Fanfic su artisti musicali > Black Veil Brides
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Autore: Unrest    04/01/2013    1 recensioni
"Carolyn":traccia numero dodici di We Stitch These Wounds. E' però anche una ragazza a cui ho voluto dedicare una piccola storia...
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Ascoltai il CD lo stesso pomeriggio del giorno in cui Andy me lo diede. Mi stesi sul letto e dopo aver premuto il pulsante play chiusi gli occhi. La prima canzone si chiamava “A Devil For Me”, e sinceramente non mi colpì molto. Quella che preferii in assoluto si chiamava “Hello My Hates”, e la adoravo perché sembrava tutto un insulto verso qualcuno. Non so a chi Andy l’avesse dedicata, ma io la rivolsi a Scout.
Dovetti constatare che i Blak Veil Brides non erano malaccio. Certo, la qualità della canzone non era delle migliori (ma avevo sentito di peggio).
il mattino dopo alla fermate l bus non ebbi nemmeno tempo di comunicargli le mie impressioni, poiché ero in ritardissimo.
“Veloce, Carol, corri! Sta arrivando il mio bus” mi urlò dalla fermata mentre stavo attraversando la strada giusto in tempo prima di essere investita da un’auto.
“Oggi pomeriggio, alle quattro vieni qui.” Disse passandomi un biglietto tra le mani.
“Okay.” Dissi ansimando, senza ben capire.
“Suoniamo qualcosa, ci vediamo lì!”
E, infatti, alle quattro precise ero all’indirizzo. Era una piccola villetta di due piani che dava sulla strada. Due delle quattro finestre della parete frontale erano illuminate, mentre dalle altre due in alto non intravidi segni di vita. Presi coraggio e suonai al campanello. Dopo qualche secondo arrivò un tale ad aprire. Non l’avevo mai visto prima, aveva i capelli corti e castani, indossava una maglia a righe nere e bianche.
“Tu sei…?” la sua voce aveva uno strano accento.
“Carolyn.” Dissi prontamente.  “Sono.. ehm.. un’amica di Andy”
“Ah, certo. Io sono Nate, entra pure.” Mi invitò dentro con un gesto della mano e mi disse di seguirlo. Camminammo giù per una rampa di scale e arrivammo in un corridoio umido e stretto. Poi il ragazzo si fermò davanti ad una porta di metallo e l’aprì.
“Prima le signore”
Entrai e, come mi aspettavo, le uniche persona tra le sette persone che riconobbi furono Andy, in piedi in mezzo alla stanza, e Scout, seduta su un vecchio divano al lato della stanza la cui metà era sommersa da cappotti e zaini. La stanza era davvero grande e spoglia, ad eccezione del divano, qualche chitarra in un angolo della stanza e degli amplificatori più avanti. Siccome non trovai spazio disponibile sul divano, mi sedetti per terra, davanti allo stesso. Per qualche strano motivo, Scout si alzò e si sedette a terra vicino a me. Ma che gesto carino.
Andy non aveva detto una parola. Stava lì in piedi a tormentarsi i polsini neri e a giocare con una ciocca dei suoi capelli neri. Non sembrava a proprio agio, a dirla tutta. Non capii perché. Non l’avevo mai visto così strano.
“Allora, ci siamo. Pronti?” aveva detto lo stesso tipo che mi aveva accompagnato fino alla stanza. Andy aveva annuito  e aspettato che la musica partisse.
“Forza, Black Veil Brides!- urlò Scout a mio fianco, talmente forte e così all’improvviso da avermi assordato un orecchio –vai Andy, questo è il tuo ultimo spettacolo.”
“Ultimo spettacolo!?” ripetei sbarrano gli occhi. Mi sentì solo Scout.
“Non te l’ha detto?” chiese fissandomi con quei suoi grandi occhi verdi.
“Detto cosa?” sbottai preoccupata, ma la musica partì così forte da impedirmi di udire la risposta dalla ragazza.  Feci finta di aver capito e mi concentrai sulla canzone. Se non mi sbagliavo, quella che stavano suonando era Sex And Hollywood.


 

Well lets pack our bags and head west
Where the cities only breed evil, yes, 
The entertainment news becomes approach
But sex, drugs, and ballads wake a dog

 


Erano bravi dal vivo. Certo, tutti dal vivo, e soprattutto a tre metri di distanza, sembrano bravi, ma loro erano davvero in forma.
l’ultimo spettacolo di Andy. Chissà cosa intendeva vivere. Oddio, e se Andy avesse programmato la sua morte? E se quel divano e quelle chitarre erano imbottite di esplosivo?
Strinsi i palmi e scossi la testa. Che assurdità.
Quando la canzone finì, tutti io e Scout ci alzammo in piedi ad applaudire, e, per la prima volta quella giornata, vidi Andy sorridere, anche se imbarazzato. Scout saltellava sul posto.
The Mortician’s Daughter, The Mortician’s Daughter!” ripeteva scandendo ogni sillaba, ad effetto stadio.
Andy le sorrise e un ragazzo con i capelli biondi e il volto tempestato di lentiggini andò a prendere dall’angolo della stanza quella che sembrava una chitarra acustica.
Andy si sedette difronte a noi due. Il ragazzo lo imitò e cominciò a suonare una melodia lenta e dolce.
 


I open my lungs dear, 
I sing this song at funerals... No rush. 
These lyrics heard a thousand times, just plush. 

 



Non avevo mai sentito quella canzone in vita mia. Era bellissima.


 

I’m home again


 
Andy per tutta la canzone non aveva fatto altro che guardare Scout negli occhi e, sebbene mi sentii quasi lì per puro sbaglio, non potei non dire che la cosa fosse stata carina.
Scout gli saltò al collo e dopo un buon minuto di abbraccio, lui si alzò  dirigendosi verso la porta. Prima di aprirla si girò verso di me, facendomi segno di seguirlo. Mi alzai e lo raggiunsi.
mi lasciai la stanza alle spalle, che nel frattempo si era riempita di chiacchere e risate, e richiusi la porta. Quando alzai lo sguardo dalla maniglia notai che Andy mi stava fissando.
Quel pomeriggio Andy aveva mantenuto lo stessa smorfia per tutto il tempo, e la cosa che mi turbava di più fu che non riuscii a leggergliela nemmeno a pochi centimetri di distanza. Era una sorta di sorriso fintissimo e tiratissimo, tipico di chi non vuole mostrare che c’è qualcosa ad infastidirlo.
“Che hai stasera, Andy? Sei stranissimo”
“Io?- sforzò una risata, che suonò più isterica che altro- assolutamente nulla. Come ci hai trovato?”
“Fantastici, siete bravissimi e mi piacete molto. Ora vuoi dirmi che c’è che non va? Ti conosco troppo bene, e vedo benissimo che non stai bene.”
Lui non sapeva più dove guardare. Alla fine tirò un sospiro e abbassò lo sguardo.
“Parto.”
In un primo momento non capii perfettamente ciò che mi stava dicendo. Ero come troppo presa per studiare il suo sguardo perso nel vuoto.
“Parti?- ripetei cercando il suo sguardo – Ma cosa…”
“Domenica parto, me ne vado dall’Ohio.”
“Dopodomani? E dove vai? Perché…”
“Mi dispiace di non avertelo detto prima. L’ho programmato da un bel po’,ma ...” scosse la testa.
“Dove te ne vai, perché lo stai facendo?” la mia voce si fece più acuta ma cercai di scacciare la voglia di urlare stringendo forte i pugni.  Sentii un’inarrestabile voglia di gridare e prenderlo a schiaffi.  
In quel momento uscì dalla stanza Scout.
“Andy, Carolyn, che ci fate qui?”
“Io devo andare”. Sbottai all’improvviso. Non erano nemmeno le cinque, ma volevo lasciare quel posto il prima possibile. Entrai nella stanza a riprendermi il giubbino e corsi via, lasciandomi Andy, Scout e tutti quanti alle spalle.
“No, Carolyn, aspetta” mi urlò Andy alle mie spalle mentre risalivo le scale, ma fu troppo tardi.
Era troppo tardi, ormai.
Uscì dalla casa. Corsi più veloce che potetti. Non ero mai stata brava a correre, ma non mi fermai nemmeno un secondo a prendere fiato. Corsi dritta fino a casa, sbattendo i piedi ad ogni passo.
Non volevo più sentire nessuno. Desideravo solo rinchiudermi nella mia stanza, prendere quella demo che era ancora nello stereo e scaraventarla a terra, ridurla in mille pezzi. 











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(angolo miniminimini dell'autrice)
eh già. non aggiornavo da poco, mi dicono. La verità è che sono così pigra da metterci tre anni per copiare il testo cartaceo. 
come sempre, grazie a tutti quelli che hanno letto, grazie grazie grazie infinite.  
 
God bless you guys :D
  
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