« L’hai vista? »
Fu la prima cosa che Christian mi disse il primo giorno di scuola del penultimo anno delle superiori.
« Vista? Chi? »
Senza nemmeno rispondermi, allungò il collo e cercò qualcuno tra la folla.
« Te ne accorgerai. »
Erano le 7.45 e nell’atrio della scuola c’erano studenti abbronzati che giravano a vuoto, si salutavano e si chiamavano l’un l’altro.
Gli tirai un pugno sul braccio.
« Chi? »
La campanella suonò. Una mandria di studenti si riversò all’interno dell’edificio.
La stessa, identica domanda la sentii durante l’appello.
« L’hai vista? »
E nei corridoi.
« L’hai vista? »
Chi era? Una biondona tutta tette venuta dalla California? O una di quelle ragazze che a giugno ha l’aspetto di una bambina e a settembre ricompare con le sembianze di una donna? Ero curioso, forse troppo.

Fu durante la lezione di algebra che sentii un nome.
« Alison. »
Mi voltai. « Alison? » chiesi al ragazzo seduto due banchi dietro di me. « Che nome è? »
« L’ha detto lei durante l’appello. Alison Brown. »
« Alison? »
« Sì. »

Finalmente, a pranzo, la vidi.
Indossava una lunga gonna bianco sporco e una maglia dello stesso tessuto.
“ Fin qui tutto normale. ” pensai.
Aveva capelli ricci color miele lunghi quasi fino al sedere.
Portava qualcosa a tracolla.
Non era uno zaino.
Era un ukulele.
“ Chi è il pazzo che va in giro con un ukulele? ”
Non aveva il vassoio del pranzo, bensì una sacca con sopra dipinto un girasole a grandezza naturale.
Quando attraversò la mensa, calò il gelo.
Si sedette ad un tavolo vuoto, poggio la sacca sul pavimento e appese allo schienale della sedia il suo ukulele. Tirò fuori il panino dalla sacca e inizio a mangiare.
Buona parte della mensa rimase in silenzio ad osservarla.
Christian rise. « Te l’avevo detto. »
Annuii.
« Frequenta il primo anno. » spiegò. « Dicono che non abbia mai frequentato una scuola; finora ha studiato a casa. »
« Questo spiega molte cose. » commentai.
Non l’avevo ancora vista in viso, perché ci dava le spalle.
Il suo tavolo era vuoto, ma quelli vicini erano strapieni.
Non ci fece caso.
Sembrava persa in un mondo suo, isolata, in una campana di cristallo.
All’improvviso Alison si alzò.
Prese l’ukulele e iniziò a suonare.
E a cantare!
Finita la sua performance, fece un profondo inchino.
Il silenzio che era calato fu spezzato da un singolo applauso.
Mi voltai.
Era la signora della mensa.
Poi, come se non fosse successo nulla, la nuova arrivata prese la sacca e l’ukulele e si incamminò tra i tavoli cantando e piroettando.
Tutti gli occhi la seguirono, tutte le bocche si spalancarono.
Non si era mai vista una cosa del genere.
Riuscii a vederla in faccia.
Somigliava ad altre centinaia di studentesse, tranne che per due cose: non era truccata e aveva gli occhi più grandi e belli che io avessi mai visto.
Piroettò ancora e uscì dalla mensa.
Qualcuno applaudì. Qualcuno fischiò. Qualcuno ululò.
Io rimasi a bocca aperta.
Christian mi lanciò un’occhiataccia.
« Non farti venire in mentre strane idee. » mi disse.
« Certo che no. » risposi, anche se più pensavo a lei, più mi veniva voglia di parlarle, di conoscerla.
“ Justin e Alison. Suonano bene insieme. ” pensai.
Avevo avuto un intero anno per conoscerla.

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spazio autrice. :)
salve a tutti!
se siete arrivati fino a qui, beh, grazie.
la fan fiction, come ho scritto anche nell'introduzione, verrà scritta a quattro mani.
questo capitolo l'ho scritto io, melania.
spero vi sia piaciuto.
lasciate una recensione con commenti, suggerimenti e critiche, mi farebbe molto piacere.

se volete contattarci per qualsiasi domanda sulla fanfiction o per conoscerci meglio, potete farlo su twitter.
siamo shineonmebiebs (melania) e rigatonrauhl (eleonora).
al prossimo capitolo! :)