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Autore: Phoenix_619    01/01/2013    0 recensioni
Il suo dolore era impotente di fronte alla rabbia di quell'uomo. Sentiva le lacrime pungergli gli occhi, e sapeva che le sue
labbra tremavano per lo sgomento. Si preparò a ricevere un altro pugno, che effettivamente arrivò. Un sinistro ben piantato, che lo inchiodò nuovamente al terreno. Hayate, ormai furioso, lo raccolse nuovamente da terra e lo lanciò contro una colonna. Lawliet si chiese se quel giorno sarebbe stato l'ultimo. Morire per mano di un uomo che poco tempo fa era come un padre per lui, morire in quel chiostro. Doveva solo accettarlo. Il Signore aveva deciso di chiamarlo a sè. Non era successo in cappella, sarebbe successo nel chiostro. Era questione di pochi metri, o lì o là...
No. Si disse fermamente di no. Non voleva morire. O almeno, non in quel modo; doveva sapere il perché.
Genere: Drammatico, Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Suspect... Who's he? - Notizie dell'ultima ora: è stato distrutto nel corso di un incendio il monastero di clausura cattolico "Santa Maria Addolorata". Non si hanno notizie di sopravvissuti. Gli inquirenti dichiarano che l'incendio si è sviluppato intorno alle tre di notte. Si sospetta inoltre che si tratti di incendio doloso, dal momento che fra le macerie sono stati rinvenuti i resti di un focolare e alcune bombole del gas... - Un gruppo di persone era in piedi, di fronte a un negozio di elettronica, a guardare il Tg dai televisori esposti in vetrina. Alcuni commentavano l'accaduto, altri ancora attendevano svogliatamente le notizie sportive. Solo una persona si staccò dal gruppo, camminando curva come se portasse un grande peso. Indossava un saio consumato e portava legata sulla schiena una sacca dello stesso materiale dell'abito povero. Era molto giovane, con una gran massa di capelli corvini e la pelle chiara come il latte. Aveva due profonde occhiaie sotto gli occhi, nascosti dalla frangia ribelle, e camminava con la schiena curvata dalla fatica. Si sedette su una panchina, e si prese la testa fra le mani. Silenziosamente pianse amare lacrime, tirando su col naso e nascondendo gli occhi nell'incavo del gomito destro. Nessuno si fermò per premurarsi che stesse bene; la città era davvero troppo grande per preoccuparsi di un giovane monaco che piangeva per strada. Lawliet riuscì finalmente a calmarsi, con gli occhi che bruciavano e le guancie accaldate. Si portò le ginocchia al petto, stringendole con le braccia e abbandonando la testa sulle gambe. Si sentiva male. Gli girava la testa, ovunque si girava era un turbinio di numeri e cause di morte... Sentiva che presto avrebbe vomitato. Si stropicciò varie volte gli occhi stanchi. Non era riuscito a dormire. Era mezzogiorno, ma se avesse potuto, si sarebbe lasciato cadere a terra e si sarebbe addormentato come un sasso. Aveva trascorso la notte fra rimorsi e ripensamenti, camminando senza sosta nel bosco, e continuando a ripetersi che era un codardo schifoso. Gli si erano quasi rotti i sandali, e aveva vesciche su tutta la pianta del piede. Gli faceva male la schiena ed era davvero sul punto di crollare. Forse avrebbe potuto elemosinare in giro, anche se non nutriva grandi speranze. Era in un paese dove si praticava lo Shintoismo, e i cattolici come lui erano davvero una piccola minoranza. Dubitava che qualcuno si sarebbe abbassato a donargli anche uno straccio... però Tokyo era davvero grande, e forse qualcuno disposto a regalargli un pezzo di pane l'avrebbe trovato. Abituato a digiuni forzati e prolungati, la fame non lo metteva in agitazione. Era anche vero che non era abituato a sforzi così prolungati e intensi, motivo per il quale sopportava a malapena lo stomaco vuoto. Forse avrebbe trovato rifugio in qualche chiesa... E poi, dopo aver recuperato le forze, avrebbe realizzato il suo sogno più segreto e intimo. Si sarebbe messo alla ricerca di suo padre.


Un giovane uomo stava fumando una sigaretta fuori dalla stazione di polizia. La città era divenuta molto tranquilla in quegli ultimi mesi. Avevano abbassato la percentuale dei crimini totali dell'undici per cento in due anni. Una buona percentuale... Non potè fare a meno di ridacchiare. Era divenuto un maniaco dei numeri da lì a pochi anni fa. A volte addirittura gli veniva una gran voglia di dolci... ricordava quando sua moglie, nel periodo in cui era incinta, si lamentava del fatto che ogni volta che lo mandava a comprare dei pasticcini lui tornava sempre con il vassoio mezzo vuoto. Be', quando si usa tanto il cervello è naturale dover mangiare molti zuccheri per poter essere sempre al cento per cento, le rispondeva spesso. Non riusciva a pensare se non si mangiava almeno un dolcetto al giorno, peccato però che aveva dovuto cominciare a frequentare la palestra per smaltire.  Prendendo un'altra boccata, pensò che i fantasmi del passato faticavano ad andarsene. E mentre sperava di poter finalmente archiviare il suo passato, questo rivenne a galla con una veemenza impressionante. La sigaretta gli cadde di mano, mentre la bocca si spalancava in un urlo muto. Come in moviola davanti a lui stava camminando un ragazzo che lui conosceva bene. Capelli neri e ribelli, schiena curva e due grossi occhi mezzi nascosti dalla frangia...
- R-RYUZAKI!!! - Il ragazzo girò appena la testa dalla sua parte, continuando a camminare e ignorando il richiamo dell'uomo. Tuttavia quest'ultimo non era tipo da lasciarsi scoraggiare così facilmente. Scese di corsa le scale e riuscì ad afferrare il ragazzo per una spalla, costringendolo brutalmente a girarsi. Non appena però scorse il suo viso, il tempo tornò a scorrere normalmente. Si accorse di avere il fiatone. Colui che credeva essere Ryuzaki lo guardava con due grandi occhioni argentei spaventati, incapace di reagire. Era un po' più giovane del detective che conosceva, aveva il volto ancora come quello di un ragazzino ed era di ben dieci centimetri più basso. Inoltre notò che la schiena del ragazzo era perfettamente dritta, dal momento che la drizzò senza problemi per lo spavento. Rimase a fissare deluso quel volto per qualche altro attimo, prima di riprendersi e capire che gli stava facendo del male.
- Ah..! I-io... scusa, non... non volevo!!! - Riprendendo colore, il ragazzo sottrasse le proprie spalle dalla presa potente del poliziotto.
- N-non fa niente... - si sistemò il saio e controllò che una sacca assicurata alla sua schiena con un pezzo di spago fosse ancora lì.
- Scusatemi ma ora devo andare. Arrivederci. - il monaco salutò educatamente l'uomo, continuando a camminare senza voltarsi nemmeno una volta per guardarlo, il quale fra l'altro rimase immobile ad osservarlo fino a quando non fu che un puntino all'orizzonte, che sparì fra due palazzi pochi attimi dopo. Non si accorse nemmeno del suo collega che, uscito dalla centrale e scese le scale, lo chiamava a gran voce.
- Matsuda! Ehi amico, tutto bene? Che brutta cera! Sembra che tu abbia visto un fantasma... - Matsuda guardò ancora per qualche secondo la strada dove era sparito quel monaco che somigliava così tanto ad L, prima di mormorare:
- Non ci crederai mai Mogi, ma l'ho visto per davvero un fantasma. Il fantasma di Ryuzaki!!
- Eeeeeehh? Tu sei fuori, Matsuda! Fumi ancora quelle pessime sigarette artigianali... se proprio devi fumare, be', passa ai sigari come ho fatto io! - Nel frattempo Lawliet era ancora scosso dall'irruenza dell'uomo che gli era quasi saltato addosso. Non concepiva il fine di quell'azione, e dubitava che l'uomo l'avesse fatta in maniera non intenzionale, come aveva invece balbettato pochi attimi dopo. Non sapeva dove andare, e le date che turbinavano intorno a lui gli facevano girare la testa. Pian piano però ci si stava abituando. In alcuni casi poi gli si stringeva il cuore, tipo quando vide l'orrenda morte per annegamento a cui andavano incontro un padre e la sua bimba, o una trasfusione sbagliata per una donna incinta di lì a pochi giorni. Ben presto lo stomaco cominciò a brontolare, reclamando a gran voce cibo. Cercando di ignorare la debolezza che pian piano appesantiva i suoi arti, chiedeva ai passanti se nelle vicinanze c'era una chiesa cattolica. Quasi nessuna delle persone interogate non sapeva dove si trovasse, e rifiutavano di elemosinargli, e l'unica persona che  perlomeno sapeva che esistiva gli rivelò che si trovava all'estrema periferia a nord di Tokyo. Gli suggerì di prendere la metro, e siccome era cattolico anche l'uomo che gli aveva fornito l'informazione gli elemosinò duecento yen. Una visione paradisiaca per Lawliet dopo sette ore in quella città così inospitale per uno che aveva vissuto per diciassette anni fra le mura di un convento.
- Le consiglio vivamente di prendere la metro, fratello. Le ci vorranno tre ore di cammino per arrivarci, e mi sembra stanco... ha bisogno di aiuto?
- Mi accontenterò della sua gentilezza. Grazie ancora per l'informazione e i soldi. - se ne andò dopo aver ripettosamente salutato l'uomo con un profondo inchino, per poi dirigersi verso la fermata più vicina, a soli cinquecento metri da dove si trovava. Mentre camminava fra le centinaia di persone che affollavano i marciapiedi si ritrovò spiaccicato contro il muro, dal momento che una donna cominciò improvvisamente a correre accanto a lui.  Un ragazzo alto e dall'aspetto muscoloso stava correndo con una borsa in mano, e dietro di lui  la donna lo inseguiva urlando. Non ci mise molto a fare due più due. Ma cosa poteva fare un monaco gracile e indebolito contro un ragazzone come quello scippatore? Il ladro correva verso di lui. Decise di mettersi da parte, e lasciar fare a chi avrebbe potuto fermarlo. Lo sguardo gli cadde sulla data che pendeva sulla testa del ragazzo. Rimase immobile. 171021 1134 Travolto da un mezzo. Si voltò a guardare meglio la strada. C'era effettivamente un incrocio venti metri più avanti, e il semaforo era verde per le macchine... anche se era un ladro non meritava certo la morte! Calcolò che erano pressappoco le undici e mezza, e confermò la sua tremenda deduzione. Se fosse riuscito a fermarlo...! Il ragazzo lo superò pochi attimi dopo, e Lawliet preso alla sprovvista dovette partire a razzo cercando di racimolare energia da ogni cellula del suo corpo. Si stupì della sua velocità, raggiungendo in fretta lo scippatore. Lo afferrò per un braccio, strattonandolo violenetemente. Quello si girò, cercando di divincolarsi.
- Fermati o morirai!! - il ragazzo spalancò gli occhi, turbato.
- Che cazzo stai dicendo??!!! Vattene via idiota! Lasciami!- Ma Lawliet era deciso a salvarlo.
- Se continuerai a correre morirai investito alle undici e trentaquattro. Fermati e costituisciti, ti prego!! - Il ragazzo era ormai spaventato. Si divincolò dalla presa del monaco, retrocedendo senza riuscire a staccargli gli occhi di dosso. Soffocò un urlo.
- M-ma... è uno scherzo...? Oddio sto impazzendo! Sono diventato pazzo! - Continuò a urlare cose simili, e una piccola folla cominciava a crearsi attorno ai due. Lawliet, intimorito dallo strano comportamento del ragazzo, si avvicinò per aiutarlo.
- Noooooooo!!! Vattene via! Sei un demone! UN DEMONE!! - Si coprì gli occhi con le braccia e lanciando lamenti corse verso la strada. Il monaco si riprese a fatica dalle urla del ragazzo, e facendo leva esclusivamente sulla sua forza di volontà compì l'ultimo scatto. Riuscì a raggiungerlo una seconda volta, gli mancava poco più di un metro per raggiungerlo... Sentì il suono di un clacson e delle ruote che frenavano sull'asfalto. Vide una macchina arrivare a tutta velocità verso di lui. Allora sarebbe morto in quel momento? Si chiese perchè Dio allora non lo aveva fatto perire nell'incendio, invece che procurargli tutto quel dolore. Sentì qualcosa colpirlo forte, e strinse i denti mentre il sapore del sangue invadeva la sua bocca.




Angolo autrice:
Spero abbiate passato un buon Natale e un festoso capodanno! Yeeeeehhh!!! *getta via copricapi Maya e fuochi d'artificio illegali*
Siccome devo ancora riprendermi dalle feste mi limito a dire ancora grazie a tutti coloro che seguono la mia storia e la commentano!
Buon 2013 a tutti (Maya fottetevi yeah)!!!
Phoenix
   
 
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