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Autore: Honodetsu    04/01/2013    3 recensioni
Cosa prova una nazione nel corso della sua vita eterna ed instabile? Quali desideri, quali dolorosi rimpianti e dolorose rinunce è, o è stata, costretta a sopportare?
Qui troverete i pensieri non detti, i sogni ormai lasciati ad invecchiare in un angolo, ogni singola parola che non è stata pronunciata a causa di un corso superiore: il corso della Storia.
...Spero che, in qualche modo, l'introduzione vi abbia interessati...
Se è così, leggete e fatemi sapere.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Spiegazioni
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Allora, prima di tutto, no, questa non è la ff di cui vi avevo parlato. Ho deciso che, in attesa che pubblichi la mia nuova storia, scriverò  questa serie di raccolte.
Così magari potrò infastidirvi un pò, con questa, mentre continuo a scervellarmi su quella nuova (sono malefica, lo so). Bhè, che altro dire... Se avete coraggio, leggete, e ditemi cosa ne pensate...
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-Romano, Italia del sud-

 

Il sole batteva prepotente quel pomeriggio. Italia del sud se ne stava sdraiato sotto l'ombra di un albero, cercando di salvarsi dal caldo ormai opprimente.

Ovunque intorno a lui era verde e luminoso. La grande distesa di prato in fiore si estendeva davanti a lui infinita.

E lui la guardava.

Tutto quel caldo e quel verde gli ricordavano tempi passati, lontani. Tempi, che sapeva, non sarebbero più tornati.

I bei tempi del rinascimento, poi quelli un po' meno belli del dominio austriaco ed infine del dominio spagnolo.

Più ricordava il passato più si rendeva conto che gli mancava qualcosa. Quel qualcosa che all'ora, anche se erano periodi bui, lo aveva reso in qualche modo felice.

Quel qualcosa che adesso non possedeva più.

Italia del sud posò lo sguardo sulle foglie dell'albero sopra di lui. Si muovevano ritmiche con il soffiare del vento. Le guardò perso, con malinconia, nel ricordare di quando da bambino le guardava muoversi da tutt'altro paese.

Ricordò di quella bella e grande finestra che possedeva nella sua graziosa stanzetta, e di quando, nei pomeriggi soleggiati come quello, si affacciava a guardare le foglie del vecchio albero muoversi.

Quel bel vecchio albero che si trovava davanti al suo davanzale.

Come amava quei pomeriggi, come amava quel caldo, come amava la Spagna e quell'albero, quand'era bimbo. A quei tempi era così sereno, nonostante tutto.

A quei tempi c'era Spagna, il suo Spagna.
Sì, perché era suo.
Solo lui aveva l'onore di vederlo aldilà del campo di battaglia, solo lui poteva vederlo mentre coltivava i campi, mentre mangiava, mentre dormiva.

All'ora era tutto diverso.

Chiuse gli occhi con un peso che gli gravava nel petto.

Sapeva perfettamente che quel qualcosa che gli mancava era lui, ma detestava ammetterlo. Detestava essere lui quello a sentire il disperato bisogno di cercarlo.

Riaprì gli occhi mentre il peso sul suo petto si faceva più pesante.

Odiava quello che era diventato. Odiava sentirsi così solo e di sentire quel disperato desiderio di passare ancora delle giornate al suo fianco. Anche solo a vederlo coltivare, dormire o sorridere.

Lo sguardo si posò ancora sulla distesa verde.

Molti secoli prima, su quello stesso prato, aveva messo piede lui. Per venirlo a prendere, per farlo suo, per riscuotere la sua nuova terra, la sua nuova colonia. Come si era sentito spaventato quel giorno, abbandonato al destino.

Il cuore dell'italiano tremò al ricordo di quelle mani accarezzargli amorevolmente il capo.
Quante volte da bambino aveva pianto per lui?
Per tutte le volete che partiva, donandogli; prima di salpare, quella carezza affettuosa, per poi lasciarlo solo in quell'enorme casa.

Quante lacrime aveva versato mentre vedeva la sua barca scomparire nell'orizzonte blu ed azzurro. Quante notti insonne aveva passato da solo, passate ad odiarlo.

Ma nonostante questo, quando lo vedeva tornare, sul volto dello spagnolo c'era sempre un sorriso. Quel maledetto e odioso sorriso che gli impediva di odiarlo.
Quel sorriso che Spagna aveva solo per lui.

Ed Italia del sud ricordava. Ricordava quei tempi in cui ancora non era Italia, ma semplicemente il piccolo e scontroso Romano.

Ricordava quei tempi in cui ancora poteva dire di vivere, in cui ancora poteva dire di avere un orgoglio. Quei tempi in cui al suo fianco c'era ancora Spagna.

Quei tempi che adesso tanto invidiava.

Guardò il cielo che, intanto, si era dipinto dei dolci colori del tramonto.

Il tempo stava per terminare.

Diede un ultimo sguardo a quella distesa verde, come se si aspettasse qualcosa. Ma, anche quel giorno, quel qualcosa non avvenne.

Si alzò e posò la mano sulla corteccia dell'albero. Il sole stava tramontando lento e, proprio in tutte quelle sfumature, gli parve di scorgere il sorriso del suo Spagna.

Ed in quel momento si sentì Romano, non si sentì più Italia. Ed in quel momento gli parve di essere a Madrid, affacciato alla sua finestra e a guardare le foglie del vecchio albero scrosciare al vento; con accanto a lui il suo bel padrone.

Il suo bel capo.

Italia del sud chiuse gli occhi con dolore mentre anche l'ultimo raggio di sole si spegneva.

Una lacrima dolorosa gli rigò il viso nel buio.

Era brutto dover vivere nel passato.
 

  
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