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Autore: alesbirri    05/01/2013    0 recensioni
Chiunque segua Glee sa che Quinn ha avuto una figlia, che poi ha dato in adozione. Voglio cambiare il finale, giusto per crederci un po'. E poi creare una vita ad entrambe.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Marley Rose, Noah Puckerman/Puck, Nuove Direzioni, Quinn Fabray | Coppie: Puck/Quinn
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono rimasta incinta quasi nove mesi fa ormai, ma mi sono abituata all’idea solo da poco tempo. Aspetto una bambina, la chiamerò Hope, e ne sono felice: ho imparato ad esserlo.
Mi chiamo Quinn, ho diciotto anni e nessuno accanto, solo Marley. Avevo un sogno, avevo un ragazzo e una certa reputazione da difendere. Ero la capo cheer-leader, ero fidanzata col capitano della squadra di football ed ero invidiata dalle ragazze, desiderata dai ragazzi. Insomma: ero. Dopo essere rimasta incinta, credo di non essere più stata nessuno almeno per un po’, ora mi rendo conto che mi rimane ciò che sono. Mi resta il Glee Club del liceo, mi resta un’amica, mi resta la mia Speranza.
Ma soprattutto, restano gli insulti delle persone, i giudizi gratuiti bisbigliati nei corridoi al mio passaggio, la pietà che provano quando mi vedono camminare preceduta dal pancione. Ho imparato a convivere con le etichette che le persone affibbiano per inquadrarti in qualche categoria che sta troppo stretta, per capire comodamente chi sei, per accoppiarti a definizioni poco carine. È facile vedermi come “la diciottenne che è rimasta incinta di uno che non è nemmeno il suo ragazzo”. No, Puck non è il mio ragazzo, ma Puck mi ha letto dentro come se fossi un libro aperto.
Tutto il Glee Club era riunito a casa sua, l’estate scorsa, festeggiavamo la fine della scuola. C’era alcol, c’erano i genitori di Puck fuori a cena, c’era un fidanzato che non mi apprezzava abbastanza. E io volevo sentirmi importante per qualcuno perché non avevo il coraggio di esserlo per me stessa. E Puck lo sapeva, non so come l’avesse intuito. Mi desiderava perché sapeva che ero l’unica ragazza della scuola che non avrebbe potuto ottenere tanto facilmente, io ne ero a conoscenza, ma lo trattavo da amico comunque perché lo credevo una bella persona. Però lui ha approfittato della mia debolezza per farmi ubriacare, per farmi ingerire cocktail e intere lattine di birra fino a farmi perdere la consapevolezza di me. Nel frattempo, il mio ragazzo  era impegnato a tuffarsi nella piscina del giardino, circondato da altre belle ragazze. Dovevo andare in bagno e ho chiesto indicazioni a Puck per sapere dove fosse, lui mi ci ha accompagnata e, dopo aver aspettato che uscissi, mi ha trascinata in camera sua. Ci siamo distesi sul letto: ero tranquilla, rilassata, ancora mi fidavo di lui e credevo volesse solo parlare. Cosa che all’inizio ha fatto: mi sussurrava all’orecchio che sapeva come mi sentivo, ma che sbagliavo perché ero bella, piacevole, intelligente, insomma “una ragazza che ne vale la pena”. E io piangevo perché aveva ragione e la verità fa male e avevo solo voglia di essere me stessa davanti a qualcuno che non scappasse o non rimanesse schifato da ciò che sono. «Quello scemo del tuo fidanzato non sa cosa si perde» mi aveva confidato prima di baciarmi. Aveva ragione: il mio ex stava con me solo per immagine, perché stare con me aumentava la sua popolarità, ma Puck mi cercava soltanto per portarmi a letto. Però io gli ho creduto, io ho risposto al bacio e in quel momento mi sono sentita davvero una ragazza bella, piacevole, intelligente e che ne vale la pena, ero come volevo essere.
Quando ho scoperto di essere incinta, ne ho parlato con Marley. La sua dolcezza è emersa e mi ha suggerito di parlarne con i miei genitori e con Puck per convincerli a tenere il bambino. Io avevo paura, ma concordavo che fosse la soluzione migliore. E così ho fatto, ma mamma e papà mi hanno ordinato di andarmene e Puck mi ha implorato di non rivelare niente al mio ragazzo. Marley si è offerta di ospitarmi da lei, sua madre capiva ed era d’accordo. Intanto ho continuato ad andare a scuola, a fare finta di niente mentre il mio fidanzato non sospettava nulla, mentre il Glee Club continuava a identificarmi nella “ragazza perfetta che ha sempre tutto”. Marley sapeva e taceva, mi rispettava. Desideravo disperatamente le attenzioni di Puck che, una volta che mi aveva ottenuta, mi trattava con un’indifferenza che mi rifiutavo di credere reale. Intanto mi consigliava di dare in adozione nostro figlio, affermava che lui, il padre, non lo voleva fare, che era giovane e aveva dei sogni da realizzare.
Mi sentivo rifiutata da chiunque. Da coloro che avrebbero dovuto essere miei amici, che vedevano solo la facciata, dal mio ragazzo che non si accorgeva che non ero più la stessa, da Puck che non era disposto ad esserci, dai miei genitori che mi avevano cacciata. Volevo soltanto qualcuno che avesse bisogno di me e allora ho capito che volevo quel figlio, egoisticamente; volevo qualcuno che restasse, se non per volontà, almeno per necessità, almeno per qualche anno. E sono contenta che sta per arrivare Hope.
Voglio essere una brava madre per lei, voglio vederla crescere e parlare e camminare e cercarmi. Voglio insegnarle la vita mentre imparo da lei ogni piccola gioia, ogni strada che porta alla felicità. Voglio che sia capace di asciugare ogni lacrima che le righerà il volto per poi tornare a sorridere, voglio che ami il mondo nonostante le cattiverie e le ingiustizie che conoscerà.
Mi sono trovata un lavoro per aiutare la madre di Marley, visto che ospiterà sia me che Hope almeno fino al diploma, faccio la cameriera al Bel Grissino dopo scuola, le sere e nei finesettimana.
Ho capito che la mia vita non finisce, cambia e basta. Potrò essere ancora una cheer-leader, continuerò a far parte del Glee Club ed inseguirò il mio sogno: diventerò una cantante, costi quel che costi. E poi, se il destino sarà dalla mia parte, troverò un uomo che mi ami, diverso dal mio ex ragazzo e da Puck.
  
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