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Autore: RamaDFZ    05/01/2013    1 recensioni
Ecco a voi una storia che racconta dei momenti molto importanti nella vita del nostro più caro detective. Ho cercato di immaginare come potrebbe essere stato il suo passato, ma si tratta solo del parto della mia mente degenere. Mi auguro vi piaccia comunque questo lavoro e anche se non dovesse appassionarvi, commentatemi e consigliatemi! A presto!
" Le campane, quelle maledette campane non avevano smesso di suonare neanche per un secondo, erano un vero e proprio tormento per il povero detective. L, ormai esasperato, afferrò la testa tra le mani e serrò le sue grandi opali, cercando di distrarsi pensando a qualcosa di piacevole. La sua mente si affollò immediatamente di immagini che avrebbe preferito non rievocare, così, dischiuse con fatica gli occhi stanchi e si alzò dalla sua sedia girevole..."
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri personaggi, L, Watari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Aiuto

 

Monroe, subito dopo aver udito l'appello accorato della donna, corse ad ampie falcate verso di lei con il cuore che batteva a mille; nel frattempo, una piccola folla di fedeli si stava accalcando nella stessa direzione

 

  • Spostatevi per favore, lasciatemi passare...

 

Facendosi largo, il prete arrivò a destinazione, appurando che si trattava proprio di un bambino, emaciato e con intensi capelli neri scompigliati.

 

  • Perpetua, lo porti cortesemente in canonica e lo distenda da qualche parte, io congederò i fedeli...

  • Ma padre, e la messa?

  • Per una volta la messa non verrà celebrata, tanto non credo che alle vecchiette o a Pauly il matto cambi più di tanto...

 

Berenice obbedì, allontanandosi con il bimbo tra le braccia, un po' sconcertata dall'aver sentito Monroe chiamare il povero demente Paul Bennet con il suo soprannome.

Il prete riuscì a liberarsi delle signore ricevendo parecchie proteste, conscio che quel disappunto dipendesse più dall'impossibilità di scoprire qualche gossip sul nuovo arrivato che dal dispiacere per la funzione mancata.

Berenice adagiò con cura il bambino su un vecchio divano e lo coprì con una coperta asciutta, poi iniziò a tamponargli i capelli bagnati con un asciugamani di spugna. Il respiro regolare e pesante fece capire alla donna che il visitatore inaspettato stava dormendo profondamente, come forse non faceva da tempo, a giudicare dai segni scurissimi che gli cerchiavano gli occhietti.

Padre Monroe raggiunse presto la stanza dove si era sistemata la perpetua e le si avvicinò con aria preoccupata

 

  • Berenice, mi dica, come sta? É abbastanza caldo l'ambiente per lui?

  • Padre, il bimbo deve aver preso molto freddo ed è magrissimo, ma per il resto sta dormendo tranquillamente... Non mi sembra che sia ferito.

  • Meno male...

  • Cosa ha intenzione di fare adesso?

  • Non so... Credo che dovremmo aspettare che si svegli per chiedergli dei suoi genitori o se sa spiegarci dove abita e poi decideremo.

  • É così piccino poverino, sembra un pulcino bagnato.

  • Già...

 

Dei colpetti di tosse fecero sobbalzare Monroe e la perpetua. Il piccolo sollevò lentamente le palpebre scoprendo due iridi corvine, scure come il cielo senza stelle di quella notte tempestosa.

 

  • Ciao tesoro, io mi chiamo Berenice e questo signore accanto a me è padre Monroe, piacere di conoscerti!

 

Con un sorriso dolce e materno la donna porse una mano al bambino che si ritrasse terrorizzato, mettendosi seduto e ficcando la testa tremante fra le gambe. Le braccina bianche stringevano convulsamente le ginocchia e tutto l'esile corpo era percorso da brividi e spasmi. Berenice voleva tranquillizzarlo a tutti i costi, così tentò un nuovo approccio, avvicinandosi a quella figura sconvolta ed impaurita

 

  • Tranquillo piccino, non vogliamo farti del male! Fidati di noi, vieni da me tesoro...

 

Stavolta la donna si sporse per abbracciarlo, ma il bambino si allontanò da lei con uno scatto felino, accucciandosi sotto un tavolo.

Tentarono per più di mezz'ora di farlo uscire da quel nascondiglio di fortuna, ma il piccolo non li ascoltava e loro non volevano traumatizzarlo di più tirandolo via con la forza

 

  • Accidenti Berenice, sembra che sarà più difficile del previsto...

  • Poverino, trema tutto!

  • A questo punto, c'è solo una persona a cui senta di potermi rivolgere. Berenice, badi che il bambino non si faccia male, io vado a fare una telefonata.

  • D'accordo padre!

 

Camminando a passi svelti, il prete raggiunse il suo ufficio. Sulla scrivania di legno lucido troneggiavano una pila di documenti, una Bibbia rilegata in pelle e un bel telefono antico; sollevata la cornetta di quest'ultimo, Monroe compose un numero che gli era ben noto... “ Accidenti, è quasi l'una... Mi risponderà?”...

Dopo parecchi squilli a vuoto emerse dall'apparecchio una voce impastata e palesemente assonnata

 

  • P-pronto?

  • Pronto Quillish, mi senti?

  • Chi parla?!

  • Quillish non mi riconosci? Sono io! Spencer, Sperncer Monroe!

  • Spens, da quanto tempo! Perdonami, ma a quest'ora riconoscere i vecchi amici non è il mio forte... Anzi, non che non gradisca risentirti, ma potrei sapere perchè mi hai chiamato a notte fonda?

  • Quillish mi rincresce molto averti svegliato, so che sei impegnatissimo con gli orfanotrofi ed i brevetti delle tue invenzioni, ma ho davvero bisogno di te.

  • Inizi a farmi preoccupare... Dimmi tutto!

  • Il fatto è questo: appena iniziata la messa di mezzanotte, un bambino è piombato in chiesa accasciandosi a terra poco dopo, privo di sensi... Berenice lo ha sistemato su un divano e così ha ripreso conoscenza, ma si è spaventato quando ci ha visti ed ora è nascosto sotto un tavolo. Non ho idea di chi sia e non so come farlo uscire da lì...

  • Tranquillo Spens, sarò da voi quanto prima.

  • Grazie mille Quillish!

  • Figurati!

  
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