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Autore: Alexiel_Slicer    01/01/2013    3 recensioni
Aveva solo 17 anni e già sentiva che parte della sua vita era stata gettata al vento, sentiva che la stava sprecando.
Le sue coetanee avevano fatto tante di quelle esperienze e lei? Lei no. Si diceva che un giorno, quando sarebbe stata più grande e soprattutto lontano da quella casa lei avrebbe fatto tutte quelle cose che nella giovinezza aveva perso, se lo diceva, ma non ci credeva poi così tanto.
La vita era imprevedibile, la vita era così breve. Sarebbe davvero riuscita a recuperare tutti quegli anni andati perduti? Ne avrebbe avuto l'opportunità? Tutto quello era un grosso ed asfissiante punto interrogativo. Poteva succedere una disgrazia in qualsiasi momento, poteva andare a dormire e l'indomani non svegliarsi più e lei non avrebbe mai visto il mondo, tutto quello che per lei c'era.
Chiuse gli occhi e le lacrime iniziarono a scendere da sole: era la frustrazione. A volte desiderava davvero semplicemente morire. Chiudere gli occhi per sempre e lasciarsi alle spalle ogni problema, tutta la tristezza. Voleva, ma non ci riusciva. Più volte aveva tentato in momenti al culmine della disperazione di strapparsi quella vita di catene, senza riuscirci. Troppo vigliacca anche per quello.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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XII


Una volta arrivati a casa la lasciò andare lanciandola malamente contro il pavimento del soggiorno. Alzò il viso trovandosi davanti i piedi della madre che la guardava mortificata.
"Credevi di prendermi in giro, così? Di farmela sotto il naso? Il proggetto per la scuola, eh? Invece eri a scopare con quello! Sbaglio o ti avevo già detto che non volevo che continuassi a vederlo?!" urlò il padre.
Roxenne si levò sulle ginocchia continuando a guardare la madre che adesso si era voltata dandole il profilo, sul quale notò un livido sullo zigomo.
"Mi dispiace" mormorò la donna senza guardarla.
Se l'era presa anche con lei. Era stata costretta a dire tutto, a tradirla.
Si sentì male. Era colpa sua. Se non l'avesse coinvolta, se non avesse dato un taglio netto, come aveva deciso in precedenza, a quella storia sua madre non avrebbe pagato parte delle spese che doveva scontare solo e soltanto lei.
"Tu, fuori!" ringhiò contro la donna.
"Non credi di stare esagerando...? Su, lasciala stare" cercò di ammanzirlo.
"Non venire a dirmi ciò che devo fare! Tu sei stata sua complice!".
A quel secondo urlo accompagnato da uno sguardo ancora più cagnesco sua madre si pietrificò e senza fiatare lasciò la stanza.
L'uomo chiuse la porta, poi ritornò da Roxenne.
"Sentiamo, cosa dici per discolparti?".
"Tu..." disse tramante "Tu" continuò cercando di essere forte e decisa e di non far trasparire la sua paura. Paura che provava e che le stava riducendo le ossa in frantumi e il cuore in poltiglia. "Tu non puoi tenermi in gabbia per sempre!" urlò "Non ho fatto nulla di male! Ho 17 anni maledizione! E' normale che alla mia età abbia della simpatia per un ragazzo! Tutte le mie coetanee c'è l'hanno, perchè io non posso? Qual è il tuo fottutissimo problema?" si alzò definitivamente in piedi "Credi che lui mi possa portare via da te e dalle tue angherie? Hai mai provato amore nella tua vita almeno per una volta?...Il fatto che tu mi abbia dato la vita non significa che io sia un oggetto di tua proprietà! Mi hai dato la vita? Dannazione fammela vivere questa maledetta vita!".
Roxenne avvertì un'ineguagliabile sensazione di libertà pervaderla. Si sentiva leggera, vuota da tutto ciò che di marcio teneva chiuso dentro. Finalmente gli aveva detto, anzi urlato ciò che voleva dirgli da tanto tempo. Ma sapeva anche che ogni cosa detta aveva il suo prezzo. Prezzo che doveva pagare senza alcuno sconto.
"Fin quando vivrai sotto il mio tetto si fa come dico io, se non ti sta bene vai pure, ma sappi che io ti cercherò e ti troverò".
"Io ti odio! Sei un bastardo!" urlò lei, per poi sputargli contro.
Ormai era palese che quella era la resa dei conti finale. Una volta che gli aveva detto tutte quelle cose e che ne doveva pagarne le conseguenze era meglio fare il lavoro per bene e per intero, un unico conto.
"Non si parla così a tuo padre. Questa è una mancanza di rispetto!".
L'uomo l'afferrò per i capelli bloccandola ed iniziò a schiaffeggiarla. La lasciò andare spingendola all'indietro e facendola cadere sul tavolo basso che stava davanti alla TV e che si capovolse.
Roxenne strinse i pugni tra le lacrime. Le guance le andavano a fuoco. Sentiva i capillari pulsarle sotto la pelle incendiata.
Voleva alzarsi e colpirlo. Colpirlo come Bill le aveva insegnato. Voleva tanto farlo, ma compiendo una simile azione avrebbe peggiorato ulteriormente la sua posizione. Avrebbe alimentato la sua ira rischiando di portarlo a limiti estremi.
In fondo era vero. Se scappava l'avrebbe trovata. Non aveva un soldo bucato e non poteva neanche lasciare la città. Senza un lavoro, minorenne e con ancora la scuola da finire. Non poteva coinvolgere Bill, non voleva.
Lui aveva la sua vita, i suoi problemi già da sè. Non poteva aggiungere anche i suoi sulle sue spalle. Inoltre ora che aveva vinto gli sponsor gli avrebbero fatto senz'altro un'offerta per il suo futuro da pugile professionista. Lei sarebbe stata solo un inutile fardello.
Il padre si sfilò la cintura dai pantaloni e piegandola in due la tenne salda in una mano, per poi percuoterla.
Lei soffriva, ma stringendo i denti tratteneva ogni lamento di dolore. Anche il quel caso l'orgoglio aveva la meglio.
"Vedilo ancora e lui passerà guai seri" la minacciò.
Uscì dalla stanza lasciandola abbandonata sul pavimento, rannicchiata su se stessa con le lacrime ad inondarle in volto.
La madre andò a soccorrerla subito un secondo dopo, la fece alzare e la portò nella sua camera con il suo corpo a farle da sostegno.
La fece sdraiare e alzando la sua schiena con dei cuscini la spogliò del maglione, poi dei jeans, rivelando evidenti segni violacei e neri sul suo corpo.
"Mio Dio Roxenne..." mormorò la donna con le lacrime agli occhi "Sta qui e non ti muovere. Vado a prendere della crema lenitiva".
Roxenne aveva lo sguardo apparentemente perso nel vuoto, ma in realtà fissava il suo braccio che teso fuoriusciva dal letto.
I suoi occhi erano gonfi e lucidi. La bocca semiaperta inumidita dalle lacrime che andavano a confondersi con il moccio.
I capelli erano arruffati. Disordinati ricadevano sul suo viso piangente impregnandosi anch'essi di lacrime.
Nella sua mente solo un nome: "Bill". Se solo ci fosse stato lui l'avrebbe difesa come quel giorno. Lui avrebbe impedito che quel mostro le facesse del male. Ma lui non lo sapeva. Lui era lì, su quel ring a godersi la sua vittoria tanto agoniata.
La madre ritornò con la crema che passò su ogni livido, mentre la ragazza ad ogni tocco sussultava e si lamentava per il dolore.
Era come se migliaia di piccolissimi e aguzzi aghi le si fossero conficcati nella pella ed adesso gliela stessero strappando via.
"Voglio morire" mormorò all'improvviso.
La donna la fissò attonita "Ma che stai dicendo?".
"Voglio morire. Odio questa vita".
"Roxenne..." sospirò "...e questa tu la credi una giusta soluzione? Dopo che saresti morta secondo te cosa succederebbe?".
La ragazza fece un leggero cenno di "no" con la testa.
"Non lo sai? Bene allora te lo dico io: faresti solo un favore a chi vuole il tuo male e daresti solo un grande dispiacere a chi ti vuole bene. Morire non è la cosa giusta da fare, combattere invece si. Hai già 17 anni. Fra poco diventerai maggiorenne, finirai la scuola e potrai trovarti un lavoro con cui essere indipendente e vivere lontano da qui. Quel giorno non è lontano, devi solo aspettare. Hai aspettato per 17 anni, in fondo cosa ti cambia un altro anno in più? Roxenne, tu sei fortunata. Hai la possibilità di farti una vita fuori di qui, io non ho la tua stessa possibilità...".
"Perchè l'hai sposato?".
"Ero una ragazzina all'epoca che lo incontrai. Avevo solo 18 anni. Tanto ingenua, quanto stupida. Credevo che fosse amore...amore vero. Un giorno poi scoprii di aspettare te. Volevo abortire...ero così giovane e tanti anni fa le ragazze madri non erano viste di buon occhio, inoltre non avevo le possibilità economiche per crescerti da sola, ma lui si assunse le sue responsabilità così decidemmo di tenerti e di sposarci...".
"E' colpa mia...è colpa mia se la tua vita è finita nel baratro".
"Non è colpa tua. Se qui dentro qualcuno ha colpa quella forse sono proprio io. Non dovevo degnarlo di uno sguardo..." sospirò e sorrise teneramente "Roxenne pensa solo a realizzare i tuoi sogni e ad essere felice. Non gettare a vento il dono prezioso della vita e i sacrifici che ho fatto per te. Non puoi farti abbattere dal primo ostacolo che incontri. Sii forte" detto ciò strofinò delicatamente il palmo della mano sulla sua spalla "Buona notte" disse per poi andare via.

Il mattino dopo si coprì per bene ed andò a scuola.
Adesso tutto attorno a lei sembrava uguale a prima. Prima del suo incontro con Bill.
Era finita. Doveva lasciarlo. Doveva farlo perchè non gli succedesse niente. Lui doveva stare fuori dalla sua vita d'inferno.
Osservava i compagni di nuovo sentendosi inferiore. La sua felicità si era dissolta nel giro di niente. La sua felicità era stata così effimera.
All'uscita da scuola trovò Bill. Non voleva vederlo. Non sarebbe riuscita a reggere il suo sguardo neanche per un millesimo di secondo.
Si voltò incamminandosi verso un'altra direzione, diversa dalla sua abituale.
"Hey, amore. Dove stai andando?".
Il ragazzo l'aveva bloccata per un braccio, stringendo senza saperlo uno dei tanti lividi.
Roxenne digrignò i denti "Lasciami, mi fai male".
Lui la lasciò confuso. Non l'aveva neanche stretta.
"Ieri ho visto tuo padre che ti portava via. Ti sono corso dietro, ma già tu non c'eri più. Che ti ha fatto Roxenne? Ti ha picchiato?".
"Non sono fatti che ti riguardano".
"Che dici?".
Fece un respiro profondo e voltandosi lo guardò negli occhi sforzandosi di essere più forte di quelle iridi d'ambra e di non cedergli.
"Senti, è stato tutto un grandissimo sbaglio! Io e te siamo troppo diversi. Hai 23 anni e prima o poi ti stuferai di una ragazza come me, poi quando gli sponsor ti proporranno un contratto tu partirai e mi dimenticherai, quindi prima che tutto questo accada è meglio farla finita. Quindi addio Bill".
"Tu non lo pensi veramente, perchè sai che non è così. Guarda il tuo viso. E'...ti ha picchiata...Roxenne denuncialo e smettila di subire le sue violenze! Se non lo fai tu, giuro che lo faccio io".
"Tu pensa alla tua vita che alla mia ci penso io! Perchè a te giustamente non frega niente dove andranno a finire mia madre e mia sorella dopo aver fatto un passo simile, giusto? Mia sorella ha solo 8 anni! Sarà assalita dagli psicologi, potrebbero togliere l'affidamento a mia madre e sbatterla in qualche casa famiglia! Tu questo non lo sai, quindi per favore pensa a te e alla tua vita. Grazie per esserti preoccupato, ma io non ti ho chiesto niente".
Roxenne se ne andò.
Le sue parole erano state fredde e taglienti come lame di ghiaccio. Le aveva dette guardandolo negli occhi e le aveva viste fondersi. 

  
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