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Autore: terry_love    30/12/2012    2 recensioni
Questa one shot fa riferimento alla nona stagione. Calliope descriverà i sentimenti che prova dopo tutto quello che è successo. Henry è ancora vivo. L'inizio del nuovo anno porterà con sé qualcosa di nuovo? Vi invito a leggere per scoprirlo anche se il titolo dice già qualcosa, i commenti sono accetti e vi auguro una buona lettura e delle buone feste di fine anno ;)
Genere: Fluff, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Mi hanno ispirata le frasi di questa canzone: "People help the people" la versione di Birdy
" People help the people
And if your homesick, give me your hand
and i'll hold it
People help the people
And nothing will drag you down..."
 
La guardavo dalla piccola fessura da dietro la porta visto che era socchiusa e mi mancava, più di ogni altra cosa al mondo, dannatamente mi mancava. Piangevo di nascosto, e cercavo di inglobare dentro di me tutta la forza possibile, da dimostrarle in quei pochi minuti e a volte anche in quei pochi secondi, in cui entravo in camera sua per portarle del mangiare, per dirle che andavo a lavoro o per dirle che Sofia stava bene. Non le avevo mai lasciato vedere il mio dolore per non dargliene dell'altro, arrendersi di fronte a lei sarebbe significato distruggerla. Così, cercavo sempre di resistere e di  andare avanti con la forza che riuscivo a trovare. Ma il nostro rapporto, giorno per giorno si stava sbriciolando, lentamente, sotto i miei occhi, lo vedevo, lo intuivo e riuscivo a sentirne il retrogusto amaro del dolore che mi provocava. Non parlavamo più di noi, non provavo da mesi il contatto con la sua pelle, la sensazione delle sue labbra sulle mie e sul mio corpo, le sue mani insistenti che accarezzavano il mio corpo. Tutto questo mi faceva stare male, impotente di fronte a lei, una nullità con un peso enorme sulle spalle da portare sempre dietro con me, quel peso che era la responsabilità per averle fatto perdere la gamba, quel peso che diventava sempre più impossibile da sostenere. Se avevo la forza per continuare era solo merito dell'amore che provavo per lei, quell'amore speciale limpido e indissolubile. Ma nonostante l'amore che mi faceva andare avanti, il nostro matrimonio crollava, e io stavo lì a guardare impotente. Mi sentivo come se stessi nel deserto, con quel caldo che ti soffoca e non ti fa respirare, con la bocca prosciugata e con il desiderio di bere dell'acqua, ecco, l'acqua era lei. Arizona rappresentava la mia fonte di vita, però si allontanava e io mi sentivo morire con il disperato bisogno di lei.
I giorni passavano ed erano un susseguirsi di eventi identici. Arrivavo a casa da lavoro, salutavo l'infermiera che usciva visto che c'ero io e andavo da Arizona a salutarla senza ricevere da lei uno sguardo o una parola. Andava così da molto. Per me diventava sempre più difficile affrontare la sua indifferenza nei miei confronti e sempre più difficile fermare il muro che si stava creando tra noi di cemento e mattoni.
Un giorno, tornata a casa, mi accorsi che non c'era l'infermiera e Arizona nonostante la chiamassi non rispondeva. La trovai nel bagno, all'angolo per terra, seduta in una pozza della sua urina. Era arrabbiata e aveva licenziato l'infermiera, credeva che sarebbe riuscita ad arrivare da sola fino in bagno ma non ce l'aveva fatta. Mi urlò contro di andarmene e che era colpa mia se non riusciva a fare più niente da sola, ma io nonostante le ferite che mi provocavano quelle parole, con forza, la alzai da terra e la feci entrare nella doccia con me,  mettendola con le spalle al muro e urlando, mentre piangevo, che quella, ora, era anche la mia di vita. Mi ero arresa di fronte a lei, non avevo resistito più, ero scoppiata in un pianto doloroso ed ero diventata come una lastra di vetro trasparente in cui ora poteva vedere ciò che provavo realmente. Dolore, puro dolore. Lei mi fissava mentre io mi scioglievo sotto il getto dell'acqua, in quel pianto di dolore che si era trasformato in un momento di catarsi. Avevo lasciato che mi sfogassi di fronte a lei. Non ero riuscita a resistere a quel dolore che sovrastava qualsiasi altra cosa. Da quel giorno, cambiarono molte cose. Pensavo che lasciandomi andare l'avrei distrutta e invece quel giorno lei aveva capito.
Ora, quando entravo nella sua stanza, mi guardava e avevo notato che nei suoi occhi era nata una minuscola scintilla di luce. Quel piccolo dettaglio per me era importante. Mi rivolgeva la parola, si domandava di nostra figlia, la teneva in braccio più spesso e mi faceva sedere vicino a lei per raccontarle la mia giornata. Stava sforzandosi per venirci incontro, lo capivo e lo apprezzavo molto. Dava il massimo per abituarsi alla protesi e piano piano ci stava riuscendo. La prima volta che la vidi camminare da sola con la stampella, mi emozionai. Io la aiutai sia moralmente che fisicamente perché sapevo che era davvero difficile riprendersi e lei aiutava noi. Ero fiera della mia donna e della forza con cui si stava rialzando.
31/12/2012
Tornai a casa di buon orario perché era il giorno di fine anno e avevo comprato tante cose già dal giorno prima che avrei cucinato per la cena. Avevo pensato a tutto: una tavola imbandita con le mie speciali decorazioni artistiche,  me la cavavo con queste cose! Delle candele, dei petali e infine il cibo. Avrei dato del mio meglio in cucina e rendere quella serata magica solo per noi due.
A mia sorpresa trovai la cena pronta e il tavolo aggiustato perfettamente e a lume di candela.
"Come sapeva che stessi arrivando? " pensai tra me. Rimasi a bocca aperta e lei era lì che mi fissava compiaciuta dalla mia reazione e con il suo sorriso sulla bocca. Il sorriso che non vedevo più da tempo e che mi fece strappare lacrime di gioia. Mi venne incontro e mi baciò dolcemente, poi scostandosi di pochi centimetri disse: "Calliope ti amo, non dimenticarlo mai. Anche nei momenti più tristi e cupi io ti amo e ti ho amata" due lacrime le rigarono il viso. Accarezzò con la punta dell'indice i lineamenti del mio viso,  asciugò le mie lacrime  avvicinò il suo volto al mio, chiuse gli occhi e mi baciò, stavolta quel bacio era un bacio ricco di desiderio, di ricerca, di astinenza da quella passione e da quell'amore, che entrambe, avevamo incondizionatamente evitato e negato per tutto quel tempo. Quello era il nostro attimo, l'attimo per saziare in parte, il desiderio insaziabile del nostro amore. Già, perché il nostro era un amore speciale unico e interminabile. Quello era il nostro attimo di paradiso e felicità. La trascinai sul divano senza staccare di un secondo le mie labbra dalle sue, la feci sedere e mi misi su di lei senza poggiarmi con tutto il peso del mio corpo per paura di farle del male. Le tenevo il viso fra le mie mani poi passavo le mani fra i suoi capelli lasciando che le ciocche dei suoi lunghi capelli biondi accarezzassero morbidamente gli spazi fra le mie dita. Finalmente respiravo la sua essenza, il mio ossigeno in quell'attimo di eternità. Con le mani iniziai a scivolare lungo tutto il suo corpo,  arrivai ai fianchi e iniziai ad alzarle la maglia. Però, mio malgrado, Arizona mi fermò, allontanando di pochi millimetri le sue labbra dalle mie: "Calliope mi sono impegnata molto per cucinare tutto perfettamente, per passare questo fine anno insieme a te, non sai quanto mi dispiace fermare questo momento ma avremo tutta la notte, anzi, tutta la vita per passare questi momenti insieme" le misi un dito sulle labbra per fermarla:
"amore hai ragione, non preoccuparti, voglio gustare la tua cena prima che si raffreddi, quindi, che ne dici se andiamo a mangiare?" proposi sorridendo.
"Certo Calliope" non finì di pronunciare il mio nome che mi baciò di nuovo.
 
Ci incamminammo verso la tavola e ci sedemmo, quando sentimmo suonare alla porta. Andai ad aprire, erano Teddy ed Henry. Di mangiare ce ne stava molto, Arizona si era davvero impegnata tanto, quindi li convincemmo a festeggiare il 31 dicembre con noi. Il cibo era ottimo, mangiammo e ci divertimmo tantissimo.
Erano le 00:00 il cielo di Seattle si era trasformato in uno spettacolo magnifico di luci. Eravamo usciti fuori ad ammirare i fuochi d'artificio. Arizona mi si avvicinò da dietro mettendo le mani ai miei fianchi e poggiando il mento sulla mia spalla destra: "è tutto magnifico, come te"
Mi girai e la guardai in quegli occhi che avevano ritrovato la loro luce e che avevano il riflesso dei fuochi d'artificio. "Arizona, tu sei magnifica" la baciai.
Dopo averci dato gli auguri per il nuovo anno, Teddy ed Henry se ne andarono.
Chiusi la porta e raggiunsi Arizona che aveva l'intenzione di sistemare, ma io la fermai: "abbiamo tutto domani per pulire Arizona, ora vorrei continuare quello che avevamo interrotto prima" le ricordai con il mio sorriso a 32 denti. "ohh, sai, hai ragione Calliope.." rispose con la sua voce provocante e seducente che mi eccitava molto.
Mi portò con lei nella nostra camera in cui non stavamo  insieme da tantissimo tempo. Mi fece sdraiare e iniziò a baciarmi. Era il nostro primo momento che avremmo passato insieme da dopo l'incidente. Avevamo voltato pagina. Questa nuova pagina corrispondeva alla data del 01/01/2013.
Era il nostro nuovo inizio, anche se, pensandoci bene, non c'era mai stata una fine.
 
Auguro un buon fine  anno e un buon anno nuovo  a tutti  <3
Mi farebbe davvero molto piacere poter trovare i vostri commenti. L’ho pubblicata con un giorno di anticipo perché non avrei potuto pubblicarla il 31. Spero non vi dispiaccia ;)
 

 
  
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