Incredibile...ma pur amando la fantascienza ed il fantastico
in generale, mi persi
ROSWELL, quando fu trasmesso la
prima volta in Italia nel lontano 1999 (
o 2000 ) .
Ma... la mia dimenticanza, è stata
( per fortuna ) annullata,
quando - quasi per caso qualche
mese fa - mi ci sono imbattuta mentre
era in programmazione su MTV.
Inutile
dire che me ne sono innamorata follemente, sin dalla prima puntata!
Adoro tutti i protagonisti, dall'irruente
Michael alla mitica Maria, dalla
sofisticata Isabel al tenerissimo Alex, ma come non amare più di ogni altro
Max e Liz... rappresentano l'essenza stessa dell'amore, e nelle scene "romantiche" ho
trovato i due attori semplicemente insuperabili; difficilmente ho visto altre coppie sullo
schermo così ben affiatate e
vere ( ma come è possibile -
mi chiedo - che non si siano
veramente innamorati..boh...!!!!---)
Beh, dopo avervi abbastanza annoiato con questa
mi prefazione, passo alla storia, una
mia piccola variante sul tema, diciamo che è una sorta di prequel ai fatti che poi si svolgono sin dalla prima
puntata del mitico telefilm---
Buona lettura ed a presto!
(p.s.: prometto che non mi dilungherò in molte
puntate, ok?)
Il mio destino.
Racconto di Angie
***************************************************************************************
E se un diario lo avesse tenuto anche Max? E i giorni prima del fatidico “salvataggio”
al Crashdown come li aveva passati?
Com’era la sua vita prima dell’incontro con il suo... destino?
***************************************************************************************
1. Il ritorno.
18 agosto 1999
E’ notte.
Notte fonda e fuori il vento ulula forte.
E’ strano, in questa
stagione…
In verità non c’è quasi mai vento qui a Roswell.
Ma da un po’ di tempo,
tutto mi sembra più strano...
Forse più del solito.
Ah, beh… se poi sono proprio io a dire strano… beh, a questo
punto Michael direbbe… che c’è proprio da ridere!
Max Evans
ripose il piccolo notes nello scomparto
segreto ricavato nel comodino di fianco
al letto.
Ne aveva una
cura estrema ed una riservatezza totale.
Neppure
Isabel sospettava l’esistenza di quel quadernetto, dall’anonima copertina nera fermato
con un elastico rosso, dove di
tanto in tanto annottava pensieri e dolori… le poche gioie e le tante tristezze
della sua esistenza.
Chissà, forse la riteneva una debolezza, forse
inconsciamente se ne vergognava…
e del resto non era strano che
un ragazzo tenesse una sorta di diario segreto ?
Di nuovo
quella parola ad intrufolarsi i suoi
pensieri: strano…
Se tutti gli
altri, a parte Isabel e Michael, avessero
in realtà saputo quanto lui
fosse veramente strano…
Chiuse gli
occhi e si assestò più comodamente nel letto,
ben sapendo che non si sarebbe
addormentato.
Erano giorni
e giorni che non riusciva a dormire una notte filata e proprio non se lo
spiegava, ma era un dettaglio, quasi un segnale... guai in vista
sicuramente…
L’ultima
volta che aveva passato più di una
settimana insonne, era successo nello
scorso semestre scolastico.
E
puntuale "l'inghippo" era arrivato…
Una mattina
all’improvviso il professore di scienze,
un ometto meticoloso e pedante,
aveva deciso che ogni compagno
doveva esaminare " materiale
biologico" del proprio vicino di banco al microscopio, che so da un
campione di saliva o da una goccia di sangue.
Un brivido
freddo lo aveva percorso, al pensiero di
quel che avrebbe comportato un tale
esperimento, ma…
niente di
tutto ciò sarebbe stato paragonabile alla
folle capriola che aveva fatto il suo cuore quando,
voltandosi aveva incrociato lo sguardo un po’ perplesso della creatura
più stupefacente, più meravigliosa e
perfetta che avesse mai messo piede sulla faccia della terra.
No, nessuno poteva elevarsi alla sua
perfezione, e neppure lontanamente, raggiungere i suoi livelli di avvenenza ed
intelligenza.
Nessuno come lei...
possedeva quegli occhi intensi,
brillanti e sinceri, che parevano
bucargli l’anima ogni qual volta
incrociavano i suoi, o quei capelli
scurissimi lisci e lucenti, che sembravano attirare inesorabilmente le sue mani… anche se non li aveva mai
toccati, se non ne suoi sogni più segreti.
O no, nessuna ragazza allo sguardo di Max,
sarebbe mai apparsa come appariva… lei, Elisabeth Parker.
O meglio, Li z.
Probabilmente, nel suo lontano mondo d’origine, qualcuno gli aveva impresso nei geni l’amore
viscerale per quella ragazza.
Ma anche
questo era un ragionamento assurdo e senza senso… Liz non era neppure nata
quando loro erano stati catapultati sulla Terra.
Inutile
scervellarsi, ogni ragionamento logico
cessava, la volontà stessa scompariva al
cospetto di lei…
Lei era praticamente la sua ossessione dall’età di
otto anni…
Max sorrise
nel buio della sua stanza, e nel
disperato tentativo di deviare la mente dal pensiero di quella ragazza, rievocò ancora quel giorno, e come era riuscito a scamparla anche in quella occasione.
Con una scusa
banale bofonchiata a mezza voce era sgattaiolato al fianco di quella calamita
di guai che rispondeva la nome di Michael Guerin, il suo migliore amico, salvando
così entrambe da tutta una serie di incresciose domande a cui c’era una sola
plausibile risposta...
Il professore
manco se ne era accorto, gli altri compagni neppure, dato che non aveva stretto
amicizie praticamente con nessuno.
Ma lo sguardo
perplesso e leggermente imbronciato con
cui l’aveva seguito Liz, quello non lo avrebbe dimenticato mai!
Chissà che
cosa aveva pensato di lui, in quella
occasione. Sicuramente che era strano…
Uno che non andava, di certo,
preso in considerazione.
Il pensiero
gli fece per l’ennesima volta stringere il cuore. Ma lo sapeva bene che il suo destino era quello di vivere il più
classico degli amori impossibili,
e non solo perché… era un alieno.
Con un sbuffo
si girò su un fianco cercando disperatamente il sonno che non voleva arrivare.
L’indomani
sarebbe stata una giornata difficile.
Molto
difficile.
Se lo
sentiva!
°°°
-
Svegliati, Max!
La testa
bionda e perfettamente acconciata
di Isabel, fece capolino dalla
porta appena socchiusa.
-
Allora? Non hai dormito abbastanza?
Guarda che fra poco ricomincia la scuola,
come diavolo farai ...pigrone!!!
-Fatti gli
affari tuoi !
Max si
sollevò su un gomito, cercando affannosamente di mettere a fuoco il
volto dall'aria indispettita di sua
sorella, attraverso lo sguardo
annebbiato dalla stanchezza.
Gli sembrava
di essersi appena addormentato, ed
avrebbe potuto scommetterci: non ne
era passato troppo di tempo!
Si
sentiva stanco, spossato e con il morale sotto i piedi.
Cosa che a parte l’insonnia, assai
spesso gli accadeva in quei giorni di
fine agosto, e di fine estate.
Le vacanze
erano ormai un lontano ricordo; con il
padre sempre perennemente impegnato nello Studio Legale, erano riusciti a fare solo qualche giorno sulla costa in California.
Erano tornati
in fretta e furia a Roswell ed ora,
senza neanche la scuola, la cittadina
gli sembrava vuota, anche se in verità mai come in quel periodo era affollata di turisti impiccioni e curiosi.
Ma ciò che in
realtà gli mancava di più era...
quell'atmosfera particolare che
si respirava in un bar del centro:
il Crashdown Cafè.
Atmosfera? O forse meglio
dire ... ragazza che ci lavorava come cameriera ?
Solo che nell'ultimo mese, la ragazza in questione era
lontana... e tutto perdeva il suo fascino..
Nello spazio
di quei pochi secondi, in cui con il pensiero era tornato ancora su Liz Parker - Isabel era entrata nella stanza, fissandolo apertamente con un misto di
preoccupazione e incredulità.
- Ma dico...
hai capito o cosa? Ti ho detto che la mamma ti sta aspettando in cucina!
-
Uhm....ehm... cosa? No, non ho capito. - Bofonchiò il giovane di rimando, come se improvvisamente qualcuno gli avesse
sbattuto un secchio d'acqua in faccia e lui fosse ancora incerto su dove si
trovasse o chi fosse.
- Ehi! Mi
prendi in giro? - Sbottò Isabel,
allungando lesta una mano sul cuscino e sfilandolo in maniera secca da sotto la testa del
fratello.
Quindi,
brandendo il cuscino a mo' di bastone,
iniziò a tempestarlo di colpi.
Max, colto di
sorpresa e con i riflessi ovviamente rallentati dalla stanchezza non poté far altro che alzare la braccia, a riparo dall'attacco furioso ed inaspettato
di Isabel.
I colpi del
cuscino, ben assestati da quella serpe
della sorella, lo sballottarono confondendogli ancor più la mente e le
immagini sfuocate che percepiva a causa della stanchezza... Proprio un bel modo di svegliarsi!
Doveva
reagire...
Attese
l'ulteriore colpo sferrato con sapiente maestria da Isabel, quindi con
destrezza afferrò il cuscino
strappandoglielo di mano e passò al contrattacco.
La giovane presa
in contropiede dall'improvvisa reazione del fratello, fece qualche passo indietro e franò sulla
sedia della scrivania, trascinandosi
nella caduta una pila di libri di biologia e matematica con un gran fracasso.
" Ecco questo è un
bel modo di svegliarsi !" - Pensò ironicamente Max, mentre l'ombra di un sorriso perfido gli
sfiorava le labbra.
Quando si
sentiva giù, sua sorella Isabel poteva essere un bel toccasana, o il peggiore delle disgrazie!
Per sua fortuna,
quella mattina pareva essere fonte di
risate e dall’allegria, mentre la
osservava, con la faccia paonazza di
rabbia, tentare di alzarsi e togliersi
di dosso il "peso della scienza "
- Ah aha, Isabel... Ti sta bene! Ma se entro un
nanosecondo non metti a posto tutto, vengo a darti il resto... – Sbiascicò Max
con le lacrime agli occhi.
- Tu... tu...
brutto antipatico! Non sai con chi hai a che fare, evidentemente! Adesso ti
sistemo io, altro che sistemarti la
stanza!
Max
trasalì al pensiero che sua sorella stesse
per usare qualche strano "potere
" contro di lui. Non era proprio il caso di sfoderarlo in casa, con il pericolo incombente dei
genitori.
E manco a farlo apposta la porta si spalancò in quel preciso istante, rivelando il volto, perplesso e corrucciato della
madre che li squadrava come fossero due
bimbetti colpevoli di chissà quale birichinata.
- Ragazzi ma che
state combinando? E' mai
possibile che dobbiate litigare come due bambini?
Isabel si
sollevò di scatto dal pavimento, lisciandosi la gonna in maniera esperta ed
efficace.
- Oh... mamma
è tutta colpa di Max, è sempre il solito inacidito, di prima mattina! Guarda
cosa mi ha fatto combinare.
- Che
bugiarda! - Sbottò Max , lasciando cadere il cuscino ai
piedi del letto ed infilandosi in tutta
fretta una maglietta scura, pescata a caso dal primo cassetto del comò.
- Basta
ragazzi, su Isabel, ormai dovresti
conoscere tuo fratello. E tu, Max, non
fare sempre tante storie la mattina! E
mettiti qualche cosa di diverso che non sia quella solita maglietta verde,
santo cielo! Adesso seguitemi, devo
parlarvi e subito!
La donna si
allontanò in fretta dalla stanza,
lasciandoli perplessi e dubbiosi
a fissarsi in cagnesco.
- Max, ma che hai combinato? Ti spiacerebbe
dirmelo? - Sussurrò la giovane
affiancandolo con aria accigliata.
- Un bel
niente! Ma perché pensi sempre che abbia fatto qualcosa ? - La sfidò Max di
rimando, lanciandole a sua volta uno sguardo di fuoco.
- Beh, perché
ti conosco! Comunque fra qualche minuto lo sapremo… e la mamma ha ragione: cambiati quella dannata maglietta!
Con il suo
passo felpato e sexy, Isabel s'apprestò a seguire sua madre in
cucina, mentre Max si sfilava innervosito la sua t-shirt
preferita e con un sospiro tuffava la testa nell'armadio alla ricerca di
qualcosa che potesse incontrare i diabolici
gusti di quelle due donne!
- Uff... -
Sbuffò irritato. - Non c'è prezzo con quelle due lì...
********
L’autobus che
dall’aeroporto percorreva la
Statale Sud 285 fino a Las Cruses , era praticamente vuoto.
Mancava poco
- per fortuna - alla fermata di
Roswell, ma tutto ciò non la liberava dall'agitazione che
stava provando, pertanto si ritrovò a
pregare in cuor suo, che l'autista mandasse al diavolo il suo buon
senso accelerando senza ritegno sul rettilineo polveroso.
Ovviamente il
suo desiderio non si verificò e dal suo
posto a circa metà della vettura, per l'ennesima volta Liz Parker si guardò
attorno con circospezione.
Era l’unica
donna e sebbene ne avesse viste di tutti
i colori, come cameriera presso la tavola calda dei suoi genitori, la cosa le metteva addosso una certa
ansia, anche perché i tre passeggeri oltre lei sul mezzo, erano
tipi alquanto... stravaganti.
Posizionato
alcuni sedili davanti, c'era un ragazzo di colore; vestito a mo’ di rapper del Bronx con pantaloni extra-large, catenoni al collo, cappellino di ordinanza e
felpa con cappuccio, non aveva smesso di
canticchiare e dimenarsi neanche per un secondo; ascoltava musica da un cd portatile
a livelli così
intollerabili, che persino
lei da quella distanza poteva udirne
flebilmente le note.
Qualche posto
indietro, un uomo grassoccio sulla
sessantina, sudato malgrado l’aria condizionata del bus, continuava a passarsi nervosamente
un minuscolo fazzoletto stropicciato sulla fronte con aria sofferente.
Pareva
innocuo, all'apparenza, ma a Liz
non erano di certo sfuggite le occhiate intense e bramose che gli aveva lanciato, fin da quando l’aveva vista
salire sul bus.
Era rabbrividita al solo pensiero che quel tipo potesse improvvisamente alzarsi
ed affiancarla.
Ed a condire
- quel già inquietante quadretto - l’
ultimo passeggero… probabilmente il più
innocuo, ma proprio per questo
motivo, quello che di più le metteva addosso
uno strano senso di disagio.
Si trattava
di un ragazzo… all’incirca della sua
età, dall'aria spavalda ed arrogante.
Allenata dal
suo lavoro di cameriera, l’aveva
inquadrato con poche occhiate:
Abbronzato, fisico notevole, capelli
scurissimi che cadevano scomposti
sulla fronte, jeans e t-shirt candida ad evidenziare lo splendido
colorito, scarpe e zaino griffato, occhiali da sole scuri a nascondere
l’espressione del viso; ma dalla piega
insolente della bocca, morbida e
piena, Liz aveva intuito con facilità
che razza di sfrontato c’era dietro quell’aria da impenitente ribelle.
Un bel
tipo... accidenti!
Sospirò per
l'ennesima volta, mordendosi le labbra
ed imprecando contro se stessa e contro la sua assurda ossessione di volersela
cavare sempre da sola!
Alex, il suo più caro amico, si era offerto di andarla a prendere con l'adorata
moto scassata e scoppiettante, ma
lei si era categoricamente rifiutata... Cielo come avrebbe voluto cambiare le cose... adesso!
All’improvviso
uno scossone terribile, dovuto alla
solita buca disseminata sulla strada,
fece crollare a terra il suo zaino dall'alloggiamento in cui, con notevole fatica, l'aveva posizionato.
Il rumore
secco ebbe l'effetto di una bomba nelle
sue orecchie, e l'idea che qualcuno dei
suoi strampalati compagni di viaggio potessero scattare ad aiutarla, peggiorò ulteriormente la situazione.
Con
apprensione si guardò intorno. Nessuno
pareva voler fare qualcosa.
Il rapper
probabilmente non aveva sentito nulla… con quella musica sparata nelle orecchie, sarebbe stato
impossibile; l'uomo sudaticcio la
fissava inebetito, forse in attesa di qualche suo cenno e l'altro ragazzo
pareva scrutare ignaro fuori dal
finestrino, con l'aria strafottente ed
incurante che aveva stampata in faccia
fin da quando era salito sul pullman.
Liz si alzò
in piedi con circospezione e mentre
l’autista, per ironia della sorte, aveva improvvisamente accelerato l’andatura, si ritrovò nella precaria posizione di dover
afferrare il pesante zaino caduto a terra.
Pensò di non
perdere tempo e fatica a rimetterlo nel suo posto in alto, ma di appoggiarlo sul sedile di fianco a lei.
Si piegò ma
proprio mentre stava per
afferrarlo, il pullman imboccò una delle
poche salite del percorso e lo zaino
scivolò nel corridoio fra i sedili, lontano da lei.
Si fermò
proprio in corrispondenza del posto del grassoccio...
Liz ebbe un sussulto, quando lo vide scattare in
piedi e piegarsi verso il suo zaino.
L’idea che quelle mani sudaticce e molli potessero entrare in contatto con la
stoffa della sua borsa preferita, la
fece trasalire.
Affrettò il
passo, cercando di prevenire l’azione dell’uomo. - Oh…lasci stare, la prego ci penso io! - Esordì
impacciata.
Ma questi
pareva intenzionato a tutti i costi ad aiutarla. Si piegò con fatica, impedito anche
dall’enorme pancia che debordava dalla cintura dei pantaloni, ma ancora - come guidato da una mano
birichina - la borsa scivolò
all’indietro, sfuggendogli di mano.
Liz si bloccò
incrociano le braccia con fare indispettito.
Ecco... ora
doveva pure oltrepassare la mole
ingombrante di quell’uomo per recuperare il suo zaino e l’idea le faceva accapponare
la pelle!
Doveva
sbrigarsi agire con prontezza e soprattutto... evitare le grinfie schifose di
quel ciccione !
- Ops, mi
scusi signorina, volevo aiutarla… mi
spiace. Ma prego passi pure. – Sbiascicò
lui con tono mellifluo.
Liz, gli lanciò un debole sorriso.
Peccato che
questi non si era spostato di un solo millimetro dai sedili che davano sul
corridoio centrale.
Per passare
oltre, lei avrebbe di certo dovuto
“strusciarsi” contro le sue braccia
pelose e la sua pancia sporgente… Cielo perché era così sfigata…?
Prese fiato
cercando le parole giuste, per farlo
gentilmente scansare… ma un movimento improvviso al limite del suo campo visivo
cambiò di nuovo tutte le carte in tavola…
Il ragazzo
belloccio sul fondo aveva afferrato lo zaino praticamente al volo, caricandoselo con noncuranza sulla spalla sinistra manco fosse
stato vuoto.
Con movimenti
felini, perfettamente coordinati,
balzò giù dal suo sedile dirigendosi
spedito
verso di loro.
Era alto più
di una spanna del ciccione e molto più di lei,
che all’improvviso si sentì piccola ed indifesa al cospetto di quel
gigante.
- Togliti di
mezzo, amico o non ce la farò a passare… grazie…
- Esordì in faccia all’uomo sudaticcio,
che senza farselo ripetere due volte si scansò in tutta fretta per cedergli il
passo.
Liz arretrò intimorita, trovandoselo davanti all’improvviso; dovette convenire che visto da vicino era
ancora più affascinante.
- Tieni bellezza…
e la prossima volta sistemalo
meglio, se beccava in testa
qualcuno di certo lo faceva fuori! Ma
che c’hai messo dentro… sassi???
Liz lo fissò
a bocca aperta, incerta se ringraziarlo oppure
mandarlo beatamente al diavolo! Ma che razza di arrogante!
-
Oh..beh…ecco io… io… - Biascicò mentre allungava le mani verso borsa
che il ragazzo le porgeva.
- Non
sprecarti in convenevoli, magari
se vuoi scendere con me alla prossima,
possiamo prenderci da bere qualcosa insieme…
Liz si
assestò lo zaino sulle spalle ragionando
freneticamente su quanto aveva appena udito.
Quel tipo aveva
davvero invitato lei a bere qualcosa ed a scendere proprio a Roswell???
- Uhm… che
gentile! Ma allora lei va a Roswell?
- Replicò, iniziando a dirigersi verso la parte anteriore
del bus.
Il ragazzo la
seguì prontamente.
- Non mi
piace chi risponde con una domanda ad una domanda… ma per te, baby, farò un’eccezione. E dammi pure
del tu. - Un sorriso sfrontato gli sfiorò le
labbra, dove all’improvviso era comparsa
una sigaretta.
Liz lo scrutò
arrossendo. Era proprio un bel tipo...
ma lei non era certo ragazza che dava facili confidenze... inoltre usciva da qualche tempo con Kyle, il figlio dello sceriffo... così gentile, ben educato
e carino…anche se a dirla tutta...
La voce dello
sconosciuto interruppe il corso dei suoi pensieri.
- Comunque sì, baby, sono diretto a Roswell e giuro che se ci stai
andando anche tu, credo che sia la
coincidenza più fortunata della mia vita…
Certo che sapeva come adulare una ragazza! Pensò Liz
sorridendogli ancora.
Era pericoloso… un tizio maledettamente pericoloso e “
stargli alla larga “ era un imperativo
che non avrebbe dovuto dimenticare.
Chissà che ridere quando avrebbe raccontato tutto a Maria! Già si pregustava le sue espressioni ironiche
e le sue battute sagaci.
- Sì, mi fermo da alcuni miei amici, ma solo per questa notte… comunque. - Mentì con destrezza, malgrado non fosse assolutamente abituata a
farlo.
- Wow…
davvero? Te l’ho detto! E’ il mio giorno fortunato! Allora, dove si
va?
Liz gli voltò le spalle, avvicinandosi alla porta
d'uscita. - Ho già degli impegni, mi
spiace... sarà per un altra volta.
- Già, come no... E quanto mi ricapita la fortuna
di incontrare uno schianto... come te? Devo prendere l'occasione al
balzo...
Sorridendo
sotto i baffi, la giovane scrutò indifferente oltre l'enorme parabrezza
del bus, e finalmente - con notevole
sollievo - intravide le prime case di
Roswell.
Il ragazzo nel frattempo gli si era avvicinato, tanto da farla temere che l'avrebbe
abbracciata.
Con la punta
del piede, lei si ritrovò a sfiorare il
bordo dei profondi scalini che permettevano la discesa dal mezzo. Se quel tipo si fosse avvicinato ancor
più, sarebbe di certo caduta !
- Dai... dimmi
almeno come ti chiami, non vorrai
lasciare un cuore infranto in giro per questo posto sperduto! Se poi un alieno deciderà di rapirmi, mi
poterò dietro un pensiero dolcissimo...
Lei sorrise ancora, voltandosi
a scrutare quel ragazzo incredibile.
Non aveva mai
conosciuto uno come lui. Insistente
eppure tremendamente gentile...persino simpatico!
- Senti, lo
sai che tu sei proprio...
Ma quel che
voleva dirgli non riuscì a pronunciarlo!
Il bus era
giunto alla stazione di servizio ed aveva inchiodato in maniera perentoria,
facendole perdere l'equilibrio! Il
pesante zaino la fece traballare e lei sentì il baratro aprirsi sotto i suoi
piedi.
Ma due mani
salde e forti l'afferrarono con
decisione stringendosi attorno ai suoi
fianchi.
La corta
magliettina che portava si era sollevata e le mani di lui l'avevano
stretta, entrando in contatto con la pelle delicata dei fianchi. Liz rabbrividì a quel tocco morbido e fermo,
ma al tempo stesso desiderò scappare il più lontano possibile da quel ragazzo.
Era pericoloso!
C'era
qualcosa di magnetico in lui.
Qualcosa di
indefinibile che sfuggiva ad ogni classificazione.
O forse
semplicemente... a Roswell i ragazzi non erano così sfrontati,
spavaldi e sicuri.
I pochi che conosceva lei, compreso Kyle, erano molto
più timidi e assai poco intraprendenti...
- Ehi,
bellezza non vorrai mica ammazzarti! Fa
attenzione a dove metti i piedi... -
Gli sussurrò in un orecchio,
mentre con un rapido balzo scavalcava
i profondi scalini dell'autobus,
atterrando sotto la pensilina della fermata senza apparente difficoltà.
Liz sentiva il cuore pulsargli in gola
all'impazzata, mentre la solidità della terra sotto i piedi la
tranquillizzava, le braccia di lui
strette attorno al suo corpo gli davano
uno strano senso di euforia.
- Gr...grazie
- Riuscì a farfugliare, liberandosi
con decisione dall'abbraccio
inopportunamente prolungato dello sconosciuto. - Allora... ci si vede! Ciao!
Il
giovane rimase immobile a fissarla mentre lei si
allontanava, quasi interdetto da quella
inaspettata liquidazione. Forse era
abituato diversamente. Forse le ragazze
non lo piantavano così in asso...
Ma di certo,
lui non si era mai imbattuto in
una come... Liz Parker.
- Ehi! Aspetta,
dolcezza! – Con un balzo gli fu accanto e ponendogli una mano sul
braccio, la costrinse a girarsi. - Dimmi
almeno il tuo nome, per favore!
Liz lo fissò
con i grandi occhi scuri da cerbiatta.
- Beh, ma
senti... che differenza fa saperlo o no ?
Lui abbassò timidamente lo sguardo, forse perché quegli occhi sinceri erano
davvero ipnotici e per la prima volta sentì di non dover
insistere con una ragazza.
Ma poi qualcosa attirò la sua
attenzione: un braccialetto sul suo polso delicato : un sottile filo di cuoio e tre brillanti lettere che
parevano sbandierargli in faccia proprio
quello che cercava.
...Liz...
Sotto gli
occhi perplessi di lei, gli afferrò la
mano portandosela vicino alle labbra.
Quindi vi
pose un bacio leggero e delicato, un gesto
da vero gentiluomo.
- E' stato un
piacere conoscerti, Liz. Sono certo che ci ritroveremo...
Senza dire
altro s'allontanò, lasciando perplessa e
stupita la giovane nel bel mezzo della fermata dell’autobus.
***************************************************************************************