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Autore: Kim NaNa    03/01/2013    4 recensioni
Cosa avrà pensato Nehellenia, prima di esser fatta prigioniera dalla principessa Serenity? Come avrà fatto il suo cuore di bambina a chiudersi tanto, da non lasciar entrare altro che la propria immagine riflessa?
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero sola e avevo paura.

 
 
L'attesa snerva, fa perdere il controllo della realtà, ti proietta in mondi paralleli e confusi... nessun rumore... nemmeno gli urli o un frastuono di un temporale possono disturbarmi un mondo parallelo... un mondo mio.
Io e l'attesa e le ore ed i giorni ed il ciò che non accade.
Io, Nehellenia, principessa della Luna Spenta. Giovane e bella e con un intero popolo prostrato ai miei piedi.
In rari momenti di razionalità mollerei questo mondo ovattato e dolente per tentare di rituffarmi nella vita ma, l'attesa fa da padrona.
Non è lei è il cuore. Non si può ignorare il cuore e lo si lascia fare tutto quello che vuole, lui distrugge ed addolcisce il mio squilibrio come se nulla fosse, un padre-padrone dei sentimenti.
Non puoi mediare con lui, è sordo, è acuto, è cieco. L'assecondi.
Ascolti parole, ma solo quelle che si adattano al suo battito.
Leggi un libro e ti perdi alla prima riga... guardi paesaggi ma ti si offuscano i colori.
L'attesa ed il cuore.
Non è la prima sera, è solo una delle tante. Il palazzo sembra urlarmi “pietà”... ho messo tutto a soqquadro, rotto tutti gli specchi, tranne uno, quello della mia stanza. Il mio specchio è diverso, lui riesce a confortarmi, specchia la me che vorrei vedere e rappresenta fedelmente l'idea di “lei”.
L'attesa.
Schiava dell'attesa che non ha fretta nè pietà, che non conosce la parola “accorciamo i tempi” e si perde in fronzoli senza senso.
Lei che non arriva mai. Non si commuove, non piange quando piangi, non la spaventano un maremoto, un terremoto o una tempesta... si ripara e riprende il suo lento cammino incurante e sicura di sé.
È vigliacca e poco coerente. È senz'anima, fredda, calcolata ed insapore.
Odio l'attesa.
È talmente lunga e snervante che a volte dimentico il perché di ciò... so solo che oramai siamo amiche-nemiche inseparabili.
E senza un vero motivo plausibile... giorno per giorno la mia vita scorre tra fantasie e sogni e battiti e paure, perdendosi nel nulla.
Poi mi accorgo che i miei non sono sogni, che ho smesso di sognare quando avevo appena cinque anni, perché sognare ti fa sperare e sperare ti lascia credere che qualcosa può sempre cambiare. E poi c’era sempre “lei”, l’attesa, a ricordarmi che avrei potuto aspettare una vita intera, quel che aspettavo non sarebbe mai arrivato, perché la verità arriva dritta e puntuale come un treno e non ho più cinque anni, non posso più guardare la verità a testa in giù, non posso più illudermi di aver compreso male.
Così, nel silenzio della mia stanza, mi accorgo delle assenze che pesano, delle mancanze, dei desideri mai nati per paura di vederli soccombere.
Perché a me?
Da anni mi pongo la medesima domanda.
Sono una principessa anche io, ma perché non brillo come lei, come la bella principessa della Luna Argentata?
Lei ha l’amore intorno, ha sogni, ha fiducia, speranza. Io non ho che uno specchio menzognero e uno scrigno pieno di paure.
Forse, ora so cos’è che mi impedisce di brillare, di amare, di sperare.
È  che le assenze divorano.
Le senti partire dallo stomaco, hanno denti aguzzi e occhi come scheggie di vetro.
Ti percorrono, ti annientano.
Non c’è verso di placare la loro fame. Eppure c’è un’assenza che, da sempre, mi ha inghiottito più delle altre. Quando vedi la vita andare avanti, tutto attorno a te si muove, ma tu ti volti e non ti trovi più, non riesci a scorgere neanche la tua immagine riflessa.
Quando ti senti abbandonata persino da te stessa…
È questa l’assenza più incolmabile.
Senza gli altri si può vivere, ma senza se stessi si può solo sopravvivere.
 

  FINE

   
 
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