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Autore: Nana Kudo    31/12/2012    6 recensioni
Da quella sera, ormai, le cose vanno avanti così.
Da quando ti ho lasciato andare la prima volta, senza opporre resistenza, senza impedire che tu seguissi quell’uomo, il gioco è cominciato. Il dolore ha cominciato ad alimentarsi, a crescere. Gli errori hanno cominciato a venire.
Genere: Comico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Detective Boys, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Sonoko Suzuki | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                 Same Mistakes

Dedicata a tutti coloro che mi seguono sempre e mi supportano/sopportano, 
per quanto pazze ed insensate le mie storie possano essere. 
Thank you so much to everyone! :* 

  

 

 

“Ah… di nuovo”
Sbuffo, rimettendomi apposto per l’ennesima volta il kimono stropicciato dalla spallata datami da un bambino, che giusto adesso rincorreva il suo amico ridendo.
Mi fermo un attimo, tenendo più stretta la piccola borsetta tra le mie mani.
Tutt’intorno a me ci sono luci decorative di ogni genere, forma e colore; le famiglie allegre che passano a dare un’occhiata alle bancarelle allestite apposta per questo giorno speciale; i bambini che si rincorrono e giocano, ridono e scherzano, dimenticando per qualche ora tutto il male che quest’anno li ha portato, tutta la tristezza e tutti i problemi.
Chino lentamente il capo, abbandonandomi a un sorriso amaro.
Sono tutti qui, accompagnati dalla persona a loro più cara, divertendosi con lei e permettendosi di ridere e prendersi in giro a vicenda.
Sono tutti qui, con i propri amici a trascorrere quest’ultima serata, con i propri sorrisi ad aiutare le piccole luci ad illuminare meglio l’intera città, aiutata dalle stelle e dalla luna che nel cielo risplendono, accompagnate più tardi dai fuochi d’artificio che a un certo punto della serata scoppieranno in questa distesa blu scura, quasi nera, che scorre sopra le nostre teste.
Ed io?
Sono qui, sono qui anch’io.
Ma molto probabilmente la fortuna si ostina a non schierarsi dalla mia parte al momento, divertendosi nel vedermi soffrire.
Dandomi sì, tutti i miei amici, regalandomi la loro compagnia, ma privandomi della sua.
Privandomi di quella persona a me cara, dei suoi sorrisi, dei suoi occhi, della sua voce e della sua risata.
Privandomi di quella persona che in un modo o nell’altro riesce sempre a farmi ridere, farmi dimenticare per un momento il mondo e diventandolo lui.
Privandomi anche per oggi, per quest’ultimo giorno, della sua presenza, della presenza di Shinichi.
Privandomi addirittura di quella del piccolo Conan, che è dovuto andare in America dai suoi genitori per le feste.
Gli occhi cominciano a trasmettermi un leggero bruciore, inumidendosi.
Le palpebre tutto di un colpo si appesantiscono per via di un peso particolare poggiato su di esse.
E, le mie guance rimangono quasi scottate da quella amara, calda e piena di dolore, lacrima che solitaria la scende lentamente, arrivando poco dopo al mio mento, dove cadrà a terra, infrangendosi.
Sono sola….
Fa male.
Fa male vedere sempre tutti felici, tutti con quella persona, tutti che possono scherzarci… ed io no. Sempre a fingere di essere felice quando non lo sono; sempre a fingermi felice quando in realtà il mio cuore comincia a creparsi, a rompersi con calma, facendomi sempre più male.
Perché te ne sei andato via, Shinichi?
Perché mi hai lasciata?
Perché.. Perché..
Un’altra lacrima. Un’altra crepa.
Mi lascio sfuggire una risata ironica, mentre con il dorso della mano libera dalla borsetta bianca mi asciugo le lacrime che ormai copiose mi rigano il volto; per poi tornare a camminare, dietro ai quattro bambini che continuano a commentare l’ultimo episodio di Kamen Yaiba andato in onda, con un sorriso a trentadue denti ad illuminargli il volto; dietro a Sonoko che continua a ripetere a Makoto quanto le manca, per telefono.
È sempre così.
Ogni volta che penso alui, succede sempre la stessa cosa, mi faccio sempre male da sola. Dovrei smetterla. Dovrei…
Ma per qualche strano motivo, continuo a farlo lo stesso ogni qualvolta ne ho l’occasione.
Continuo a ripetere sempre gli stessi sbagli.

 

Circles, we going in circles
Dizzy’s all it makes us
We know where it takes us we’re been before

 
Sposto lo sguardo un po’ in giro, cercando di distrarmi dai miei pensieri.
Beika illuminata da tutte queste decorazioni e piena di bancarelle e persone, in fondo, è splendida.
I miei occhi continuano a muoversi e a ispezionare ogni centimetro di questo posto, rimanendone sempre più ammaliati.
Posso notare bancarelle varie intorno a me. Chi vende giocattoli per bambini; chi vende soba cucinata in più modi, come da tradizione; e chi ha allestito dei piccoli posticini dove divertirsi, come quello alla mia destra, pieno di bambini che cercano di afferrare almeno un pesce da quel grande acquario con i loro retini.
Ricordo quando anch’io una volta, venivo qua con Shinichi a passare l’ultimo dell’anno. Ci divertivamo, scherzavamo, io lo schernivo per la sua fissa per i gialli e per Sherlock Holmes, e lui mi faceva sorridere anche solo grazie alle sue smorfie, che gli contraevano il viso in un modo che lo facevano apparire davvero buffo.
Era… era divertente. E adesso, se devo esser sincera, quei giorni con lui, i suoi discorsi sulle avventure di Holmes e Watson, o anche solo le sue smorfie, mi mancano. Mi mancano da morire.
Sospiro, per poi voltare il capo in direzione di una piccola bambina fasciata in un semplice kimono arancio che mi ricorda molto me alla sua età.
La sua immagine, i suoi capelli lunghi e l’espressione felice che lancia al suo piccolo amico, non possono che rubarmi un sorriso. Sorriso che poco dopo scompare, nel vedere un oggetto particolare ruotare tra le sue mani, formando cerchi color oro che continuano a susseguirsi, rincorrersi, senza mai però poter raggiungere il precedente.
Lei ride, divertita da quella visione che forse ai suoi occhi pare magica. Io invece, in quei piccoli cerchi dorati, ci vedo altro. Non ci vedo nulla di divertente e serio, ma soltanto noi, Shinichi. Soltanto la nostra storia.
Ogni piccolo tratto che quel gioco di carta crea nel cielo, mi ricorda soltanto quanto tu ed io gli assomigliamo tanto. Come anche per noi, ormai, riuscire a prenderci è diventato sempre più impossibile.
Restare insieme per poco più di qualche ora, sta divenendo sempre più un sogno, un bellissimo sogno, in cui vorrei tanto precipitare senza più svegliarmi.
Dopo quella sera al Tropical Land, ogni volta che siamo insieme, accadono sempre le stesse cose. Ti presenti senza preavviso, io perdo più battiti solo guardando i tuoi occhi, tu cerchi in qualche modo di restare con me, di farmi capire quanto ci tieni alla sottoscritta, com’è successo quella volta dopo la recita a scuola, e com’è successo a Londra.
Ma poi, il finale è sempre lo stesso: te ne vai, te ne vai senza nemmeno salutarmi, senza preavviso, mi abbandoni; ferendomi, dandomi la sensazione di essere sola in balia delle vertigini sulla punta di una torre altissima, o la sensazione di cadere tutto d’un colpo da una nuvola, precipitando sempre nello stesso punto, dove poi, so benissimo, che il gioco ricomincerà ancora, il cerchio ricomincerà ancora.

 

Closer, maybe looking closer
There’s more to discover
Find that what went wrong, without blaming each other

 A volte, ho come la sensazione che forse la soluzione a tutto questo è proprio davanti ai miei occhi, vicina a me, in ogni momento della giornata. Che aspetta solo di essere scoperta, di essere capita, facendoci capire cos’è che è andato storto, cos’è che avremmo dovuto fare e cosa non, senza il bisogno d’incolparci l’un l’altra. Senza il bisogno di serbare rancore nei confronti dell’altro, senza il bisogno di dover soffrire ulteriormente.
E forse è proprio per via di questa sensazione, di questo presentimento, che ho più volte dubitato di Conan. Per via della vostra somiglianza, per via dei vostri stessi gusti e delle vostre stesse manie, ho creduto che foste la stessa persona, ma ogni volta mi rendevo poi conto che avevo torto.
Che lui è un bambino, il piccolo Conan; e tu sei Shinichi, il ragazzo che conosco da una vita, il mio migliore amico.
Motivo per cui ancora spero di trovare quell’errore, quel piccolo ed innocente errore che da quasi due anni, ormai, ci divide.
Che mi evita di vederti e di averti accanto in ogni istante delle mie giornate.
 

Think that we got more time
One more falling behind
Gotta make up my mind

 

Pensavo che col tempo saresti tornato. Che di tempo ne avevamo, e che sarei riuscita a sopportare il dolore che la tua lontananza mi provocava… ma mi sbagliavo.
Il tempo ormai inizia ad esaurirsi, ed io inizio a non riuscire più a tollerare tutta questa situazione, né tanto meno le emozioni che essa mi provoca.
Il tempo comincia ormai ad essere la mia stessa tortura, e per quanto io cerca di non soccombere di fronte ad essa, il pensiero che forse tu, Shinichi, da me non ci tornerai mai, comincia ad essere sempre più insistente, comincia davvero a divorarmi dall’interno, facendomi soffrire ancora di più, facendomi pian piano cambiare idea. Facendomi pensare che forse non vuoi nemmeno più alimentare il mio cuore, la mia mente e la mia esistenza di queste tue continue bugie, di questi nostri continui errori.

 

Or else we’ll play, play, play all the same old games
And we wait, wait, wait for the end to change
And we take, take, take it for granted
That will be the same,
But we’re making all the same mistakes

 

Ed ecco, che ancora, azioni o meno, pensieri o no, ci ritroviamo vittime sempre dello stesso gioco. Ci ritroviamo sempre risucchiati dallo stesso vortice.
Da quella sera, ormai, le cose vanno avanti così.
Da quando ti ho lasciato andare la prima volta, senza opporre resistenza, senza impedire che tu seguissi quell’uomo, il gioco è cominciato. Il dolore ha cominciato ad alimentarsi, a crescere. Gli errori hanno cominciato a venire.
Da quella sera, ormai, le cose vanno avanti così.
Torni, come promesso. Rimani, come promesso. Te ne vai, mi abbandoni, mi lasci nuovamente nel vuoto… come previsto. Ed io però, per quanto cerchi di tenerti accanto, di impedire il tutto, lascio che questo accada lo stesso, lascio che la ruota torni a girare daccapo, lascio che il gioco ricominci da dove era iniziato.
E noi, o forse solo io, continuiamo ad aspettare. Ad aspettarti. Continuando a credere, a fidarmi delle tue parole. Aspettandoti. Aspettando che il finale di questo vecchio e incessante gioco sia diverso, per una volta.
Ma nonostante tutto, sappiamo per certo che non sarà così. Che il finale sarà sempre lo stesso. Che le mosse delle pedine sul tavolo da gioco, le nostre mosse, saranno sempre le stesse. Lo sappiamo.
Ed è proprio questo il primo sbaglio.
Ed è proprio per questo, che continuiamo a fare sempre gli stessi errori.

 

Wake up, we both need to wake up
Maybe if we face up to this
We can make it through this
 

Per l’ennesima volta, chiudo gli occhi, asciugandomi un’ultima lacrima.
Poco dopo li riapro, ritrovandomi in netta distanza dagli altri. Ma allo stesso tempo accecata dalle luci che secondo dopo secondo aumentano.
Sorrido amaramente, per l’ennesima volta.
Come vorrei che aprendo gli occhi, la visione che mi si para dinanzi non fossero luci ma altro. Non fossero ostacoli ma soluzioni.
Forse se non li vedo e perché i miei occhi, in un certo senso, sono ancora chiusi. O forse perché non me ne rendo conto che quel piccolo particolare, che neutralizzerebbe per sempre il mio dolore, è proprio accanto a me.
Non lo so con certezza. Non lo so.
Ma so solo che devo svegliarmi da questo incubo, devo uscire da questo vortice, e cercare la fonte di tutto ciò, capire cos’è stata a provocarla. Riuscendo finalmente a superarlo.

 
Closer, maybe we’ll be closer
Stronger than we were before
It made this something more, yeah

 
Più vicini. Forse così, riusciremo finalmente a stare insieme, vicini, per sempre.
Forse non mi lascerai mai più. Forse resterai con me, riusciremo ad avere un’unione più forte di prima, diventando migliori… se riusciremo a superare le difficoltà, se riusciremo a rimediare ai nostri sbagli. Forse, già…
“Ran-neesan!” mi richiama improvvisamente una voce infantile, femminile, dal basso.
Chino leggermente il capo, quel tanto che mi basta per poter guardare il mio interlocutore negli occhi.
Sorrido, alla vista della piccola Ayumi da abito e accessori rosa confetto, che la rendono veramente dolce e tenera.
“Sì, Ayumi-chan?”
“Noi cominciamo ad andare avanti con Sonoko, poi tu ci raggiungi con calma, ok?” sorride, nel pronunciare quelle parole, con quel suo solito tono innocente e infantile, indicandomi allo stesso tempo Sonoko e gli altri membri dei Detective Boys con un dito.
“D’accordo” annuisco, rimanendo però un po’ confusa. Perché dovrei raggiungerli con calma? Lancio uno sguardo a Sonoko, che con le labbra incurvate in un sorriso mi fa segno di vittoria con le dita.
“Buona fortuna” urla, gettandomi nel baratro ancora di più. Non riesco a capire a che si riferiscono tutti quanti.
Li vedo allontanare lentamente, tutti con dei sorrisi stampati in volto. Tutti, tranne la piccola Ai che imbronciata continua a ripetere ad Ayumi di smetterla di ridere.
In un certo senso, però, la scena potrebbe sembrare comica.
Mi lascio andare ad una lieve risata, portandomi una mano davanti alle labbra.
Poi mi blocco.
Improvvisamente sento qualcosa di caldo e morbido appoggiarsi sulla mia spalla, infondendole un calore che da tanto desiderava. Che da tanto le mancava.
Sussulto, al tocco, spaventata; per poi voltare lentamente il capo, e, allo stesso tempo anche il resto del corpo.
Rimango spiazzata alla vista che mi si para dinanzi. Al sorriso distante poco più di qualche centimetro dal mio viso. Agli occhi profondi e blu che mi osservano teneramente; agli occhi profondi e blu che mi sono davvero mancati in questi ultimi mesi.
“Ciao, Ran”
 

Don’t look back
But if we don’t look back
We’re only running, babe
Out of me, cause ain’t this
Same mistakes again

 
“Shinichi..” sussurro appena, incapace di dire altro.
Alzo lentamente gli occhi dal suo sorriso, dalle sue labbra, fino ad arrivare ai suoi occhi.
Mi ci perdo dentro, come molto probabilmente il mio cuore, che all’improvviso smette di battere, bloccandomi il corpo, negandomi il respiro.
Succede sempre così. Ogni volta che stiamo per sbagliare, che ci ritroviamo al culmine del gioco, io mi sento sempre mancare. Sempre.
Scorgo una luce particolare nei suoi occhi, incantandomene. La stessa luce che ogni volta vedo. La stessa.
Chiudo gli occhi.
No, non voglio più guardarmi indietro. Non voglio più pensare agli sbagli di una volta.
Forse potrebbe sembrare che io stia cercando di scappare dal mio passato, dal nostro passato, o forse no. Non lo so con certezza.
So solo che non voglio più pensare a ciò che è accaduto. Non voglio più basarmi sul nostro passato, ma solo sul presente, su quello che verrà.  Anche se tutto questo vorrebbe significare che in realtà, alla fine, sto facendo di nuovo gli stessi sbagli di una volta.
 

So we’ll play, play, play all the same old games
And we wait, wait, wait for the end to change
And we take, take, take it for granted
That will be the same,
But we’re making all the same mistakes
 
Yeah, yeah, yeah that’s what crazy is
When it’s broken, you say there’s nothing to fix
And you pray, pray, pray that everything will be okay
While you’re making all the same mistakes

 
Avvicino lentamente il viso al tuo, socchiudendo le labbra, alzandomi leggermente sulle punte.
Non opponi resistenza, anzi, posso sentire il tuo respiro venirmi in contro; le tue mani poggiarsi delicatamente alla mia vita.
Ti stai avvicinando anche tu a me.
All’improvviso, sento il calore delle tue labbra quasi del tutto poggiate sulle mie. Sorrido. Mentre lentamente ci avviniamo ancora di più, fino a farle aderire l’une contro le altre.
Ormai, il freddo della stagione, non lo sento più. Il tuo calore riesce a neutralizzarlo, riesce ad allontanarlo da me, da noi. Il respiro si fa sempre meno frequente, ma non ci interessa, anzi, lo ignoriamo del tutto.  Lasciandoci al sapore delle nostre labbra, come avremmo, come avrei, sempre voluto.
Dimenticandoci per un momento di tutto il resto, spegnendo nelle nostre menti tutte quelle luci che ci circondano, rimanendo solo noi.
Alla fine, però, dopo nemmeno una manciata di secondi, sei proprio tu, Shinichi, a staccarti da me, donando alla mia bocca solo il senso di gelo che il vento le provoca passando su di essa; a donare ai miei polmoni tutto l’ossigeno che in questi pochi istanti ha perso.
Ti guardo spaesata, aprendo gli occhi, mentre tu chini solo il capo, incupendoti di colpo.
“Ran, io…” sussurri, con un leggero tono di voce, ma mantenendo lo stesso le mani sui miei fianchi, per quanto tremanti possano essere. “Io..”
“T-Ti amo” sussurro, con tono deciso, senza neanche pensarci su.
Strabuzzi gli occhi, puntandoli allo stesso tempo nei miei.
Sento le mie guance, il mio intero viso, surriscaldarsi; così come sicuramente il tuo che, nonostante il buio, è notevolmente rosso.
“Cosa?” domandi con voce tremante, sta volta, nascondendo però un sorriso dietro un’espressione spaesata. Lo posso capire da come cerchi di non curvare le labbra.
“A-A Londra n-non ti ho risposto..” ti spiego, spostando lo sguardo in un punto indefinito, troppo imbarazzata per guardarti negli occhi e dire queste parole allo stesso tempo. “E ho sbagliato. Non ti ho risposto, e ho sbagliato come sempre. Ma ora che ho finalmente l’occasione di rimediare, voglio dimostrarti che nemmeno per me l’amore è zero, voglio che tu sappia che anch’io… che anch’io…” deglutisco. Com’è che prima invece sono riuscita a dirle così facilmente e naturalmente quelle due semplici parole?
Mi maledico mentalmente, prima di prendere fiato e schiudere lentamente, di nuovo, le labbra.
Faccio per dire qualcosa, ma le tue dita poggiate delicatamente al mio mento, mi obbligano ad alzare lo sguardo da terra e sostenere il tuo.
“Ran, non è questo il problema, è che c’è una cosa che devi sapere prima di-”
“Rimani?” ti precedo, senza voler sentire altro.
Ti limiti a guardarmi per qualche altro secondo, per poi sospirare lanciarmi un’espressione davvero dolce, annuendo.
“Sì rimango”
“Per quanto?” chiedo ancora, con gli occhi che cominciano a luccicarmi per la felicità, con una lacrima che comincia a scorrermi sulla guancia; ma sta volta, niente rancore, niente dolore, dentro di essa, solo gioia.
“Per sempre” rispondi, asciugandomi quella piccola goccia che i miei occhi si sono fatti sfuggire.
Per sempre…
Queste due semplici parole, continuano a rimbombarmi in testa come fossero echi, estraniando il mio cervello da qualsiasi altro tipo di pensiero.
Chiudo gli occhi.
“M-Mi basta sapere questo” sussurro. “Quello che stavi per dirmi prima, puoi dirmelo domani, Shinichi, domani. Ora voglio solo che..” deglutisco. “..tu resti qui con me”
Calore. Sto avvampando, lo so. L’imbarazzo, per quanto non si stia presentando nelle mie parole, si sta espandendo sul mio viso, surriscaldandolo.
La tua mano torna ai miei fianchi, cingendoli.
Apro gli occhi per qualche secondo, giusto il tempo per scorgere un tuo sorrido; e li richiudo poco dopo, nel vederti avvicinare sempre di più a me.
Niente più parole, niente più scuse.
Solo le nostre labbra e le nostre bocche che giocano con quelle dell’altro, solo il rumore che i fuochi d’artificio creano, scoppiando nel cielo.
Forse stiamo sbagliando di nuovo. Forse avrei dovuto ascoltare ciò che volevi dirmi. Forse non avrei dovuto cedere così facilmente.
Ma per questa sera va bene così. Se anche stessimo sbagliando di nuovo, se anche la tua fosse una bugia, se anche domani non dovessi più averti accanto, so comunque che almeno qualcosa l’ho capita: che nonostante tutto, se non fosse per loro, se non fosse per i nostri continui errori, non saremmo mai arrivati fin qui.
Forse avremmo raggiunto questo momento più facilmente, prima. O forse non l’avremmo nemmeno mai sognato. Ed è per questo, che in fondo, sono grata a questi nostri sbagli.
Mi lascio trasportare di più dal nostro bacio, cominciando a giocare con i tuoi capelli, mentre tu mi tieni sempre più stretta a te, come se non volessi più perdermi.
Sorrido, sotto le tue labbra.
In fondo, sono contenta che da quella sera, in un modo o nell’altro, continuiamo lo stesso a fare sempre gli stessi errori.
 
 

Fine
 



Omake:

 
Ci stacchiamo lentamente l’uno dall’altra, dopo minuti che a me sono sembrati semplici e pochi secondi.
Regaliamo qualche boccata d’ossigeno ai nostri polmoni, trattenuti per troppo tempo, per poi scambiarci un’occhiata complice, sorridendo.
Sembriamo chiusi in una bolla ormai, estraniati dal resto del mondo, mentre tu continui ad accarezzarmi il viso, nonostante il rossore sulle tue gote.
Ma poi, questa nostra barriera, come da copione, viene spezzata grazie a qualcuno.
“UH! Sposini! Noi vi abbiamo lasciati soli per cinque minuti e guarda te che avete fatto!” l’urlo di Sonoko arriva dritto alle nostre orecchie facendoci arrossire e staccare di colpo. E, notando gli sguardi di tutti su noi due, deduco l’urlo non sia arrivato solo alle nostre di orecchie. “Ma bravi!” continua, battendo addirittura le mani.
Ciò che mi si para dinanzi agli occhi nei momenti seguenti sono le figure di Shinichi che muove il capo sbuffando sonoramente, imbarazzato; Sonoko che continua ad urlare, battere le mani e fischiare, contagiando anche i piccoli Detective Boys con sé; ed infine tutti i passanti che guardando la scena sorridono, probabilmente capendo il motivo della felicità della mia migliore amica.
Sorrido debolmente a Shinichi, cercando di calmarlo, inutilmente; per poi limitarmi a sospirare rassegnata.
Però, che bel modo di cominciare l’anno!
Scorgo una giornalista avvicinarsi ad un gruppetto più avanti, chiedendogli che si aspettano e che vorrebbero per quest’anno; immaginando se la domanda l’avesse fatta a me.
Propositi per l’anno nuovo? Riuscire a far smettere quella ragazza di urlare ai quattro venti e battere le mani imbarazzandoci.
 

Nana's Corner:
Hi! :D
Sì, dopo tempi immemori.. eccomi! :D
In anzitutto, la canzone utilizzata per questa song è Same Mistakes dei One Direction. Lo trovata adatta alla situazione, ma poi boh, non so voi. Comunque vi consiglierei di sentirla, se non l'avete mai fatto u.u
Poi, ovviamente, spero che i personaggi non sono OOC, e che il finale (non l'omake) non sia sdolcinato. Perché... boh ma a me sembra sdolcinato ^^"
Beh, che dire, grazie per  aver letto e mi scuso con tutti i lettori di "Akai Ito" per il mio ritardo a pubblicare ma.. non mi viene più la narrazione in terza persona .-.
Che vergogna -.-"
Va beh, see you soon and...

Happy new Year!  

 
   
 
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