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Autore: nini superga    04/01/2013    6 recensioni
“Mi faceva male pensare, eppure ricapitolai la situazione: Giulia era stata rapita dagli Uruk- hai di Saruman assieme a Merry e Pipino, i Valar sanno per quale scopo; Frodo e Sam aveva attraversato il Fiume e avevano deciso di andare a Mordor da soli, senza alcun aiuto, contando solo su se stessi, passando per il nord; noi eravamo quanto restava della Compagnia: Gandalf e Jadis ci avevano abbandonato a Moria, concludendo i loro giorni su Arda prima del tempo; Aragorn , Legolas e Gimli erano partiti all’inseguimento degli Uruk-hai, il compito di salvare mia sorella e gli Hobbit era loro, mentre io ero rimasta da sola con Boromir, ancora in stato di incoscienza a causa dello scontro con gli orchi di Saruman. Aveva rischiato la vita per proteggere i suoi compagni, infischiandosene delle frecce che lo trafiggevano e gli dilaniavano le carni, e ora ne pagava le conseguenze. Anche io scontavo le mie scelte: mi ero messa contro Boromir per impedirgli di prendere l’Anello a Frodo. “
si prospetta una storia interessante, che dite? mi raccomando, o lettori: recensite e criticate, qui c'è bisogno di consiglio! mi scuso di già per i vari errori :) vostra, Nini Superga.
Genere: Avventura, Guerra, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boromir, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Gioielli di Anna.'
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Capitolo 19

 

Le tenebre strisciavano lungo le mura antiche e solo la luce delle fiaccole rendeva visibili i visi degli uomini presenti. Le pozze di luce, che fino a qualche attimo prima avevano illuminato smorfie di paura, adesso sfiguravano davanti alla luce degli Eldar che Haldir di Lorien e la sua compagnia irradiavano nella piazza d’armi del Fosso di Helm.

Legolas era stato il primo ad accogliere i membri della sua razza, salutando Haldir con parole di gioia e vigorose strette sulle spalle. Io e Giulia, appena dietro il principe del Reame Boscoso, non eravamo riuscite a trattenerci dall’abbracciare il capitano elfico, di solito freddo e serafico, imbarazzandolo con la nostra confidenza esplosiva. Gli elfi che aveva condotto con sé facevano parte della guarnigione di Lothlorien, e sicuramente si erano staccati dal loro popolo per ordini di diretti superiori. Pensai a Galadriel, e le resi omaggio nella mente: se avevamo degli amici e alleati, sicuramente era anche merito suo. Nel frattempo, l’intero esercito di Rohan ammirava i guerrieri elfici dall’aria efebica, dotati di archi tanto eleganti quanto micidiali, vestiti di farsetti blu e dorati, ritti come betulle sui sassi della piazza. Theoden, Re di Rohan, giunse poco dopo fra due ali di guardie reali, così stupito che a stento riusciva a trattenersi dallo spalancare la bocca per la meraviglia. Mentre si guardava attorno, disorientato come un cerbiatto, Haldir gli si parò davanti, inchinandosi. << Tempo fa, un’alleanza esisteva fra Elfi e Uomini. >> Disse l’elfo con aria solenne davanti al Re che, fino a qualche attimo prima, si credeva completamente solo. Haldir gli sorrise con fare speranzoso. << Siamo qui ad onorare tale alleanza e siamo pronti a morire assieme a voi, per contrastare l’Oscurità. >> Un movimento alle nostre spalle ci fece voltare e vedemmo scendere di volata gli altri: Aragorn e Boromir giungevano assieme, già vestiti per la battaglia, la speranza che brillava nei loro occhi, mentre Gimli stava poco lontano, le mani rigidamente nascoste dietro la schiena. Con un cenno del capo, il nano mi fece segno di seguirlo. Incuriosita, mi avvicinai e lo trovai assieme a Jadis, che non vedevo da quella mattina. Si era infilato in una viuzza che correva accanto la piazza, ingombra di ceste piene di sassi, fiocamente illuminata da pigre fiaccole. << Ho qualcosa per te. >> Disse il nano, sorridendomi da sotto la folta barba. Da dietro la schiena fece apparire un fagotto, e mi invitò con gli occhi scintillanti a svelare il segreto che racchiudeva. Capii solo dopo aver toccato il tessuto cosa Gimli mi stesse donando: prendendo l’oggetto fra le mani, lasciai che la sciarpa scivolasse a terra, dove Jadis andò ad annusarla. Il Corno di Gondor era fra le mie mani, pesante e maestoso. La luce delle torce, nonostante fosse tenue, dava agli orpelli che lo ornavano un’aria orgogliosa. << Oh Valar… >>  Mormorai, rigirandomelo fra le mani. << Ho fatto del mio meglio. >> Spiegò Gimli, indicandomi la saldatura scura che aveva realizzato fra le due metà. << Ho utilizzato il metallo migliore che ho trovato, cercando di rendere la saldatura il più resistente possibile ed esteticamente poco invasiva. Si tratta di un oggetto antico, e la sua bellezza va rispettata. >> Annuii, sfiorando col polpastrello la sutura. Mi ricordai di quando Boromir l’aveva trovato tra i resti degli Orchi, di come era a pezzi, di come entrambi eravamo a pezzi… quanto tempo era passato? Nemmeno un mese, eppure dalle rive dell’Anduin ad allora sembravano essere scivolati anni, secoli, millenni. Il peso della Storia con la S maiuscola aveva schiacciato sia me che Boromir, facendoci invecchiare prima del tempo. Serrai le mani attorno al Corno, capendo che quello era l’ultimo tassello della Riconciliazione: ora, il mio Capitano poteva tornare ad essere quello che era. << Il suono è quello che mi preoccupa maggiormente. >> Disse Gimli, distogliendomi da quei pensieri profondi. Lo guardai, interdetta, per poi chinarmi e abbracciarlo stretto, mentre Jadis mi metteva il naso nell’orecchio. << Non sai quanto ti sono grata, Gimli figlio di Gloin, non sai cosa questo significhi per me e Boromir. >> Lo guardai negli occhi, sorridendo al suo lieve imbarazzo. << Questa è l’ultima saldatura fra passato e futuro, l’ultimo ponte che porterà Boromir a riscattarsi completamente da quello che ha fatto. Per lui, questa saldatura è molto più che semplice metallo: è la cauterizzazione di una ferita che finalmente si chiude. >>

<< Tu esalti il mio lavoro. >> Commentò con un certo orgoglio il nano. Mi sorrise, impacciato. << Ma non è grazie a me e a questa saldatura che il Corno tornerà a suonare, signorina. Se suonerà ancora, è solo grazie a te e al tuo coraggio, con cui hai salvato l’Uomo che ami a costo della tua vita. >> Sospirò. << Beato colui che ha il tuo cuore. >> Mi accorsi solo allora dei lacrimoni che scorrevano lungo le mie guance, e un respiro rotto mi uscì di bocca. Gimli parve ridestarsi, e persino alla luce delle torce lo vidi arrossire. << Scusa, non era mia intenzione essere scortese e annoiarti con i pensieri di un vecchio, sciocco nano… >> Gli posai la mano sulla spalla, facendolo tacere. << Nessun perdono per Gimli figlio di Gloin, non per queste parole e per questi pensieri, non per queste lacrime. >> Gli sorrisi, tirando su col naso, per poi scoccargli un bacio in fronte e alzarmi. << Nessun perdono perché non c’è niente da perdonare, solo da ringraziare. >>

 

Mentre le tenebre incombevano e il Fosso rigurgitava Uomini ed Elfi, cercai Boromir. La mia mente era come sconnessa ed era chiusa alla voce di Giulia, che con ogni probabilità mi stava cercando. Dopo lo scambio di battute con Gimli, vagavo per il Fosso come inebetita, con Jadis al mio fianco. In una mano impugnavo l’elsa della spada, mentre nell’altra stringevo il Corno. Il laccio di cuoio per il collo mi batteva sulla coscia, mentre cercavo in lungo e in largo il mio Capitano. Infine lo trovai, attorniato da uomini di Rohan, che lo ascoltavano con interesse. Mi unii a loro, restando però in disparte, osservandolo con attenzione: i vestiti erano sgualciti e il viso stanco, ma la cotta di maglia che indossava sotto al farsetto e la spada che portava di traverso sulla schiena gli davano un’aria da eroe dei Tempi Antichi. Gesticolava, Boromir, mentre raccontava una delle sue imprese da Capitano della Torre Bianca, probabilmente qualcosa riguardo la presa di Osgiliath, e mi stupii di vedere come i suoi occhi scintillavano e come coloro che lo ascoltavano pendessero dalle sue labbra. Pensai a quante volte in passato Boromir avesse arringato i suoi uomini prima della battaglia, a come doveva aver paura e a come riusciva a tramutare quella paura in coraggio, forza e determinazione. Pensai a quando l’avevo visto andare alla guerra su quell’enorme cavallo nero, appena fuori la casa di guarigione di Matilde… a come riluceva di luce propria. Sospirai, quando una mano si posò sulla mia spalla. Mi voltai, vedendo gli occhi gentili di Aragorn. Gli sorrisi, tornando poi a guardare Boromir. << Hai fatto un ottimo lavoro. >> Mormorò Aragorn, osservando a sua volta l’amico. Chinai il capo, ridacchiando a quelle parole. << Io? No, lui ha fatto un ottimo lavoro, smettendo di piangersi addosso come un marmocchio e riprendendo le redini della sua vita. >>

Il ramingo sbuffò, indispettito. << La modestia non ti si addice, Anna, quindi smettila. >> Aragorn cercò i miei occhi. << Se non fosse stato per te, si sarebbe ammazzato con le sue stesse mani. >> Dopo un attimo di silenzio, accennò al Corno che mi ero portata al petto. << E quello? >>

<< E’ una lunga storia… >>

<< Mi piacciono le lunghe storie. >>

Sorrisi apertamente, scoccandogli un’occhiata divertita. << Lo trovammo la prima notte che iniziammo a seguire le vostre tracce. Lo cercò Boromir fra gli orchi in putrefazione, trovandolo spaccato  a metà. Fu un brutto colpo, per lui. Era emotivamente a pezzi, si sentiva il traditore del mondo intero! L’unica cosa che potei fare fu prendere il Corno e convincerlo che, una volta che vi avremmo trovati, l’avrei dato a Gimli per ripararlo. >> Aragorn annuì, toccando con mano quell’oggetto antico. << Gimli ha fatto un ottimo lavoro, anche se non sa che suono avrà… solo Boromir può suonare nel Corno di Gondor. >> Aragorn lo prese dalle mie mani con delicatezza, soppesandolo. << Lo donò la mia stirpe alla sua. >> Mormorò, fissandolo. << E’ un dono degno di un Re, che sancisce l’unione delle nostre casate. >>

<< Allora dovresti essere tu a donarglielo, di nuovo. >> Dissi, convinta e sincera. << Sei il suo Re, è un tuo diritto. >> Fu allora che Aragorn mi guardò dritta negli occhi, schiudendo le labbra come se gli avessi rivelato il più grande segreto del mondo. Non disse una parola, ma rimase a lungo a fissarmi, come se non trovasse le parole per dire quello che gli si agitava nel cuore. Riprese fiato, accorgendosi di aver stretto il Corno così forte da avere le nocche bianche. Solo allora capii: gli avevo appena dato conferma che aveva la fiducia del suo diretto sottoposto, il suo capitano e sovrintendente, colui che all’inizio l’aveva visto come un usurpatore e che ora lo vedeva come suo signore e padrone. Aragorn sapeva che i sentimenti di Boromir nei suoi confronti erano cambiati, l’aveva intuito, ma non fino a quel punto. Aragorn mi porse il Corno, stringendomi le mani per trasmettermi tutta l’emozione che sentiva. << No, Anna, mia signora. >> Trasalii a quell’appellativo, inadatto a una ragazza come me. << Sei tu che deve dare il Corno a Boromir, perché io non sono ancora il suo Re e non ho dominio sul suo cuore, non come lo hai tu. Sei tu ad avere questo diritto perché tu l’hai salvato, tu hai scacciato le tenebre da lui, tu l’hai fatto rinascere a nuovo vita. >> Tornò a guardare Boromir, che si era accorto di noi fra la folla. << Gli hai ridato un motivo per combattere e onorare la propria razza. >>

Boromir ci raggiunse con aria incuriosita e vidi distintamente i suoi occhi spalancarsi di meraviglia alla vista di ciò che reggevo fra le mani. Lo vidi dischiudere le labbra, pronto a parlare, ma tacque, perdendosi nella contemplazione di ciò che pensava irrimediabilmente perduto. Con le mani delicate, avvicinai il Corno a lui, aspettando che lo cogliesse. Al contrario, Boromir non si mosse, inebetito e confuso. Lanciai un’occhiata ad Aragorn, chiedendogli silenziosamente di intervenire, ma il Ramingo tacque, invitandomi a parlare. Dopo un attimo di panico, le parole iniziarono a sgorgare dalle mie labbra, solenni e improvvise. << Boromir di Gondor! >> Lo chiamai, facendogli alzare lo sguardo, sorpreso. << Figlio di Denethor, nipote di Ecthelion, Capitano della Bianca Torre, Generale degli eserciti di Gondor, principe del tuo regno! >> Senza sapere perché, posai un ginocchio a terra. << Io ti dono ciò che era rotto ed è stato ricostruito, il simbolo della libertà per le tue genti, ciò che chiama a raccolta il tuo popolo e che da speranza a chi non ne ha. >> Alzai di più le mani, offrendoglielo. << Prendilo, e ritorna ad essere ciò che sei, che fosti e che sempre sarai, mio Capitano e Signore. >>  “ Mio amore, mio tesoro, mio amante, mio eroe… “ Sentii un nodo alla gola e chinai il capo per nascondere gli occhi velati di lacrime emozionate. Dopo poco, sentii il peso del Corno abbandonare i miei palmi. Alzai il viso e vidi Boromir che ammirava il suo amato Corno, ricco di ricordi e significati. Sorrisi, nel vederlo assorto, ammirando il suo volto che nonostante stanchezza e tensione era sempre bellissimo. Boromir levò lo sguardo su di me, invitandomi ad alzarmi. Rimasi col capo chino, finché il Capitano della Torre Bianca compì un gesto inaspettato e fuori dalle regole: dopo un attimo di esitazione, passò il laccio di cuoio attorno al mio collo, posandomi il Corno di Gondor con infinita delicatezza sul petto. << Non merita di essere posato sul mio petto. >> Disse Boromir, bloccando la mia prevedibile protesta con una mano aperta. << Il Corno è mio di diritto, mio in quanto figlio di Sovrintendenti e di principi di Gondor. Esso veniva donato ad ogni primogenito della casata, passato di padre in figlio, motivo di orgoglio e vanto per la nostra gente. Chi lo indossa deve essere coraggioso, forte e deve essere un punto di riferimento per coloro che lo circondano. >> Mi sorrise. << Queste, assieme a molte altre caratteristiche tu possiedi, Anna di Isengard, ora Anna di Gondor, mia futura sposa. Tu mi hai curato quando ero ferito, rincuorato quando ero affranto, risollevato quando ero caduto. Questo Corno è tuo di diritto. >> Chinò il capo innanzi a me, e così vidi fare anche ad Aragorn e a molti altri mentre mi guardavo attorno, confusa e rintronata. Tra la folla che si era riunita attorno a  noi, incrociai gli occhi raggianti di Giulia.

“ Fa quello che ci si aspetta che tu faccia, sorella mia. “ Mi invitò con voce carica di emozione. “ Soffia.”

Poggiai le labbra dove per tante volte si erano poggiate quelle di Boromir e soffiai con quanto fiato avevo in corpo. Ebbi la sensazione di tremare quando il Corno muggì con vigore, con maggiore intensità di quando l’avevo sentito suonare prima della spaccatura. “ Gimli ha fatto un ottimo lavoro. “ Constatai, soffiandoci ancora finché non rimasi senza fiato, lasciando che le note profonde del Corno si perdessero nell’aria. Mi guardai attorno, vedendo che in molti mi guardavano ( io, la donna guerriera, la ragazzina testarda, la bambina smarrita ) e improvvisamente mi sentii carica di vita e di speranza,  così intense da farmi sentire immortale.

In risposta al mio corno, in lontananza, udimmo distintamente un latrato ben diverso, lugubre e astioso, che ci chiamava a combattere. Jadis, sempre rimasta al mio fianco, rispose al corno degli orchi con un ululato prolungato e acuto, un grido di battaglia. Improvvisamente, alla speranza che scorreva assieme alla paura si unì una rabbia bruciante, così profonda da essere ira. << Quei figli di puttana non distruggeranno il nostro mondo! >> Dissi, senza accorgermi di parlare a voce altissima. << Quei figli di puttana non avranno le nostre vite, i bambini e le donne, ma solo il nostro ferro! >>

Un’ovazione si alzò dagli uomini attorno a noi, mentre Boromir mi guardava con occhi scintillanti di orgoglio e fierezza. In quel preciso momento, capii che era fatta: la Riconciliazione fra noi era finita.  

 

 

 

 

 

 D.I.F.

 

Uh ok, quanto mi piace questo capitolo lo so solo io. Chi mi legge da un po’ sa che non sono per niente modesta nelle mie cose, dunque dico che questo capitolo è uno dei migliori della serie. Spero solo di non aver fatto diventare Anna una Mary Sue ( pericolo che ho corso dal primo chappi della prima storia ) facendola diventare una donna forte e battagliera. Non so, io credo di aver fatto un buon lavoro e di aver reso questa storia abbastanza plausibile, anche con queste “ sbandate” ( siamo sicuri che Boromir darebbe il suo preziosissimo corno ad una donna, davvero? !? ). By the way, chi se ne frega: io lo trovo un gesto bellissimo! Spero che a vostra volta anche voi apprezziate, lettrici e lettori ( lo so che sotto sotto ci siete pure voi maschietti! ) e, anche se disapprovate, ditemelo: sono qui a battibeccare :D

 

Vi lovvo fes, e ovviamente vi auguro buon anno. Che sia proficuo e ispirato, che ci dia belle storie e piacevoli compagnie, spalle su cui piangere e pacche sul sedere di cui ridere. Best wishes, Anna.

  
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