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Autore: bennina_bennina    05/01/2013    0 recensioni
Nicholas e Evelyn si sono conosciuti da bambini e hanno coltivato e intensificato il lolo rapporto negli anni... ma loro sono cambiati... Evelyn perde tutti coloro che ama e diventa debole, fragile, si lascia trasportare da persone che conosce da poco, conduce una vita senza freni alla ricerca di considerazione ed amore.. Nicholas diventa un uomo di successo, con un buon lavoro, una famiglia... ma è l'unico a tenere davvero ad Evelyn, l'unico ad aiutarla, a starle accanto... ma è solo amicizia o qualcosa di più? un amore che dura negli anni, un amore che li fa litigare, un amore che li fa stare male, un amore che cercano di ignorare, un amore che li fa riconciliare e separare e riconciliare, un amore che rompe le barriere tra di loro, un amore fuori dal comune...
prologo :
- Io odio il freddo
- Perché?
- Non c’è necessariamente un motivo. Odio il freddo e basta. Mi fa sentire sola, anche sono in mezzo ad un milione di persone.
- E ora dove sei?
- Ora sono solo con te – lei lo guardò sorridendo – però non ho freddo.
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Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Threesome, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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  • Io odio il freddo
  • Perché?
  • Non c’è necessariamente un motivo. Odio il freddo e basta. Mi fa sentire sola, anche sono in mezzo ad un milione di persone.
  • E ora dove sei?
  • Ora sono solo con te – lei lo guardò sorridendo – però non ho freddo.
 
27 aprile 1970
 
  • Nicholas, smettila di giocare. Dobbiamo andare dai nostri amici, lo sai.
 
  • Ma io non voglio, mamma – protestò lui, continuando a giocare con suoi nuovi soldatini.
La madre rientrò nella sua camera ed incrociò le braccia.
  • Non avrai più giocattoli nuovi se non metti a posto entro cinque minuti- lo minacciò.
Nicholas si lasciò cogliere dal terrore. Tra meno di un mese ci sarebbe stato il suo compleanno e i genitori gli avrebbero regalato una scatola di Lego, che lui aveva chiesto per mesi. Nulla avrebbe potuto allontanarlo dai suoi Lego. Così cominciò a rimettere i soldatini nella scatola, mentre la madre lo osservava con un sorriso di soddisfazione. Appena ebbe finito, lei si avvicinò e gli stampò un bacio sulla testa.
  • Vedi che sei bravo quando vuoi
  • Helen, dobbiamo andare! – gridò il padre dall’ingresso – sono pronti?
  • Ora si – rispose lei- su, andiamo! – disse poi al figlio.
Nell’ingresso Nicholas trovò le sue sorelle già pronte. Il padre era di fianco a loro e lo guardò rivolgendogli un mezzo sorriso. Tutte e tre si avviarono verso la macchina. Nicholas adorava le automobili. Gli piaceva guardare quelle che passavano davanti a casa sua guardando dalla finestra e fantasticava sul fatto che un giorno, quando sarebbe stato più grande, ne avrebbe avuta una bellissima. Appena entrò nella vettura respirò a pieni polmoni; adorava l’odore dell’auto di suo padre: menta piperita mista con il profumo di sua madre e con l’odore di fumo.
  • Mamma, ma perché stiamo andando da queste persone? – chiese Meg.
  • Margareth, quante volte te lo devo ripetere! I nostri amici hanno appena avuto una bambina e noi andiamo a vederla.
  • È bella ? - domandò Candice.
  • Bellissima, tesoro.
  • A me non piacciono le bambine- affermò Nicholas convinto. Le bambine all’asilo con lui non facevano altro che piangere e frignare. Quelle ancora più piccole dovevano essere peggio.
  • Nicholas, non essere scortese- lo rimproverò il padre – le tue sorelle sono bambine e anche la tua mamma lo è stata.
Nicholas sbuffò e decise di non dire altro. Dopo un tempo per lui indefinito, l’automobile si fermò: dovevano essere arrivati. La casa davanti a loro era una normalissima casa della periferia di Fell Town. Scesero tutti e cinque dalla macchina e si avviarono fino alla porta d’ingresso. Nicholas sentì l’abbaiare di un cane, o così almeno gli sembrò. Avrebbe tanto voluto un cane, tutti i suoi amici dell’asilo ne avevano uno, ma i suoi genitori avevano sempre detto di no. La porta fu aperta e Nicholas vide un uomo che salutò i suoi genitori sorridendo. Entrarono tutti quanti e appena misero piede dentro la casa, un piccolo cane li venne incontrò. Agli occhi di Nicholas era bellissimo. Il cucciolo gli si avvicinò e mosse la coda, lui lo accarezzò e notò che era davvero morbido. La madre lo spinse verso un’altra stanza. All’interno c’era una signora dai capelli neri che teneva in braccio una cosa piccola. Nicholas andò più vicino cercando di capire cosa fosse e capì che era la bambina di cui parlavano prima. Era rosa, tonda e aveva gli occhi chiusi. Nulla di interessante per lui. Nella stanza entrò un altro bambino. Era grande come lui all’incirca, aveva i capelli scuri e lunghi. Si avvicinò a loro e la madre di Nicholas lo salutò con un bacio sulla fronte. Nicholas si ritrovò ad essere geloso di tutto ciò. Non voleva essere lì, lui voleva solamente giocare con i suoi soldatini.
 
10 ottobre 1977
Nicholas sentì la porta d’ingresso aprirsi. Doveva essere sua madre, appena tornata dal lavoro. Per tutto il pomeriggio aveva aspettato quel momento. La sera prima l’aveva supplicata di accompagnarlo ai grandi magazzini; il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Eleanore Morley, la ragazza più bella della sua classe, e lui voleva portarle il più bel regalo mai visto sulla faccia della terra. Scese di corsa le scale, inciampando quasi su un paio di pantofole lasciate lì da Meg. Vide la madre nell’ingresso, ma non era sola. Vicino a lei c’erano sue bambini: un maschio ed una femmina. Non aveva idea di chi fossero, ma ricordava vagamente chi fossero. Ma questo significava solo una cosa: suo madre non lo avrebbe mai accompagnato ai grandi magazzini.
  • Mamma!- esclamò deluso.
  • Nic, tesoro – lo salutò lei sorridente – loro sono Dean e Evelyn. Staranno qui oggi pomeriggio, perché la loro mamma non è in casa.
  • È andata dal dottore- spiegò la femmina e Nicholas notò che le mancavano i denti davanti.
  • Ma mamma – si lamentò lui – mi avevi promesso che mi avresti portato a prendere quel regalo…
  • Oh Nick, ti porterò domani. Oggi ho un sacco di cose da fare. Devo portare Meg agli allenamenti delle cheerleader, andare a prendere Connie, fare la spesa. Oggi non ho proprio tempo. Tu starai qui con Evelyn e Dean, ok?
  • Ok – bofonchiò lui deluso. Il compleanno di Eleanore sarebbe stato il giorno dopo e lui si sarebbe presentato a mani vuote per colpa di due stupidi bambini.
  • Meg – fece la madre chiamando sua sorella maggiore.
  • Eccomi – rispose lei, scendendo dalle scale.
Le due se ne andarono, non prima che la madre li riempisse di raccomandazioni. Nicholas accese la tv nella speranza che così non sarebbe stato costretto a parlare con i due intrusi e si raggomitolò su una poltrona. La bambina lo guardò per un po’ e poi si andò a sedere sul divano, seguita dal fratello. Nicholas fece finta di guardare i cartoni, ma dentro di sé era veramente arrabbiato. E ora cosa avrebbe fatto? Si sarebbe presentato da lei senza nessun regalo? Lei avrebbe sicuramente accettato di uscire a prendere un gelato con Peter, allora, e non sarebbe mai uscita con lui. Cosa poteva? Li odiava. Odiava davvero tanto quei due bambini seduti sul SUO divano a guardare la SUA tv. Si alzò dalla poltrona e uscì dalla stanza; non voleva respirare la loro stessa aria. Poco dopo sentì dei piccoli passi, si girò e vide la bambina guardarlo.
  • Cos’è successo? – gli chiese.
  • Nulla che ti riguardi, mocciosa- rispose lui sgarbato.
  • Tu non mi chiami mocciosa! – disse decisa lei avvicinandosi ancora di più a lui – E poi se hai problema, magari ti aiuto a risolverlo – aggiunse, mettendosi le mani sui fianchi.
  • Li sai fare i regali te?
  • Certo – rispose lei sorridendo e muovendo i capelli biondi – sono bravissima.
 
  • Taglia un po’ più dritto- lo rimproverò Evelyn dandogli una pacchetta sulla mano.
 
  • Ok – rispose lui cercando di raddrizzare le forbici; non ci credeva, si stava facendo comandare da una bambinetta di sette anni.
Però era una bambinetta davvero brava. Nicholas guardò quello che stavano creando. Era un biglietto bellissimo, con un sacco di disegni ( fatti da Dean, che si era rivelato piuttosto bravo nel disegnare) e di poesie ( che avevano trovato in un libro di Meg). I due bambini si erano rivelati davvero utili e alla fin fine non erano antipatici come aveva creduto. Non vedeva l’ora di essere a scuola il giorno dopo per consegnare a Eleonore il suo operato.
  • È bellissimo- affermò Evelyn, dopo che ebbero concluso – Oh, quanto vorrei che qualcuno mi regalasse un biglietto simile – aggiunse quasi sottovoce.
 
11 ottobre 1977
La campanella dell’intervallo era suonata. Era il momento buono per attaccare e consegnare. Si avvicinò subito a Eleonore, che per l’occasione indossava un delizioso vestitino rosa cucitole da sua nonna, e le chiese di andare con lui. Tutto seguì la sua organizzazione. Il posto che aveva scelto per darle il regalo era perfetto: era una panchina nel cortile della scuola, vicino a dei cespugli. I due si sedettero lì.
  • Allora che c’è? – chiese Eleonore, emozionata.
  • Il tuo regalo – rispose lui sorridendo e porgendole il biglietto – buon compleanno.
  • Grazie – rispose lei abbracciandolo- Wow! È bellissimo – esclamò appena lo ebbe aperto. Grazie, Nicholas, è un regalo bellissimo.
Lei stava avvicinando la faccia a quella di lui. “Primo bacio” pensò lui. Lei si avvicinava sempre di più, sempre di più. E poi, sentì le labbra di le premere sulle sue. Sapeva di fragola. Dopo pochi secondi lei si staccò, lo guardò imbarazzata e corse via, attraversando tutto il cortile. Nicholas rimase lì sulla panchina, con un misto tra emozione e delusione. Forse non tutto era come se lo aspettava.
 
  
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