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Autore: Sweet_Juliet    29/12/2012    3 recensioni
Una piccola Fannie con SPOILER Mockingjay per chi non l'ha ancora letto.
Uno stralcio della vita al Distretto 13 di quella che, secondo me, è la migliore storia d'amore della saga.
Buona lettura
Sweet_Juliet
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mani su di me
 

 
Mani.
Mani su di me.
Mani che mi afferrano, che mi stringono le braccia, che mi trascinano fino ad una stanza vuota dalle pareti immacolate.
Io non mi muovo, non grido, non piango.
Non posso farlo.
Mi circondano i polsi con delle catene che pendono dal muro, i piedi nudi che sfiorano il pavimento.
Mani che mi stringono, che mi scostano i capelli dal viso con violenza, che mi impediscono di chiudere gli occhi.
Un video viene proiettato sulla parete di fronte a me, costretta a guardarlo.
Le lacrime non scendono, no.
Sono giorni che bevo un solo bicchiere d’acqua, accompagnato a quell’unico pezzo di pane che è il mio pasto giornaliero.
La disidratazione inizia a farsi sentire.
Sono fiacca, fatico a camminare, ad alzarmi, a stare seduta.
Fatico a stare sveglia, a dormire.
I miei occhi non vedono più bene.
Le gambe non mi sostengono, la schiena non sta dritta, le mani tremano sempre.
Il video mostra immagini che non riesco a mettere a fuoco, poi, però, ricordo.
Alberi, un paesaggio famigliare, dell’acqua, una diga …
No, non voglio rivederlo.
Non voglio.
Provo a divincolarmi, ma mani forti me lo impediscono.
Apro la bocca per gridare, ma è come se avessi perso la voce.
E allora guardo, cercando di non pensare a quelle terribili immagini, ma la mia mente già traviata da tempo non risponde al mio comando e io mi ritrovo lì, nell’Arena, una seconda volta.
Corro e inciampo, mi rialzo, riprendo a correre.
Passi pesanti dietro di me.
Accelero, ma è tutto inutile.
Sono debole, sono sola.
Mi prenderanno.
Lo so, non c’è alternativa.
Li sento, stanno arrivando e io morirò.
Nessuno può salvarmi, nessuno mi proteggerà, nessuno si ricorderà di me.
Cado di nuovo lunga distesa.
Sono vicini, molto vicini.
Mani che mi prendono per le spalle, che mi fanno alzare, che mi stringono i polsi.
Ma io no, non voglio morire.
Ho paura del buio.
Sono sola e la notte mi ha sempre spaventato.
Grido.
Ora sì, ora ci riesco e allora uso tutta la voce che ho in corpo e mi muovo, cerco di liberarmi e piango, anche le lacrime sono tornate.
Piango perché so che, nonostante i miei sforzi, la fine è vicina, vicinissima.
Lotto per fuggire, per vivere ancora, e mi accorgo di una cosa.
L’assalitore ora è uno e le sue mani mi stringono, sì, ma non mi provocano dolore.
Non grida furioso, il tono è alto, ma dolce e sussurra il mio nome.
Mi chiede di calmarmi, dice che sono al sicuro, che nessuno mi farà del male.
Sussurra che … che mi ama.
Solo allora i miei occhi si aprono, si aprono davvero, e, tra le copiose lacrime, riescono a distinguere il volto dell’uomo che sta seduto sul bordo del mio letto.
Mi sorride.
Mani che mi accarezzano il viso con estrema delicatezza, cancellando i segni del pianto con le dita.
“Annie, sei al sicuro” ripete “Nessuno ti farà del male”.
Cerca il mio sguardo, ma io abbasso il volto, ancora preda della paura.
“Ero lì, Finn. Di nuovo. Nell’Arena. E prima … a Capitol … io … io non voglio tornarci”.
“Non succederà. Non tornerai mai più là. Non lo permetterò. Te lo giuro, Annie” e mi prende le mani tra le sue, così grandi e forti, per posarvi un tenero bacio.
“Davvero?”.
“Davvero” risponde con uno sguardo deciso e rassicurante.
Poi si alza e si china sul mio volto, posandomi le labbra sulla fronte “Ora dormi, Annie. Sto qui io a vegliare su di te”.
Mi stendo, riappoggiando lentamente la testa sul morbido cuscino del letto d’ospedale del Distretto 13, ma non chiudo gli occhi.
Le immagini dell’incubo sono ancora troppo vivide nella mia mente.
Mani che si cercano e si trovano.
La sua, calda sulla mia.
I nostri sguardi si incontrano.
“Finnick …” sussurro, tirando un poco la sua mano verso di me mentre il mio viso si distende.
Lui sbuffa in modo giocoso e mi lascia la mano.
“Avanti, Cresta. Fammi spazio” e sorride, mentre mi sposto su un lato e scosto le coperte, permettendogli di sdraiarsi accanto a me.
Ci copre, perché io non senta freddo, e appoggia la testa di lato sul cuscino, senza lasciare il mio sguardo.
Mi sfiora il naso con un dito e io rido, felice, finalmente.
Mi allungo verso di lui, che mi asseconda, e le nostre labbra si incontrano.
Sorrido, allontanandomi poco dopo, per poi accoccolarmi contro il suo petto.
Mi circonda dolcemente con le braccia e mi accarezza il capo, affondando il viso tra i miei capelli.
“Dormi, Annie. Ci sono io a proteggerti. Non ti lascerò sola. Mai più” sussurra, ma io ancora non chiudo gli occhi, continuando a cercare il rassicurante calore dei suoi, mare in tempesta.
“Finnick … grazie” gli dico, mentre l’azzurro cielo si fonde con l’oceano.
Lui mi sorride, poi, all’improvviso, diventa pensieroso e mi guarda, serio “Ho parlato con Plutarch oggi …” inizia.
Io ascolto trepidante ogni parola.
“Ha avuto un’idea per uno spot …”.
Lo interrompo subito.
Non voglio, non posso farlo.
“No, Finnick … io … no …”.
Lui mi prende le mani e se le porta alle labbra.
“Annie, amore … aspetta, per favore. Non ti chiederei mai di fare una cosa che ti spaventi. Lo sai. Ti fidi di me?”.
Io smetto di tremare.
Sì, mi fido di lui. Sempre.
Annuisco, cercando di calmarmi.
Lui sorride e ricomincia a parlare e ora è come se fosse … esitante … incerto.
“Lo spot, ecco … dovremmo … solo se lo vuoi anche tu … io …” abbassa lo sguardo e poi lo rialza, prende un respiro e, tenendo le mani attorno alle mie, … “Annie … Annie, io …” si ferma e ride.
“Mi sento un bambino che non vuole confessare alla mamma di aver mangiato tutto lo zucchero” ride ancora, mentre io lo guardo, curiosa.
Lui si calma e torna a parlare “Annie … ora siamo qui, liberi, insieme … Oh Annie … vuoi sposarmi?” mi chiede, rimanendo trepidante in attesa di una risposta da parte mia.
La preoccupazione svanisce e gli occhi diventano lucidi.
Le lacrime iniziano a scendere, ma sono lacrime di gioia, di commozione.
“Possiamo?” domando, emozionata “Davvero possiamo?”.
“Sì, amore. Possiamo sposarci. Possiamo dirlo a tutti. Possiamo avere tutti i bambini che vorremo … ma solo … solo se lo vuoi anche tu …”.
Gli occhi brillano, tutto il corpo trema e la mente è libera, finalmente libera dalla paura, dal dolore che per anni hanno continuato ad assediarla.
Lo guardo e … “Sì, Finnick. Sì, sì, sì! Voglio essere tua moglie. Sempre. Per sempre” gli dico, quasi gridando per la felicità.
Lui si china verso di me e mi bacia con passione, stringendomi forte a sé.
“Ti amo, Annie” sussurra sulle mie labbra.
“Ti amo, Finnick” rispondo, riaccoccolandomi contro il suo ampio petto.
“Ora posso dormire. Nessun incubo verrà a spaventarmi” e, con un sorriso, chiudo finalmente gli occhi.
Mi dà un dolce bacio sul capo.
“No, e se dovessero osare tornare ci sarò io qui a proteggerti. Sempre. Per sempre”.
Mani.
Mani attorno a me.
Mani che mi stringono, che mi accarezzano, che mi rassicurano.
Mani su di me.
Mani che avrei voluto sentire sempre. Per sempre.
Mani che mi avrebbero protetta, abbracciata, amata.
Mani che conosco alla perfezione.
Mani forti, mani dolci.
Le mani di Finnick, più grandi delle mie, piccole e affusolate, ma che presto sarebbero state accomunate dalla presenza di un anello sull’anulare sinistro.
Anello che mai si sarebbe mosso da lì.
Sarebbe rimasto sempre.
Per sempre.






Angolo Autrice:
Salve a tutti!
Grazie mille per essere arrivato fino a qui e aver letto la mia piccola fanfiction, caro lettore.
Spero davvero che ti sia piaciuta e ti sarei davvero grata se mi scrivessi una piccola recensione per dirmi cosa ne pensi.
Detto questo ... io amo alla follia Finnick e Annie ed è probabile che stia tempestando il sito di storie su di loro, quindi ne scriverò altre ... e molte.
Sempre.
Per sempre.
Un bacione
Sweet_Juliet

   
 
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