Alberto Ferrara prendeva il treno ogni giorno per arrivare nel suo ufficio. Era un impiegatuccio di quart’ordine, l’ultima ruota nel carro di una società di telefonia, e faceva avanti ed indietro ogni giorno sulla stessa linea ferroviaria, seduto sempre al suo stesso posto accanto al finestrino. Era sempre stato così. Fino a quel giorno.