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Autore: BowieHalloweenJack    01/01/2013    0 recensioni
Scrivo questo diario sotto l’effetto di una droga molto potente e pericolosa,chiamata in gergo comune “Caparezza”. Lui è il mio idolo,il mio mentore,la mia guida spirituale,il mio guru,il mio tutto. Diciamo che sotto la sua musica,o con l’ausilio della sua musica,ho scritto la tesina per l’esame di stato. E sempre con la sua mano affronto la vita di ogni giorno,perché le sue parole mi fanno ricordare che nella vita si può essere razionali senza perdere mai il sorriso.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Forchette nefaste

Uno potrebbe pensare: e non è morto tuo cugino con una forchettata in testa ricevuta a soli  4 anni di età?
No,vi rispondo io. No purtroppo,mi verrebbe da aggiungere. Non fraintendetemi,io non sono una merda,ma mio cugino sì.
Lo era già a due anni,quando scarabocchiava sul MIO libro da colorare,quando perdeva (di proposito) tutti i MIEI giocattoli preferiti.
Io e lui abbiamo sempre avuto questo rapporto di "amore-odio": non vedevamo l'ora di trascorrere un pò di tempo per giocare insieme,e quando ci ritrovavamo insieme ci  sgommavamo di botte. La cosa brutta,è che quegli idioti dei  nostri genitori stentavano a capire che il nostro rapporto era deleterio,e che sarebbe quindi stato meglio per tutti  una NON frequentazione. Loro anzi, fagocitavano questa nostra insana volgia di vederci. E quell'imbecille di mio cugino non faceva altro che sfottermi,per tutto il tempo. Inoltre giocavamo sempre seguendo lo stesso schema: ognuno di noi due sceglieva un personaggio,successivamente si passava alla fase placebo del gioco (ovvero i nostri personaggi erano parte di un'allegra e tranquilla famigliola),e alla fine,SOLO ALLA FINE,veniva fuori la natura vilenta del gioco:I NOSTRI PERSONAGGI SI "SCASSAVANO" DI BOTTE E LUI  VINCEVA SEMPRE.


In mezzo a tutto questo,io tacevo e sopportavo,in quanto i miei genitori (e chiunque qualora io ne avessi parlato) mi avevano suggerito di ignorarlo, Di non badare ai suoi scherzi e alle sue frasi di scherno,perchè  ignorandolo prima o poi  avrebbe smesso di darmi fastidio. Ora io vorrei lanciare un messaggio a tutti coloro che si fossero trovati in una situazione del genere,anche da piccoli: sono TUTTE STRONZATE. Non è assolutamente vero che ignorando questi rompipalle si risolvono i problemi,anzi,è proprio a causa dell'indifferenza che noi itaiani portiamo il nostro Paese al collasso! Una donna potrebbe ignorare le molestie di uno stalker?
No!
Un uomo qualunque potrebbe ignorare quel bastardo del suo capo?
No!
Una ragazza potrebbe ignorare i brufoli?
No!
....E una bambina di 4 anni potrebbe ignorare il cugino sventra-testicoli? NO,NON POTREBBE MAI!


Fu così che nonostante tutto,in un primo momento decisi di ascoltare il consiglio dei miei genitori: ignorare.
Ogni volta che lo vedevo avvicinarsi,giravo i tacchi e andavo a giocare con le mie amichette.
Se lui cominciava a sfottermi,facevo finta di non sentire
(COL PIFFERO,CHE NON SENTIVO!!)
Ma allora,vi starete forse chiedendo,come mai lo inforchettasti?

Presto detto! Un bel giorno si era all'asilo. Ora di pranzo. Mi siedo al tavolo con la tovaglietta a quadretti rossi e bianchi in compagnia di me stessa. Calma piatta. D'un tratto mio cugino (che chiameremo Simo) prende una sediolina,si accomoda vicino a me,e avvicinando il visino strafottente al mio sussurra malignamente: "Sailor Moon fa schifo!" IO divento rossa come un peperone. La bestemmia peggiore mai udita ! Decido di allontanarmi,prendo posto vicino alle mie amiche. Cercando di togliermi dalla testa la provocazione appena ricevuta,mi appresto a fare conversazione (se non sbaglio,quel giorno si parlava di fate e ballerine). Ma Simo,intraprendente,non si dà per vinto e mi raggiunge. Questa volta comincia a sfottermi ad alta voce,e nell'aula si sente solo la sua voce che petula,petula,petula,petula a più non posso. E stavolta non reggo davvero più: afferro saldamente la mia forchettina,e gliela pianto sulla testa.

Silenzio. La maestra sbianca e vede sfumare davanti ai suoi occhi anni e anni di carriera.
Gli occhi di tutti i bambini sono puntati su me e Simo,che stranamente non scoppia in lacrime,nè grida disperato. Anzi.
Ricordò che ammutolì all'istante,si massaggiò la testa con i lacrimoni agli occhi e si allontanò.



  
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