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Autore: sentichefuoripiove    05/01/2013    1 recensioni
Enrico la guarda da lontano, e ne è affascinato.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oggi è il 15 gennaio. Emma mangia seduta sulla Vespa, parcheggiata insieme alle moto di mezza scuola dall’altra parte della strada, mentre chiacchiera con due sue amiche, a cui offre un po’ della sua barretta al cioccolato. Aspettano che il bar si liberi dalla folla che si sta allontanando da scuola per prendere un tavolo insieme agli altri.

Ha un paio di jeans scuri, degli stivaletti alla caviglia grigio chiaro, un maglione di lana blu e una sciarpa arancione, la giacca a vento nera aperta: anche a gennaio il sole scalda, se non c’è vento. Ha le unghie dipinte di un colore scuro, credo rosso. Raccoglie le briciole della barretta con un dito, mette la carta in mezzo alle pagine dell’agenda che infila di nuovo nello zaino etnico, che tutti le vedono addosso dal giorno in cui è arrivata in questa scuola; poi con Cecilia e Isabella si avvicinano al bar. Conosco le sue amiche: frequentavamo le stesse compagnie alle medie e Cecilia è stata con mio fratello, per un po’.Le tre attraversano la strada, Cecilia, piccolina nel suo Montgomery, la sciarpa rossa e i ricci biondi sparati ovunque, Isa con un cappello di lana e l’eskimo, la borsa strabordante di cose, e Emma.
 
Emma è slanciata, ha gli occhi verdi dietro la montatura nera, i capelli rossi e mossi, la treccia alla nuca e il ciuffo che le ricade sugli occhi. Conosco un paio di suoi compagni di classe, quindi mi è capitato più di una volta di mangiare al bar con loro, e con lei.

La prima volta che l’ho vista era l’inizio dell’anno, mi sono presentato a questa ragazza che stava seduta vicino a Fede con una lattina di Sprite in mano e una camicia verde sopra i jeans. Non avevo notato niente di particolare in lei, finchè non ci siamo messi a parlare. Aveva cambiato scuola da poco, perché anche se è nata qui gli ultimi quattro anni o giù di lì è stata a Torino per il lavoro del padre. Preferisce Genova, dice, perché in confronto a Torino il sole è più caldo, le persone più simpatiche e soprattutto le mancava il mare. Quel pomeriggio in cui lei e Federico studiarono decisamente poco (anche se per un po’ fecero finta..) mi raccontò che ha dato un nome alla sua chitarra, che ha una memoria incredibile per le biografie degli attori, e del sito su cui vende gli oggetti che crea lei.
 
 
Tornando al 15 febbraio, Emma arriva al bar, poggia lo zaino sulla panca del tavolo, saluta me e Fede (che si, è come sembra, passa la sua vita al bar) e chiede a lui se può ordinarle il solito perché vuole andare a salutare una sua amica. La vedo dall’altro lato della veranda che parla con due ragazze di un’ altra classe: discutono di un professore comune e ridono, lei annuendo comprensiva al racconto dell’interrogazione impossibile di filosofia di quella mattina.

I panini sono pronti, si siede e cominciamo a chiacchierare mentre mangiamo, partendo dalla scuola e dai commenti acidi sui professori fino ad arrivare ai regali per il suo compleanno, settimana scorsa:
-Le mie amiche di Torino mi hanno mandato i DVD masterizzati delle prime stagioni di Fringe, sono state carinissime.
-Ma in Fringe non c’è quello che faceva Dawson’s Creek?-chiede Federico, masticando e parlando insieme.
-Si, però adesso in Fringe il suo personaggio non esiste…Cioè, non è che non esiste, prima sembrava ma adesso no, solo che non è più nel suo universo e quin…
-Oddio, ma di cosa ti droghi?
Lei gli fa una smorfia, ride, e continua a parlare per un po’ di questo personaggio che forse esiste, forse no, anche se nessuno l’ascolta.
 
Entra nel bar per pagare, oggi non si ferma a studiare, spiega che deve andare a casa a finire delle cose prima di prepararsi, stasera ha un impegno con la famiglia su cui non si dilunga troppo. Offre un passaggio a Ceci, che però ha già aperto i libri e ha la sua solita espressione disperata di quando cerca di capire matematica, accompagnata dalla classica espressione che ha Claudia (una loro compagna) quando cerca di spiegargliela. Emma allora saluta tutti, attraversa la strada fino ad arrivare alla vecchia Vespa rossa ereditata, mi ha raccontato, dalla nonna che la usava in campagna; mette in testa il casco nero con cui la vedo arrivare tutte le mattine dal portone. Scende dal cavalletto e si allontana giù per la via,suonando il clacson mentre tutti la salutiamo con la mano e Fede le grida non so che battuta dietro.
 
Distolgo lo sguardo solo quando ormai è dietro la curva.

Mi piace.






NOTE DELL’AUTORE (CIOE’ MIE)- Non posso credere di pubblicare davvero questa cosa. Credo di averla riscritta mille volte, limandola sempre un po’. Boh, è una storia che mi piace molto, è un genere che mi piace scrivere. Magari, se riceverà buone recensioni, continuerò su questa riga, mi piacerebbe fare una specie di raccolta di racconti di ragazze :)
Non sono la proprietaria di nessuno dei marchi che ho citato (Dawson’s Creek, Fringe, Vespa, Sprite), e ogni personaggio di questo racconto è liberamente tratto da persone reali, che non sono necessariamente uguali nella realtà. …A parte Federico. Lui è decisamente uguale a quello vero. :)
 
Recensite, ho bisogno di una spinta per tornare a scrivere :)
Vi voglio già bene,
-Chiara
 

   
 
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