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Autore: pickingupwords    29/12/2012    1 recensioni
"Si guardarono negli occhi.
E finalmente, si sentirono completi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
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*storia per Elizabeth*


Mr. Ack.

 
 
Elizabeth si svegliò di buon ora, come al solito. Guardò fuori dalla finestra, c’era il sole. Sorrise spontaneamente e la aprì. "Chiudi…" protestò sua sorella, Mary.
"Sei la solita dormigliona!" rise lei.
"E’ domenica" Mary si portò le coperte sul viso per proteggersi dalla luce.
Elizabeth ridacchiò e scese in sala da pranzo. Suo padre stava leggendo in giardino. "Buongiorno"  lo salutò lei.
"Oh, Elizabeth" suo padre pose il libro che stava leggendo sulle gambe, si tolse gli occhiali e osservò la figlia. "Come stai?" le chiese sorridente.
"Bene, è una bella giornata. Voi?"
"Guardavo…" Elizabeth lo fissò. Le piaceva ascoltare suo padre. "… il bosco che è in fronte a noi… Non è… Bello?"
"Bellissimo" confermò la figlia respirando l’aria pulita.
"Ma… Sei ancora in pigiama! Vai subito a vestirti!" la rimproverò scherzando.
E lei fece. Corse in camera, svegliando tutti, ridendo come suo solito. "Elizabeth!" urlò sua madre stanca.
"Dobbiamo andare a messa, madre! Svegiatevi!" andò in camera dei suoi genitori e tolse le coperte a sua madre, che per tutta risposta biascicò un ‘vai a svegliare le tue sorelle’.
Senza farselo ripetere due volte, andò in camera delle sorelle minori e le svegliò ricevendo colpi di cuscino per l’insistenza con la quale voleva farle scendere dal letto. Riuscì a convincerle solo dicendo che sarebbero andate tutte insieme a svegliare la più grande, Mary.
Uscirono di corsa, ancora in pigiama e saltarono sul letto della maggiore, mentre quest’ultima protestava, pensando che potesse servire a qualcosa.  Alla fine, Mary, rassegnata, si svegliò e mettendosi un vestito elegante per la messa come le altre  e scese a far colazione.
"Stasera, alle sei, dobbiamo partire" annunciò il padre di Elizabeth.
"Come?" chiese una delle gemelle più piccole, Sophie.
"Andremo ad un ballo"
Elizabeth, la tazza di caffè in mezzo al percorso tra la bocca e il tavolo, fissava suo padre. "Perché non ci avete avvisate prima?" chiese mentre le due gemelle correvano ormai per tutta la casa dall’eccitazione. Se c’era una cosa che adoravano era andare ai balli, ai ricevimenti o alle feste.
"Vostra madre si è dimenticata, dico bene?" lanciò un’occhiata alla moglie che annuì.
"Ma, madre! Dovevate avvertirci!" protestò Elizabeth.
"Lo so che a te queste cose non piacciono, purtroppo mi sono dimenticata, sono stata molto impegnata a fare tutti i lavori di casa e…"
"Ci sarà anche Mr. Ack?" chiese subito.
"Probabile"
Mr. Ack era un uomo, di giovane età, come Elizabeth. Gli occhi azzurri, i capelli biondo cenere e una statura notevole. Aveva rubato il cuore di Elizabeth non appena si erano visti ad un ricevimento, due mesi prima, l’aveva visto solo di sfuggita, si era fatta dire il nome, per avere qualcosa a cui appigliarsi, una speranza, come se sapere il suo nome fosse  qualcosa che la facesse sentire più sicura sulla possibilità che anche lui ricambiasse il sentimento; non l’aveva più visto, dopo quella volta, ma non l’aveva dimenticato e mai l’avrebbe fatto. Non sapeva nemmeno lei cosa l’avesse attratta di un uomo così. Bello, era molto bello, era anche notevole. Gli occhi chiari, chiarissimi. Le aveva sorriso, quella sera e lei si era sentita morire. ‘Che cosa sciocca’ aveva pensato, visto che sapeva, in cuor suo, che non l’avrebbe più rivisto.
Anche se, forse, quella sera, sarebbe stata la sera giusta.
"Come mai?" le chiese sua madre.
"Non sarai invaghita di Mr. Ack!" disse Mary.
Elizabeth rimase in silenzio. "Oddio!" disse l’altra gemella, Alice.
"E’ bello, almeno?" chiese Sophie.
"Smettetela!" protestò lei. "Non sono invaghita di nessuno. Era solo una domanda, tutto qua!" si alzò da tavola.
"Come mai ti scaldi tanto, allora, figlia mia?" le chiese suo padre con il sorriso sotto i baffi.
Lei sbuffò. "Vi aspetto fuori"  dichiarò uscendo di casa.

 ***

 
I capelli di Elizabeth Morsen erano legati in un complicato chignon, ricco di forcine e mollette qua e là per tenerlo stabile. Indossava un leggero vestito bianco che stava molto bene con i suoi occhi azzurri alla pioggia e verdi al sole. Tirò un gran sospiro. Non pensava nemmeno che l’avrebbe mai rincontrato. Ormai aveva perso le speranze e, invece, un semplice avviso, una semplice informazione, le fece tornare la folle idea.
Non poteva certo farsi notare lei, sarebbe stato volgare e sarebbe sembrata una donna di facili costumi. Poteva solo sperare che lui si accorgesse di lei. Forse con qualche danza, forse passandogli difronte e sorridendogli debolmente.
Non sapeva nemmeno lei come fare a far sì che lui la notasse. D’altronde, si erano visti una volta e lui, quasi sicuramente, non si ricordava di lei. Insomma, era una semplice ragazza in età da marito che aveva avuto già due proposte, ma le aveva declinate per lui.
Il primo uomo che le aveva chiesto la mano era un uomo giovane, con dei capelli corvini e gli occhi nocciola.
Il secondo era un po’ più vecchio di lei e più basso.
"Elizabeth?" la chiamò Mary. Lei scosse la testa.
"Sì?" rispose frettolosamente.
"Tutto bene?"
"Ovvio"  rispose più a se stessa che a sua sorella.
"Dimmi  la verità. Non sei mai stata brava a mentire"
Elizabeth sospirò e andò alla finestra, fissando il bosco al quale si affacciava la casa, lo stesso che stava guardando suo padre quella mattina.
"Oh, Mary" disse con voce spezzata. "Non avrei potuto fare cosa più stupida…"
La sorella la guardò un po’ preoccupata. "Cioè?" le chiese con un tono protettivo.
"Mi sono innamorata" a Elizabeth scese una lacrima di dolore.
Mary rimase un po’ in silenzio. "Davvero?! Ma è bellissimo!" l’abbracciò da dietro. "Chi è lui?" le chiese sull’orlo dell’eccitazione.
"Mr. Ack" le parole le uscirono di bocca senza nemmeno pensarci.
Mary non disse una parola. La fissò inerme per almeno trenta secondi. "Allora… Io e le altre avevamo ragione!" rise. "Davvero? Mr. Ack?"
Elizabeth le tappò la bocca. "Zitta, non urlare!"
"Scusa" il suo tono di voce si abbassò di minimo due ottave.
"Non dirlo a nessuno" le puntò un dito contro.
"Promesso" e poi scoppiarono a ridere. "Stasera devi essere stupenda per lui e questo vestito è perfetto per te"
"Sicura?"
"Assolutamente. Fai un giro" Elizabeth si girò su se stessa. Mary si portò le mani congiunte alla bocca. "Sei bellissima" disse facendo sorridere la sorella.
 

 ***

 
 
Arrivò alla villa dei signori Martens in mezz’ora insieme alle sue sorelle e ai suoi genitori.
Lasciò il cappotto al cameriere di casa Martens e andò verso la sala dove si svolgeva la festa.
Si guardò intorno in cerca di una possibilità di vederlo, ma non accadde.
Non c’era e lei, infondo, l’aveva sempre saputo. Lui non sapeva nemmeno della sua esistenza, come poteva pensare che solo vedendola lui avrebbe provato gli stessi sentimenti? Era una follia.
Iniziò a salutare gli altri ospiti con il sorriso sul volto, quando le chiedevano perché aveva rifiutato tutte e due le proposte di matrimonio lei rispondeva che era perché non si sentiva ancora pronta, che per lei non andavano bene, o erano troppo giovani o troppo vecchi o troppo poco facoltosi; loro le rispondevano che non c’era bisogno di essere pronti, perché se si avesse aspettato quel momento tutte le donne sarebbero morte zitelle. Elizabeth rise forzatamente a quell’affermazione.
Forse avevano ragione, ma lei non la pensava così, lei aveva sempre avuto l’idea che ci si doveva sposare con l’uomo che si amava e non con uno più ricco o più bello o più brutto. Lei sarebbe vissuta volentieri anche sola, lei si sarebbe voluta guadagnare il pane da sé, ma tutti le dicevano che era una cosa impossibile, che non si poteva nemmeno immaginare una donna che si mantenesse da sola, era una cosa fuori dalla tradizione, una cosa fuori dagli schemi. Nessuno glielo avrebbe permesso, tranne, forse, suo padre. Anche lui era più a meno dell’idea di Elizabeth e poi sapeva per certo che sua figlia sarebbe riuscita a badare a se stessa senza l’aiuto di nessuno.
Era una donna forte e intraprendente.
Il punto erano i giudizi della gente, che pensava che se una donna riuscisse a mantenersi da sola, dovesse per forza essere una prostituta e nessuna avrebbe mai voluto essere etichettata in quel modo. Era un disonore, per la famiglia, per se stesse.
"Mi concede questo ballo, signorina Morsen?" le giunse una voce. Si voltò di scatto. Un uomo all’incirca della sua età le porgeva la mano, era il Mr. Stewart, un ricco uomo d’affari. Incrociò lo sguardo di sua madre che le fece cenno di accettare e così lei fece.
Mr. Ack non c’era, era inutile aspettarlo per poi rimanere solo delusa.
"Mi è giunta voce che è un’ottima ballerina" disse Mr. Stewart.
"Ho preso qualche lezione da bambina" ammise lei.
"Allora forse dovrebbe sapere che io le prendo ancora" le sorrise e lei fece lo stesso.
La musica iniziò e lei si avvicinò al suo compagno di danze, iniziarono a ballare fino allo sfinimento.
Fecero quattro danze e poi arrivò la preferita di Elizabeth, quella dove ci si scambiava il compagno e la compagna con gli altri ballerini.
Le piaceva molto perché amava vedere il modo in cui il suo compagno la guardava nelle braccia di un altro, da lì capiva se lui era davvero innamorato o, almeno, invaghito di lei.
La musica fece capolino e loro iniziarono a danzare.
A momenti lei non svenne vedendo l’altro compagno che le era capitato con lo scambio.
"Buonasera, Miss Morsen" le disse Mr. Ack.
"Buonasera" gli rispose con una flebile voce. L’aveva chiamata ‘miss’, era stato molto galante. E si era ricordato il suo nome! Lui sapeva chi era!
Si guardarono intensamente. "Sa, credevo che a voi queste cose non piacessero" le disse.
Come faceva a saperlo? "Come fate ad avere questa idea, se è lecito?"
"Permettetemi la franchezza e la sincerità, ma vi guardata molto la sera in cui ci siamo visti e mi sembravate molto annoiata"
Lei si sentì arrossire, si dovette separare da Mr. Ack e tornare da Mr. Stewart.
"Forse la vostra è stata solo un’impressione" disse a Mr. Ack non appena si ricongiunsero.
"Se è questo quello che mi dite, vi credo"
"Non ho detto questo. Ho detto che potrebbe esserlo, non che lo è"
"E’ un ragionamento complicato, non credete?"
"Sono supposizioni"
"E forse volete farmi credere di esservi inferiore perché non riesco a concepirle?"
"Questo lo credete voi"
Lui non ribatté nulla, la fissò solo con un leggero sorriso sul volto, finché la danza non fu terminata e con un inchino lei si dileguò, lasciando solo Mr. Stewart.
Sua madre la guardò accigliata perché aveva appena abbondonato uno splendido partito, ricco e giovane.
Elizabeth si diresse fuori, in giardino, dove c’era un grande lago. Rimase a fissarlo, solo con il volto di Mr. Ack davanti agli occhi.
Sentì un brivido percorrerle la schiena, faceva freddo.
Una stoffa calda le coprì le spalle, si voltò di scatto.
"Bella la luna, non trova?" le chiese Mr. Ack.
"Molto… Non dovete prendere freddo per me" rispose con gli occhi bassi.
"Non prendo freddo, tranquillizzatevi, mi fa piacere potervi…" si interruppe.
"Potermi?" lo esortò a continuare lei.
"Aiutare" concluse.
Lei rimase in silenzio. "Parlate della mia situazione economica?" gli chiese sull’orlo della rabbia.
"Non mi permetterei mai>>
"Solo perché voi siete ricco non vi autorizza a dire che io abbia bisogno di aiuto"
"Difatti non l’ho mai detto! Mi riferivo alla vostra salute, Miss. Morsen"
Elizabeth guardò fisso difronte a sé. "Grazie" si strinse nella giacca.
"E’ un piacere"
Mr. Ack, cercò la sua mano e la sfiorò leggermente, fino ad unirla alla sua.
Elizabeth arrossì, incapace di pensare che stesse succedendo davvero.
"Miss Morsen?" la chiamò lui.
"Sì?" si voltò e non fece tempo a rendersi conto di quello che stava succedendo quando sentì le sue labbra a contatto con quelle dell’uomo che amava.
Un bacio a fior di labbra, un bacio rubato.
Rimase immobile, in attesa di una spiegazione. "Io… Scusatemi"
"No, non vi scusate" lo rassicurò. "Piuttosto: perché l’avete fatto?"
"Io mi sono innamorato di voi appena vi ho vista. Siete così… Così voi. Non vi ho nemmeno chiesto la mano o non ho nemmeno chiesto a vostro padre di potervi corteggiare, sono stato molto maleducato. Perdonatemi, sistemerò il tutto"
Elizabeth sorrise. "Assolutamente no. Va bene così, Mr. Ack"
Lui la guardò interdetto. "Come, prego?"
"Avete seguito l’istinto, che è la cosa migliore che poteste fare"
Si guardarono negli occhi.
E finalmente, si sentirono completi.



SALICE.
Allora, tralasciando che c'ho l'odio moltiplicato per 6546541531 con questo sito. Non mi aveva segnato i dialoghi, puff, cancellati, scomparsi e ho dovuto riscriverli. Odio. 
Comunque, questa storia è per Elizabeth, che è una ragazza stupenda e fine. La prima e ultima storia che farò su richiesta. 
E niente. Non ho mai scritto cose ambientate in questo periodo storico, quindi non so... Boh. Ditemi voi che ve ne pare.
Ho lo scazzo a tremila. 
Grazie per esservi fermati a leggere e tutte quelle cose tenere che si dicono a fine di un racconto. <3
  
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