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Autore: crissya    03/01/2013    1 recensioni
-”un altro miracolo, per me Sherlock. Non. Essere. Morto.” hai detto esattamente queste parole alla mia lapide..cosa del tutto sciocca parlare con una pietra. volevi un miracolo... eccomi-
fanfic i cui eventi si collocano dopo tre anni dalla "morte" di Sherlock.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! ^_^ allora ecco che ritorno con una Johnlock, era una fic che avevo in mente già da tempo ma chissà perché non l’ho mai scritta. Però rivedendo la seconda stagione (e in SUPER attesa della terza) ho dovuto scrivere del ritorno di Sherlock perché finché non vedo con i miei occhi John abbracciato a Sherlock nella serie tv, il mio animo sarà sempre inquieto xD
Ovviamente i personaggi non mi appartengono (ancora per poco) 
Detto ciò dedico questa piccola “schifezzola” a Dear… alla mia John… ti voglio bene Darling!
 
 
I started to live again when you come back
 
Anche quel giorno John Watson era stato al cimitero di Londra per portare un mazzo di fiori al suo amico che se fosse stato li avrebbe trovato il tutto ridicolo dicendo che era perfettamente inutile portare dei fiori a una pietra con sotto un corpo che prima o poi sarebbe diventato cibo per vermi. Ma John non riusciva ad accettare l’idea che il suo migliore amico potesse diventare cibo per vermi, a dire il vero John non riusciva ad accettare neanche che il suo migliore amico potesse essere morto.
Accompagnato nuovamente dal suo bastone, quel maledetto zoppicare psicosomatico gli era tornato, era andato al cimitero fissandosi di nuovo su quella lucida lapide nera che recava la scritta “Sherlock Holmes” e la data di nascita e morte. Non una sola dedica. Di solito si scriveva “padre di famiglia” “migliore amico di sempre” “consulting detective” “uomo brillante”… già.. Di solito, e il di solito non era contemplato da Sherlock, neanche da morto. 
Ormai per John era diventata una routine indossare una cravatta viola, che gli ricordava la camicia dell’amico, e sfiorare la lapide di marmo pronunciando la solita frase. “un altro miracolo, per me Sherlock. Non. Essere. Morto.”
Sperava che se avesse ripetuto quelle parole alla fine Sherlock sarebbe tornato. Ma erano passati tre anni ormai.
**
Quella sera iniziò a piovere e John, privo di ombrello fu costretto a camminare sotto l’acqua con le gocce fredde che gli bagnavano i capelli e altre che si incastravano tra le sue ciglia rendendogli ancora più faticosa la vista. Ci mise un poco ma alla fine arrivò nel suo, “suo”…ora era suo eppure non ne era contento, appartamento al 221B di Baker Street scuotendosi dall’acqua rimastagli addosso e, inserita la chiave nella serratura, entrò.
Il tepore della casa era rimasto lo stesso, il camino acceso aveva riscaldato l’ambiente rendendolo confortevole, tutto era tranquillo ed era questo a non andare bene perché di solito c’era Sherlock a rendere tutto più movimentato e meno noioso, ma come detto prima il di solito non era contemplato neanche con Sherlock morto.
Mise le chiavi nel porta oggetti sulla mensola e appese il giubbotto all’appendiabiti, si piegò per togliersi le scarpe ma notò che sul pavimento c’erano delle orme bagnate. Le osservò bene: erano troppo grandi per essere le sue e lui era entrato da poco. Qualcuno doveva essere entrato a casa sua. Per qualche assurdo motivo pensò a salvare gli esperimenti del defunto amico che, chissà perché ancora conservava sparsi un po’ ovunque forse per ricreare quel disordine che tanto gli mancava. 
Prese la pistola che da tre anni portava sempre con se, la caricò e con cautela si avviò verso il salotto.
Esattamente di fronte a lui, girato verso la finestra aperta, vi era una figura alta e snella, sinuosa e incredibilmente familiare che si lasciava accarezzare dal vento il quale gli scompigliava i riccioli neri.
Riccioli neri…
-Sherlock..-
La figura scura si girò lentamente rivelando la sua identità a un John tremante. 
Il viso pallido scandito da labbra perfettamente delineate rosa chiaro e occhi azzurro intenso. Era lui..doveva essere lui..
-”un altro miracolo, per me Sherlock. Non. Essere. Morto.” hai detto esattamente queste parole alla mia lapide..cosa del tutto sciocca parlare con una pietra- la voce di Sherlock era bassa che, unita al viso inespressivo, gli dava un’aura tetra, come quella di un fantasma..giusto per ironizzare.
-volevi un miracolo..- riprese facendo un passo avanti verso il piccolo cerchio di luce lunare che filtrava dalla finestra -eccomi-
-sono impazzito…io..io.. Devo essere impazzito! Tu sei morto!!-
-ovviamente no- rispose con il tono del tutto ovvio che fino a tre anni prima aveva infastidito John.
-ti ho visto lanciarti da quel tetto, ti ho visto cadere su quella dannatissima asfalto, ho sentito il tuo polso e il battito non c’era.. ERI FOTTUTAMENTE RICOPERTO DI SANGUE!- urlò ripercorrendo con la mente quegli orribili momenti e rivedendo le immagini che lo perseguitavano ogni volta chiudesse gli occhi, perché ormai la guerra era un soffio se paragonata alla morte di Sherlock, alla morte della vita stessa di John.
-questo è ciò che hai visto, ciò che ho voluto- si corresse aspramente- che ho dovuto farti credere, ma le cose non sono ovviamente andate così, sono qui per spiegartele-  il solito, maledetto tono saccente che non aveva perso e che mai avrebbe perso perché Sherlock è Sherlock.
-tu..spiegare.. SEI UN FOTTUTO BASTARDO!!!- caricò e sferrò un pugno degno di boxe. Se la prima volta che lo aveva colpito si era preoccupato di non fargli davvero male, adesso si preoccupava di metterci tutta la forza che poteva infliggendogli almeno una parte del dolore che lo aveva investito negli ultimi tre anni.
Sherlock incassò il pugno portandosi istintivamente una mano allo zigomo già gonfio con un livido violaceo che si allargava sulla pelle diafana.
-me lo merito ma posso spiegarti..-
-non voglio sapere!! Sarà sicuramente un’altra delle tue imprudenti avventure. Un altro formidabile racconto del grandissimo Sherlock Holmes! E io sono stufo dei tuoi racconti e delle tue brillanti deduzioni!-
-Io voglio solo farti capire..- Sherlock fece qualche passo avanti ma John prontamente indietreggiò.
-capire cosa? COSA SHERLOCK?!-
-come io… come.. Scusa- si arrese. Era la prima volta che pronunciava quelle parole e non credeva ancora che gli fossero uscite così chiare e fluide che lui stesso si stupì della sua voce.
-scusa? Tu mi chiedi scusa? Perché non mi hai detto la verità?-
-te la sto dicendo ora..-
-ora? Dopo tre fottuti anni? Dopo tre anni che ti ho creduto morto?-
-bè..si-
John grugnì e scattò come un leone su una gazzella. Era rosso in volto e le mani gli tremavano ma nonostante tutto riuscì ad afferrare Sherlock per la camicia tirandolo con violenza tanto da farlo sbandare, il moro chiuse gli occhi ma quello che arrivò dopo non fu un ulteriore colpo sullo zigomo, bensì un bacio.
Un lungo soffice bacio.
Le labbra di John erano calde proprio come Sherlock le aveva immaginate, e facevano contrasto con le sue che al contrario erano fredde. John teneva stretta nei pugni la camicia di Sherlock e le sue labbra si muovevano dolcemente quasi tastando, esplorando e scoprendo cosa fossero realmente, come se celassero un segreto prezioso.
-John..-
-non importa. Non importa il come o il perché tu l’abbia fatto. Ora sei qui. Quando sei morto hai portato via con te una parte di me e io ti ho odiato Sherlock! Ti ho detestato perché la mia non era vita ma sopravvivenza. Non c’è stato un solo giorno in questi tre anni in cui io non abbia sentito la tua mancanza.-
John era un soldato, aveva visto la guerra e quando si vede la guerra si vede tutto. Lui aveva visto i corpi dilaniati dalle bombe per le strade, donne disperate per la perdita dei loro cari, aveva visto i suoi compagni morire tra le sue stesse braccia e mai, MAI una volta aveva versato una lacrima, ma la presenza di Sherlock li fermo con le labbra ancora arrossate dal bacio, lo aveva fatto piangere..forse piangere non è il termine adatto: John stava singhiozzando e tremando aggrappato alla camicia di Sherlock come se lui fosse una solida ancora a cui tenersi per vivere.
-Sherlock c’è un detto che fa più o meno così “si capisce l’importanza di una persona solo quando ormai questa non c’è più” nel momento in cui io ho sentito il tuo cuore fermo ho pensato solo di amarti. In questi tre anni ho pensato esclusivamente a questo, a quante volte l’ho negato a me stesso e quante volte ho gridato di non essere gay per una stupida convinzione. Ho vissuto nel rimpianto di non averti mai detto “ti amo” e che non avrei mai più potuto dirtelo…-
-sai bene che capisco ma non comprendo queste cose-
-lo so…io..-
-baciami. Baciami di nuovo, John-
E le labbra di John, tremanti e incerte come il suo stato d’animo incontrarono quelle di Sherlock catturandone l’essenza quasi come se si trovasse in un bellissimo sogno e volesse memorizzarne ogni dettaglio per poi ricordarselo il mattino dopo e bearsi ancora un po’ di quelle sensazioni così irreali che sfuggivano persino alla mente super razionale di Sherlock. Quelle emozioni che avvolgevano i due corpi come le note del violino di Sherlock avevano avvolto il salotto e John tre anni prima, tingendo l’atmosfera di una dolcezza infinita, quell’amore tenuto segreto che era esploso producendo il fruscio di un battito d’ali.
 
 
Tutto è partito da questa fan art… http://www.facebook.com/photo.php?fbid=474337535916741&set=a.474337079250120.127110.350819071601922&type=3&theater
Questa è solo la “copertina” il resto delle immagini si trova dopo ^__^
Spero vi sia piaciuta, aspetto i vostri commentini!! ^__^
  
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