Mi chiamo Cherry Bichi, già Cherry come il frutto. Furono i miei genitori a scegliere quel nome, il perché mi fu chiaro solo quando mi raccontarono la storia di quando si conobbero. La prima volta che si videro fu a New York, la città natale di mia madre April, mio padre Nicola invece è nato in Italia ma era lì da qualche mese per lavoro. Lui lavorava nel campo dell’elettronica, progettava nuovi computer e software avanzati, cose di cui io non capisco neanche una virgola.
Fatto sta che erano entrambi nella grande mela, un bel giorno d’estate, il 2 luglio mi pare, faceva molto caldo ed entrambi stavano passeggiando per central park, per restare un po’ in pace con la natura che li circondava e non con lo smog e il frastuono della città.

Tutti e due camminavano da più di mezz’ora, così che la sorte volle che entrambi scelsero la stessa panchina dove sedersi, quella sotto un albero di ciliegio, appunto. Si guardarono negli occhi, si presentarono e scambiarono qualche parola su argomenti banali come sul tempo atmosferico, la politica di quel momento o altri argomenti simili privi di spirito. Poi mio padre chiese a mia madre il numero di telefono e da quel giorno l’amore tra i miei genitori crebbe fino al punto che poi nacqui io, 4 anni dopo quell’incontro e 2 dopo il loro matrimonio. Così presi il nome di Cherry “ciliegia”, facendo riferimento a quell’albero sotto il quale loro si erano incontrati.

 Mi sarebbe tanto piaciuto nascere e crescere in America, ma per mia sfortuna mamma si trasferì in Italia ed è qui dove fui concepita.
A quel tempo i miei genitori si amavano tantissimo, poi non so cosa sia successo esattamente, ero piccola, avevo solo 5 anni e molte volte non capivo perché papà alzasse la voce quando parlava con mamma, non capivo perché a volte lei lo cacciava di casa e lui non tornava per giorni, ero piccola non potevo capire, neanche quando papà un giorno mi diede un bacio delicato sulla fronte e mi disse sussurrandomi all’orecchio:
“Ti voglio bene principessa, non scordarlo mai”
E’ stata l’ultima volta che lo vidi, ricordo ancora l’immagine di lui sull’uscio di casa che mi guardava con gli occhi pieni di lacrime e mi faceva ciao ciao con la mano. Poi si girò e se ne andò e tutto quello che adesso mi rimane di lui sono qualche foto e i giocattoli che mi aveva regalato per i miei compleanni.

Adesso non so dove sia o cosa stia facendo, so solo che forse non mi amava così tanto, altrimenti mi avrebbe cercata qualche volta, mi avrebbe telefonato o semplicemente mi avrebbe fatto capire che mi pensava, ma non lo fece, mai. Adesso non ne parlo mai con nessuno di lui, è soltanto un bel ricordo rimasto intatto e nitido nella mia mente.
Comunque sia questa è la mia storia, non quella di mio padre, quindi riprendo la presentazione.
Come ho detto mi chiamo Cherry Bichi ma tutti mi chiamano Cece, ho 17 anni e abito a Firenze, dove frequento un liceo linguistico.
Sono una ragazza socievole e solare, mi piace far felice la gente, adoro quando ad esempio faccio un regalo gradito ad una persona a me cara e lei con quel sorriso mi sussurra un semplice “Grazie”, mi fa stare bene.
Amo leggere e scrivere, è davvero una passione per me, potrei passare le ore leggendo un buon libro o scrivendo anche le più bizzarre storie, ed è proprio per questo che ne approfitto per raccontarvi una delle storie più incredibili di tutte, la storia della mia estate nella grande mela.