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Autore: GiadaGrangerCullen    30/12/2012    7 recensioni
La mia prima fanfiction su Hunger Games *-*
Comunque sono i pensieri di Madge precedenti alla mietitura dei 74esimi Hunger Games.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Madge Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Madge non poteva definirsi felice, ma nemmeno il contrario e questo la confondeva e la inquietava. La sua vita nel distretto 12 non la soddisfaceva: stava sempre sola e l'unica persona che poteva definire amica era Katniss, era innamorata di un ragazzo che sicuramente non avrebbe ricambiato i suoi sentimenti e in più aveva sedici anni. Apparteneva a quella fascia d'età in cui tutti si sentivano un po' tristi e malinconici, perché vivevano in un limbo: non erano più bambini spensierati e non erano adulti, in sostanza non erano nessuno. Lei era così, consapevole di non valere niente e consapevole di questa mentalità comune: cosa che la portava ad essere ancora più confusa. Non poteva ritenersi l'unica infelice, perché tutti soffrivano e nella vita bisognava essere forti e mantenere il proprio sorriso. Dopotutto c'era molta gente che stava peggio di lei, che soffriva la fame e che era costretto a fare le Tessere per la fornitura di cereali, come non aveva mancato di ricordarle Gale. C'era gente che aveva visto morire i propri cari negli Hunger Games. Questi pensieri, però, invece di consolarla la rattristavano, perché non sopportava vedere le persone tristi, perché odiava sentirsi privilegiata solo per il fatto di essere la figlia del sindaco e per di più una piccola parte di lei, quella più egoista, che mai usciva allo scoperto, le diceva che alla fine la sua sofferenza non contava nulla in confronto, che lei non contava nulla. Quella piccola parte esisteva, era dentro di lei e le imprimeva questa tortura.

Con questo spirito abbattuto, un pizzico di paura ed un sorriso di impassibilità sulle labbra si dirigeva alla cerimonia della mietitura. Ogni anno era la stessa storia: doveva indossare un bel vestito, recarsi in piazza e attendere di scoprire a chi toccava la morte quell'anno, sperando vivamente di non essere lei. Perché alla fine Hunger Games significava solo morte, non c'era speranza per uno del dodici di tornare vincitore, non in quei giochi, non contro i favoriti. Quell'anno il suo umore era particolarmente a terra, tanto che una remota ed irrazionale parte di lei voleva essere estratta, voleva entrare negli Hunger Games e morire, ma si rendeva conto da sola che quella non era una soluzione, che non era quello che realmente voleva, che doveva lasciar da parte l'incoerenza ed aggrapparsi alla speranza; se proprio fosse toccata a lei quella sorte, allora avrebbe dovuto lottare, sfruttando tutto il suo istinto di sopravvivenza, la sua intelligenza e quel minimo di forza.

Ecco, era arrivato il momento; tutti i giovani ordinatamente accalcati in piazza per ascoltare il solito discorso e scoprire la propria sorte: essere carnefici e poi vittime oppure semplici spettatori del massacro.

Appena Effie Trinket pronunciò il nome di Primrose Everdeen, Madge sospirò di sollievo: non era toccato a lei. Poi si rese conto di chi era la persona chiamata e degli eventi che erano seguiti a quell'avvenimento. Katniss si era offerta volontaria come tributo al posto della sorella più piccola. Madge la ammirava, ammirava il suo coraggio e la sua determinazione: tutte qualità che lei non possedeva. Non voleva che toccasse a loro, no. Questi giochi erano ingiusti, ma lei sapeva che Katniss era forte. Fu così che prese la decisione. Si tolse la spilla con la Ghiandaia Imitatrice e la strinse nella mano. L'avrebbe donata a Katniss, le avrebbe portato fortuna.









Salve! La mia prima storia su Hunger Games! *-* Peccato che a me non piaccia per niente D:
Vi va di lasciare un commentino? Per dirmi in cosa devo migliorare?
GGC

   
 
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