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Autore: Martowl    01/01/2013    6 recensioni
Amanda è una ragazza apprezzata non per la sua goffaggine e il suo sarcasmo, ma per i suoi consigli -poco- saggi.
Così, complice il sito Ask.fm, incapperà in un anonimo un po' particolare..
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Double face.

Chapter one.


 


Betato da Flamel


Buongiorno popolo! Qui è Cerdric a parlarvi! Il sole sta sorgendo sulla bellissima Montgomery. Come va?

Va come se un bisonte, che porta il nome di mio fratello Elijah, mi avesse svegliato saltandomi addosso; tira tu due conti.
Parliamo delle novità di oggi! Ed ecco la solita sviolinata di eventi benefici organizzati da zitelle con l’ ormone più in subbuglio di un quindicenne.
Ma noi non ci dimentichiamo di nessuno, nemmeno dei più piccoli. Diamo un caloroso buondì alla cittadinella di Reading township, che quest’anno ha deciso di cominciare l’ anno scolastico con un netto anticipo!

Evitando di uccidere quest’ ameba dalla voce stridula, posso solo inveire contro di lui, spegnendo però quella radio vecchia del dopo guerra. Non ci mancavano le battute dei turisti imbecilli che appena sentono dire ‘Township’ la prima cosa che ti chiedono è ‘Ci sono pecore?’ Certo emerito cretino dei miei stivali, siamo una cittadina di capre! Con la tua innata intelligenza, potresti trovarti davvero bene,  sai?

Sorvolando la mediocrità delle persone, passiamo alla grande notizia: io non definirei mai l’ inizio dell’anno scolastico ‘netto’. Non gli si addice. E’ più opportuno ‘assurdamente assurdo’.  Vi sembra plausibile andare a scuola il venticinque di agosto?  Solo quella mente malata – e bacata – del nostro preside Cooper, potrebbe partorire un’idea malsana di questo genere. Dategli qualcosa, non dico una donna –sarei davvero meschina nei confronti di lei – ma almeno un gioco, un televisore, un libro. Qualcosa! Ma che almeno ci lasci tranquilli a goderci il nostro ozio di agosto come dei bradipi.

E invece no perché io, Amanda Parker, studentessa non modello della Reading High School, sto avanzando lentamente, molto lentamente, verso quella galera. Anzi, verso quell’ammasso di cemento che sta in piedi per grazia divina.

Attesi che quel catorcio esalasse i suoi ultimi respiri, prima di spegnersi definitivamente. Pregai in contemporanea tutti i dèi e le forze soprannaturali che a fine orario scolastico, riprendesse il suo lento passo da tartaruga. Almeno per quei cinque chilometri che mi separavano da casa mia.

Spensi il catorcio, che i miei genitori si ostinavano a chiamare macchina. Erano entrambi posseduti da una strana magia ottimistica che faceva vedere loro nuovo ed innovativo, persino il mio bisnonno che passava le giornate a ciondolarsi sulla sedia a dondolo sul porticato di casa nostra. Aveva messo le radici, lì. Era irremovibile, praticamente.

Lottai con la cintura dell’auto. Dicono che sia per sopravvivere. Avete sbagliato macchina, allora. Se ci fosse un incendio state certi che io da questa arma letale non riuscirò a liberarmi.
Urlando e sbraitando contro di essa, ero riuscita ad attirare nuovamente l’ attenzione di tutto il popolo mattiniero: un branco di idioti che camminavano in massa verso l’ inferno. Era semplicemente fenomenale come tutti gli studenti di quella scuola, messi insieme, non riuscissero a superare un QI di cinquanta.

La mia innata ironia mi portava al di fuori di quel gruppo, seppur assidua frequentatrice dell’istituto.

Sorrisi acida in direzione dei ragazzini di quindici anni, contenti e felici di iniziare il primo anno; poveri piccoli, non sapevano cosa aspettava loro.
Dirigendomi verso il tanto indesiderato luogo, accennai un ‘Cià’ qua e là, sorridendo stancamente a destra e manca. Ormai era risaputo che un bradipo aveva più vitalità di me alle otto del mattino; era anche risaputo che i miei compagni non lo avevano ancora capito e si ostinavano a riempirmi di domande.

Prima o poi avrei attaccato un cartello alla mia schiena: ‘Non cercatemi, non c’è nessuno’.

La gente proprio non capiva i segnali. Ci dovrebbero essere dei gesti comuni in tutto il mondo.
In fin dei conti, il dito medio penso si capisca anche al Polo Nord.
Allora per quale insulso motivo un sguardo di sbieco non veniva compreso da quei patetici e inutili esseri viventi? Con il tempo, ero arrivata alla conclusione che non era lo smog ad inquinare l’ ambiente, ma la stupidità umana. Anche Einstein aveva detto che la stupidità umana non aveva confini. Io cito e rinnovo, solo cose risapute.

Per concludere in bellezza il quadro, il mio sedere iniziò a vibrare.
Potrei dirvi che a qualcuno, quando deve piovere, fa male l’orecchio o una tetta mentre a me vibra il deretano. Sarebbe bello ed interessante, a modo suo.
Allungai la mano e con una smorfia dovuta alla troppa forza usata per quell’ azione, tirai fuori il cellulare dalla tasca posteriore.
‘Bufalo.’ Che cosa voleva, alle sette e cinquanta del mattino, quell’ ameba?

« Non ti è bastato saltarmi addosso stamattina per svegliarmi? Dovevi per forza rovinarmi il buongiorno, bufalo? » Era divertente parlare con lui e sentire i suoi grugniti in sottofondo.
« Abbassati, nana da giardino. Ancora di più, se ti è possibile. Volevo solo fare un atto da buon fratello,ma apprendo con dispiacere che non ti sei frantumata contro un albero. Peccato, speravo che potessi tornare normale. Quella rovinosa caduta dalle mie braccia, da piccola, ti ha rovinata. » Bufalo imbecille.
« E’ solo colpa tua, mi hai fatto scivolare di proposito. Non accettavi il fatto che io fossi bella, mentre tu assomigliavi più ad una scrofa sporca di fango. » La ripicca era la cosa migliore.
« Almeno io sono migliorato crescendo, mentre tu non hai fatto altro che peggiorare. Se prima sembravi donna, ora le tue tette mancate dimostrano solo quanto tu sia uomo dentro.  » Era uno stronzo, lo sapevo.
« Vaffanculo Elijah. Quelle che non ho io, le hai prese tu. E sono tutte lì. Sopra, non sotto, dove c’è solo un eterno deserto vuoto.» Avrei continuato fino allo sfinimento, non poteva averla vinta nuovamente.

Il mio rincoglionimento mattutino aveva fatto sì che quella sua mossa da wrestling mi atterrasse per sempre.

« Mollo solo per non toccare la tua poca autostima. Se vincessi nuovamente, come stamattina, potresti andare a piangere dalla mamma. »  E rigirò il dito nella piaga.

« Mi dispiace deluderti ma quello con il tovagliolo a bavaglio e il dito in bocca, non porta il mio nome. » Se voleva la guerra, credetemi, l’ avrebbe avuta.
« Solo perché ho intenzione di rimanere pulito e non di sporcarmi come una spocchiosa bimba, come te. E il dito è solo un movimento meccanico che il mio corpo ricorda sin dagli anni dell’ infanzia e che svolge autonomamente. »  Ma sentitelo!
« Senti Darwin, per quanto mi piaccia sapere che tu stai spendendo soldi per minchiate, vorrei continuare a godermi questa bellissima ed entusiasmante giornata senza la tua presenza, quindi sei pregato di dire sbrigativamente il motivo di questa intelligente chiamata.» Avevo vinto,  questo era certo e dovevo difendere il mio trofeo a spada tratta, perciò mi ritrassi a testa alta.
« Chiedo venia, Sua Acidità. Volevo semplicemente dirti che avevi dimenticato il pranzo. »
Sorvolai il fatto che avessi sopportato quella telefonata per il pranzo ed andai a toccare la tasca posteriore della mia borsa. Il mio panino al salame era lì, pronto ad essere ingurgitato alla velocità della luce.
« No ti sbagli.»  Risposi sicura, pronta a godermi il suo ritardo mentale.
« Sì, invece. » Testardo come le capre che pascolavano per questo paesello.
« Ti dico no, Elijah.»  Prima o poi ci sarebbe arrivato, speravo.
« Ti dico sì, perdindirindina. »  Cercai di sorvolare anche quest’ultimo ma la mia limitatissima pazienza mi fece scoppiare.

« Brutta testa di rapa, seppur io volessi godermi la tua imbecillità in diretta telefonica, non ho tempo per sentire i tuoi scleri, quindi te lo dico chiaro e tondo. Per quanto io sia sicura del tuo essere così cretino, non pensavo che potessi arrivare così in basso. Ricordi quell’ uomo burbero, a cui quest’estate hai amorevolmente rovinato la macchina per fare una delle tue solite uscite da bad boy? Ecco, quell’uomo ti sta aspettando da, controllai con un sorriso malefico l’ orologio, precisamente ventitré minuti e ventisei secondi, a casa sua, cioè a dieci chilometri da casa nostra, per ripagare il debito –che tu non hai pagato- con dei lavori forzati. E per concludere volevo illuminarti dicendoti che stamattina l’auto l’ho presa io, essendo in ritardo. Su, il tempo corre. » Sorrisi amorevolmente, per la mia innata intelligenza, ascoltando dei continui ‘cazzo’ urlati dall’ altra parte del telefono.

« Sei una stronza, Amanda. Non dovevi nascere, non dovevi rovinarmi la vita. Vaffanculo. »

Amanda due, Elijah zero.

« Buona giornata anche a te, fratellone. Ti voglio così tanto bene!»




Spazio minchiate!
*coof coof* Ciaao, ci sono anche io e sono la mente malata che ha ideato tutto questo. :3
Okay! Questa è il prologo, diciamo, è l' inizio della mia storia, che spero vi piaccia!
E spero che recensiate, in modo che io possa capire quali sono i personaggi da valorizzare e quelli da lasciare in secondo piano.
- Qui c'è quel bufalo di Elijah, ma più avanti cresceranno a dismisura ed io potrei arrivare ad impazzire, quindi mi affido a voi, sono nelle vostre mani!
Aspetto voi e le vostre idee! (:

Bisou, mart.

   
 
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