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Autore: SarcasticColdDade    03/01/2013    0 recensioni
Brian, Matt, Zacky, Jhonny e Amy hanno appena perso il loro migliore amico, e ora si ritrovano a dover affrontare la situazione, cercando di farsi forza tra di loro.
Tutto cambia però quando Brian decide di rimanere da solo, cosa succederà allora? E se tutto cambiasse per sempre?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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A volte mi capitava di pensare a quanto fosse difficile essere, beh..essere me.
Non avevo problemi ad ambientarmi, né a farmi nuove amicizie, ma dagli altri ero sempre stata vista come quella "strana". Ecco come ero classificata, io ero La strana, quella che tutti dovrebbero evitare a prescindere. Ma, al contrario, avevo un sacco di amici, con cui spesso e volentieri parlavo. L'unico problema era che prima di tutto mi sarei voluta confondere con gli altri, essere il meno appariscente possibile, ma è difficile quando a 15 anni sei già alta 1,70.
Mi sistemai velocemente lo zaino sulla spalla, sbuffando poi poco prima di entrare nella classe, dove come prima ora avevo geometria. - Oh, buongiorno signorina Willow -, fece il mio professore, il signor Martin, - Riuscirà mai ad arrivare in orario, lei? -, mi chiese poco dopo.
- Non ci speri troppo -, risposi, mentre mi sedevo al mio posto.
Lui mi lanciò un'occhiataccia, voltandosi poi di nuovo verso la lavagna e ricominciando a scrivere formule su formule: Martin era un professore piuttosto severo, o così dicevano tutti; a me, invece, era sempre sembrato un tipo normale, un po' eccentrico, sì, ma di certo non cattivo come altri professori che purtroppo avevo avuto la disgrazia di incontrare nel corso della mia carriera scolastica. Tuttavia, tutti quanti avevano paura di lui, a parte me, difatti ero l'unica che gli rispondeva in quel modo, e non solamente perché sapevo bene che tanto non mi avrebbe fatto niente, tanto perché, sinceramente, non me ne importava niente.
Cominciò a spiegare tranquillo, senza neanche fare caso al fatto che io mi stavo facendo gli affari miei, scarabocchiando su un pezzo di foglio che avevo staccato dal mio quaderno semi nuovo.

***

Era strano che io mi alzassi a tarda mattina, invece quel giorno era successo: quando aprii gli occhi erano le 11.50, orario piuttosto insolito per una che di solito si sveglia alle 9.00, massimo 9.30.
Il mio orologio biologico era un po' sballato e a volte si inventava davvero degli orari assurdi per farmi alzare/andare al letto, soprattutto ora che la bambina aveva sempre bisogno della poppata. Mi stiracchiai, per la prima volta in tutta calma, non meravigliandomi quando non trovai Brian accanto a me: del resto, quello che il suo orario ideale per svegliarsi, quindi. La bambina non piangeva e dal baby monitor non arrivava assolutamente nessun suono, quindi sicuramente erano entrambi al piano di sotto, forse a fare colazione.
Scesi allora dal letto, sbadigliando e stiracchiandomi ulteriormente, prima di alzarmi e di cominciare a barcollare fino all'uscita della camera: dovevo sembrare qualcosa di più simile ad uno zombie, dal momento che i miei occhi erano ancora semi chiusi. Presi così a strofinarmeli, riuscendo alla fine ad abituarmi alla luce che filtrava dalle finestre e a vedere sia Brian che Caroline sul divano, intenti a guardare un po' di tv: lei era totalmente tranquilla tra le sue braccia e gli stava spalmata sul petto, del tutto presa dal cartone animato che stavano trasmettendo.
Mi strofinai un'ultima volta gli occhi, evitando di sbadigliare ancora. - Buongiorno.. -, sussurrai, mentre mi avvicinavo ad entrambi.
Brian si voltò immediatamente a guardarmi, con un grande sorriso sulle labbra. - Giorno a te.. -, fece, senza muoversi dal suo posto, - Scusa, non posso muovermi, non me lo permette -, aggiunse, ridendo.
Risi a mia volta, avviandomi poi verso di loro e sedendomi sul divano, con le gambe rannicchiate sotto: solo allora la piccola mi vide, accennando un sorriso e lasciando totalmente da parte i colori e le immagini che la TV trasmetteva. - Ciao amore mio -, sussurrai, prendendola poi in braccio e dandole un bacio sulla guancia, - Da quant'è che siete svegli? -, domandai poi, mentre me la sistemavo sulle gambe.
- Io dalle 9.00 circa...lei si è svegliata una mezz'oretta dopo, così l'ho presa e l'ho portata giù con me, anche perché per la prima volta stavi ancora dormendo quando io invece ero in piedi -, mi disse.
- Già, cosa molto strana da parte mia.. -, ammisi, sedendomi poi di nuovo accanto a lui, con Caroline sulle gambe, - Dovrò cambiarla, penso che.. -, cominciai a dire.
- Già fatto -, disse lui, sorridendomi.
- L'hai già cambiata? -, domandai.
- Ho superato la mia paura dei pannolini, ricordi? -.
- ..uh, è vero, grazie alla sottoscritta poi -, gli feci notare.
- Si, grazie alla sottoscritta, ma ora non te la tirare -.
- Guarda che è colpa tua, il tuo carattere mi ha contagiato -.
- Il mio carattere contagia tutti -, mi corresse, allungandosi verso di me e baciandomi, alzandosi poco dopo dal divano per stiracchiarsi.
- Ah, mentre dormivi ho chiamato un paio di persone e ho chiesto loro se si poteva celebrare il matrimonio nel parco... -, cominciò, sorridendo sghembo.
Alzai immediatamente lo sguardo verso di lui, cercando di trattenere il mio entusiasmo. - Davvero? E..? -, chiesi.
- E hanno detto che non c'è nessun problema, ora basta lasciare il timone a mia madre e lei si occuperà di organizzare tutto, e immagino solo quanto si.. -, cominciò a dire, prima che io mi alzassi, stringendolo a me solo grazie al braccio che non era impegnato a tenere Caroline.
- Non hai idea di quanto io sia felice in questo momento.. -, ammisi, sorridendo mentre me ne stavo in punta di piedi per arrivare almeno un po' alla sua altezza.
- Mi basta sapere che lo sei, il resto non importa più di tanto.. -, sussurrò, stringendomi a se senza farsi problemi.
- Lo sono -, confermai, lasciandomi scappare una risatina e allontanandomi poco dopo da lui, prendendo di nuovo meglio in braccio nostra figlia.
- Senti, che ne dici se usciamo un po'? Noi tre, anche solo fare un giro, sono sicuro che anche lei apprezzerà.. -, propose, posando entrambe le mani sulle mie spalle.
- Dico che non è affatto una cattiva idea.. -, concordai, sorridendogli.
- Perfetto! -, rispose entusiasta, dandomi un veloce bacio sulle labbra con tanto di schiocco, - Su allora, tutte e due di sopra! -, mi spronò, guidandomi fino alle scale mentre ridevo divertita.

***

Per fortuna, anche quella giornata scolastica era finita e, in quel momento, non vedevo l'ora di raggiungere l'aula dove mi esercitavo insieme all'orchestra della scuola: ne facevo parte da quando ero avevo cominciato a frequentare quel liceo e suonavo il violino, strumento che mi aveva accompagnato fin da quando ero piccola insieme al pianoforte. Mia madre aveva sempre insistito su quel fronte, voleva che imparassi a suonare qualcosa perché lei adorava la musica, proprio come l'adoravo io o almeno, come avevo imparato ad adorarla.
Strinsi così tra le dita il manico della custodia del violino, aprendo poco dopo la porta ed entrando, salutando tutti. - Ciao ragazzi.. -, dissi, andando poi verso il mio solito posto, davanti ad uno dei tanti leggii.
- Hey Will...come sta tua madre? -, mi chiese Jennifer, una delle poche con cui parlavo spesso e volentieri.
Mi strinsi nelle spalle, sistemando poi i miei spartiti al loro posto. - Sta bene, comincia ad essere sempre più stanca, ma continua a resistere -, dissi, - Il professor Jackson? -, domandai, cambiando totalmente discorso e sperando che nessuno lo riaprisse più.
- E' andato a prendere la sua roba, l'aveva dimenticata nell'aula professori -, mi spiegò Sam.
- Ah okay...come vi sono andati a voi gli esercizi, perché io continuo ad incepparmi su alcuni passaggi e ieri mi sono massacrata anche le dita.. -, ammisi, sospirando mentre mi sedevo.
- No, anche a me alcuni non riescono ancora, ma abbiamo tempo per migliorare, in fondo lo spettacolo è a fine anno -, ci ricordò di nuovo Sam, mentre gli altri si stavano facendo tutti i cavoli loro.
- Cioè tre 2 settimane e mezzo.. -, specificai.
- Già.. -, sospirò Jennifer, - Ma ce la faremo, basta che ci impegniamo! -, aggiunse, con tono convinto.
Stavo per risponderle, quando invece il professor Jackson entrò in classe, col fiatone. - Scusate ragazzi, avevo dimenticato gli spartiti nell'aula professori -, ci spiegò, per quelli che almeno non erano arrivati in orario, nonostante metà classe lo sapesse già, - Pronti per iniziare con le prove? -, ci chiese, poco dopo.
Si alzò un coro di "si", prima che tutti andassero velocemente ai loro posti per cominciare: il brano che stavano provando ormai da un paio di mese era del gruppo indipendente E.S Posthumus e sentitolava Nara. Conoscevo quel brano già da tempo, visto che era stata la sigla d'apertura di Cold Case, uno dei miei telefilm preferiti fin da quando avevano 7 anni.
Tirai fuori con cura, come al solito, il mio violino, non prima di aver sistemato del tutto i miei spartiti sul leggio, mettendomelo poi sulla spalla, pronta per cominciare: la musica era sempre stata per me un'opportunità di sfogo e di divertimento e sentivo che lo sarebbe stata per sempre. Avevo iniziato a suonare il mio primo strumento, il pianoforte, quando avevo 5 anni, spronata da mia madre e poi avevo continuato con il violino, appena l'anno dopo.
Ero riuscita a migliorare con il tempo, fino a diventare piuttosto brava, o così almeno diceva il mio insegnante, che nel corso di ben 9 anni non era mai cambiato e che mi aveva sempre accompagnato, durante tutti i miei spettacoli.
Mi sarebbe piaciuto continuare a studiare violino con lui per molto altro tempo, ma sapevo che, non appena la scuola fosse finita, sarei dovuta partire: nel giro di qualche tempo sarei rimasta orfana, con neanche un genitore, quindi l'unica cosa che mi restava era andare a cercare quella che un tempo era stata la “famiglia” dei miei genitori. Volevo sapere e non mi sarei mai tolta dalla testa quel mio piccolo progetto.

***

La nostra passeggiata era stata piuttosto divertente, visto che alla fine eravamo rimasti fuori anche per pranzo: Caroline era stata buona per tutto il tempo e, nonostante questo, non appena avevamo rimesso piede dentro casa, si era addormentata tra le mie braccia, con il pancino pieno per lo meno. L'avevo così riposta nel suo lettino, come al solito, lasciandola li a riposare fino a che non avesse avuto di nuovo fame o comunque fino a che non si fosse svegliata di nuovo.
Ero così tornata tranquillamente al piano di sotto, non trovando Brian e intuendo, dallo scrosciare dell'acqua, che si stava facendo la doccia: per un momento avevo avuto la tentazione di andare li ed intrufolarmi con lui, ma subito mi ero resa conto che dovevo finire di controllare una cosa al pc e poi di scriverne un'altra, quindi era meglio che mi mettessi al lavoro.
Mi ero allora sistemata alla scrivania, infilandomi i miei occhiali e sedendomi comodamente sulla sedia con le gambe incrociate, controllando prima quelle due cose che mi erano rimaste e cominciando, subito dopo, a scrivere. Assunsi, come sempre, una posizione piuttosto scomoda, inarcando la schiena in avanti, nonostante sapessi quanto non fosse salutare.
Ero talmente concentrata su quel mio piccolo lavoro che neanche mi accorsi che l'acqua aveva smesso di scorrere, né tanto meno che lui era uscito, chissà da quanto: alla fine, riuscii comunque a cogliermi alle spalle, facendomi sussultare. - Non dovresti stare così, poi ti fa male la schiena.. -, mi ricordò persino lui, posando entrambe le mani sulle mie spalle e cominciando a massaggiarmele prima che potessi anche solo provare a rispondergli.
- Lo so, ma quando mi concentrò troppo finisco sempre così.. -, risposi, posando la schiena allo schienale della sedia e lasciandomi andare a quel suo massaggio che mi stava letteralmente rilassando pian piano.
- Brutte abitudini, amore mio.. -, sussurrò, ridacchiando, - Ed hai anche i nervi tesi.. -, mi fece notare, senza fermarsi, per mia fortuna.
- E tu invece sei bravo con i massaggi.. -, sussurrai, ormai con gli occhi persino socchiusi.
- Me la cavo -, ribatté.
- No, sei perfetto.. -, lo corressi, lasciandomi scappare una risatina, - Seriamente, sei l'uomo perfetto -, aggiunsi, presa da un improvviso attacco di dolcezza da diabete.
- Posso fare anche di meglio, se voglio.. -, mi ricordò, arrestando i suoi movimenti solo per continuare su un'altra zona, riuscendo a sciogliere completamente i miei nervi che, come aveva detto lui poco prima, erano piuttosto tesi.
- Oh, lo so che puoi fare di meglio, lo so.. -, sussurrai, - Ma mi vai benissimo così come sei -, dissi poco dopo.
Neanche mezzo secondo dopo i suoi movimenti si bloccarono improvvisamente e in poco tempo riuscii a sentire il suo respiro caldo sul mio collo, prima che lo baciasse. - Sei stupenda quando diventi così dolce.. -, disse.
- Lo so.. -.
- Uh, che modestia -.
- Ho imparato dal migliore -, gli ricordai, ridacchiando divertita.
- In effetti, un po' è anche colpa mia.. -, concordò, lasciando scivolare poi ancora le mani lungo le mie spalle, controllandomi velocemente di nuovo, - Bene, ora stai decisamente meglio -, aggiunse.
Io, di tutta risposta, mi scrocchiai velocemente il collo, per quanto poco mi riuscisse in quel momento, constatando che davvero mi sentivo infinitamente meglio. - Si, d'ora in poi chiederò più spesso un tuo massaggio.. -, gli assicurai, alzandomi poi dalla sedia e sfilandomi gli occhiali, riponendomi sulla scrivania e chiudendo il PC.
- Io posso chiedere un tuo bacio? Me lo concedi? -, domandò, con un sorrisetto sulle labbra.
- Non vedo perché dovrei risponderti di no.. -, sussurrai, alzandomi allora in punta di piedi e circondandogli il collo con entrambe le braccia.
La maggior parte delle volte odiavo essere più bassa di lui, ma alla fine non ci potevo fare niente e lui mi aiutava parecchio quando decideva di prendermi in braccio, proprio come aveva appena fatto in quel momento: amavo e avevo sempre amato stringermi a lui, soprattutto mentre ci baciavamo e probabilmente mai avrei perso quella mia piccola abitudine, sapendo bene che a lui non dava di certo fastidio.
- Senti che silenzio.. -, sussurrò, non appena fu lontano dal mio viso.
- Già...ci siamo solo noi e quel piccolo angioletto che dorme di sopra -, dissi io, baciandolo nuovamente senza però soffermarmi ad approfondire.
- Comincio a pensare davvero che quella bambina sia un angelo, sai? -, mi domandò lui, sorridendo ampiamente.
- Io lo penso da quando è nata..e non lo dico solamente perché sono di parte.. -, mi assicurai di sottolineare, mentre posavo il viso nell'incavo del suo collo, inspirando a pieni polmoni il suo profumo.
- Nemmeno io lo dico solamente per quello, anzi.. -, sussurrò.
Risi lievemente, prima di allontanarmi appena da lui per guardarlo di nuovo in viso. - Dici che posso chiederti un altro massaggio? -, gli domandai, sorridendo angelicamente.
- Se proprio lo vuoi -, disse lui.
- Bene, allora comincia ad andare verso il divano, su.. -, lo intimai, ritrovandomi qualche secondo dopo seduta con lui accanto.
Mi fece allora un altro massaggio e io, in compenso, preparai dei pancake, che ci mangiammo tranquillamente con del succo di frutta mentre guardavamo un film. 

  
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