumendo un’aria confusa.
«Cos’è, ci conosciamo?» domandò il Sayan senza capire.
«Si!» gridò Mirco «Purtroppo io ti conosco! Accidenti! Questo non è un sogno!... E’ un incubo!» e si portò le mani al viso iniziando a piangere disperato.
“Ehi, ma questo è proprio andato...” pensò stupito Goku “Però... quasi mi fa pietà! E’ ora di pranzo, se la prenderà se lo invito a casa mia? Boh, proviamo...”
«Ehm... scusami...» disse Goku imbarazzato «Che ne diresti di venire a pranzare da me? Ti vedo un po’ abbattuto, magari mangiando un po’ riprenderai le forze...»
«Ci mancava solo di essere invitato a pranzo da un disegno!» si lagnò Mirco.
Goku alzò le sopracciglia incredulo.
“Ma questo tizio sta proprio male!” pensò preoccupato.
«Dai, aspetta. Ti aiuto io.» Goku gli andò vicino e gli prese un braccio, aiutandolo a stare in piedi «Coraggio, vieni con me.»
E si allontanarono insieme diretti a casa Son.

Che ne pensate come primo capitolo? E’ la prima storia a capitoli che faccio per conto mio e non so come verrà, sinceramente... Non sarà certo molto lunga, ma conterrà un significato profondo già intuibile da questo primo capitolo. Al prossimo! ;o) Ciao, ciao!

  
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