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Autore: OrdinaryGirl94    02/01/2013    2 recensioni
Nella vita di Anastasia non manca nulla: ha un lavoro ben pagato nonostante le giovane età, ha soldi e un ragazzo. Ma improvvisamente questo equilibrio si spezza e Ania si troverà a combattere contro tutto e tutti per salvare un amore che tutti reputano sbagliato e malsano.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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L’abito non fa il monaco

 
Tic, Toc, Tic, Toc…
Tic, Toc…
Tic…
 
Il ticchettio dell’orologio era l’unico suono udibile nella grande stanza, l’unico udibile in tutto l’ufficio e probabilmente l’unico che si sarebbe continuato ad udire in tutto l’ultimo piano dell’edificio, per il resto della mattinata.
Solitamente le risa, i borbottii, i bisbigli e il rumore di passi e fotocopiatrici accompagnavano la routine quotidiana, al punto che tutti avevamo fatto l’abitudine alla confusione e trovavamo tragicamente strano e insolito il silenzio tombale che, per esempio, regnava sovrano in quel momento.
Signorina De Lancey?” la voce stridula e esageratamente squillante della segretaria interruppe il flusso dei miei pensieri.
Mi dica Greta…” dissi scocciata facendole segno di avvicinarsi.
Ha chiamato la signorina Elizabeth, c’è un nuovo caso in arrivo.” Cominciò mostrandomi un dossier verdognolo su cui spiccava a caratteri cubitali il cognome HARRIS. “Chiede anche di incontrarla oggi a pranzo, signorina.” Concluse.
Confermi per oggi a pranzo e lasci pure qui il fascicolo, grazie.” La liquidai velocemente e tornai a immergermi in quel silenzio tombale.
Drin, drin, drin…
Uno sbuffo pesante uscì dalle mie labbra e l’occhio corse a leggere il nome di chi osava disturbarmi: Nathan.
Evitai di rispondere, sperando vivamente che staccasse la chiamata e mi lasciasse in pace, ma vedendo che, dopo un minuto abbondante, l’odiosa suoneria non sembrava voler cessare, accettai la chiamata e misi in vivavoce… Per lui non avrei nemmeno fatto la fatica di portare il telefono all’orecchio!
Che vuoi? Mi pare di averti fatto chiaramente capire stamattina che mi sono un po’ rotta le scatole di sopportare le tue stupidaggini, quindi qualsiasi spiegazione o scusa tu ti sia inventato stavolta, ti anticipo io: risparmiamela.” Sputai acida senza nemmeno lasciargli il tempo di aprire bocca.
Fammi almeno parlare piccola…” tentò con la sua solita voce da finto innocente.
Piccola ci chiami tua sorella, innanzitutto. Seconda cosa, c’è veramente poco da dire, quindi non vedo come tu possa anche solo pensare di convincermi a passar sopra alle tue cretinate  di nuovo.” Puntualizzai.
Ero sempre stata una persona leale e fedele, una ragazza orgogliosa, determinata e molto testarda e se c’era una  cosa che mi dava fastidio più di tutto, questa era proprio il non saper mantenere fede ad una promessa.
Nel caso specifico la promessa era stata: “Ti giuro che non lo farò mai più, è stata solo una svista dovuta all’alcool.
Oh avanti Ania sai che è stato uno sbaglio dovuto all’alcool!” continuò lui non capendo, o non volendo capire, che stava solo urtando ulteriormente i miei nervi, già piuttosto fragili.
Anastasia per te, non Ania.
Non starai dicendo sul serio?” chiesi con tono squillante.
Ti sembra il tono di una che scherza Nathan? Io credo proprio di no, e penso anche che tu sia abbastanza intelligente per capire che la mia pazienza ha un limite e che tu lo ha abbondantemente superato. “ conclusi.
La voglia di staccare la chiamata e tornare a pensare a cose più importanti era molto forte, ma la curiosità di sentire che cosa avrebbe detto per cercare di sistemare la situazione questa volta, andava ben oltre.
Non ti capisco Ania. Ti sto chiedendo scusa!” protestò alzando notevolmente la voce.
Ma cosa me ne faccio delle tue scuse se ogni volta che metto piede fuori casa per lavoro, quando torno trovo te a letto con tre o quattro prostitute!” Bene… questa era la prova definitiva del fatto che Nathan non aveva capito nulla, né di me, né di come funzionasse una relazione. “E non azzardarti a dare la colpa a me, al fatto che sto spesso fuori casa e che non ti dedico abbastanza attenzioni. Io lavoro Nathan, non passo la mia vita in un bordello a sbronzarmi come fai tu! Quindi, nel caso tu non lo avessi ancora capito, abbiamo chiuso. Salutami le tue amiche.” Spensi definitivamente il telefono e mi accasciai rumorosamente sulla sedia girevole.
New York innevata era, possibilmente, uno degli spettacoli più belli che i miei occhi avessero mai visto e, nonostante i soli 24 anni d’età, avevano visto molte cose.
Sbirciai con la coda dell’occhio l’orologio e, vedendo che era già mezzogiorno passato, raccolsi le mie cose e mi avviai all’uscita, pronta a raggiungere Elizabeth al ristorante.
Greta io sto uscendo, ho lasciato il fascicolo sulla scrivania, se qualcuno manda altri documenti inseriscili pure lì.” Mi allontanai dalla segretaria e entrai nell’ufficio dei dipendenti, dove il silenzio tombale di poco prima stava gradualmente scomparendo.
Mi è passata l’arrabbiatura di stamattina, non siamo in un campo di concentramento, potete parlare… Abbaio ma non mordo.” Salutai velocemente tutti quanti e mi avviai all’ascensore.
Dove la porto Signorina Anastasia?” chiese Greg, l’addetto agli ascensori.
Al primo piano, Greg, grazie.” Sussurrai appoggiandomi stanca al grande specchio.
Davanti ai miei dipendeti cercavo sempre di mostrarmi forte e determinata, a volte potevo risultare anche fredda e insensibile; volevo che avessero di me l’immagine di una ragazza  giovane, sì, ma meritevole di trovarsi dove si trovava.
E ritenevo che, vedendo quanto Nathan fosse riuscito , in quegl’anni, a mettermi i piedi in testa, prendendomi in giro senza che me ne accorgessi, mi avrebbero considerata solo una stupida ragazzina, che aveva ottenuto un lavoro decente grazie ai soldi dei genitori e alla fama del fidanzato: e io odiavo dipendere da qualcuno, soprattutto se quel qualcuno erano i miei e il mio, ormai ex, ragazzo.
Lei merita molto meglio di questo, Anastasia.” Disse Greg strappandomi dai miei pensieri.
A causa della mia cecità, Greg, forse questo è proprio quello che merito, invece.” Sospirai guardando la mia immagine riflessa nel grande specchio di fronte  a me.
I capelli ricci biondo scuro ricadevano lunghi dietro la schiena e qualche boccolo ribelle si ostinava a cadermi continuamente davanti agli occhi, le labbra semiaperte, rosse a causa del rossetto, lasciavano intravedere una fila di denti bianchi, conquistati dopo anni di odiose cure odontoiatriche, gli occhi verdi brillavano lucidi e chiari in aperto contrasto con il colore abbastanza scuro della pelle.
Continuai a fissaarmi quasi disgustata: vedevo catapultate addosso a me le colpe di Nathan, che mi insozzavano e mi facevano sentire sporca e male con me stessa.
Nonstante facessi fatica ad ammetterlo, Nathan mi aveva condizionata, mi aveva cambiata (in peggio) e, purtroppo, non mi sarei potuta liberare di lui e del suo ricordo troppo in fretta.
Non dica sciocchezze signorina, sappiamo entrambi che persona fantastica lei sia, e sappiamo anche che quel ragazzo non vale nemmeno la metà di lei.
Lei sa sempre come farmi tornare il buonumore e l’autostima Greg, la ringrazio.” Gli sorrisi grata prima di abbandonare l’ascensore per dirigermi al ristorante dove solitamente io ed Elisabeth, la mia migliore amica, nonché giudice, ci incontravamo per la pausa pranzo.
Il posto non distava molto dall’edificio dove lavoravo, quindi evitai di prendere la macchina e mi avviai a piedi e dopo qualche minuto l’insegna luminosa del lussuoso locale si parò davanti ai miei occhi.
Signorina De Lancey, Elisabeth la aspetta al solito tavolo… Prego la accompagno.” Una delle cameriere, Lucy mi sembrava si chiamasse, mi porse il menù e mi prese la giacca per appenderla all’appendiabiti.
Lascia stare Lucy, so la strada ormai, torna pure a fare ciò che stavi facendo, non ti voglio disturbare.” Le sorrisi dolcemente.
Ma signorina lei non disturba mai, è un piacere averla a pranzo qui.
Grazie Lucy.” La salutai prima di addentrarmi nei corridoi del ristorante fino a raggiungere la saletta più isolata e meno frequentata, dove oramai nessuno entrava più tranne noi.
Ehi Liz, buongiorno.” Mi avvicinai alla mia amica, intenta a giocherellare con il suo palmare e le stampai un bacio sonante sulla guancia.
Se mi hai lasciato il segno del rossetto giuro che ti uccido… A lavoro cominciano a pensare che ho gusti sessuali deviati.” Mi minacciò lei sorridente.
Scoppiai a ridere ricevendo in cambio una linguaccia e un bellissimo e delicatissimo “vai a quel paese”.
Gusti sessuali deviati? Non c’è nulla di male ad essere attratte dalle ragazze! Però come hai potuto tenermi nascosta una cosa simile? Ingrata!” la stuzzicai ancora.
Siamo in America tesoro, facciamo finta di essere tolleranti verso tutti, ma non lo siamo di natura. E comunque, razza di scema, voglio sapere tutti i dettagli riguardo quell’idiota del tuo, mi auguro, ex ragazzo… Poi ti spiego qualcosa del caso Harris.” Mi rabbuiai leggermente, ma sapevo che non sarei mai potuta fuggire da un suo interrogatorio.
E’ sempre la stessa solfa Liz, sempre la stessa solfa… - cominciai sbuffando pesantemente; mi passarono davanti agli occhi le immagini delle innumerevoli volte in cui, in 5 anni di relazione, tornando a casa da una trasferta, lo avevo trovato nel nostro letto in compagnia di altre ragazze. Quell’ultima volta però si era superato: se almeno fino ad allora si era limitato a farsi trovare mentre dormiva, quella mattina, entrata in casa,  ero stata accolta da gemiti, risa e urla e purtroppo anche dall’amara consapevolezza che quel bastardo si stava divertendo come un matto nel mio letto, in casa mia, con qualcuno che non ero io  - Sono tornata a casa alle 3 di notte circa, perché sono riuscita a prendere il volo prima, e quando sono entrata l’ho trovato in piena attività con quattro prostitute. Non hai idea dello schifo della scena…” conclusi.
Che razza di farabutto! Cosa ti ha detto dopo?” chiese furiosa cercando ancora più motivazioni per insultarlo.
Quando l’ho beccato si è subito arrabbiato dicendo che era colpa mia, perché non sono abbastanza eccitante e deve trovare altre vie…” il disgusto mi stava facendo venire la nausea!
Perché il deficiente non sa che sono 5 anni che fingi orgasmi per farlo contento… Cioè dovrebbe almeno avere la decenza di stare zitto, lui che non è in grado di far godere la fidanzata!” urlò isterica.
La guardai divertita facendole segno di stare tranquilla.
Non ti scaldare Liz, l’ho lasciato e l’ho cacciato di casa.
Non ti lascerà in pace, lo sai vero? Non può sopportare l’umiliazione quando lo verranno a sapere i giornali.” Sapevo perfettamente che Liz aveva ragione, ma non avevo intenzione di rovinarmi la giornata pensando a cosa avrebbe fatto… Me ne sarei occupata a tempo debito.
Ora spiegami qualcosa del caso Harris.” Liz tirò fuori dalla ventiquattrore nera una cartellina, simile al fascicolo che Greta mi aveva consegnato quella mattina.
E’ un caso piuttosto complesso questo, ma sono sicura che sei in grado di sostenerlo: Louis Pollard, 56 anni, meccanico, ha fatto causa a Jack Harris, 25 anni,  accusandolo di omicidio. Secondo Pollard, Harris avrebbe ucciso Cindy Jones, 24 anni, fidanzata del figlio Mattew. Pollard dice che Harris l’avrebbe uccisa per gelosia, in quanto i due un tempo erano stati fidanzati e Harris è stato spesso sentito dire di non sopportare l’idea di vedere Cindy con Mattew.” Si interruppe per cercare qualcosa nel fascicolo.
Ne estrasse due fogli, corrispondenti ai profili dei due coinvolti.
Questo è Pollard, di cui tu sei l’avvocato.” La foto che Liz mi porse rappresentava un uomo dall’aria stanca, vecchia, con occhi scuri e inespressivi.
Questo invece è Harris, che tu dovrai far finire in galera… E’ un peccato che questo ragazzo sia un deliquente, sarebbe proprio un bel bocconcino.” L’immagine che mi si parò davanti mi lasciò senza fiato: ritraeva un ragazzo con i folti capelli scuri tagliati corti e tenuti in ordine in un ciuffo alto, gli occhi scuri come la pece e la pelle ambrata di chi, o non è americano d’origine o è particolarmente abbronzato anche d’inverno, e un sorriso sghembo che aveva un non so che di dolce e rassicurante.
Non ha la faccia da cattivo… o almeno non da tanto cattivo da uccidere una ragazza.” Constatai.
Hai ragione, ma sai meglio di me che nel nostro lavoro non possiamo fidarci delle apparenze.
Le diedi ragione con un cenno della testa, per poi tornare a guardare la foto di Pollard: a me quell’uomo metteva inquietudine e paura.
Forse è vero che l’abito non fa il monaco, ma sicuramente contribuisce in maniera non indifferente.
 
 






angolo autrice.

salve a tutti!
buon anno innanzitutto!
sono di fretta quindi mi limito a dirvi due cosucce: è la prima storia che scrivo in questa sezione e spero che recensirete in molti.
secondo: abbiate pietààààààà.

=) buona lettura e di nuovo augurii a tutti!

   
 
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