Anime & Manga > Full Metal Alchemist
Segui la storia  |       
Autore: CowgirlSara    16/07/2007    7 recensioni
Lo sappiamo, il colonnello Roy Mustang è l'incontrastato rubacuori del comando centrale. Ma cosa succederebbe se sulla sua strada arrivasse un degno rivale? E, soprattutto, come reagirebbe il colonnello se quest'ultimo insidiasse le grazie di un certo tenente?
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
dance for three - 3
Ecco qua il terzo capitolo delle disavventure del nostro amato colonnello! Spero che gradirete e continuerete a lasciarmi i vostri apprezzatissimi commenti! Enjoy!

Per note e ringraziamenti ci vediamo alla fine!

 

3 – La fortuna è cieca, ma la sfiga ha un’ottima mira.

Il mattino dopo Riza si presentò davanti a casa del colonnello, pronta a riprendere le solite abitudini. Roy si presentò zoppicante, col collo bloccato, ma con un’espressione trionfante. La donna lo fissò perplessa, mentre scendeva con difficoltà i pochi gradini dal portone al marciapiede e raggiungeva la macchina.
“Colonnello, ma… sta bene?” Gli domandò preoccupata il tenente.
“Assolutamente sì!” Rispose entusiasta l’uomo.
“Ma… ma sta zoppicando e il suo collo…” Gli fece notare allarmata.
“Ah, uno stupido incidente domestico.” Glissò lui con noncuranza, aveva la storia pronta. “Facevo la doccia, sono uscito e c’era la finestra aperta, ho sentito subito un colpo di freddo al collo, così sono andato a chiuderla, ma sono scivolato sbattendo il piede.” Spiegò tranquillo. “Ma questo non mi fermerà, oggi è una giornata stupenda!”
Riza ormai aveva gli occhi di fuori. Chi era quest’uomo in uniforme? Che fosse stato sostituito da un homunculus? Per istinto liberò la pistola dalla chiusura del fodero.
“Signore, si è accorto che sta per piovere?” Gli domandò per sicurezza, prima di scaricargli addosso un intero caricatore.
“Ah!” Fece Roy, alzando gli occhi al cielo grigio. “Non me ne ero accorto.” Commentò poi allegro, prima di salire in macchina. Niente sembrava scalfire il suo buon umore.
Lei lo seguì sul mezzo, mettendosi al posto di guida. Dopo essersi aggiustata la giacca, lo guardò. Roy sorrideva beato, lisciando con le dita la visiera del cappello.
“È sicuro di stare davvero bene, Colonnello?” Chiese ancora una volta.
“Ma sì!” Esclamò lui, cercandola con gli occhi. “Non posso voltarmi verso di lei, mi fa male un piede e sta per venire giù il finimondo, ma sto benissimo.”
“È proprio questo che mi preoccupa…” Mormorò Riza, mentre metteva in moto. Roy canticchiava.

Arrivarono puntuali al comando, sotto una pioggerellina fine che, in altre circostanze, avrebbe ridotto Roy ad un vegetale. Il colonnello, invece, continuava ad essere allegro.
Percorrevano il corridoio est, in direzione delle scale, quando le cose cominciarono a precipitare.
“Non mi chiede niente di ieri sera?” Buttò lì Riza, camminando a fianco del suo superiore.
Lui la guardò in tralice, a causa del torcicollo. “Non vedo perché dovrei impicciarmi della sua vita privata.” Rispose poi, con aria innocente. “Ad ogni modo, se vuole…”
“È stata una bella serata, abbiamo anche mangiato bene.” Raccontò la donna.
“Beh, Breton è un ottimo ristorante…” Commentò distratto il colonnello. Riza si fermò, costringendolo a fare lo stesso, poi lo guardò sospettosa.
“Come sa che siamo andati da Breton?” Gli chiese quindi.
“Mah, me l’avrà detto lei…” Rispose lui con un sorrisetto tirato.
“Non ricordo di averlo fatto.” Replicò il tenente e, precisa com’era, Roy poteva giurare che sapesse di non averlo fatto.
“Ne avrà parlato con qualcuno…” Tentò, evitando il suo sguardo, cosa anche facile visto il male al collo.
“Ne ho parlato solo con Anthony.” Anthony… argh, lo chiama per nome…pensò sconsolato Roy.
“Eh, l’avrò sentita parlare con lui.” Affermò l’uomo.
“Ci ascolta?” L’interrogò lei.
Sì, poteva vederlo. Un baratro oscuro in fondo al quale lo aspettavano tremolanti fuochi fatui e una Riza con pistole al posto delle mani, fucili al posto delle gambe e una bocca deforme piena di affilati denti aguzzi. E lui stava inesorabilmente scivolando verso di lei.
“Ecco…” Mustang stava per trovare l’ennesima scusa campata in aria, quando capitò qualcosa di peggiore di quella pericolosa conversazione.
Roy e Riza, parlando, erano quasi arrivati alle scale, quando lui vide qualcuno scendere. Era qualcuno che, quella mattina, sarebbe stato molto meglio evitare. Posò saldamente una mano aperta sulla schiena del tenente e la fece voltare dall’altra parte, cominciando a camminare nel modo più veloce che gli fosse consentito dal piede dolorante. Lei fu costretta a seguirlo.
“Andiamo in caffetteria!” Proclamò spingendola.
“Ma, Signore, non è necessario, scenderò io, come sempre, a prenderle il caffè…” Replicò perplessa la donna.
“Oggi ho voglia di andarci.” Dichiarò Mustang sicuro, ma lei lo guardava con espressione sospettosa.
“Proprio oggi che ha male al piede?” Chiese Riza, con tono da interrogatorio.
“Sì, sì, sento che camminare mi fa bene.” Ma, ormai, il tenente pensava che si stesse clamorosamente arrampicando sugli specchi. Se ne chiese il perché.
“Colonnello Mustang!” Lo chiamò, in quel momento, una voce femminile dalle loro spalle. Lui fece finta di non aver sentito e proseguì.
“Signore, la stanno chiamando.” Gli fece presente Riza, costringendolo a fermarsi.
“Colonnello!”
I due militari si fermarono. Incuriosita Riza. Vagamente spaventato Roy. Sì, perché chi li seguiva non era altro che Amelia Rose. Come si dice: il cadavere viene sempre a galla.
“Buongiorno, Amelia…” Salutò stentato Mustang.
“Buongiorno.” Replicò lei, dopo aver risposto al gentile cenno del tenente Hawkeye. “Sa, l’ho fermata perché mi chiedevo se poi, ieri sera, è riuscito a rintracciare il Maggiore Paul.” Aggiunse candidamente la segretaria.
Roy sentì, fisicamente, gli occhi di Riza spalancarsi e poi appuntarsi su di lui come fossero stati affilati rampini da montagna. Tentò di guardarla, ma non poteva girarsi più di tanto. Provò una risatina nervosa, ma gli uscì una specie di ghigno.
“Eh, no…” Rispose infine, rivolto ad Amelia. “Ho avuto un piccolo incidente domestico e… non mi sono potuto muovere da casa…” Spiegò poi, rigido come un palo.
“Oh, mi spiace!” Si rammaricò la segretaria. “Nulla di grave, spero.”
“No, no!” Negò lui. “Sto bene.”
“Bene.” Annuì la ragazza. “Ora devo andare, se ha bisogno di me sa dove trovarmi.” Aggiunse, prima di salutare e andarsene.
Roy, allora, si voltò verso Riza. Lei era lì che lo fissava gelida, fredda come se fosse stata una statua scolpita nel ghiaccio. Il suo sguardo era accusatorio e implacabile. Aveva, ovviamente, capito tutto.
“Non dica niente…” La supplicò lui.
“Si vergogni, Colonnello.” Scandì, però la donna, dopodiché gli diede le spalle, avviandosi decisa verso le scale. Roy rimase lì, immobile, sentendo un vento glaciale sferzare sulla sua schiena.

Lo sfortunato incontro con Amelia diede come risultato l’arrivo anticipato dell’inverno nell’ufficio di Mustang. Riza era talmente fredda che sulla sua scrivania ballavano i pinguini e, ogni volta che il colonnello le rivolgeva la parola, spuntavano iceberg tra i tavoli. Inutile dire che gli altri colleghi si sentivano piuttosto a disagio.
La donna, nel frattempo, continuava ad avere rapporti più che amichevoli con il maggiore Paul e questo non favoriva di certo le relazioni tra lei e Mustang. Il colonnello avrebbe voluto ricucire, ma sentiva di aver commesso un errore clamoroso. Ogni volta che alzava gli occhi su Riza, provava una stretta al cuore. A fargli fare un passo avanti, per uno strano caso, ci avrebbe pensato la famigerata buona vista della sfortuna.

Una mattina in cui il fiume del gelo scorreva meno impetuoso del solito, arrivò nell’ufficio di Mustang un soldato dell’ufficio amministrativo. L’uomo doveva consegnare una comunicazione al colonnello. Per un caso se lo trovò davanti e poté dargli il foglio di persona. Roy scorse le poche righe e la sua espressione si fece sempre più accigliata e perplessa.
“Che significa questo?” Domandò infine, rivolto al soldato, quello si strinse nelle spalle.
“Io dovevo solo consegnarle la comunicazione, non so cosa c’è scritto.” Rispose poi. “Con permesso.” Aggiunse, appena prima di andarsene.
“Di che si tratta?” Domandò Riza, per la prima volta in diversi giorni interessata a qualcosa che riguardava Roy.
“Sembra che ultimamente la sfortuna mi perseguiti.” Si lamentò Mustang, piombando sulla sedia e porgendo il foglio al tenente. Riza lo lesse.
“Che cos’è?” Domandò Fuery, dando voce alla curiosità di tutta la banda.
“Pare che il Colonnello abbia tralasciato alcuni dei suoi obblighi militari.” Dichiarò sarcastica la donna. Lui fece una smorfia.
“Non capisco…” Mormorò Havoc.
“Se il Colonnello non sparerà un certo numero di colpi al poligono di tiro entro la fine del mese, gli sarà tolta l’arma d’ordinanza e sarà relegato ad impegni d’ufficio fino a data da determinarsi.” Spiegò Riza, con un tono veramente irritante.
“È assolutamente incredibile!” Sbottò Roy, appoggiandosi desolato su una mano sollevata. “Se la tengano pure, l’arma, io ne ho bisogno, io sono il Flame Alchemist!” Proclamò quindi, allargando le braccia in un moto d’orgoglio.
“Temo di doverla smentire, Signore.” Intervenne Riza saccente. “Lei è un militare e deve avere un’arma, se non ce l’ha non può muoversi o andare in missione come un militare, quindi è necessario che lei abbia una pistola.”
“Ergh…” Mugugnò Mustang, poi la guardò. “Ma possono davvero farmi questo? Possono murarmi vivo in un ufficio?” Domandò preoccupato.
“Possono.” Sentenziò lei. “Loro sono l’Ufficio Amministrativo e la burocrazia non guarda in faccia nemmeno gli Alchimisti.”
“Humpf…” Sbuffò pesantemente l’uomo, scrollando il capo. “Non so neanche dove ho messo la pistola, saranno almeno tre anni che non la uso…” Aggiunse poi, sconsolato.
“È nell’ultimo cassetto a sinistra della sua scrivania.” Gli disse Riza, che si era alzata per riporre alcuni documenti nell’archivio. Roy spalancò gli occhi.
“Santo cielo, Hawkeye, ho paura che lei sappia perfino dove tengo le mutande!” Affermò quindi, alzandosi per raggiungere la propria scrivania.
“Secondo cassetto dall’alto della cassettiera grande.” Dichiarò la donna, ancora voltata verso il raccoglitore di metallo. Tutti i presenti la fissarono con gli occhi di fuori. “Qualcosa che non va?” Chiese poi, voltandosi verso l’interno dell’ufficio, gli altri scossero il capo. “Colonnello, ad ogni modo, stasera potrei fermarmi al poligono per darle una mano… se vuole.”
Lo sguardo di Roy s’illuminò improvvisamente. Questa era un’occasione d’oro! Non se la sarebbe lasciata sfuggire per nulla al mondo. Loro due soli nel poligono di tiro. Come ai vecchi tempi. In un ambiente che le era congeniale. E lui doveva approfittarne.
“Mi farebbe davvero molto piacere, Tenente.” Le disse con un sorriso. Lei annuì e si rimise al lavoro.

Il poligono di tiro era un grande stanzone dal soffitto basso, immerso nella penombra; le poche luci erano basse e sparse. I suoni rimbombavano tra le pareti grigie. C’era odore di polvere da sparo e metallo. Roy si diresse verso il grande banco, diviso in vari spazi da pannelli. In fondo alla stanza, illuminati da singole luci, c’erano i bersagli; gli lanciò una fuggevole occhiata, poi proseguì.
Riza era impegnata in una delle finestre di tiro. La osservò. Era piegata sul fucile, immobile, con gli occhi puntati sul bersaglio. L’uomo, per un attimo, si dimenticò di respirare, in attesa del colpo. Lei non sarà mai più bella di così… pensò fuggevole. Lo sparo fu più silenzioso di quanto lui si sarebbe aspettato. Roy sorrise. Non doveva nemmeno guardare la sagoma di cartone, per sapere che si trattava di un centro. La donna si sollevò e tolse le cuffie, con un sorriso soddisfatto.
“Bell’arma.” Si complimentò il colonnello.
“Una delle mie preferite.” Affermò lei prendendo il fucile. “Leggero, preciso…” Afferrò la leva per scaricare i bossoli. “…letale.” E l’azionò, facendoli cadere con un borbottante suono metallico.
“Bene.” Commentò Mustang. “Ho, ufficialmente, paura di lei.”
La donna gli lanciò un’occhiata in tralice, ma chiaramente divertita. “Se non s’impegna a fondo stasera, dovrà averne parecchia.” Lo minacciò quindi. “La sua pistola?”
“Eccola.” Roy le porse la sua automatica d’ordinanza.
Riza la prese, l’osservò, la soppesò, poi, fulminea, l’alzò puntandola alla testa del colonnello. Lui spalancò gli occhi.
“Mi arrendo.” Scherzò poi. “Faccia di me quello che vu…”
“Ma questa pistola è assolutamente inefficiente!” Sbottò però il tenente, interrompendolo e abbassando l’arma.
“Come?” Fece lui stupito, aggrottando la fronte.
Lei, ad ogni modo, non lo stava ascoltando. Gli aveva dato le spalle e stava già smontando la pistola su tavolo degli attrezzi che c’era dietro di loro.
“Come si fa ad avere una pistola conciata in questo modo!” Si lamentava nel frattempo, impegnata in operazioni che avrebbe potuto fare ad occhi chiusi. “Guardi qua, l’otturatore è completamente ostruito!”
“La smetta di farmi la predica!” Intervenne offeso il colonnello. “Glielo ho detto che non la uso da
anni, come pretende che possa essere pulita!”
Riza si voltò verso di lui con espressione severa. “È buona norma pulire bene un’arma, prima di riporla, specie, quando si pensa di non doverla usare per un po’.” Roy roteò gli occhi esasperato, mentre si appoggiava, braccia conserte, ad un pannello.
Il tenente si alzò e lo raggiunse. “Non siamo qui per perdere tempo, comunque.” Esordì sbrigativa. “Lei inizi a sparare con la mia pistola.” Continuò, tirando fuori la nove millimetri. “Io, nel frattempo, finirò di pulire la sua.”
“Bene.” Acconsentì lui, annuendo. “Dia qua.” E prese la pistola dalle mani della donna.
“Oh, aspetti un attimo!” Lo bloccò però lei. “Sia delicato.” Gli suggerì preoccupata dal modo sgraziato con cui maneggiava la pistola. “Un’arma è un oggetto sensibile…” Gli spiegò quindi, aggiustando la posizione della sua mano sull’impugnatura.
Non si era accorta che, nel farlo, si era avvicinata decisamente troppo al colonnello. La sua spalla poggiava contro il torace di lui e i capelli biondi sfioravano il viso dell’uomo. Roy pensava a tutto, fuorché alla pistola. Sorrideva sornione, riempiendosi i polmoni del suo profumo e si godeva i tocchi leggeri di Riza sulle proprie dita.
“Ha capito?” Gli domandò infine la ragazza, alzando gli occhi. Fu in quel momento che si accorse, con sgomento, di quanto erano vicini.
“Credo di sì…” Mormorò Roy a due centimetri dalle sue labbra. “Devo essere delicato come lo sarei con…” Sorriso sensuale e invitante. “…con una donna.”
Riza arrossì leggermente e si scostò. “Qualcosa del genere…” Biascicò imbarazzata. “Ora non perda altro tempo.” Aggiunse, prima di rimettersi a pulire la pistola.
Roy sorrise soddisfatto ed impugnò l’arma come sapeva perfettamente che andava impugnata, preparandosi ad assolvere i suoi compiti.

Gli spari, da qualche minuto, si susseguivano in modo regolare e questo tranquillizzò Riza, ancora un po’ scossa dall’incontro ravvicinato col colonnello. Non c’è niente di più rilassante di un colpo andato a segno… pensò la ragazza, mentre rimontava l’arma di Mustang.
Quando ebbe finito sospirò, tolse la giacca dell’uniforme e portò le braccia dietro alla nuca per stiracchiarsi e sciogliersi i capelli. Scosse il capo e si massaggiò brevemente le spalle. Non si accorse che l’uomo aveva seguito tutta la scena, mentre ricaricava la pistola.
“Cosa c’è, Colonnello?” Fece la donna, quando si accorse che gli spari non riprendevano. “Si è già stu…” Ma non poté finire la frase.
Le mani di Mustang si erano appena posate, calde, sulle sue spalle ed avevano preso a massaggiarle delicatamente il collo. Sorpresa, Riza provò a scostarsi, ma lui la trattenne con gentile forza.
“Anche lei male al collo?” Le domandò dolcemente Roy.
“No.” Rispose subito lei, un po’ rigida. “Sono… sono soltanto un po’ stanca…”
“Ah, allora mi lasci fare.” Sussurrò la voce del colonnello sui suoi capelli. “Sono un ottimo massaggiatore…”
E Riza si arrese, rilassandosi sotto le sue dita. Era davvero abile e lei, per la propria sanità mentale, preferì non pensare al numero delle donne con cui si era esercitato. Si concentrò, allora, su quelle mani calde ed esperte che le davano sollievo dalla pesantezza della giornata.
Roy, invece, era ben conscio di ciò che stava facendo. Aspettava da giorni un’occasione per fare pace con lei e sapeva che l’unica arma su cui poteva contare era quel legame quasi chimico che c’era tra loro. E, in fondo, un po’ di seduzione non aveva mai fatto male a nessuno, no? Approfondì il massaggio sulle spalle sottili di Riza, volutamente lento e sensuale. Sapeva bene qual era il modo giusto e, quando sentì un gemito soffocato di lei, sorrise compiaciuto.
Quando, però, Riza si accorse che quelle dita pretendevano più del lecito, ritrovò immediatamente la padronanza di se, sottraendosi leggera alla presa di Roy.
“Credo che possa bastare, ora.” Affermò compita. “Lei dovrebbe ricominciare a sparare, Signore.” Aggiunse, mentre si rimetteva su i capelli col fermaglio.
Mustang, un po’ deluso e anche imbarazzato, per come si era lasciato trascinare dal piacere di massaggiarla, annuì e tornò verso la finestra di tiro. Anche Riza riprese il fucile.
Appena prima di rimettersi a sparare, Roy lanciò uno sguardo stranamente malinconico al suo tenente. Odiava che ci fossero barriere tra loro, anche se era consapevole che qualche ostacolo era inevitabile. C’erano le loro uniformi ed i loro gradi a dividerli, comunque.
“Hawkeye…” La chiamò piano, lei sollevò gli occhi.
“Sì, signore?” Fece, con le mani a mezz’aria nel gesto d’infilarsi le cuffie.
“Mi ha perdonato?” Le chiese allora lui, con tono triste.
Anche lo sguardo di Riza si fece un po’ più triste. “Non lo so.” Ammise infine, dopo qualche istante di riflessione.
“Capisco.” Mormorò Roy abbassando il capo. “Voglio, però, che sappia che mi dispiace.” Le disse poi, con espressione rammaricata.
Lei lo fissò per qualche secondo, prima di mettere le cuffie e imbracciare il fucile. “Non ci credo.” Affermò poi scettica. “Ma lei recita bene.”
Il colonnello scrollò il capo, se lo doveva immaginare. Con un sorriso retorico, si rimise a sparare. In qualche modo, però, si sentiva rassicurato dal ritmo dei colpi, come se quella coordinazione fosse la prova che l’affinità tra loro esisteva ancora. Nonostante tutto.

Il giorno dopo, Roy era di umore decisamente più ottimista. Osservava compiaciuto il lavoro dell’ufficio attraverso la porta aperta. Riza era china sulle sue carte ed il sole che entrava dalla finestra creava un bel riflesso dorato sui suoi capelli. Il colonnello sorrise, rimettendosi a lavorare.
Distratto dai documenti da firmare, Mustang non si accorse che era entrato qualcuno nell’altra stanza, almeno finché Riza non si alzò sorridendo caldamente. Insospettito, Roy si mise in piedi, cercando di vedere chi c’era di là, dato che la visuale gli era impedita dalla porta.
“Mi dispiace che ieri sera non sei potuta venire.” Disse la voce di Anthony Paul, mentre il colonnello si sporgeva oltre la scrivania.
“Sono rammaricata di aver dovuto disdire.” Rispose il tenente. “Ma ho avuto un impegno all’ultimo momento e non ho potuto fare diversamente…”
“Ah…” Fece Roy sornione. Quell’impegno era lui e il suo tenente aveva dato buca a Paul per sparare insieme a lui. Eheheh!
“Voglio rimediare subito, Anthony…” Quel tono disponibile, da parte di Riza, però, abbatté subito la soddisfazione del colonnello. Ma come?!
“Beh, possiamo vederci anche stasera, se vuoi.” Accettò subito il maggiore. Seh, figurati, non aspetta altro! Pensò Roy.
“Mi piacerebbe.” Replicò lei, mentre il colonnello, ormai, aveva posato anche un ginocchio sulla scrivania, nell’intento di vederli meglio.
“Possiamo andare via insieme, ti va bene? Poi andiamo a mangiare qualcosa…” Certo che era spudorato, fissare un appuntamento con Riza sotto i suoi occhi! Sì, ma… che diritti aveva Roy sul tenente Hawkeye? Sospirò sconsolato.
“Sì, va benissimo…”
Havoc e Fuery, nel frattempo, osservavano sempre più preoccupati la posizione precaria in cui si era messo il loro capo. Lui non aveva idea che lo stessero osservando, poiché aveva una visuale limitata, mentre loro ce l’avevano praticamente davanti. Lo videro sporgersi sempre di più, mettendo le mani e un ginocchio su cartelline di scivolosi fogli.
“Adesso cade…” Mormorò Jean allarmato.
“Mi sa di sì…” Rincarò pessimista l’altro.
Non fecero in tempo a formulare il pensiero che Mustang crollò oltre la propria scrivania con un tonfo sordo ed un breve lamento soffocato, portandosi dietro un’intera pila di carte da firmare. Tutti si voltarono verso la sua stanza.
“Oh, mio Dio, Colonnello!” Esclamò subito Riza. “Scusami, Anthony, è meglio se parliamo dopo.” Aggiunse poi, rivolta al maggiore, con tono sbrigativo.
“A dopo.” La salutò lui, quindi si sporse verso Mustang. “Buona giornata, Colonnello.” Dichiarò, chiaramente sarcastico e divertito, prima di andarsene.
Roy, nel frattempo, si era risollevato da terra con velocità, spolverandosi e aggiustando la divisa, sotto lo sguardo preoccupato dei suoi sottoposti.
“Tranquilli, non mi sono fatto niente.” Proclamò subito a mani alzate. “Tornate pure al lavoro.” Li incitò quindi, con gesti sbrigativi e un’espressione che cercava di essere dignitosa.
“Colonnello, ma…” Tentò d’intervenire il tenente Hawkeye.
“Le ho detto che sto bene, torni al lavoro, via, via!” Sbottò lui, interrompendola. Rassegnata, la donna gli diede le spalle, tornando alla sua scrivania.
E, finalmente, Roy poté girarsi ed assumere un’espressione sofferente, degna dell’acutissimo dolore che provava ad un ginocchio, a un gomito ed al fianco sinistro. “Oh, Dio… diodiodiodio!” Si lamentò, piegandosi e camminando tutto storto.

Falman era stato l’ultimo a salutare, prima di andarsene. Il turno di servizio, anche per quel giorno, era terminato. Il tenente Hawkeye si fermò nel vano della porta, guardando nella stanza del colonnello.
Lui era seduto a gambe larghe sulla propria sedia, guardava assorto fuori della finestra, dove il sole stava tramontando. Sembrava malinconico. Si era slacciato il colletto dell’uniforme e allentato la camicia, i capelli erano un po’ arruffati. La luce rosata formava strane, misteriose ombre sul suo viso e schiariva stranamente i suoi occhi scuri. Era bellissimo e Riza non poté trattenere un certo tuffo al cuore, guardandolo.
“Tenente?” Fece all’improvviso Roy, senza voltarsi, facendola sussultare in modo impercettibile.
“Signore…” Rispose lei, dopo un lungo respiro. “Mi chiedevo se sarebbe un problema, per lei, tornare da solo stasera.” Affermò infine.
Era dispiaciuta di doverglielo chiedere, si sentiva quasi in colpa. Perché Riza percepiva la malinconia in lui. Avvertiva i suoi momenti di fragilità come fossero i propri e non le piaceva lasciarlo solo quando stava così.
“Vada pure.” Le disse l’uomo, con un gesto distratto. “So che ha un appuntamento.”
“Lei sta bene?” Gli domandò allora.
Roy sollevò gli occhi e incrociò lo sguardo del suo tenente. Sapeva che lei non si riferiva alla caduta di quella mattina. Era una domanda più profonda, la sua. Ma il colonnello sorrise appena.
“Sto bene.” Le disse, affidandosi ancora una volta alla sua arte di bugiardo.
“Capisco.” Annuì Riza, che ovviamente non si faceva ingannare dai suoi raggiri. “Ad ogni modo…” Continuò avvicinandosi alla scrivania. “…mi sono permessa di prenderle questa.” Posò sul tavolo un pacchetto di farmacia.
Lui lo guardò, poi osservò lei, ripagato da un dolce sorriso. “Grazie…” Mormorò un po’ confuso.
“Ma si figuri, Signore, di niente.” Rispose gentile lei. “A domani.” Lo salutò quindi, mentre Roy si alzava, per mettersi vicino alla finestra.
Prima di uscire definitivamente dalla stanza, Riza lanciò un’ultima occhiata al colonnello. Era appoggiato al muro e guardava fuori con espressione triste. La donna, decidendosi finalmente ad andare, pensò che quella serata non se la sarebbe goduta per niente.

Roy restò accanto alla finestra per un tempo che gli sembrò lunghissimo, finché non vide Riza uscire col maggiore Paul. Lui le teneva una mano sulla schiena, accompagnandola verso la macchina. Era chiaro, ormai: tra loro c’era qualcosa. Si doveva arrendere. E poi, che diritto aveva di mettersi in mezzo? L’idea, per la verità abbastanza campata in aria, che Riza provasse qualcosa per lui? Ma andiamo, cosa glielo aveva fatto pensare?
Guardava ancora verso il cortile, quando capì di non essersi immaginato proprio tutto, che un legame esisteva davvero. Riza, appena prima di salire in auto, alzò improvvisamente lo sguardo verso una finestra ben conosciuta. Aveva un’espressione preoccupata e indecisa. I loro occhi s’incontrarono, trovandosi anche a quella distanza. Roy sollevò una mano in un muto saluto, sperando di rassicurarla. Lei annuì, tentennò ancora un attimo, poi salì nella vettura.
Il colonnello sorrise amaramente, volgendosi all’interno. Fu allora che si ricordò del pacchetto lasciato dal tenente. Lo guardò incuriosito, poi lo prese e aprì.
Era un tubetto di pomata per le contusioni. Mustang sorrise. Pensava sempre a tutto, il tenente Hawkeye, senza di lei sarebbe stato un uomo perduto. Eppure, proprio a lui era sempre mancato il coraggio per fare un passo avanti, per paura di metterla in una posizione sconveniente e pericolosa. Per il timore che, se poi fosse finita o stata scoperta, questo gli avrebbe impedito di continuare a lavorare insieme. E lui non poteva pensare di avere una sintonia simile con qualcun altro.
Se le cose stavano così, allora, era meglio che lei si facesse una vita con un altro uomo, piuttosto che perderla del tutto. E il loro legame perfetto sarebbe continuato come sempre. Per sempre.
Tutti questi pensieri, ad ogni modo, gli facevano più male di uno sparo nel cuore. Chissà se c’era ancora quella bottiglia di whisky lasciata da Maes nello stipetto della libreria; ne avrebbe volentieri bevuto un bicchiere, mentre si spalmava la pomata sul ginocchio.

CONTINUA


I ringraziamenti, in ordine rigorosamente a caso!

eleanor89 – Grazie! Sono felice se ti diverti a leggere, è nata come una commedia, quindi! Beh, uno spaziettino per Ed mi ero ripromessa di trovarlo e gli altri comprimari sono troppo divertenti, mi piace metterceli! Quanto al numero dei capitoli non dico nulla, manca troppo poco alla fine!

_mame_ - Che dire… io non riesco proprio a vedere quei due separati, quindi puoi immaginarti le mie conclusioni… Anche io odio far soffrire Roy! (Seh, come no! NDTutti) Gli altri capitoli sono addirittura più malinconici, come hai già visto in questo, ma come dici tu ci sta bene.

The_Dark_Side – Grazie, sei molto gentile! Figurati, i capitoli mica scadono, io ho letto storie finite da anni!

Winry4ever – Potevo conciarlo peggio, il nostro colonnello, ammettiamolo, sono stata forse più cattiva nel 3, dato che l’ho fatto sgamare, no? Anthony l’avevo pensato totalmente stronzo, all’inizio, ma poi mi è uscito meno peggio di quel che credevo, vedrete.

kawai79 – Mamma mia, sei troppo carina! Arrossisco! E spero che il finale romantico-maliconico ti piaccia altrettanto!

Daphne91 – Grazie! In effetti volevo proprio che fosse anche un pochino comico, ma niente potrà mai scalfire il suo fascino, nevvero? ^__-

Shatzy – Ti ho lasciata per ultima perché il tuo era il commento più lungo. Intanto grazie per il complimenti, sono felice che la storia ti diverta e coinvolga. Tranquilla, Roy non si ammazzerà, ma i guai lo perseguitano a quanto pare. Spero che anche le altre apparizioni di Ed ti piacciano, perché ce ne saranno altre; sembra troppo saggio? Mah, mi è venuto così, mi sembrava abbastanza normale, in fondo non ha detto niente di che, tanto a fare l’immaturo ci pensa nei prossimi capitoli, eheheh! La tua analisi del titolo è perfetta, azzeccata. Davvero non hai capito che è il tappo? ^___- Ora ti spiego la faccenda temporale. Allora, il permesso Riza glielo chiede il giorno prima dell’appuntamento, infatti dice “…domani ho un appuntamento…”, mentre la scena con Ed nel bagno e quella con Amelia dell’agenda si svolgono il giorno dopo, quello appunto dell’appuntamento. Forse mi sono spiegata male io all’inizio della scena del bagno… Ah, Amelia voleva semplicemente far notare a Roy, che glielo impedisce con la sua fretta, che aveva fatto una cosa non tanto bella… (Ho già detto che adoro Amelia?!) Roy e Riza non sono carini, insieme, sono perfetti! Adoro scrivere le scene di loro insieme. Quanto a Anthony, ripeto, non è del tutto stronzo, anzi, hai abbastanza ragione su di lui, ma scoprirai tutto solo alla fine! Ora vi lascio, che devo finire la storia!

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Full Metal Alchemist / Vai alla pagina dell'autore: CowgirlSara