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Autore: Aurora Heikkinen    31/12/2012    1 recensioni
Gli Hunger Games di Annie Cresta, raccontati dal suo punto di vista. Una ragazza la cui vita sarà per sempre segnata da quegli occhi blu, che l'hanno fissata prima di morire, in un silenzio così fastidioso e rumoroso. Una One-Shot accompagnata dalle note della splendida canzone di P!nk, 'Sober'.
[Partecipante all'iniziativa 'All I Want For Christmas Is...']
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Gli altri Tributi crollano, uno dopo l'altro. Non hanno nemmeno il tempo di gridare, perché l'acqua sopprime ogni loro respiro. Nei loro occhi c'è il panico, la vera paura. La morte.
Genere: Angst, Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sober.





'Sober' by P!nk (http://www.youtube.com/watch?v=nJ3ZM8FDBlg)

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Sono cinque giorni, ormai, che mi trovo nell'Arena.
Cinque interminabili giorni di torture, di morti, di sangue e di violenza.
Il mio compagno di Distretto, Tobias, è stato decapitato nel bagno di sangue iniziale.
L'ho visto, mentre il Tributo del Distretto 2 gli ha tagliato la testa.
Il suo sguardo morente si è incrociato con il mio sguardo impietrito.
E, dopo qualche secondo, la luce nei suoi occhi blu si è spenta.
È stato orribile.
Sono cinque giorni, ormai, che mi nascondo.
Non sarei mai in grado di uccidere. Non ne avrei la forza e i mezzi.
Mi limito ad arrampicarmi sugli alberi e nascondermi, pescando qualche pesce di tanto in tanto. Ma non è il gioco che piace a Capitol City, questo.
Vogliono vedere morte, sangue e distruzione.
Loro non vogliono che uno di noi sopravviva davvero. A loro importa solamente divertirsi.
Ricaccio indietro una ciocca ribelle di capelli scuri. Non sono mai stata particolarmente robusta, però ora sono davvero magra: sugli zigomi si notano due profonde rientranze, che lasciano intravedere le ossa sporgenti. Gli occhi verdi sono fuori dalle orbite.
Forse non è solo colpa del cibo. Forse sto impazzendo.
Ridacchio, senza motivo. Non c'è da ridere, in quel momento. Proprio per niente. Ma il mio mentore mi ha detto così, per cui obbedisco.
Continuo a ridacchiare, per poi bloccarmi di colpo quando, nella mia testa, sento un ritmo, come di una canzone, martellante. Fisso lo sguardo nel nulla, spalancando gli occhi. È come se stessi rivivendo la morte del mio compagno. Rivedo la sua testa mozzata, abbandonata a terra, calpestata, sporca.


I don't wanna be the girl who laughs the loudest
Or the girl who never wants to be alone


Mi accascio su un ramo, poggiando il viso sul legno, e tappandomi le orecchie con le mani. Non voglio sentire di nuovo quella sua muta richiesta di aiuto. Quel suo muto addio. Quella luce che ha abbandonato i suoi occhi, di colpo. Voglio tornare nel mio Distretto, e morire in pace.
Ma agli abitanti di Capitol City non stanno piacendo i nostri Hunger Games.
C'è poca azione, poco sangue. Così, all'improvviso, si sente un terremoto, causato dagli Strateghi. La diga, che si trova poco lontano da dove sono io, si rompe.
Non è un'Arena molto grande, per cui si allaga in fretta. Nel giro di qualche minuto, l'acqua arriva all'altezza del ramo dove sono rifugiata. C'è un sole accecante, che si riflette nell'acqua. Devo socchiudere gli occhi, sotto i quali fanno capolino un paio di occhiaie scurissime, per vederci qualcosa.

Ah, the sun is blinding
I stayed up again


Fortunatamente provengo dal Distretto 4, e non ho problemi a nuotare.
Prendo un profondo respiro, e poi mi tuffo nell'acqua, che ormai mi arriva alle ginocchia. È fredda e salata, ma l'unica mia speranza di vita è nuotare. Mi immergo, spalancando gli occhi dalle iridi verdi, come due fanali. Intravedo qualche Tributo grande, grosso e pesante, che affoga miseramente, accasciandosi sul fondo. Altri si schiantano sugli alberi e sulle rocce, trascinati impotenti dalla corrente.
Forse ho davvero qualche speranza. Ma in fondo, sia che io sopravviva, sia che muoia, Capitol City otterrebbe comunque quello che vuole: lo spettacolo. Se muoio, non potrò godermi la vita che ho davanti ai miei sedici anni. Se sopravvivo, gli orrori dell'Arena saranno vividi nei miei ricordi, per sempre, e Capitol City avrà imposto la sua dittatura di supremazia e del terrore anche su di me. Non c'è via di scampo.

Oh, I am finding
That's not the way I want my story to end


Mi manca l'aria, per cui riaffioro in superficie.
Altri Tributi, disperati, si arrampicano sugli alberi più alti, salendo sempre più in alto, per poi crollare miseramente, inghiottiti dal blu dell'acqua, affogando. A quanto pare, sono io l'unica a saper nuotare decentemente. Cavalco le onde più basse, immergendomi quando, invece, ne vedo arrivare una alta. Sono in alto, salva, niente mi può abbattere.
Eppure perché mi sento così in trappola? Perché ho la sensazione che abbia perso comunque, già da quando fui estratta alla Mietitura?

I'm safe
Up high
Nothing can touch me
But why do I feel this party's over?


Odio quel maledetto silenzio. Odio vedere i Tributi morire, muti. Pedalando con le gambe per restare a galla, mi porto le mani sulle orecchie, tappandole. Quel silenzio grida ad alta voce la realtà. La realtà che Capitol City sta avendo la meglio, che siamo tutti pedine dei loro giochi.

I don't wanna be the girl who has to fill the silence
The quiet scares me 'cause it screams the truth


L'acqua non accenna a diminuire. Riempie l'Arena, senza andare oltre i confini che gli Strateghi hanno imposto. Come in una scatola, chiusa. La stessa scatola in cui mi trovo anche io. Il sole è tramontato, ed è arrivata la sera. Nella semioscurità riesco a vedere solamente un paio di Tributi. Agonizzanti, boccheggiano, agitando le mani. Uno riesce ad aggrapparsi ad un masso, stringendosi con tutte le sue forze. L'altro, invece, affoga.
Continuo a stare a galla, io. Ma non ho più forze. Sono esausta, voglio solamente che tutto questo finisca. Mi aggrappo ad una sporgenza rocciosa, ansimando.
Non posso lasciarmi andare proprio ora. Se mollo la presa sarò l'unica da incolpare. Sono sola nell'Arena, e se perdo la colpa sarà soltanto mia. O, perlomeno, lo sarà agli occhi di Capitol City.

Ah, the night is calling
And it whispers to me softly: « Come and play »
Ah, I am falling
And If I let myself go I'm the only one to blame

Il fatto strano, è che non sto provando nessuna emozione. Non sono impaurita, e nemmeno proccupata. Non sono triste. Non sono arrabbiata. Voglio solamente andarmene. Non una lacrima riga le mie guance scarne. Niente di niente.
Ma allora perché mi sento così consapevole, consapevole di questa mia inespressività? Perché non mi sento vuota come dovrei essere?

No pain inside
You're like perfection
How do I feel this good sober?


Poco dopo, un hovercraft mi preleva, calando una scaletta. Con un ultimo sforzo mi aggrappo, lasciandomi trascinare su, viva, ma morta dentro. Non proferisco parola, nemmeno quando mi chiedono com'è stato vincere così facilmente. Mi limito a fissare un punto della parete dell'hovercraft. Quando capiscono che non abbia la minima intenzione di parlare, mi lasciano in pace. E, ancora, quel silenzio grida, dentro di me. Le mani scattano sulle orecchie, e mi rannicchio su me stessa, portando le ginocchia al petto e mettendo la testa tra le gambe, per non vedere quegli occhi blu a cui è stata spezzata la vita, ancora vividissimi nei miei ricordi.

When it's good, then it's good, it's so good 'till it goes bad
'Till you're trying to find the you that you once had
Broken down in agony just trying find a friend

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Note di Aurora.

Ciao a tutti.
Questa è la mia seconda One-Shot nel fandom di 'Hunger Games', ed ho amato particolarmente scriverla. Annie è un personaggio che mi ha sempre intrigato molto, con una personalità instabile ma affascinante. Spero di averla resa bene.
Come da prompt di partenza, la storia è incentrata sui pensieri di Annie, accompagnata dalla canzone di P!nk, 'Sober'. È scritta per Lily, a cui appartiene il prompt. Spero di averti soddisfatta, e spero che piaccia anche a voi. *sorride*
Buon anno nuovo, allora.

Un bacio,
Aurora.

  
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