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Autore: JoyS    30/12/2012    1 recensioni
Ci vuole così poco a passare da vittima a carnefice, ma si ha sempre la completa responsabilità delle proprie azioni?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non è pazza, quella non è lei.





Il respiro, ancora affannoso, Mariah realizzò come la vita potesse realmente cambiare in pochi secondi.
                     
Si era preparata a quel momento. Aveva passato sei anni vivendo nella paura di vederlo tornare a casa. Ma adesso era pronta.
Aspettò ancora un volta il ritorno a casa dell’uomo, direttamente sul letto, come lui le aveva ordinato, indossando solo una camicia di lino bianco.
Aveva già quattordici anni, il suo corpo si stava formando, la sua pelle si stava distendendo nelle sinuose linee di una futura donna, purtroppo destinata alla schiavitù di un malato. Così lo definiva lei, un malato, arrivò a credere che soffrisse di un qualche problema mentale, perché ad una persona normale, certe cose non passerebbero neanche per l’anticamera del cervello.
Il suo sogno divenne fare la psichiatra, per curare le persone come lui, e salvare l’innocenza di tante ragazze come lei, forse banale, ma ognuno fonda i propri sogni sulle stesse esperienze, e la vita le offrì solo quelle.
Accarezzò un’ultima volta il manico d’acciaio del coltello da carne, per poi posarlo delicatamente sul comodino di fianco al letto, assicurandosi che la luce della luna non lo sfiorasse.
Sentì la maniglia abbassarsi, il cuore battere, la porta richiudersi.
Ancora una volta lui si fermò davanti al letto, nella stanza buia, la luna illuminava solo i denti della belva che regnava dentro l’uomo. –Sono pronta- Voce dolce, come al solito, questa volta, però, non lo disse a lui, ma a se stessa, si rassicurò da sola mentre l’uomo si slacciava la cinta dei jeans.
Si mise a cavalcioni sul ventre fino di lei, tastando i seni di un’adolescente senza più vergogna; si sdraiò poi sul letto, invitandola su di lui. Era il momento giusto. Rotolò sul lato destro del letto, afferrando il pugnale con disinvoltura, nell’ombra. Si sdraiò sul petto robusto dell’uomo, avvicinando le labbra all’orecchio sinistro di lui: -Buonanotte, stronzo.-. Un movimento veloce, deciso, il braccio le si mosse senza alcun controllo, e la lama affilata si infilò nell’addome di lui, dilaniandone la carne come fosse burro. Vide il suo braccio muoversi in un ultimo spasmo disperato, alla ricerca del respiro, che ormai si faceva sempre più pesante. Lo sentì farsi rigido, sotto le sue lunghe gambe dal colorito cadaverico, fino a smettere di respirare. Si alzò sulle ginocchia, ancora le mani sul coltello, la fiamma nel suo cuore si spense per un attimo, ma poco dopo divampò un incendio: una forza disumana, una volontà incontrollabile, la lama liscia affondava e riaffondava nelle viscere di lui, macchiando le lenzuola di una chiazza vermiglia che si estendeva sempre più. Per la prima volta, nella sua vita, si sentì potente, si sentì sicura, si sentì libera. Estrasse il pugnale, passando la lama sulla propria lingua, e colorandola del gusto acre del sangue, che iniziò a colarle dal mento. Esplose in una risata folle, muta, e la luna illuminò di una luce fioca il sorriso soddisfatto di una pazza.
 
In quel momento due cuori vennero vendicati, un’anima venne placata, e una coscienza, chiara e limpida come la più bella delle rose, venne macchiata eternamente da una colpa altrettanto indelebile.
 
Fu così che Mariah Helena Aaronson finì dai Downey, al mio fianco, parlando solo con me di argomenti a cui altri comuni mortali avrebbero storto il naso; ma quando si è così, si impara a fregarsene dei pareri altrui, soprattutto di quelli negativi.



Joy
   
 
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