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Autore: RubyChubb    23/07/2007    4 recensioni
Siamo un po' in là nel futuro: i Tokio Hotel sono in crisi, la stampa se li mangia a colazione, il loro quinto album è in alto mare... e se la soluzione fosse prendersi un giorno libero dalla propria vita?
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FINALMENTE!!!!! e vai con l'ultimo esame dell'anno accademico e meno tre esami e mezzo alla laurea... insomma, ancora devo scrivere tutto... vabbè, non ci pensiamo, e pubblichiamo il penultimo capitolo di questa fanfic un po' strana...
Ringraziamenti moltomoltomolto speciale a Judeau, Ady91, YUMA e Nyasha13 che hanno sempre letto e recensito!!!! grazie anche a chi ha letto e basta e non ha recensito, è lo stesso!!!




Deanna se ne stava distesa sul suo asciugamano alla piscina dei ragazzi, in attesa di sapere se l'operazione era andata a buon fine. Quando li vide arrivare sorridenti comprese che tutto era a posto. Se ne andarono dentro la sala registrazione, dovevano provare gli ultimi pezzi poi l'album sarebbe stato pronto.
Ripensò a tutto quel tempo passato con loro: di sicuro aveva imparato tante cose, a partire dall'essere paziente, per finire a quale fosse il prodotto migliore per disincrostare le macchie sul pavimento... Quando era arrivata all'agriturismo era semplicemente una diciannovenne fresca di maturità che odiava la madre per quello che le aveva fatto, cioè risposarsi con un viscido e dimenticare suo padre. Non aveva un obiettivo nella vita, a parte quello di stare lontana dalla sua famiglia.... se si poteva chiamare tale, sua madre era uno stress vivente, non la lasciava mai in pace. Per lei il concetto di famiglia si allargava a sua zia, la sua Memo, la sua 'sorella'.
Anche se avesse avuto molte perplessità su sua nipote, quando le si presentò all'agriturismo con le valige Emi l'aveva accolta, a patto che lei lavorasse per loro: le assegnava compiti semplici, soprattutto la destinava alla pulizia delle camere. La conosceva bene, era una persona abbastanza scostante, era un po' una foglia al vento. Era anche possibile che da un giorno all'altro partisse e se ne tornasse dalla madre. Invece non era successo e Deanna aveva lavorato duramente per sei mesi di fila, quasi senza pausa. Stupita dal suo nuovo atteggiamento, decise di metterla alla prova e affidarle quei ragazzi. Era rimasta a bocca aperta nel vedere quanta buona volontà avesse quella ragazza e si pentì di averla giudicata male.
Deanna, dal canto suo, era felice così: mentre sua madre voleva che si iscrivesse all'università, magari a medicina o architettura, lei se ne stava beata in quell'agriturismo. Le diceva: 'Perchè non hai amici?', lei rispondeva che non le interessava avere degli opportunisti accanto che la usavano finchè non si facevano fidanzati con qualcuno.
Aveva il suo lavoro, la sua vita indipendente, ma sapeva che un giorno tutto questo le sarebbe venuto a noia e, seduta su quella sdraio, pensò a quale poteva essere il suo futuro, da lì a cinque anni. Quel pensiero così profondo però fu interrotto da una lingua che le leccava insistentemente i piedi.
"Ma che... Aigor!", esclamò Deanna, vedendo il suo cane fedele ai suoi piedi. Era un pastore tedesco, più che un cane era un cavallo: le saltò addosso e prese a leccarle la faccia.
"Smettila!", diceva lei, ridendo per quella sorpresa.
"Sei contenta? Adesso hai anche il tuo fedele Aigor...", le disse sua zia, "Ma come si fa a mettere un nome del genere ad un cane!"
"Quanto sei ignorante! Non l'hai mai visto Frankenstein Junior?"
"Mah, sarà... l'ha scaricato qui il tuo padrino. Sta per partire con tua madre per le vacanze e non potevano portarselo dietro."
"Poverino... chissà come ti ha trattato quel mostro...", disse Deanna, abbracciando e accarezzando il suo cane, "Ma adesso ti terrò io per sempre."
"Basta che stia buono e non dia fastidio. Chiederò a Giacco di fargli una cuccia...", disse, tornando verso il casolare.
Ora che Deanna aveva il suo migliore amico con sè, non poteva far altro che giocare con lui. Prese il primo bastoncino che le capitò sotto mano e iniziò a lanciarglielo. Con la lingua pendente, il cane obbediva sempre alla sua padroncina, era stata lei ad addestrarlo. Con fischi e semplici ordini, il cane si sedeva, si sdraiava, faceva le capriole, stava in equilibrio sulle zampe posteriori, dava la zampa, insomma, faceva tutte quelle cose che facevano i cani normali. L'unica cosa che non era riuscita ad insegnargli era evitare di saltare addosso alle persone. Ogni volta che quel cane vedere qualcuno, gli correva contro e gli metteva le zampe addosso, era inevitabile, così Deanna doveva sempre tenerlo al guinzaglio, a meno che non fosse sola.
Infatti il cane, appena fiutò la presenza di un estraneo, partì di corsa e si avventò su di lui.
"Aigor! Aigor! Fermo!", gridò più volte Deanna, ma invano. Il cane, che aveva visto Gustav avvicinarsi, gli era saltato addosso e lei, temendo che il ragazzo poco gradisse quel gesto d'affetto, cercò di fermarlo.
"No! Tranquilla! Non ho paura dei cani!", disse lui, riuscendo a liberarsi dalle zampe dell'animale.
"Gli ho insegnato tutto tranne non saltare addosso alla gente...", fece lei, prendendo il cane per il collare.
Riuscì a tenerlo a stento quando vide che anche gli altri erano usciti dalla sala e stavano venendo verso di loro.
"Ma quanto è grande questo cane!", esclamò Georg, accarezzandolo.
"Troppo, riesco a trattenerlo a fatica. Cuccia!", gli disse e il cane, magicamente, le obbedì anche se c'erano davanti a lui quattro persone che aspettavano di essere investite dalla sua festosità.
"Meno male...", disse lei, lasciandogli il collare, "Non preoccupatevi, è tranquillo e obbedisce sempre."
"Con una padrona come te...", disse Tom, ricevendo un'occhiataccia da Deanna, "Volevo dire, ma che bel cane! Come si chiama?"
"Aigor."
"Aigor? E che nome è?", fece Bill.
"Guarda che qua in Italia Bill è un nome cane molto comune...", disse Deanna.
"E' sempre un nome assurdo...."
"L'altro mio cane si chiamava proprio come te! Ed era antipatico come te a volte!", disse Deanna scherzando, "Come va l'album?"
"Tutto ok, un'altra sistemata qua e là e poi è pronto.", disse Tom.
"Bene... avete fame? Vi preparo uno spuntino?"
"Io ho fame... ma faccio da solo.", disse Georg.
"Sì, lo prepariamo noi. Vuoi qualcosa?", le chiese Bill.
"Wow... servita e riverita... prendo quello che prendete voi!", disse, tornando verso la piscina. Doveva stare attenta che Aigor non si gettasse in acqua, anche quello era un brutto vizio che non era riuscita a toglierli.
"Tu non hai fame?", chiese a Gustav, quando si accorse che non aveva raggiunto gli altri.
"No... devo stare attento alla linea, mi sono pesato e mi hai fatto ingrassare!"
Deanna rise alle parole del ragazzo. Era vero, aveva un po' di pancetta, ma a lei piaceva il detto 'l'uomo senza pancia è come un cielo senza stelle'. Si sedette sul bordo della piscina e mise le gambe dentro l'acqua. Aigor, fedelissimo, le si sdraiò accanto tranquillo. Gustav prese una sedia e si avvicinò ai due, non aveva il costume e non voleva bagnarsi i vestiti.
"Ma smettila! Ora mi sembri una di quelle che passa la vita sulla bilancia!"
"Guarda che ci controllano anche il peso..."
"Ah si? Ma tanto tu stai seduto, non se ne accorge nessuno!", disse Deanna ridendo.
"La fai facile tu..."
"Ma dai, ti sta proprio bene quella pancetta... pancettina...", disse, riprendendo a ridere.
"Non ti ci mettere anche tu... già ci sono quei due là, Tom e Bill, che mi prendono in giro. Loro si mangiano il mondo, tanto non mettono su un etto!"
"E basta! Mi sembri mia madre, sempre attenta a quello che mangia. Senti, piuttosto, me lo vuoi spiegare cosa avevi l'altro giorno?"
Il ragazzo per un attimo si abbuiò.
"No, niente... mi ero solo alzato male..."
"Non me la canti giusta... eri proprio arrabbiato."
"Sì ma adesso è tutto ok."
"Come vuoi tu...", disse Deanna, mentre accarezzava il suo cane, intento a mordicchiarsi la zampa, "Allora? Come va con questo nuovo album?"
"Beh... bene, stiamo solo aggiustando i pezzi, ancora non abbiamo trovato un titolo giusto però..."
"Capisco..."
In quel momento l'eterno indeciso Gustav era ad un passo dal liberarsi di quel peso, ma non voleva, non gli sembrava il momento giusto. Lui, su una sedia di plastica, con le ascelle sudate e sicuramente puzzolenti. Lei, seduta davanti a lui, in costume, con le gambe che si muovevano nell'acqua, quasi perfetta come una sirena. Il silenzio, però, era più insopportabile dell'indecisione.
"Qual è il tuo film preferito?", le chiese, così, senza riflettere. Deanna ci pensò un attimo.
"Secondo te? Quale persona sana di mente chiamerebbe il suo cane Aigor e al suo pappagallino, ormai morto, Frau Bluchern?"
Il ragazzo non sembrò capire
"Scusa, do sempre per scontato che tutti lo conoscano... è Frankenstein Junior, un film di Mel Brooks."
"Mi sembra di averlo sentito nominare... ma non l'ho mai visto"
"Ecco, allora stasera ve lo sorbirete! Nessuno, dico nessuno, dovrebbe morire senza averlo visto!"
"Ehy!", esclamò lui.
"Dai, stavo scherzando. Stasera preparatevi, io porto il film... e le patatine. Voi portate i vostri corpi e cervelli, mi raccomando!"
"Ragazzi!", si sentirono chiamare da Georg, che si trovava nei pressi della sala registrazione.
"Che c'è? Avete bisogno di me?", chiese Deanna.
"Sì e pure di quell'essere panzuto accanto a te! Venite qua in sala!"
"Visto che mi prendono in giro?", esclamò Gustav.
Deanna sperò di non doversi sorbire ancora le insicurezze di Bill sui suoi pezzi, ne aveva un po' fin sopra i capelli.
"Abbiamo in mente una cosa strana.", le disse Bill, "Vogliamo mettere una traccia fantasma nel cd."
"Sai cos'è l'originalità...", disse Deanna.
"Certamente, grazie, ma sarai tu a cantare."
"IO?!? Perchè io?"
"Sì, siamo tutti d'accordo, quindi vai davanti al microfono e dicci quale canzone vuoi cantare! Quelle degli album precedenti le conosci tutte no?"
"A me è piaciuta molto quando ha cantato Monsun.", disse Georg.
"Anche a me.", disse Tom.
"Allora vada per quella!", disse Bill.
"Io non ho potere decisionale?"
"No, avanti faccio partire la base!"
"Beh... a me piace tanto 'Sacred'... vi dispiace?"
"E sia!", disse Tom, prendendo la chitarra.


"No! Non ne ho voglia...", buffò Tom, mentre stringeva fedele il joypad della sua playstation.
"Ma se hai giocato a quel dannato gioco tutte le sante sere!", protestò Gustav.
"E dai! Andatelo a vedere in camera vostra!"
"Andiamo Tom... per una sera che facciamo qualcosa tutti insieme, senza che tu rompa le scatole con 'sto videogioco.", disse Georg, che sapeva benissimo che Gustav non si sarebbe fatto mancare quell'occasione. Sembrava che Tom non se ne fosse accorto di quanto il suo amico fosse stracotto di Deanna. Aveva anche dei dubbi su Bill, che non si pronunciava sulla serata.
"Cavolo! Mi hai fatto morire!", esclamò Tom.
"Vattene di qui a meno che non voglia che ti stacchi la presa della consolle!", disse Bill.
Caspita, pensò Georg, allora non era così scemo come pensava. Avrebbe dovuto giocare d'astuzia per far lasciare Deanna sola con Gustav e sperò di non dovere ricorrere a trucchi da mago per far sparire i due fratelli. 
"Allora stacco tutto e vado in camera mia... che palle, non si può mai giocare in pace!", protestò di nuovo Tom. In quattro e quattr'otto aveva scollegato la consolle e si era trasferito in camera. Bene, si disse Georg, fuori uno! Lui, con la scusa della stanchezza, sarebbe andato a letto al momento giusto. Ora rimaneva Bill.
In quel momento, arrivò Deanna, seguita dal suo Aigor.
"Sera ragazzi! Non vi dispiace se porto il mio fidanzato vero?", disse, alludendo al suo cane.
"No, tranquilla, fai pure.", disse Bill.
"Nessuno mi aiuta?", chiese lei, che aveva in mano almeno una decina di sacchetti di patatine. Gustav, da bravo cavaliere, la aiutò.
"Spero che la birra che vi ho portato l'altro ieri non si sia già volatilizzata...", fece poi la ragazza.
"No, ce n'è ancora a sufficienza per tutti.", disse Georg, aprendo il frigorifero e prendendo quattro bottiglie.
"Bene, allora si incomincia!", esclamò Deanna.

Mannaggia, pensava Georg, ma guarda quello scemo dove è andato a sedersi! Avrebbe dovuto mettersi accanto a lei e, invece, ci ha fatto andare Bill. Lui e la ragazza si erano seduti nel divano davanti alla tv, mentre lui e Gustav si era posizionati sulle poltrone a lato. Fiero della sua attività di cupido per un grande amico come Gustav, non badò molto alla trama del film, anche se doveva essere divertente perchè gli altri ridevano spesso alle battute. Era un film in bianco e nero, a lui non piacevano in quel modo, ma era piacevole. Aigor, buono e sdraiato a terra, in tv era invece un gobbo con gli occhi storti, tremendamente assurdo e simpatico. Deanna sembrava conoscere tutte le battute e rideva quasi prima che gli attori le dicessero.
Stufo della situazione, Georg chiese a Gustav di seguirlo un attimo nella cucina per aiutarlo a prepararlo dei sandwich.
"Ma che fai?", gli disse sottovoce, "Guarda che stai per mordere la polvere di nuovo. Bill fa tanto il finto tonto ma non mi convince molto..."
"Non lo so..."
"Che devo fare più che aiutarti? Devo ucciderlo?"
"Vabbè, sarà per un'altra volta..."
"Eh no, caro mio! Adesso troviamo il modo di toglierlo di mezzo."
"Ne fate uno anche per me?", chiese Bill, dall'altra stanza.
"Sì, un momento...", gli rispose Georg, "Fai qualcosa Gus..."
"Ma cosa?"
"Vai di là e chiedile di parlarle!"
"Certo, sembra facile..."
"E piantala di fare l'orsacchiotto!", disse Georg, spingendolo nella sala.
La freccia di Georg non era ancora stata scoccata, ma qualche altro cupido aveva invece fatto il suo dovere. In quei minuti in cui Gustav e Georg si erano allontanati per parlare, Bill aveva giocato la sua carta, si era voltato e aveva baciato Deanna. Georg aveva spinto Gustav nella sala proprio in quel dannato momento.


Deanna si stupiva di come prevedeva le parole degli attori: mangiando e bevendo, stava passando una bella serata con gli amici. Poi, senza che lei se lo aspettasse, Bill le aveva tolto di mano la bottiglia di birra e l'aveva baciata. Nello stesso attimo in cui le loro labbra si toccarono, Deanna vide Gustav che li fissava, dall'entrata della cucina, con Georg alle spalle. Delicatamente ma con decisione, Deanna respinse Bill come aveva fatto con suo fratello. In preda al panico, si alzò, chiamò il suo cane e uscì velocemente dalla porta, pensando che gli uomini fossero tutti delle teste di cazzo.


"Ma che fai pezzo di imbecille!", esclamò Georg, scavalcando Gustav che era rimasto di pietra.
"E tu che vuoi? Ora non posso nemmeno baciare una ragazza che mi piace?", rispose lui, alzandosi da sedere.
"Ma che piace e piace! Sei sempre il solito, almeno per una volta non potevi tenertelo nei pantaloni?"
"E che ne sapresti tu di quello che piace a me?"
"Hai ragione, di quello che piace a te non so un bel cazzo, ma so che c'era qualcun'altro che teneva molto di più di te a quella ragazza!"
"E allora perchè non ti sei fatto avanti prima tu bellezza!"
La discussione tra i due si stava animando di brutto.
"Pensi sempre di avere la precendenza su di noi, sei un egoista di merda!", gli disse Georg.
"Egoista? Ma cosa ho fatto di male a parte baciare una persona di cui sono innamorato?"
"Innamorato? Ora sei pure innamorato? E quando mai! Hai sempre fatto l'indifferente, l'hai trattata male e ora basta uno stupido film per fartene innamorare?"
"Non era uno stupido film...", disse Gustav. Disgustato da tutto e da tutti, uscì dalla casa, lasciando che i due si sfogassero. I ragazzi però non sembrarono notarlo.
"Ma cosa vuoi dalla mia vita? Ho cercato in ogni modo di farmi notare da lei, ho pulito, sono stato carino, le ho fatto i complimenti..."
"Si, certo! Come se bastassero! Ma bravo, pezzo di deficiente!"
Bill non resistette e mollò un pugno in pieno visto a Georg. Il ragazzo barcollò all'indietro ma rispose presto al gesto. Tom, che aveva sentito le urla dei due, scese al piano di sotto prima che i ragazzi si pestassero.
"Ma che cazzo fate? Che vi è preso idioti?", disse loro.
Bill, con il labbro sanguinante, salì al piano di sopra e si chiuse nella sua stanza, sbattendo sonoramente la porta. Georg, invece, si asciugò il sangue che gli colava dal naso e si sedette in cucina, a riflettere. Aveva fatto una cazzata.


Perchè non poteva esistere una sana amicizia con quei tipi? Perchè?
Perchè non poteva starsene tranquilla con loro?
Perchè non erano capaci di rispettarla?
Ecco perchè: bastava staccare un attimo l'attenzione e subito quelli cercavano di baciarla, mentre lei non voleva. No, nessun ragazzo l'avrebbe mai più sfiorata, nemmeno con un dito, era stata quella la sua promessa e l'avrebbe mantenuta per sempre. Per sempre.
Anche Aigor aveva capito che stava male, le girava intorno guaendo e facendo quegli strani occhi spaventati. Deanna però non faceva caso a lui, camminava dritta tra i girasoli. Il cane si fermò ed iniziò ad abbaiarle.
"Cosa vuoi anche tu... che palle, voi uomini siete tutti gli stessi.", gli disse Deanna.
Comprese troppo tardi il motivo per cui il cane si era agitato: una buca nascosta, il suo piede che ci cadeva dentro. Un dolore fulminante alla testa.

Era un cane, ma non era stupido. Si avvicinò alla sua padroncina e con il muso le dette dei colpetti. Non vedendola reagire, prese ad abbaiare e a muoversi nervosamente.

La polvere gli era entrata nella bocca come portata da una tempesta improvvisa. Aveva avuto ragione Georg, bisognava prendere le opportunità al volo per evitare che qualcuno lo facesse al suo posto.
Non era arrabbiato con Bill, aveva fatto il suo gioco, mentre lui era rimasto attaccato al tram. Dentro la sala registrazione, il suono della sua batteria gli riempiva la testa e lo rilassava. Tra poco sarebbe tutto finito, mancavano pochi giorni alla partenza e non l'avrebbe più vista.

Cavolo come faceva male il naso. Georg sperò che quel deficiente non glielo avesse rotto, altrimenti gliel'avrebbe fatta pagare più di quanto già non voleva. Con un fazzoletto di carta messo a tamponare l'emorragia, spense il lettore dvd e si gaurdò un po' di televisione senza interesse. Aveva fatto una cazzata... aveva trattato Deanna come un oggetto e se ne era pentito. Ma non si sarebbe mai scusato con Bill, mai.

Ma come si era permesso di trattarlo in quel modo? Lui aveva fatto solo la sua mossa e lui ora gli rimproverava per essergli passato avanti! Se non fosse stato per suo fratello, gliene avrebbe date di santa ragione. Ma era stato grazie a suo fratello che aveva ritrovato la ragione. "Pensi che sia un oggetto?", gli aveva detto, "Pensi che sia stato bello per lei quello che hai fatto, stupido deficiente?". Si doveva scusare con lei, ma sicuramente lei non l'avrebbe più voluto vedere. Innamorato? Non lo sapeva, pensò, infilandosi le cuffie nelle orecchie.

Tom spense il suo videogioco, pensando a ciò che era successo al piano di sotto. Lui, che era sempre quello a cui piacevano le avventure, per una volta aveva capito che quella ragazza era stata trattata come un oggetto e che nessuno dei suoi amici aveva avuto ragione. Forse era stato quel bacio rubato, forse le parole di lei: non mi piaci. L'avevano fatto riflettere un bel po'. Non gli era capitato molto spesso di essere rifiutato, anzi, mai. Lei aveva detto quelle tre magiche parole e una lampadina si era accesa nel suo cervello: lasciala stare, lasciala andare, smettila di pensare sempre e solo a quello. Non era un oggetto che lui e gli altri si potevano passare a piacimento.
Disteso sul suo letto, con lo sguardo fisso sul soffitto, rifletteva e rifletteva. Nessun rumore, tutto era calmo, a parte per quel cane che abbaiava. Come si chiamava, Aigor, non sembrava intenzionato a smettere. Tese l'orecchio e lo ascoltò: i cani che abbaiavano in quel modo avevano sempre un motivo e gli venne voglia di capire perchè. Nessuno sembrava averlo sentito: Bill era nella sua stanza, sicuramente con la musica nelle orecchie, Gustav non c'era e Georg dormiva sul divano.
Si infilò le scarpe e uscì dalla casa. L'abbaiare veniva da lontano e ringraziò la luce della luna piena, che gli permetteva di vedere abbastanza bene indipendentemente da quale ora fosse. Gli sembrò che qualcosa si muovesse nel campo di girasoli e fu quasi sicuro che il cane fosse là. Accelerò il passo, convinto che magari quel cane fosse scappato da Deanna.
"Aigor! Che c'è? Cosa ci fai?", gli diceva, mentre si avvicinava a lui. Lo vedeva agitato e non era saggio avvicinarsi a lui velocemente, dato che non lo conosceva poteva morderlo.
Quando vide Deanna stesa a terra comprese: cercò di voltarla e vide che le usciva del sangue da una tempia. Cosa poteva fare? Prenderla in braccio? Era la cosa giusta?
Prese la sua decisione: con tutta la delicatezza che poteva la sollevò da terra e si incamminò verso la casa.
"Georg! Georg!", lo chiamò Tom, per farlo svegliare.
"Che c'è...", disse lui.
"Spostati di li!", gli disse.
Quando vide la ragazza tra le sue braccia, Georg si precipitò ad aiutarlo, prendendola e posandola sul divano.
"Vado a chiamare Emi!", disse, partendo a corsa verso il casolare.
Tom avrebbe tanto voluto chiamare il numero delle emergenze, ma non sapeva qual era. Il sangue aveva già macchiato il divano, doveva fare qualcosa per fermarlo. Prese il primo pezzo di stoffa che spuntava dai cassetti della cucina, lo bagnò d'acqua e lo premette sulla testa di Deanna. Tutti i suoi capelli erano intrisi di sangue e non sapeva da dove questo usciva.
"Bill! Bill!", iniziò a gridare, ma suo fratello non lo sentiva, aveva le cuffie ben premute sulle orecchie e stava quasi per addormentarsi. Tom doveva andare a chiamarlo, doveva cercare Gustav, e si assicurò che quella fasciatura di fortuna non si muovesse mentre lui saliva al secondo piano.
Irruppe nella camera del fratello e lo scosse violentemente.
"Ma che cazzo...", disse Bill, togliendosi le cuffie, "Oh mio Dio! Ma sei tutti pieno di sangue!"
"Scendi giu!"
Qaundo Bill vide Deanna in quello stato sul divano, per poco non svenne. Cosa le era successo, perchè perdeva tutto quel sangue?
"Vai a chiamare Gustav!", gli disse Tom, mentre lui premeva la pezza sulla testa della ragazza.
Emi, sua zia, entrò in casa insieme a Georg e, quando vide la nipote, afferrò il telefono e chiamò il pronto soccorso.
"Cosa è successo?", chiese ai ragazzi.
"Non lo so, ero in camera, sentivo il cane abbaiare e sono andato verso di lui. L'ho trovata nel campo di girasoli...", fece Tom.
"E' pieno di buche e di pietre! Cosa ci sarà andata a fare di notte?", disse Emi, mentre prendeva un panno pulito per fasciare la testa della nipote.
I ragazzi non risposero, non sapevano cosa dirle. Che Deanna era scappata via improvvisamente dopo che Bill l'aveva baciata? Che c'era stata una litigata pazzesca tra Georg e Bill per questo motivo? Che nessuno di loro aveva sentito il cane abbaiare perchè tutti erano incazzati per i fatti loro?
"Cosa sta succedendo?", disse Gustav, entrando nella casa. Quando vide Deanna comprese.

L'ambulanza arrivò circa un quarto d'ora dopo. Il dottore visitò velocemente Deanna e disse che stava perdendo troppo sangue, la portarono di urgenza all'ospedale più vicino. A ruota, partirono anche Emi, con i ragazzi, gli altri rimasero all'agriturismo in attesa.
Nel corridoio dell'ospedale, nessuno risciva a stare fermo: Emi camminava nervosamente, Tom si mangiava le unghie, gli altri erano seduti, tesi come delle corde di violino.
Qualche ora dopo il dottore uscì dalla sala in cui avevano ricoverato Deanna e disse che la ragazza aveva perso molto sangue e che le avevano fatto una trasfusione.
"Ma è in pericolo o no?", chiese Emi.
"Ha un forte trauma cranico e un'emorragia celebrale, deve essere caduta su una pietra appuntita... ha anche una gamba e una costola rotta. Dobbiamo controllare che questa non abbia perforato o danneggiato altri organi..."
"Si riprenderà?"
"Ancora dobbiamo decidere se operare per aspirare l'emorragia o lasciare che si assorba da sola... Non è molto grave, poteva andare peggio, ma stiamo ancora valutando le possibilità."
"Ci saranno danni? Intendo al cervello."
"Li valuteremo quando si riprenderà.


"Loro chi sono?", chiese il dottore, indicando i ragazzi, "Possono rimanere solo i parenti in questa zona."
"Sono... sono suoi cugini, erano con lei quando è successo.", disse Emi.
Il dottore accettò quella risposta e si allontanò da Emi, che riferì ai ragazzi quello che aveva Deanna.
"Cazzo!", esclamò Tom.
"Non è colpa vostra, ragazzi... non ve la prendete...", disse Emi.
"Certo che è colpa nostra!", disse Bill.
"Volete spiegarmi adesso come è andata?"




   
 
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