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Autore: RumpleSil    30/12/2012    5 recensioni
(potrebbero esserci piccoli accenni alla 4x23 di Castle)
Dalla storia:
"Perdendosi nell’osservarlo dormire beatamente tornò indietro nel tempo con la mente al loro primo incontro… un incontro inaspettato che però le cambiò la vita. E decisamente in meglio..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Allora questa è la mia prima Stanathan, spero vi piaccia. È la prima volta in assoluto che scrivo su Nathan e Stana (tra l’altro coppia che adoro moltissimo!!) per cui mi piacerebbe sapere che ne pensate:) vi sarò grata se lasciate quindi anche solo una breve recensione:) Grazie!
Ps. Comunque sto lavorando lo stesso all’altra fic, ma quando l’ispirazione arriva non posso farci niente e ne è uscita questa nuova storia! Ciao! E grazie ancora!
 
 

DESTINO O FORZE ALIENE?

 
Fare l’amore con lui era come se fosse sempre la prima volta. Le emozioni erano rimaste tale e quali, invariate da quella prima volta, anzi forse addirittura i suoi sentimenti continuavano a crescere di giorno in giorno. Ormai non poteva pensare ad una vita senza di lui.
Lui era la sua vita.
Lo osservò, seduta su una sedia accanto alla finestra, dormire nel suo letto. Sembrava un bambino. Le lenzuola sgualcite lo coprivano per metà, lasciandolo nudo dalla vita in su. Il suo torace si alzava lentamente…su e giù…seguendo il suo respiro. Era calmo, tranquillo, quasi in un’altra dimensione.
Sorrise quando si accorse che stava facendo delle facce buffe mentre ancora dormiva. Forse stava sognando, magari c’era anche lei in quel sogno.
Perdendosi nell’osservarlo dormire beatamente tornò indietro nel tempo con la mente al loro primo incontro… un incontro inaspettato che però le cambiò la vita. E decisamente in meglio.
 

CINQUE ANNI PRIMA…

Stana camminava velocemente tra le vie affollate di New York dribblando tra i passanti e non mancando di ‘scontrarsi’ con quelli che le andavano addosso…la maggior parte dei quali, da cafoni, nemmeno si scusavano. Dio quanto li odiava… soprattutto quelli che prestavano più attenzione a rispondere ai messaggini al cellulare più a dove stavano andando…o contro chi.
In quel momento sentì un bip venire dalla tasca dei jeans e tirò fuori il telefono. Cosa aveva appena pensato su quelli che prestavano più attenzione ai ‘messaggini’? Al diavolo, si disse. Si liberò la mano destra, passando il bicchiere di cartone con il suo caffè all’altra mano ed estrasse il cellulare.
“Fai pure con comodo, tesoro. Colazione imprevista con un tipo sexy. xoxo”.Tamala. Sorrise, la sua amica non sarebbe mai cambiata.
Fece in tempo a rimettere in tasca il telefono che subito dopo un tizio le sbattè contro.
Il suo caffè finì a terra sul marciapiede, mentre quello dell’uomo finì tutto sulla sua camicia nuova che aveva appena comprato giusto qualche giorno prima…almeno non era bianca.
«Scusi non l’avevo vista, mi spiace…» tentò subito di giustificarsi quello
Stana aveva ancora gli occhi su ciò che restava della sua camicetta. Se avesse rialzato lo sguardo in quell’istante avrebbe di certo ucciso il tipo che nel frattempo, notò, aveva messo via il cellulare.
Contò fino a dieci mentalmente per calmarsi poi sollevò lo sguardo.
Davanti a lei due pozzi azzurri, che giudicò seriamente dispiaciuti, ricambiavano lo sguardo.
Non seppe per quanto, ma sperò decisamente solo un secondo, rimase quasi ipnotizzata. Poi riuscì a trovare le parole «Non…non fa niente, tanto non era la mia preferita…» mentì.
Stana lo fissò attentamente. Un uomo alto, occhi azzurri, capelli castani, e beh, sembrava un fisico niente male, le stava di fronte…e chissà perché qualcosa le diceva di averlo già visto da qualche parte.
L’aria fresca a contatto con il bagnato della camicia la fece rabbrividire un istante, così si abbottonò la giacca, cercando in quel modo anche di nascondere la macchia.
«Posso rimediare in qualche modo?» propose lui. Lei stava per rispondere, ma l’uomo continuò «Magari con un caffè? Visto che il suo è per terra e il...mio…è…» si interruppe lanciando una veloce occhiata sul ‘luogo del delitto’.
Stana sorrise «Beh la possibilità di rimediare non si nega a nessuno» rispose, accettando dato che la colazione di Tamala forse sarebbe durata più di qualche minuto. Quindi aveva tempo prima di essere da lei.
Lui sorrise e le tese la mano «Sono Nathan, Nathan Fillion» si presentò.
«Stana Katic» disse stringendogli la mano. Una presa forte e gentile allo stesso tempo, e calda. Quel contatto, che durò solo pochi secondi le aveva acceso già qualcosa dentro.
«Conosco un bar fantastico qui vicino. Non le ruberò molto tempo» le aveva promesso sorridendole.

 
Stana sorrise ricordando quell’incontro. Non lo conosceva neanche, ma si era divertita tanto. Avevano trovato subito quella giusta intesa sentendosi a proprio agio, anche nelle domande che potevano sembrare imbarazzanti. Ma avevano sempre trovato il modo per scherzarci su.
Lui aveva un sorriso fantastico e uno sguardo che la attirava come una calamita. Era un azzurro intenso e limpido come l’acqua.
Doveva essere solo un caffè e invece durò più di mezz’ora. Una bellissima mezz’ora.
Ma come tutte le cose belle, come tutte quelle volte in cui ci si sta divertendo il tempo passa più veloce di quanto uno si aspetta. E il termine di quell’incontro si fece vicino…
 
«Allora…» iniziò Nathan aprendo la porta per lei «Secondo te potrei avere una seconda possibilità per rimediare?» le chiese usando le sue stesse parole iniziali, ma questa volta per cercare un pretesto per rivederla di nuovo.
Lei sorrise «Non lo so Mr. Fillion, si vedrà»
«Quindi non ho nessuna chance se ti chiedessi il numero?» provò di nuovo.
Stana fece finta di pensarci su «Non credo… Direi che ci si vede in giro allora» lo salutò.
Nathan in risposta le tese la mano «Ci si vede in giro…anche se avrei preferito un qualcosa di certo…» rispose sorridendo stringendole la mano.
Lei sorrise e senza lasciare la mano si avvicinò inaspettatamente a lui che rimase infatti un po’ sorpreso «Diciamo che se ci rincontreremo sarà destino…» gli sussurrò all’orecchio per poi ristabilire le distanze.
Si sorrisero un’ultima volta e Stana voltandosi per riprendere la sua strada fu certa di sentire lo sguardo di Nathan su di lei e sorrise.
Quell’uomo l’aveva colpita.
E per la prima volta sperò che il destino fosse dalla sua parte.
 
«Ciao!» la salutò Stana appena Tamala apparse sulla porta.
«Era ora!» rispose lei «Dov’eri? Con un ragazzo?» chiese sarcastica. Sapeva che la sua amica non usciva spesso con gli uomini. Ma… «O. Mio. Dio.» disse guardandola «Cara, potevi anche non venire allora!» commentò sorridendo maliziosa.
«Ma smettila! Lo sai che dovevamo parlare»
«Sì, certo, ma prima racconta!» le ordinò
«Mi ha solo offerto un caffè…» cercò di minimizzare lei.
Tamala alzò un sopracciglio «Voglio tutta la storia! Più i dettagli!» disse mettendosi comoda sul divano aspettando ansiosa il resoconto dell’amica, che sbuffando iniziò per filo e per segno il suo incontro…
«Nathan Fillion?? Intendi quel Nathan Fillion?»
«Lo conosci?»
Tamala sorrise maliziosa «Non di persona, ma l’ho visto in certi film e-»
«Sì sì ho capito non andare avanti» fece intuendo sul serio dove andava a parare lei…tipo certe scene di certi film in cui era mezzo nudo…
«E come? Decisamente meglio dal vivo, vero?» incalzò Tamala
Stana mosse la testa leggermente, come a dire ‘sì, beh, più o meno’, ma notando lo sguardo dell’amica infine cedette «Ok. Non è niente male, lo ammetto»
«E vi rivedrete?»
«Non lo so»
«Come non ti ha chiesto il numero???» esclamò esterrefatta
«Sì che me la chiesto, ma-»
«Ma?????» urlò quasi
«Non glielo ho dato» rispose quasi sottovoce
Tamala non ebbe nemmeno la forza di parlare e si limitò a spalancare la bocca shoccata. Poi si riprese e disse «Potevi dargli il mio allora…»
«Tam!» esclamò divertita Stana
«Che c’è?» fece lei innocentemente «Comunque non ti ho insegnato proprio niente io…»
Stana sbuffò «Semplicemente non voglio che mezzo mondo maschile abbia il mio numero di cellulare» replicò
«Io non ho dato il mio numero a mezzo mondo maschile!» fece poi una pausa facendo finta di pensarci su «Forse solo ad un quarto» concluse scoppiando a ridere insieme a Stana «Sta di fatto che non ho ancora trovato quello giusto»
«Quindi la tua colazione improvvisa con…?» chiese Stana
«Nah, niente di che. Non so neanche se lo rivedrò» rispose con un gesto di non curanza con la mano. «Vabbè allora…torniamo a noi. Cosa pensi di fare?» domandò prendendo una busta che aveva lasciato su un ripiano lì vicino, mentre l’amica tirava fuori la sua dalla borsa.
«Non lo so, ma sembra interessante» rispose
«Direi proprio di sì… che c’è? Sarai perfetta nei panni della Detective Katherine Beckett» disse Tamala «E poi non ti preoccupare che la tua amica qui presente, nonché medico legale, ti aiuterà» sorrise «Soprattutto a socializzare con gli uomini ahah»
«Ma la smetti?» la rimbeccò Stana, tuttavia divertita
«Uhh e chissà chi farà la parte dell’affascinate scrittore…» fece maliziosa.
«Parli come se ci avessero già preso per questi ruoli…»
«Certo! Perché sarà così!» esclamò piena di sé Tam.
 
Qualche giorno dopo Stana si recò all’indirizzo scritto sulla lettera, per affrontare i provini per la Det. Beckett.
La sala era piena di altre ragazze pronte per ottenere quel ruolo nel telefilm.
Erano tutte in anticipo, come lei.
Osservandole bene sembrava che tutte erano pronte a sbranarsi l’un l’altra. Cavolo, è solo la parte di un Detective, si era detta.
Mancavano ancora cinque minuti…giusto il tempo per un caffè.
C’era una macchinetta lì accanto, ma era già assediata dalle altre donne, così si ricordò che proprio lì fuori dall’altra parte della strada c’era un piccolo bar. Ce la poteva fare.
Uscì di fretta, attraversò la strada e spinse la porta del locale.
Sollevò lo sguardo e lo vide. Anche lui la stava osservando.
Lei abbassò gli occhi distrattamente e si avvicinò al bancone, ma fu anticipata da lui che le ordinò il suo caffè macchiato più la bustina di zucchero di canna. Come al loro primo incontro.
Lei lo guardò e sorrise «Ciao»
«Ciao» ricambiò lui il saluto «Avrei pensato di incontrarti ovunque, ma non qui»
«Sono qui per un provino» rispose lei «E non ho molto tempo-»
«Oh beh per questo non c’è problema allora, perché senza di me non si comincia. Le aspiranti Detective dovranno prima recitare la loro parte con me» rispose lui con un sorriso.
Lei lo guardò sorpresa.
«Esatto, hai di fronte Richard Castle» disse indicandosi «La parte dello scrittore super affasciante è mia» fece gongolando.
Stana sorrise. Chi l’avrebbe mai detto?
«Sembra proprio che sia destino, allora» disse guardandola negli occhi.
«Allora muoviti scrittore da strapazzo perché non ho tutto il giorno» replicò lei divertita.
«Uhh» rispose lui «Calata già nei panni della Detective Beckett» alzandosi dalla sedia per seguirla velocemente visto che era già alla porta.
«Sai Stana, penso proprio che dovrò avere il tuo numero in rubrica, visto che molto probabilmente dovremo provare insieme in futuro…» le fece praticamente inseguendola
«Solo se otterrò la parte» gli rispose sorridendo.

 
E così pochi giorni dopo era diventata Katherine Beckett.
Non ci avevano messo molto a sceglierla. Forse perché avevano notato quella particolare sintonia che anche lei aveva sentito con Nathan, e che quindi era perfetta anche tra Castle e Beckett?
Può darsi… beh Rick e Kate avevano fin dall’inizio un rapporto speciale, un rapporto che forse era proprio quello che c’era ora, o meglio che c’era sempre stato, tra loro due.
Sorrise pensando a tutte quelle volte in cui i suoi amici, soprattutto Tamala, le dicevano che tra loro c’era qualcosa… e tutte le volte che lei negava Tam esclamava “Sei proprio come Beckett!”, e ultimamente aggiungeva un “Se non altro lei si è svegliata prima di te!”.
Scosse la testa pensando ora a quanto tutto questo sembrava essere vero… lei aveva sempre sentito che provava qualcosa per Nathan, ma non aveva mai capito che anche per lui era lo stesso… non voleva rischiare, non voleva bruciarsi col fuoco, esattamente come aveva fatto il suo personaggio. Ma seguendo questa idea alla fine i due avevano perso quattro anni.
Poi Kate e Rick si erano messi insieme. Le scene da girare su loro due erano sempre più intense e a volte le era capitato di non recitare la parte di Kate, ma la sua. A dire le battute, a baciare Castle/Nathan non era Beckett, ma lei, Stana.
Più volte aveva sentito di essere al limite, di non riuscire più a fingere e questo era successo ormai tre settimane e mezzo prima.
 
TRE SETTIMANE E MEZZO PRIMA…
 
Per chissà quale strano motivo o movimento astrologico dopo una fantastica cena con Andrew e la moglie Terri, Seamus e Juliana, Molly, Jon e Tamala (Eh, sì anche loro si erano dati una mossa…a quanto pare restava solo lei) e Nathan era finita per essere accompagnata a casa da lui.
Subito aveva pensato che ci fosse stato sotto lo zampino di Tam, dato che alla cena all’inizio le aveva dato un passaggio lei, ma chissà come mai tutt’un tratto aveva deciso di seguire Jon a casa sua…
Se non altro Nathan era venuto con la Ferrari e così ebbe la possibilità di sfrecciare per le strade. Concentrata sulla guida aveva però percepito lo stesso lo sguardo di Nathan su di lei e poteva scommettere che stava sorridendo. E si era accorta anche che lui l’aveva osservata per tutta la serata. Alcune volte lo aveva pure colto in flagrante…oltre che alle altre frecciatine dei ragazzi.
«Sai, assomigli più a Beckett di quanto tu creda» le disse mentre svoltava a destra.
Il suo cuore era accelerato un attimo.
Che intendeva? Che come Kate lei diceva no all’amore? Si limitò a un lieve sorriso e decise di chiedere «Perché?»
Lui esitò un attimo poi rispose divertito «Perché guidi come una pazza»
Quasi senza aspettarselo lasciò andare il fiato…«Beh non si può dire no ad una Ferrari…Castle» rispose scherzando.
Battibeccando pe tutto il tragitto giunse a casa.
Scese dall’auto rosso fuoco insieme a Nathan e gli porse le chiavi «Tutta tua» disse.
Poi un pensiero le roteò in testa «Ti va di salire?»
Lo aveva detto ad alta voce?? Le era uscito spontaneo che si chiese se il suo cervello era ancora connesso con la realtà.
Lui la guardò.
«Ti offro un caffè così magari non ti addormenti alla tua guida lenta» lo punzecchiò. Si divertiva molto a prenderlo in giro. Era una situazione che le era sempre piaciuta tra Rick e Kate e che ormai era diventata anche tra lei e Nathan.
Nathan sorrise, abbassò una attimo lo sguardo e rispose «…Io, forse è meglio che vada»
Stana per un attimo pensò di non aver capito bene, poi lo vide avvicinarsi e stamparle un bacio veloce sulla guancia «Buonanotte» le disse.
«Buonanotte» rispose… ma sentì che c’era qualcosa che non andava nella sua voce…delusione?
No. Certezza. Era ormai sicura che Nathan Fillion non ricambiava affatto i suoi sentimenti.
Si voltò ed entrò nell’edificio, dirigendosi all’ascensore. Aveva sempre preferito le scale, ma era stanca e non era certa che le sue gambe avrebbero retto.
Premette il tasto al terzo piano e osservò le porte chiudersi lentamente.
Persa tra i pensieri e continuandosi a dire che per tutto quel tempo lei aveva avuto ragione su Nathan, mentre gli altri avevano completamente sbagliato tutto. Tra lei e Nathan non sarebbe mai nato niente.
Il trillo la risvegliò.
Cercò le chiavi e mentre cercava di infilarle nella serratura quando…
«Stana…aspetta…» la chiamò una voce dietro di lei.
«Che vuoi Nathan?» chiese indifferente
«Dammi…un secondo…» disse riprendendo a respirare «Sai le ho fatte tutte correndo e non sono un ottimo sportivo» disse sorridendo indicando le scale.
Lei ne accennò uno, ma cercò di non scomporsi
«Io non intendevo…ecco, rifiutare il tuo invito…» iniziò lui
«Ma lo hai appena fatto» gli fece notare
«Ok, è vero, ma…» tentò di giustificarsi
«Ma?» incalzò lei
«Io…Noi…dovremmo parlare» disse guardandola negli occhi.
Stana abbassò lo sguardo velocemente e tentò di liquidarlo «È tardi. Buonanotte»
«Ecco vedi cosa intendevo?» replicò lui
«Cosa intendevi cosa?» disse lei senza pensarci
«Che non sei poi così diversa da Beckett! Perché continui a scappare? Non ti sei mai accorta che non riusciamo a stare da soli per un po’ anche quando tutti gli altri si impegnano a farci incontrare continuamente? Trovi sempre una scusa… e forse non lo dirai, ma sono certo che non sia veramente il fatto che è tardi il motivo per cui te ne vai sempre. Sono io il problema» affermò.
Lei rimase un attimo senza parole.
«Tu hai paura. Esattamente come Kate. E proprio come lei non lo ammetteresti mai» disse con un leggero sorriso «La mia fama di playboy mi precede… io sono quello che ha una donna diversa ogni settimana e tu non vuoi essere questo. Lo so. Ho imparato a conoscerti, Stana. E allo stesso tempo ho imparato a conoscere me stesso. A capire che questa non è la vita che voglio, perché accanto a me non ho la donna che amo. Una donna, che da quel giorno quando ci siamo conosciuti e le ho rovesciato addosso il mio caffè, non è mai uscita dai miei pensieri. E da questi è passata al cuore. Forse sentirmelo dire ti sembrerà assurdo e non ci crederai, ma mi sono innamorato…» fece una pausa cercando i suoi occhi castani con delle splendide sfumature verdi «Mi sono innamorato di una donna straordinaria, il cui sorriso fa risplendere la mia giornata…» si interruppe un attimo poi continuò «Sai che era stata mia l’idea del caffè da portare a Beckett tutte le mattine?» le confessò «Beh avevo pensato che fosse una cosa carina da aggiungere, ma era più per vedere te sorridere…e, beh magari è una cosa stupida ma-»
«È dolce…invece…» disse Stana «Credevo l’avesse scelto Andrew»
Lui incatenò lo sguardo con il suo e sorrise «No…l’idea era mia in realtà, solo che gli avevo chiesto di non dirlo»
Passarono qualche secondo occhi negli occhi.
Nathan la stava guardando come se fosse la cosa più bella del mondo ed era proprio così che con quelle sue parole lui l’aveva fatta sentire. E lei sapeva che in quel momento stava ricambiando il suo stesso sguardo, lo stesso luccichio che lui aveva in quell’istante era certa lo possedesse anche lei.
«Sei stupenda»
Lei sorrise e arrossì imbarazzata come tutte le altre volte che le faceva i complimenti, solo che in questo caso era un po’ diverso…niente scherzi, battute o altro. Solo la verità pura e semplice.
Stana vide che stava ancora per aprire bocca, ma lo anticipò «Pensi di parlare ancora per molto? Perché se non ricordo male Castle aveva agito…» disse con un po’ di malizia.
Lui sorrise e fece passare una mano sulla sua guancia, risistemando una ciocca di capelli ribelle dietro l’orecchio. Le lasciò una tenera carezza e si apprestò a colmare quella distanza che ormai stava diventando fastidiosa.
«Ti amo Stana» le sussurrò sulle labbra prima di posarci sopra le sue.
Il bacio iniziò lento e dolce, ma ben presto diventò più audace e non appena le loro lingue si intrecciarono ogni collegamento con la realtà si interruppe.
Stana fu sospinta contro la porta del suo appartamento e con corpo di Nathan aderente al suo.
Chissà perché quella scena le ricordava qualcosa…
Sentì Nathan abbandonare le sue labbra per cominciare a lasciare piccoli e caldi baci sul suo collo.
«Nate» provò a chiamarlo lei, tra un sospiro e l’altro
«Mmh» rispose lui impegnato nel suo lavoro.
«Forse è meglio entrare…» sussurrò
Lui si bloccò improvvisamente «Giusto. Non vorremo certo dare spettacolo»
Stana cercò di ricomporsi quanto poteva e aprì la porta.
Neanche fece in tempo a chiudersela alle spalle che vi si ritrovò contro. Nathan riprese a baciarla con più passione, lasciando scorrere le sue mani lungo i fianchi snelli di lei, mentre Stana si afferrava alle sue spalle e passava un mano tra i suoi capelli avvicinandolo ancora di più a sé.
Privi di ossigeno si staccarono mantenendo però il contatto tra i loro corpi.
Stana fece passare le mani sul petto possente di lui e alzò lo sguardo puntando gli occhi nei suoi e sorridendogli disse «I love you too Nate» per poi baciarlo dolcemente. In quel bacio poteva sentire anche il suo sorriso e il suo amore.
Forse gli altri avevano ragione dopotutto, pensò.
E sorridendo, mano nella mano, proprio come nella scena dell’episodio “Always” girato un anno prima, lo condusse in camera da letto.
Ma quel momento era decisamente meglio di quello tra Castle e Beckett, perché lì, ad amarsi, c’erano solo Stana e Nathan.

 
Sono proprio come Kate, pensò.
«Sei inquietante lo sai?» una voce assonnata la fece tornare alla realtà.
Lei sorrise di rimando «Almeno sai come mi sento io quando sei tu quello che mi fissa mentre dormo»
«Ma io ho un valido motivo» rispose lui sedendosi davanti a lei sul letto «Sei tremendamente sexy anche quando dormi» le spiegò prendendola per mano e portandola sulle sue ginocchia «E devo ammettere che anche con su la mia camicia non sei niente male…» fece posandole un bacio sul collo.
Lei arrossì «Ricordi come ci siamo incontrati per la prima volta?» gli chiese giocando con la sua mano.
«Mmh…» fece finta di pensarci su «In questo momento non ricordo» scherzò, ricevendo in cambio una pacca sul braccio «Ahio!»
«Smettila di fare lo scemo»
Lui le sorrise «Certo che lo ricordo… ti ho praticamente lavato con il mio caffè. E sai una cosa? Tu mi avevi detto “Se ci rincontreremo sarà destino”… beh direi che questo è proprio destino» concluse baciandola.
Poi d’un tratto si interruppe e lei lo fissò curiosa «O forse una forza aliena ha imparato a manipolare le nostre vite!» esclamò
«Gli alieni non esistono, Castle» gli ricordò divertita, prendendolo in giro e chiamandolo con il nome del suo personaggio e tornando a catturare le sue labbra.
«In tal caso per esserne certi bisogna chiamare i Men In Black» disse interrompendo il bacio.
Stana sbuffò «Ma parli sempre così tanto?» esclamò divertita
«Dovrei essere uno scrittore, no?» rispose stando al gioco.
Lei lo fissò storto.
«Ok sto zitto» promise per poi tornare a baciarla con passione.
 
 

FINE

 

  
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