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Autore: Dominil    04/01/2013    1 recensioni
Non avevano più nulla da perdere o da guadagnare, se lo leggevano entrambi negli occhi, non desideravano più nulla ormai, se non fare delle loro vite espressione dell'Arte, opere d'Arte.
E con quelle intenzioni si erano abbandonati ai loro corpi accaldati e tremanti, ai loro baci che sembravano non volersi fermare, alla paura che, scemando, lasciava il posto a due cuore grondanti di sangue e sentimenti mal celati.
A Jimmy, che mai aveva smesso di vivere.
A Brian, che aveva capito come affrontare il dolore per non smettere di sorridere.
A Zacky che, nonostante la sofferenza, aveva messo Brian al primo posto.
[Partecipa al "Ride contest" indetto da Franda]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore (sia il nick di EFP che quello del forum se sono diversi): Dominil (EFP), Dominil B (forum)
Titolo: Except to make our lives a work of Art.
Fandom: Avenged Sevenfold
Rating: giallo
Genere: malinconico, romantico
Avvertimenti: slash, flashfic
Prompt scelti: #1. I was in the winter of my life — and the men I met along the road were my only summer.
#16. Dying young and I’m playing hard
#25. We had nothing to lose, nothing to gain, nothing we desired anymore — except to make our lives a work of art.
Introduzione: Non avevano più nulla da perdere o da guadagnare, se lo leggevano entrambi negli occhi, non desideravano più nulla ormai, se non fare delle loro vite espressione dell'Arte, opere d'Arte.
E con quelle intenzioni si erano abbandonati ai loro corpi accaldati e tremanti, ai loro baci che sembravano non volersi fermare, alla paura che, scemando, lasciava il posto a due cuore grondanti di sangue e sentimenti mal celati.
A Jimmy, che mai aveva smesso di vivere.
A Brian, che aveva capito come affrontare il dolore per non smettere di sorridere.
A Zacky che, nonostante la sofferenza, aveva messo Brian al primo posto.

La one-shot partecipa al Ride contest indetto da Frandra.


Note dell'autore poste a fine pagina.





Except to make our lives a work of Art





Faceva freddo ad Huntington Beach, temperature che non si sentivano almeno da un decennio sfioravano i termometri delle case, dei locali. Gli abitanti erano stati costretti ad infilare giacche più pesanti ma di certo questo non aveva impedito loro di passeggiare tra le strade, di rimanere a chiacchierare fuori dai bar, di stare in giro anche fino a tardi.
Brian Haner era seduto, solo, ad un tavolino del Johnny's sulla Main Street e, guardando attraverso la vetrina, cercava di perdersi tra i passanti, tra i loro sorrisi e le loro mani intrecciate.
Sul tavolino, accanto alla birra, c'era un foglio quasi bianco se non fosse per tre o quattro righe scritte velocemente, di getto, a cui non erano state portate correzioni. Il ragazzo voltò lo sguardo proprio sulla carta e, con la penna tra le dita, riprese a scrivere.
Non sapeva nemmeno da dove gli venissero tutte quelle parole, non era mai stato un gran professionista con i testi – Matt lo era – eppure in quel momento sembrava che quello di song-writer fosse il suo mestiere da sempre. E, per di più, si chiedeva come mai non ci avesse pensato prima a scrivere una cosa del genere.
Esitare per trenta lunghi giorni non era stata una buona idea, fingere che lui fosse ancora vivo per un mese intero non era stata una scelta sana e, infatti, lo aveva solo tenuto più stretto al dolore.
Ciò che aveva scritto in dieci minuti scarsi invece si era rilevata la cosa giusta da fare, quella a cui avrebbe dovuto pensare molto prima.
Con la testa china cercava di imprimere grazie all'inchiostro tutto quello che aveva già fatto con la chitarra: ogni sussulto che sentiva dal giorno della sua scomparsa, ogni incubo, ogni paura. Erano giorni che non usciva di casa nonostante avesse ricevuto diversi inviti dai suoi migliori amici, ma aveva bisogno di stare solo e comporre.
Essendo morto giovane aveva deciso di suonare fino allo stremo, più volte era stato costretto a fermarsi per il sangue sulle corde, ma non aveva mai mollato davvero. Quasi paradossalmente spegnersi dentro aveva fatto rinascere la sua musica, e le sue dita avevano percorso la tastiera più veloci che mai.
Quando sulla carta non vi era più spazio per altri pentimenti, ricordi e rimorsi, Brian si alzò dal tavolino pronto ad uscire e tornare a casa, ad immergersi di nuovo nella suo melanconico passato che era diventato più pesante che mai.
Non sapeva nemmeno lui se volesse liberarsene o no, sentiva solo di doverlo fare; raccontare di loro, lui e Jimmy soli su quel foglio, era stato fin troppo doloroso e aveva quindi bisogno di riprendersi.
Mentre guidava verso casa – l'auto non era necessaria ma non amava camminare – i ricordi di qualche sera prima iniziarono ad annebbiargli la vista senza un motivo particolare, era quasi impossibile tenere gli occhi sulla strada mentre le labbra del suo migliore amico erano così rosse e vivide, così vicine nella sua mente.
È quando non si ha più nulla da perdere che si compiono le pazzie più folli, i gesti più estremi. Brian si era voltato verso Zacky e aveva desiderato stringerlo forte, affondare il viso nel suo torace fino a perdere i sensi in quell'oblio fatto di calore e baci così leggeri che quasi stentavano ad esistere.
Era in quello che poteva definirsi l'inverno della vita e quell'uomo ormai incontrato tanti anni prima, poteva essere la sua unica estate.
Lo teneva stretto tra le sue braccia, si aggrappava alla sua felpa come se quello fosse l'unico appiglio sicuro per non rischiare di cadere e affondare nelle acque della disperazione; Zacky faceva lo stesso perché negli occhi nocciola dell'altro aveva visto l'unica ragione possibile per andare avanti e continuare a suonare la loro musica, le stesse note che Jimmy aveva composto insieme a loro e che avrebbero superato le sabbie del tempo giungendo nell'immortalità dell'Arte.
Non avevano più nulla da perdere o da guadagnare, se lo leggevano entrambi negli occhi, non desideravano più nulla ormai, se non fare delle loro vite espressione dell'Arte, opere d'Arte.
E con quelle intenzioni si erano abbandonati ai loro corpi accaldati e tremanti, ai loro baci che sembravano non volersi fermare, alla paura che, scemando, lasciava il posto a due cuore grondanti di sangue e sentimenti mal celati.
Non appena Brian ebbe parcheggiato la sua auto nel vialetto di casa rimase seduto sul sedile per qualche istante, titubante e ansioso.
So Far Away* era ben custodita nella tasca della giacca e, con l'aiuto di Zacky, aveva finalmente capito ed accettato che la vita era costituita solo ed esclusivamente dalla passione e dall'ardore che compongono l'Arte, pura e incontrastabile, e quello che stava vivendo non era altro che l'ennesimo quadro da appendere sulle pareti di casa, l'ennesima opera trasudante voglia di vivere che neanche la Morte sarebbe mai riuscita a strappare dalle sue membra.
A Jimmy, che mai aveva smesso di vivere.
A Brian, che aveva capito come affrontare il dolore per non smettere di sorridere.
A Zacky che, nonostante la sofferenza, aveva messo Brian al primo posto.




Note dell'autore:
*mi è sembrato di leggere che So Far Away fosse stata composta per il nonno di Brian e, successivamente, dedicata anche a Jimmy.
In corsivo sono state segnalate le tre citazioni che dovevano essere inserite all'interno della fanfiction, alcune lievemente modificate per adattarle allo stile del racconto.


   
 
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