Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: LuciaDeetz    31/12/2012    3 recensioni
E se Loki avesse vinto la guerra sulla terra? Sei gemme, un piccolo foglietto e un piccolo errore umano faranno di Midgard l'ennesimo campo di battaglia di forze soprannaturali.
*Pubblicazione attualmente sospesa*
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota al lettore: ti stai per avventurare su un troncone di binario che termina su uno strapiombo, perché questa storia è incompleta e non vedrà mai la fine dei lavori. La capah cantiere (sarei io) ne è però troppo affezionata per avere il cuore di cancellarla dal sito, pur conscia di tutti i suoi difetti strutturali e di contenuto.


They slowly break us down from the inside
And force a way of life we don't recognize
And free will has died
Black Parade ~ Globus

Io odio i maya e il Grande Puffo.|
Lydia sbuffò, dopo aver letto per la centesima volta l'unica frase che si stagliava prepotente contro lo sfondo dell'editor di testo. La lineetta intermittente non si muoveva da almeno dieci minuti, ad indicare che stavolta aveva così tanti crucci per la testa che i pensieri parevano intraducibili in frasi di senso compiuto.
Non era abituata a rimanere a corto di parole e ciò, insieme a una carenza cronica di sonno e una cena a base di aria, nervosismo e maledizioni al vento, la irritava. Tradurre il punto di vista altrui in una nuova lingua le riusciva facile, se non automatico, dopo alcuni anni di esperienza nel settore; tradurre il proprio pensiero in quel momento le sembrava invece un'impresa destinata a finire con quelle otto parole nell'intero foglio e la mascella dolorante per il troppo digrignare dei denti.
Rimase a contemplare il monitor ancora per qualche tempo in attesa di un'illuminazione divina, gli occhi febbrili che vagavano in punti imprecisati del foglio, le mani intorno al viso e i gomiti ben piantati sul tavolo. Poi, dopo una pausa che parve interminabile, ritrovato finalmente un barlume di razionalità quando oramai stava per darsi per vinto e spegnere tutto, riprese a battere i tasti le cui lettere erano ormai scolorite dall'uso.
Sono incazzata nera e non ho parole per descrivere ciò che provo.|
Un rapido sguardo all'orario nella parte bassa dello schermo le segnalava in quel momento le 5:52 del mattino. Premette invio e andò a capo, continuando a scrivere, seguendo quella nuova e confusa pista mentale che prometteva una buona resa scritta.
Tu non sei né un dio né un re, sei un fottuto dittatore.
Cominciava già ad andare meglio. Tempo pochi minuti e avrebbe finalmente riversato su quel foglio elettronico la frustrazione accumulata in una notte insonne e in una giornata di lavoro da dimenticare: l'ennesimo stream of conciousness dettato dalla necessità di mettere ordine ai troppi pensieri della mente.
Stava per rimettersi di nuovo a scrivere quando le arrivò all'orecchio il rumore lontano di ringhi soffocati e il frastuono di vetro infranto. Buttò un rapido sguardo verso la finestra del soggiorno, immaginando, da dietro le persiane serrate, una scena di degrado che conosceva fin troppo bene, dopodiché si morse il labbro e si costrinse a riportare gli occhi sullo schermo.
Iniziò a battere i tasti con ferocia, sbagliando e cancellando e correggendo ogni lettera digitata male, il rumore della pressione dei tasti ora sovrastato da latrati collerici. Si limitò a scrivere nonostante la tentazione di andare a sbirciare fra le fessure delle persiane. Ogni nuova lettera che compariva sullo schermo serviva da carburante e allo stesso tempo da deterrente, perché con immensa gioia avrebbe aperto la finestra e lanciato un oggetto contundente verso i disturbatori notturni.
E quella marmaglia che ti porti appresso non è altro che un'orda di alcolizzati, attaccati al collo della bottiglia quanto un infante è attaccato al petto della madre.
Si fermò, tendendo l'orecchio. Gli schiamazzi erano cessati improvvisamente. Passarono pochi secondi, durante i quali l'unico rumore fu quello della ventola di raffreddamento del vecchio laptop e la lancetta dell'orologio in cucina. Lydia si alzò lentamente, facendo una smorfia quando sentì la sedia cigolare, quasi che avesse paura di essere assalita da un momento all'altro. Nel silenzio assoluto della casa il lieve scricchiolio del legno era un rumore ben distinto. Raggiunse la porta d'ingresso, dove scostò le tendine e tentò di spiare l'esterno attraverso le aperture delle persiane.
I pochi lampioni ancora funzionanti illuminavano la strada quel che bastava per vedere una sagoma riversata a terra vicino al ciglio del marciapiede e un'altra sagoma in piedi alla sua destra. Bottiglie di liquore giacevano sparse qua e là, alcune già esaurite del loro contenuto e altre, pensò Lydia con disprezzo, che sarebbero state presto svuotate. L'asfalto era bagnato, la fioca luce artificiale riflessa in quel liquido dal colore non identificabile. Di cosa fosse bagnato non voleva saperlo.
Tornò davanti al computer ancora più disgustata e furiosa di com'era fino a un attimo prima. Sarebbe toccato a lei pulire quella sozzeria poche ore dopo, siccome la sua proprietà confinava con quel tratto di marciapiede e ogni suddito – bastava quella parola a farle ribollire il sangue di rabbia - doveva provvedere alla cura del proprio ambiente.
Già, non tocca ai maledetti chitauri. Le parti peggiori di obbedire, lavorare e tacere sono riservate ai soli sette miliardi di insignificanti esseri umani. Obbedire, Lavorare e Tacere. In una sola parola, OLT: i principi cardine di questa neo società, illuminati giorno e notte su cartelli stradali, cartine della metropolitana, targhette degli uffici pubblici, libri di storia e scatole delle merendine. Verbi entrati e fatti entrare a forza nella mente delle persone, in nome di una società all'apparenza all'insegna della convivenza, della libertà e della prosperità, ma in realtà votata a una misera e rapida fine. Per gli insignificanti esseri umani. Non certo per chi là fuori banchetta a champagne e alcolici, e non certo per l'usurpatore bastardo che occupa i piani alti della Stark Tower dal 21 aprile di quest'anno.
I maya, mi dispiace dirlo, hanno sgarrato alla grande con i loro calcoli astronomici. Non vedo come disgrazia più grande possa capitare fra un paio di mesi, il 21 dicembre 2012, di quella che è avvenuta la primavera scorsa.
I Vendicatori sconfitti, organizzazioni come lo S.H.I.E.L.D. e la NATO smantellate, il presidente degli Stati Uniti minacciato e sfrattato dalla sua residenza, capi di Stato spodestati del proprio titolo, interi Paesi in anarchia totale, rivolte scoppiate come fuochi d'artiglieria e spente come candeline. La città di New York - e nel giro di pochi giorni, il mondo - in ginocchio. Letteralmente e metaforicamente in ginocchio.
Tutto ciò grazie alle manie di grandezza e di protagonismo di un ridicolo visionario, così a corto d'attenzioni da schiavizzare un intero pianeta, da pretendere d'essere chiamato 'dio', da riempire le reti televisive di menzogne su una presunta libertà; un essere esecrabile che in pochi mesi è riuscito a distruggere quello che l'umanità è riuscita ad ottenere attraverso secoli di sacrifici e di guerre civili.
Infine questo. L'ennesimo torto ai diritti umani. Il divieto di viaggiare fuori del proprio Paese di residenza. Tutti i trasgressori puniti di conseguenza. Questo era ciò che diceva il foglietto che ho trovato poche ore fa appeso al cancello di casa, e che ho poi provveduto ad usare come carta da ardere nel camino. Motivo delle nuove disposizioni statali? Non citato. Scadenza del divieto? Non citata. Viva la trasparenza.
Che motivo dovrebbe esserci, se non quello di continuare il regime d'oppressione perpetuato negli ultimi mesi, se non quello di un crudo piacere di un bambino che, sotto il sole estivo, si diverte a punzecchiare delle innocenti formiche con una lente d'ingrandimento? E se questo bambino sadico che gioca a fare Dio fosse immortale, come spesso dichiara di essere, che scadenza dovrebbe esserci se non quella del giorno in cui non una sola formica ma solo ruderi e sporcizia regneranno nel formicaio?
Loki, mi fai schifo.
Si passò con lentezza una mano fra i capelli. Il suo respiro si era fatto involontariamente ansante e cercò di calmarsi respirando a pieni polmoni, chiudendo gli occhi. Non si era mai fatta trasportare così tanto dal flusso di pensieri, e si sorprese quando notò di aver superato la pagina dove prima non riusciva a superare la riga.
Voltò la testa verso l'ingresso, dove dei timidi raggi di sole facevano ora capolino dalle fessure delle persiane. Da giorni sole e pioggia si contendevano la volta del cielo senza che nessuno dei due prendesse il sopravvento, ma una luce così calda dava ad intendere che quella sarebbe stata la prima giornata senza nubi dopo parecchio tempo. Era da considerarsi un buon segno o l'ennesima presa in giro? Si alzò, accese il lampadario del soggiorno e raggiunse la cucina. Prese dal frigo una bottiglia e versò parte del contenuto in un bicchiere raccattato dalla lavastoviglie ancora da avviare. Fu allora, mentre stava a bere acqua con la schiena appoggiata al tavolo, che il suo sguardo assonnato vagò per la stanza e cadde sull'orologio a muro. Segnava le sette e mezza.
Il sorso le andò di traverso. Tornò in soggiorno tossendo come un'appestata e si mise ad insultare mentalmente l'editor di testo, che continuava ad aprire nuove finestre quando lei tentò di chiudere la sessione di lavoro. La collera aveva ceduto il posto a una cieca frenesia. Doveva essere al lavoro in meno di un quarto d'ora.
***
Venti minuti dopo era vestita decentemente, pettinata, lavata e già a un passo dal cancello di casa. Era così immersa a ricontrollare l'inventario della giornata con le classiche domande 'Telefono? Portachiavi? Portafoglio? Testa?' e le classiche risposte 'Ce l'ho; ce l'ho; ce l'ho; è attaccata al collo' che ignorò del tutto i due alieni bitorzoluti sdraiati per terra, in una pozza d'alcol il cui odore si sentiva già stando in giardino. Non diede nemmeno peso al fatto che rischiò di rovinare sull'asfalto quando una scarpa ruzzolò sopra una delle bottiglie vuote. Non aveva tempo per quelle sciocchezze.
Arrivò a destinazione col fiato corto, una sauna nel cappotto e parecchi minuti di ritardo. Dovette mostrare la scheda d'appello varie volte al chitauro controllore, il quale doveva soffire di un qualche disturbo alla vista poiché faticava a riconoscerla nella piccola fototessera. Quando finalmente l'alieno la lasciò passare con un grugnito, permettendole di raggiungere l'ascensore del grattacielo, aveva accumulato così tanto ritardo che difficilmente avrebbe potuto immaginare qualche giorno di ferie per il prossimo decennio. Ancora più difficilmente, però, avrebbe potuto immaginare la scena che le si stagliò davanti non appena varcò la porta d'ingresso dell'agenzia.
"Ma che è successo qui?"
Il parapiglia del mercato all'ora di punta. Pile di pacchetti, scatoloni e borse di plastica rendevano difficoltoso il passaggio da un ufficio all'altro. Cumuli di oggettistica varia, da guide turistiche a saldi annuali, da penne a sfera a portafoto e altre cianfrusaglie occupavano buona parte dello spazio sulle scrivanie. Qualcuno urlava, qualcuno imprecava, qualcuno cacciava con ira i propri oggetti dentro agli scatoloni ancora vuoti.
Rifece la domanda in tono più forte per sovrastare il baccano, ma il suono stridulo che le uscì dalla gola tradiva la strana angoscia che si stava formando nel suo petto. Rivide davanti agli occhi il foglietto che veniva lentamente carbonizzato nelle braci del camino. Scosse il capo, incredula, ma la mente continuava a suggerire con prepotenza quello che gli occhi si rifiutavano di vedere. Non aveva tenuto conto degli effetti che quel nuovo divieto potesse davvero avere, effetti ben più devastanti dell'annullamento di un soggiorno a Parigi per passare la notte di Capodanno insieme agli amici.
Quando vide il volto scuro e l'espressione afflitta con cui il direttore le si stava avvicinando, ebbe la certezza che i minuti di ritardo non sarebbero contati più a nulla. Era inutile, le fu detto, tenere in attivo un'agenzia di viaggi quando nessuno poteva più avvalersi di tale servizio. Era anche inutile, le fu detto, mandare i subordinati in cassa integrazione quando non c'era speranza di uscirne. Era entrata in ufficio con solo una borsetta a tracolla. Ne uscì con lo scatolone dei suoi averi, lacrime amare e con il sincero augurio di trovare al più presto un altro impiego.
***
Ci sei?
Lydia distolse gli occhi dal libro che stava leggendo e guardò il laptop adagiato sul bracciolo del divano. Chiuse il volume e sistemò il portatile sulle ginocchia per scrivere più comodamente.
Sì.
Un istante dopo arrivò il messaggio successivo.
Stai meglio?
Sorrise. Aveva passato tutto il pomeriggio al centro commerciale insieme ad Allison, la sua migliore amica, che si era sdoppiata in quattro per cercare di tirarle su il morale che per tutto il giorno aveva rasentato il terreno. Si conoscevano da prima dei tempi delle elementari, ed era l'unica persona che sapeva farle abbozzare una risata anche nella giornata più nera. Sì, stava decisamente meglio.
Grazie a te.
Erano passati pochi secondi quando la finestra di conversazione si illuminò di nuovo.
No, lo devi alle scarpe ferrate. Avvisami, eh, quando deciderai di usarle.
Soffocò una risata ripensando alle scarpe con tacco e punta rinforzata che Allison le aveva regalato, con la promessa che un giorno le avrebbe testate sui gioielli di famiglia di colui che tanto odiavano.
Contaci! >:)
Ora come ora, la soddisfazione che ne sarebbe derivata valeva probabilmente di più di farsi staccare la testa dal collo come punizione per quell'atto ingiurioso.
Oggi mi è tornata in mente una cosa, mentre parlavamo di Parigi. Hai ancora quella guida semiseria che stavi abbozzando l'altro giorno?
Il suo cuore diede una strizza a sentire nominare Parigi. Aveva pianificato il viaggio in compagnia di Allison e alcuni amici addirittura con un anticipo di mesi, per essere sicura di fare le cose a dovere e non ritrovarsi in faccia un 'tutto esaurito' del mese di dicembre. Non sarebbe stata la prima volta che visitava la città, poiché per conto dell'agenzia aveva viaggiato praticamente in mezza Europa. Un conto, però, era lavorare all'estero fra multiculturalismo e colleghi di lavoro arroganti e competitivi, un altro era fare dell'ultima settimana dell'anno un momento indimenticabile di puro divertimento, immortalandolo per sempre dentro la memoria e sulla carta fotografica.
Da un paio di giorni, inoltre, stava lavorando a un progetto che comprendeva una serie di guide semiserie su ogni capitale di cui poteva raccontare esperienze dirette, iniziata come un passatempo per occupare i momenti di noia in mancanza di programmi televisivi e libri decenti.
Sì, ce l'ho ancora. Ma ora non penso che servirà più a molto.
Aveva sperato di poterla pubblicare, un giorno, nonostante la censura fosse parecchio restrittiva, talvolta insensata, e ci fossero quindi buone probabilità che il manoscritto, una volta completato, venisse rifiutato anche in mancanza di valide ragioni. Ma ora, che utilità poteva avere una guida turistica in un mondo dove fare i turisti era diventato illegale?
Dovresti continuare a scriverla. Non sarà la stessa cosa che conoscere il mondo dal vivo, ma ad alcune persone fa piacere viaggiare anche tramite una fotografia. Passami il file, sono curiosa!
E' solo una bozza, una pagina più o meno.
Fa lo stesso, passa.
Lydia non sapeva ancora come avrebbe chiamato la serie di guide, così, per scarsità di fantasia, aveva lasciato che l'editor di testo nominasse il manoscritto al posto suo con un generalissimo Documento.
Selezionò il file e lo inviò tramite il programma di chat. Passarono un paio di minuti prima che giungesse la risposta.
Lydia, cos'è il file che mi hai inviato?

Lydia aggrottò le sopracciglia, confusa. Tornò alla schermata di selezione e fece scorrere rapidamente il contenuto della cartella. Oltre al file che aveva mandato ce n'erano altri inerenti al lavoro in agenzia, e nient'altro. Aprì il documento e subito avvertì il colore abbandonarle il viso. Lesse quella frase che aveva riletto troppe volte durante quella stessa giornata e che mai si sarebbe più aspettata di vedere se non nei suoi ricordi. Ignorò i nuovi messaggi di Allison, mentre sentiva il ritmo del cuore accelerare a dismisura e contemporaneamente il sangue ghiacciarsi nelle vene.

---------------

Il pc può fare brutti scherzi, anche salvare un file che non si ha la minima intenzione di salvare...
Mi è successo sul serio, il fatto di sovrascrivere un documento che già si chiamava "Documento" con un altro documento al quale non sapevo che titolo dare.
Orwell mi possa scusare se ho preso spunto dalla sua opera maggiore per dare un titolo a quest'opera che titolo ancora non aveva. Non potevo certo chiamarla "Documento"! E mi possa scusare anche per il Grande Puffo, piccola presa in giro da parte della protagonista e barlume di demenzialità da parte dell'autrice. Noi puffi siam così, noi siamo puffi blu...

In teoria questa storia ha già svolgimento e conclusione premeditati. L'idea di questa what if mi balenava da troppo in testa, con il risultato che ora ho in mente una trama più contorta di quella di Death Note. Ho detto in teoria perché sono altamente lunatica e a volte cambio idea con niente. Evito quindi di dire altro che concerne la trama.
Partono i cori: *Ma se non hai detto niente?!*
Un indizio abnorme sulla trama lo trovate in un fotogramma del film Thor.
Spero vi piaccia, e spero di non avervi fatto crollare di sonno sulla tastiera. E' la prima volta che mi cimento con una storia fuori del genere umoristico.

Chiudo l'angolo autrice augurandovi un fantastico 2013!!!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: LuciaDeetz