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Autore: Dragana    01/01/2013    3 recensioni
Raccolta -parecchio sconclusionata- di storie su Effie, Haymitch, e altre presenze varie ed eventuali.
Genere: Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Effie Trinket, Haymitch Abernathy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note iniziali: le vicende di questa storia fanno riferimento a quanto raccontato qui. Enjoy!


BIGODINI

Haymitch avrebbe voluto tanto che Effie gli facesse avere un calendario dettagliato dei giorni e degli orari in cui si metteva i bigodini; peraltro era del tutto probabile che lei ce l’avesse davvero, un calendario del genere, quindi non si capiva perché cazzo non potesse farne una copia a lui. Per esempio, se l’avesse avuto, invece di andare diretto da lei appena arrivato in stazione, avrebbe potuto fare un salto da Plutarch e convincerlo ad andarsi a prendere un bianchetto, o andarci da solo nel caso Plutarch fosse stato troppo impegnato col suo ultimo programma spazzatura.
Invece Effie gli concesse un rapido bacetto a fior di labbra, la promessa che sarebbe stata subito subito pronta (- È una sporca menzogna, dolcezza, lo sappiamo entrambi-), e prese la posta che lui le aveva portato su come se scottasse (anche lo smalto appena messo era una piaga da sopportare). Haymitch si diresse verso l’armadietto dei liquori, che trovò vuoto in modo desolante.
-Bolletta, bolletta, la tassa sulla casa… questo governo non starà un tantino tantino esagerando? Oh, l’invito per il compleanno di Odette, non che impazzisca dalla voglia di andarci, ma quella ragazza ha tanto, tanto, tanto bisogno di compagnia… consegna di pranzo a domicilio, questo mi potrebbe servire, e questo… oh, hanno riaperto il Black Orange! È una splendida, splendida notizia, significa che questa città sta davvero iniziando a rinascere! E guarda qui, Haymitch, ti ricordi Alcide? È lui!
Haymitch smise di frugare nei mobiletti attigui al mobile bar, e si girò a guardarla.
-Chi?
-Ma insomma, Alcide, quello che faceva il parrucchiere! Te ne avevo parlato!
Lui le andò vicino e gettò un’occhiata distratta al volantino. Poi lo guardò meglio.
Sotto a una lista che Haymitch trovava agghiacciante (“King of latex”? Terry Badass, Black Stallion, Hot Shot, Surprise Love? DJ Fernanduzzo?), c’era la foto di un tizio mezzo nudo e pieno di tatuaggi con uno sguardo che sembrava dire “sì, posso avere tutte le donne che voglio. Sì, anche la tua”. Ora, Haymitch non era molto bravo a riconoscere la bellezza maschile se non quando questa era sfacciata, e il tipo nella locandina era di una bellezza sfacciata. Lui stesso, che da giovane era considerato uno dei figoni del distretto, non era mai stato così nemmeno al massimo del suo splendore. Quello aveva muscoli in posti in cui Haymitch non sapeva nemmeno che esistessero, dei muscoli.
-Quello è il parrucchiere?
-Beh, no, adesso è uno spogliarellista!
Lui guardò alternativamente Effie e il volantino.
-Ma quando faceva il parrucchiere non era così… vero?
-Ma certo che lo era, come avrebbe dovuto essere, scusa?
Haymitch rimase in silenzio per un attimo. Ripassò i luoghi in cui di solito lei nascondeva la roba da bere.
-E ti ha invitata al suo spettacolo. E poi portata fuori a bere.
-Oh, vedi che ti ricordi? Comunque, tecnicamente no. Mi ha offerto da bere al Black Orange, dopo lo spettacolo.
Haymitch tentò di richiamare alla mente tutta la storia, ed era certo che lei non gli avesse detto com’era finita. Gli venne in mente che se l’era vagamente domandato, anche se con blando interesse. Non aveva mica visto la foto, quella volta.
-E poi ti ha accompagnata a casa?
-Naturalmente! È un ragazzo tanto, tanto, tanto carino!
No, Haymitch decise che era saggio non saperlo, cos’era successo dopo. Non voleva sapere se davvero Effie si era fatta sbattere da quel tizio tatuato tutto pieno di bicipiti. Quindi non si spiegò perché le stava domandando –E tu l’hai invitato a entrare?-. Doveva distrarsi, bere qualcosa, non pensarci.
-Ma naturalmente! Sarebbe stato davvero maleducato non farlo, dopo che mi aveva accompagnata!
Haymitch, in tanti anni che conosceva Effie, non aveva mai capito se ci era o ci faceva. Nel caso contingente, non capiva se lei girava intorno all’unica informazione che lo interessasse apposta, per tenerlo sulla corda, o se davvero si limitava a rispondere alle domande che le venivano fatte, senza nessuna malizia.
La guardò appoggiare il volantino sul mobiletto e affaccendarsi per il salotto, soffiando piano sulle unghie. Aveva un vago sorriso; chissà se si stava ricordando qualcosa di piacevole. Tipo lui che la rovesciava sulle lenzuola e la legava con le manette ai pioli del letto. O lui con quel pantaloni di pelle attillatissimi e una benda sugli occhi che la chiamava padrona. O chissà cos’altro che lui nemmeno riusciva a immaginare, si sa che quelli di Capitol sono tutti dei pervertiti. Si rimise a frugare nei mobiletti con una foga da condannato a morte.
-Ma li ha davvero, quello là, tutti quei tatuaggi?
-Ma certo, cosa pensavi, che fossero aggiunti con Photoshop? Ce li ha e ne ha anche tanti, tanti, tanti altri, solo che lì non si vedono. Adoro i tatuaggi, sono tanto tanto sexy! E smettila di cercare dell’alcool. Non ce n’è. Dovrai aspettare che sia pronta, e allora andremo fuori a pranzo e potrai ordinare un bicchiere di vino, se proprio vorrai.
Haymitch imprecò e si lasciò cadere pesantemente sul divano. Chissà dov’erano i tatuaggi che “lì non si vedono”. Chissà lei come aveva fatto a vederli, più che altro; vabbè che quel tizio era uno spogliarellista, ma magari invece… Però insomma, non era detto. Magari lei lo aveva invitato a entrare, gli aveva offerto qualcosa da bere per ringraziarlo, e poi si erano salutati. Certo, vecchio idiota, uno spogliarellista e un’accompagnatrice a Capitol City, si disse. Era credibile più o meno tanto quanto un suo “no, grazie” alla domanda “bevi qualcosa?”.
Effie gli si sedette vicino, allungandogli un bicchiere pieno a metà di ghiaccio e liquido ambrato.
-Tieni, non ti posso proprio proprio vedere con quel muso, ma non chiedermene ancora, deve durarti fino a ora di pranzo, intesi?
Lui afferrò il bicchiere come un’ancora di salvezza. –Sei un tesoro, dolcezza-, borbottò. Ne bevve un sorso.
Meglio, molto meglio. Lei gli sorrise e si alzò, poi si mise a passare un piumino sui soprammobili già puliti.
Chissà se anche allo spogliarellista aveva offerto una cosa così. Magari il tizio l’aveva guardata con quello sguardo là e si era messo a masticare il ghiaccio, o a passarselo sui capezzoli, o qualcun’altra di quelle puttanate che piacciono alle donne. Magari aveva un tatuaggio pure sull’uccello, quelle cretine di Capitol ci sarebbero diventate matte.
Il ghiaccio si scioglieva piano piano. Bevve ancora.
-Ma insomma, Haymitch!
Lui sussultò. Effie era lì, bigodini in testa, mani sui fianchi e piumino ancora in mano, che in quella posizione sembrava la coda di una coniglietta.
-Io proprio, proprio non ti capisco! Va tutto bene, cosa c’è da essere sempre così ombrosi, così arrabbiati? Ne abbiamo passate davvero, davvero troppe, e adesso che tutto sta tornando normale tu devi sempre fare così!
-Dolcezza…
-Mai contento, mai un sorriso, sempre con il muso, sempre lì a pensare e a rimuginare su chissà che… se tu ti sforzassi un po’ a sorridere, come faccio io, alla fine ti verrebbe anche spontaneo, invece no, tu niente, te ne stai lì livido e silenzioso e non mi racconti niente, non mi ascolti nemmeno, io non ti sopporto più!
E detto questo continuò a girare per la stanza spolverando cose a caso, con una furia che Haymitch pensò che avrebbe seriamente distrutto qualche mobile. Quando gli spolverò le spalle, Haymitch finì il bicchiere e la fermò, afferrandola per il polso.
-Secondo me, dolcezza, puoi toglierti i bigodini.
C’era una sola cosa che poteva fargli smettere di pensare alla faccenda dello spogliarellista pieno di muscoli dall’uccello tatuato, almeno temporaneamente, e come da tradizione ormai consolidata questa cosa avveniva tutte le volte che lei finalmente si toglieva quei maledetti bigodini.
Lei guardò l’orologio con un po’ di apprensione.
-Penso sia un po’ presto, Haymitch, non vorrei che poi i ricci venissero…
-È ora. Dolcezza, per favore. Non vedo l’ora di vedere di nuovo i tuoi riccioli biondi. Risulto credibile?
Lei sorrise. –Decisamente no. Però forse hai ragione, è ora.
Haymitch la seguì come un cane che punta la preda. La fissò mentre srotolava i capelli ciocca per ciocca, biondi, morbidi, profumati. Una donna profumata, una donna sorridente. Ottimista. Parecchio rompicoglioni, quello sì, ma tutto sommato… ultimo bigodino.
Effie non aveva nemmeno finito di toglierlo, che lui le stava già baciando il collo.
Si fotta lo spogliarellista, pensò Haymitch. Effie era solo sua.













Note: ho davvero, davvero, davvero bisogno di pubblicare qualcosa il primo dell’anno, per scaramanzia. Sono preda di un blocco dovuto a una situazione che mi rendeva nervosa e che grazie al cielo è finita, quindi spero di tornare ai vecchi fasti, in questo nuovo anno!
Riguardo alla storia… niente, vi avevo avvertito che avrei pubblicato scene scollegate anche in senso temporale; questa si svolge ovviamente prima della nascita di Camelia. Ringrazio vannagio per il betaggio e OttoNoveTre per il volantino del Black Orange… dite la verità, ci vorreste fare un salto, eh? Il sua in corsivo è per pochi... vi piace Haymitch versione confratellone?
Poco da dire, ma tantissimi auguri a voi: voi che avete letto, che vi siete divertite, che non conosco, che conosco solo virtualmente, che ho visto dal vivo; a Jo Lupo che ho trascinato anche in questa parte del mio mondo, a vannagio insostituibile e preziosissima amica, a OttoNoveTre che tra pochi giorni dovrà sopportarmi a tempo pieno.
Che il nostro 2013 sia un anno davvero, davvero, davvero indimenticabile! Cin cin!

   
 
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