- Io odio il freddo
- Perché?
- Non c’è necessariamente un motivo. Odio il freddo e basta. Mi fa sentire sola, anche sono in mezzo ad un milione di persone.
- E ora dove sei?
- Ora sono solo con te – lei lo guardò sorridendo – però non ho freddo.
27 aprile 1970
- Nicholas, smettila di giocare. Dobbiamo andare dai nostri amici, lo sai.
- Ma io non voglio, mamma – protestò lui, continuando a giocare con suoi nuovi soldatini.
- Non avrai più giocattoli nuovi se non metti a posto entro cinque minuti- lo minacciò.
- Vedi che sei bravo quando vuoi
- Helen, dobbiamo andare! – gridò il padre dall’ingresso – sono pronti?
- Ora si – rispose lei- su, andiamo! – disse poi al figlio.
- Mamma, ma perché stiamo andando da queste persone? – chiese Meg.
- Margareth, quante volte te lo devo ripetere! I nostri amici hanno appena avuto una bambina e noi andiamo a vederla.
- È bella ? - domandò Candice.
- Bellissima, tesoro.
- A me non piacciono le bambine- affermò Nicholas convinto. Le bambine all’asilo con lui non facevano altro che piangere e frignare. Quelle ancora più piccole dovevano essere peggio.
- Nicholas, non essere scortese- lo rimproverò il padre – le tue sorelle sono bambine e anche la tua mamma lo è stata.
10 ottobre 1977
Nicholas sentì la porta d’ingresso aprirsi. Doveva essere sua madre, appena tornata dal lavoro. Per tutto il pomeriggio aveva aspettato quel momento. La sera prima l’aveva supplicata di accompagnarlo ai grandi magazzini; il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Eleanore Morley, la ragazza più bella della sua classe, e lui voleva portarle il più bel regalo mai visto sulla faccia della terra. Scese di corsa le scale, inciampando quasi su un paio di pantofole lasciate lì da Meg. Vide la madre nell’ingresso, ma non era sola. Vicino a lei c’erano sue bambini: un maschio ed una femmina. Non aveva idea di chi fossero, ma ricordava vagamente chi fossero. Ma questo significava solo una cosa: suo madre non lo avrebbe mai accompagnato ai grandi magazzini.
- Mamma!- esclamò deluso.
- Nic, tesoro – lo salutò lei sorridente – loro sono Dean e Evelyn. Staranno qui oggi pomeriggio, perché la loro mamma non è in casa.
- È andata dal dottore- spiegò la femmina e Nicholas notò che le mancavano i denti davanti.
- Ma mamma – si lamentò lui – mi avevi promesso che mi avresti portato a prendere quel regalo…
- Oh Nick, ti porterò domani. Oggi ho un sacco di cose da fare. Devo portare Meg agli allenamenti delle cheerleader, andare a prendere Connie, fare la spesa. Oggi non ho proprio tempo. Tu starai qui con Evelyn e Dean, ok?
- Ok – bofonchiò lui deluso. Il compleanno di Eleanore sarebbe stato il giorno dopo e lui si sarebbe presentato a mani vuote per colpa di due stupidi bambini.
- Meg – fece la madre chiamando sua sorella maggiore.
- Eccomi – rispose lei, scendendo dalle scale.
- Cos’è successo? – gli chiese.
- Nulla che ti riguardi, mocciosa- rispose lui sgarbato.
- Tu non mi chiami mocciosa! – disse decisa lei avvicinandosi ancora di più a lui – E poi se hai problema, magari ti aiuto a risolverlo – aggiunse, mettendosi le mani sui fianchi.
- Li sai fare i regali te?
- Certo – rispose lei sorridendo e muovendo i capelli biondi – sono bravissima.
- Taglia un po’ più dritto- lo rimproverò Evelyn dandogli una pacchetta sulla mano.
- Ok – rispose lui cercando di raddrizzare le forbici; non ci credeva, si stava facendo comandare da una bambinetta di sette anni.
- È bellissimo- affermò Evelyn, dopo che ebbero concluso – Oh, quanto vorrei che qualcuno mi regalasse un biglietto simile – aggiunse quasi sottovoce.
11 ottobre 1977
La campanella dell’intervallo era suonata. Era il momento buono per attaccare e consegnare. Si avvicinò subito a Eleonore, che per l’occasione indossava un delizioso vestitino rosa cucitole da sua nonna, e le chiese di andare con lui. Tutto seguì la sua organizzazione. Il posto che aveva scelto per darle il regalo era perfetto: era una panchina nel cortile della scuola, vicino a dei cespugli. I due si sedettero lì.
- Allora che c’è? – chiese Eleonore, emozionata.
- Il tuo regalo – rispose lui sorridendo e porgendole il biglietto – buon compleanno.
- Grazie – rispose lei abbracciandolo- Wow! È bellissimo – esclamò appena lo ebbe aperto. Grazie, Nicholas, è un regalo bellissimo.