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Autore: AlexisLestrange    30/12/2012    7 recensioni
Quando un Mietitore si avvicina tanto all’Anima di qualcuno dall’essere ad un passo dallo sfiorarla, il legame che si crea rimane, come un filo incandescente, per sempre.
E così, Tessa aveva aspettato, ed osservato, la vita di Dean Winchester scorrerle davanti.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Da quando non era riuscita a Mieterlo la prima volta, Tessa aveva sempre saputo che in qualche
modo Dean Winchester era
suo –nel senso che sarebbe toccato a lei, alla fine, accompagnarlo
dall’altra parte. Lo sapeva, perché quando un Mietitore si avvicina tanto all’Anima di qualcuno
dall’essere ad un passo dallo sfiorarla, si tiene quel legame dentro, come un filo incandescente, per
sempre. E così, Tessa aveva aspettato.

 
Era stato attraverso le sue stesse mani che Dean era tornato alla vita, e seppur inconsciamente,
Tessa ricordava il contatto delle sue dita fredde sulla sua fronte bollente e poi, in un momento,
erano stati sbalzati all’indietro, al proprio vecchio posto.

 
Tessa lo aveva visto tornare, affrontare la morte del padre, combattere per difendere un fratello la
cui stessa natura lo spaventava. Si era trascinato dietro il peso del sacrificio paterno e dei segreti
che non avrebbe mai voluto portare. L’aveva visto chino sul corpo senza vita di Sam e in quel
momento sì che l’aveva sentito desiderare la Morte. In quei momenti Tessa gli si era avvicinata
talmente tanto da poter sentire ad uno ad uno tutti i suoi brividi, aspettando che lui la chiamasse,
ma lui aveva resistito. Era uno sciocco, si era detta la Mietitrice, dischiudendo le labbra quanto
bastava per sussurrare quelle parole tremanti. Se fosse venuto con lei quando ne aveva avuto la
possibilità, tutto quel dolore gli sarebbe stato risparmiato.

 
E invece, Dean, a quel dolore era dovuto passare attraverso, sopportandolo, stringendo i denti,
stringendo un patto. Vendendosi per il fratello, mentre il marchio dell’Inferno gli si imprimeva a
fuoco nell’Anima che allora parve per davvero sfuggire per sempre al controllo della Mietitrice.
Tessa aveva tenuto il conto alla rovescia insieme a lui, sottovoce, giorno dopo giorno, e quando
aveva mormorato anche l’ultimo numero, era dovuta stare a guardare impotente mentre i segugi
infernali trascinavano a morsi il suo corpo martoriato. Stupido, aveva sussurrato di nuovo la
Mietitrice, la voce appena più roca di quanto si aspettasse, non sarebbe stato meglio, arrenderti e
venire con me?

 
Per quattro mesi, aveva creduto che era così che sarebbe finita, se n’era anche quasi fatta una
ragione, ed era andata avanti. Ma lui era tornato, che l’avesse voluto o meno. Era tornato a
camminare su una Terra dove era cambiato tutto, dove persino suo fratello gli sembrava estraneo,
e si era illuso che fosse per qualche suo merito –che gli stessero dando un’altra occasione. Non si
era accorto che gli Angeli lo volevano usare come una marionetta –Tessa aveva persino cercato di
farglielo capire, quando erano riusciti finalmente a rivedersi. Avevano parlato. Lui le aveva salvato
la vita. Lei aveva tentato un’altra volta di metterlo in guardia.

 
Ma l’Apocalisse era iniziata lo stesso, ovviamente. Non era servito a nulla. La situazione si era
fatta sempre più disperata, e questa volta Tessa non era la sola ad essersene accorta. Decine,
centinaia, migliaia di Mietitori come lei si erano riuniti ad osservare come Morte era stato liberato
dalle sue catene, ma Tessa fu l’unica ad ascoltare il dialogo tra suo Padre e Dean, con un lieve
sorriso sulle labbra.

 
L’insensata ripicca tra Angeli e demoni cominciava ad acquistare tutto un nuovo significato, per
lei. La seguì con attenzione, perdendo d’imparzialità, sostenendo i combattenti, pregando che
funzionasse, finché tutto non giunse alla fine, cadendo a pezzi, e lei si ritrovava di nuovo ad
osservare la figura di Dean che, distrutto, aveva perso ogni cosa, in ginocchio davanti alla gabbia
che si era richiusa senza che lui avesse potuto fare nulla per impedire che s’inghiottisse anche
l’ultimo frammento di famiglia al quale si era così disperatamente aggrappato fino all’ultimo.

 
E di nuovo, se solo lui l’avesse chiamata! Tessa era lì accanto a lui a guardarlo tremare, sperando
di potergli alleviare quel dolore nell’unico modo che lei conosceva. Ma era arrivato l’Angelo, e lo
aveva curato in un altro modo, tralasciando le ferite interne, quelle che sanguinavano di più.

 
Dean si era rialzato un’altra volta. Si era rialzato e si era costruito la mia famiglia che voleva, o
che aveva voluto, o che Sam avrebbe voluto che lui volesse. Aveva resistito fin troppo a lungo, ma
poi i giochi erano ricominciati –Tessa imparò che i giochi ricominciano sempre. Solo che la posta
in gioco era sempre più alta, le pedine figure diverse e sconosciute, e le regole, sempre più confuse.
Ma Dean andava avanti, nonostante tutto, nonostante il suo sguardo diventasse man mano meno
acceso, nonostante il dolore lo sbiadisse sempre di più. Chi lo poteva sapere meglio di lei, che non
faceva altro che osservarlo, giorno dopo giorno, anno dopo anno? Tra una Mietitura e l’altra, lei
era sempre stata lì.



                                                                                     *


 
«Tessa?»
La Mietitrice sbatté le palpebre, riscuotendosi appena, e volse lo sguardo alla figura
materializzatasi accanto a lei.
«Castiel» sorrise appena, a mo’ di saluto.
«Sei sempre qui» fece lui, accigliandosi appena.
Non era una domanda, né un’affermazione. Suonava più come un rimprovero.
«Sto aspettando» rispose Tessa, serena.
«Ancora?» Castiel le si avvicinò di un passo. «Non riuscirai mai a Mietere Dean Winchester,
dovresti saperlo».
«Forse intendi dire che non riuscirò a Mieterlo finché ci sarai tu pronto a salvarlo tirandolo fuori
dalla fossa, giusto?» Tessa sorrise divertita. «”Mai” e “sempre” non esistono, parlando di
umani».
L’Angelo tacque. Per un attimo, furono entrambi immobili ad osservare il cacciatore che,
seduto sul bordo del letto sfatto, puliva la canna del suo fucile, senza poterli vedere, né
sentire.
«Potrebbe volerci un tempo irrazionalmente lungo» concluse Castiel.
«Non ho fretta» replicò la Mietitrice, ed un istante dopo, se n’era andata.
   
 
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