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Autore: BlackAngel97    05/01/2013    2 recensioni
Quando la campanella alla porta tintinnò entrambi si voltarono e il moro mi squadrò in modo molto imbarazzante, io sostenni tranquillamente il suo sguardo studiandolo, i capelli neri erano selvaggi ,così belli che per una ragione a me totalmente oscura mi prudettero le mani per il desiderio di passarci le dita,e gli occhi grigio chiaro,penetranti e inquisitori, che in quel momento stavano fissando proprio me . I nostri sguardi si legarono per istanti interminabili e un sorriso arrogante gli si dipinse in volto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Contesto generale/vago
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-Regine, Ginny!Ginny! svegliati! Svegliati !- le urla di mia sorella mi svegliarono all'improvviso e tutto ciò che vidi fu il suo viso a pochi centimetri dal mio mentre mi scuoteva freneticamente con i grandi occhi azzurri splancati e le pupille dilatate dal terrore. Da sotto la porta della camera uscivano dense nubi di fumo e ben presto mi ritrovai a tossire freneticamente -Mary dobbiamo uscire immediatamente.- le dissi balzando in piedi, lei si aggrappò terrorizzata a me intenta ad infilarle le pantafole e una vestaglia,afferai il cellulare dal comodino e lo infilai nella tasca del pigiama. Mary iniziò a piangere mentre le prendevo la mano e aprivo la porta per uscire da quella maledetta stanza.Il fumo ci ostruiva quasi completamente la visuale e io cercavo di non farmi prendere dalla disperazione, presi in braccio mia sorella e la strinsi forte dicendole che sarebbe andato tutto bene mentre le fiamme avanzavano inesorabili,l'angoscia che mi attanagliava il cuore.Spaventata come non mai decisi di scendere le scale,e in quel momento una trave venne giù mancandoci per un pelo.Sentii le grida di mio padre non lontano da me e scesi le scale il più cautamente e velocemente possibile. -Papà dove sei?-gridai spaventata  -Sono qui.-rispose toccandomi una spalla.Sobbalzai e mi voltai verso di lui sollevata.I capelli brizzolati erano scompigliati e il bel viso era segnato dalla preoccupazione- Regine uscite dalla porta sul retro.Io vado a prendere la mamma.Ci vediamo fuori.-Io annuii, lui ci abbracciò entrambe come se lo stesse facendo per l'ultima volta e sparì nel corridoio invaso dal fumo. Mi si formò un groppo in gola e gli occhi iniziarono a bruciare,reprimetti l'istinto di piangere e corsi fuori, spalancando la porta.In lontananza sentii il rumore delle sirene dei pompieri e dell'ambulanza,sospirai di sollievo, adesso ci avrebbero pensato loro a sistemare tutto.  -Leny ho tanta paura.- sussurrò Mary al mio orecchio -Shhh tranquilla- dissi cullandola. La feci scendere e insieme ci avviammo sulla strada mentre aspettavamo i pompieri o un solo segno dai miei genitori,cominciavo a sentire svanire la speranza di rivederli ma non potevo lasciarlo intendere a mia sorella sebbene l'angoscia mi stringeva lo stomaco in una morsa terribile.Mary si strinse a me affondando il viso nel mio stomaco e in quel momento colsi un movimento alla finestra del salone, mi voltai e quel che vidi mi rimase impresso nella mente in eterno:due mani che bruciavano si appoggiarono al vetro come per chiedere aiuto, seguite poi da tutto il corpo di mia madre quasi completamente in fiamme. Inorridita la guardai negli occhi cosciente di essere impotente e di non poter far altro che guardarla bruciare,lei mi fissò negli occhi in una muta richiesta e la bocca spalancata da cui uscirono urla laceranti. Coprii le orecchie di Mary e la strinsi a me per impedirle di vedere. Una sorta di voragine mi si aprì nel petto e le lacrime cominciarono a scivolare lente lungo le guancie. Pochi istanti dopo arrivarono i pompieri ma oramai era troppo tardi per salvarli, e io compresi in quel momento che eravamo rimaste sole, e la disperazione divorò ogni cosa come le fiamme avevano avvolto i miei genitori.
 
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Dopo l'incendio mio zio Jonah,fratello minore di mio padre, ci accolse in casa sua.Anche se magari accolse non era il termine più appropriato, sarebbe più corretto dire che era stato costretto ad adottarci. Era l'unico parente che ci era rimasto o perlomeno era l'unico che mio padre aveva menzionato nel testamento per la nostra custodia. Jonah era un uomo sulla trentina,di bell'aspetto e incredibilmente somigliante a mio padre,l'unico aspetto che lo differiva da lui era il carattere, era un irresponsabile idiota,non sapeva cucinare né pulire né era in grado di prendersi cura di noi e cosa più importante non ci voleva in alcun modo con sé . D'altronde nemmeno io ero entusiasta di vivere lì in quella enorme casa in cui aleggiava solo l'eco del silenzio. Inoltre eravamo quasi completamente degli sconosciuti dato che per un motivo o per un'altro l'avevo visto pressochè cinque volte in tutta la mia vita.I giorni che seguirono alla morte dei miei genitori furono incredibilmente duri, Mary piangeva quasi ogni notte e io,segretamente, facevo altrettanto. Jonah non era quasi mai presente e grazie al cielo gli inservienti non ci facevano mancare quasi nulla di ciò che ci occorreva. Lo zio era pieno di soldi e vivevamo in una splendida villa poco distante dalla città, ci aveva messo a disposizione un' autista e in breve tempo avevo trascinato la piccola Mary a fare shopping e ci eravamo fatte un guardaroba nuovo, dei vecchi abiti non era rimasta nemmeno l'ombra. L'estate trascorreva velocemente, tra giornate in spiaggia e in giro per la città, l'unica ombra in quelle giornate felici era la nostalgia per i miei genitori, Mary grazie al cielo si stava riprendendo e ogni tanto le spuntava anche un timido sorriso sulle labbra. Lei era l'unica ragione per la quale volevo essere forte e per la quale lottavo contro il senso di colpa e gli incubi. Già ogni notte come in un film rivedevo gli occhi di mia madre e sentivo riecheggiare le urla strazianti, e mi svegliavo tremante,preda di un freddo dal quale nessuna coperta avrebbe potuto salvarmi.In quel momento la vedevo dormire accanto a me,serena e con l'aspetto di un angioletto e ringraziavo il cielo per averci fatte sopravvivere. In breve tempo si avvicinò il giorno del mio compleanno e trascinai Mary in piscina e in giro a fare shopping. La sera la portai fuori a cena e perfino Jonah,tornato dopo due settimane trascorse chissà dove, si unì a noi. Più lo conoscevo più comprendevo che in realtà cominciava ad affezionarsi a noi,nonostante le sue continue assenze e le iniziali divergenze. D'altronde lavorava per una delle aziende internazionali più importanti ed era normale che fosse spesso in viaggio.  Quella sera passammo uno splendido momento familiare e per un po' ci scordammo del passato e cominciai a sperare in una nuova vita. 
 
 
La mattina dopo mi alzai presto, con il sole che faceva timidamente capolino all'orizzonte colorando il cielo di un bel rosa confetto. Mary aveva passato la sua prima notte nella sua cameretta ,dopo settimane che si rifugiava nel mio letto da brava soldatina si era finalemente decisa a dormire da sola. Sorrisi tra me orgogliosa di lei e andai a controllarla.Le imposte socchiuse facevano filtrare abbastanza luce da creare una morbida penombra che mi permise di vedere dove stavo andando. Rannicchiata su un fianco, dormiva profondamente, le labbra socchiuse e i capelli biondi che catturavano la poca luce presente nella stanza.Mi sedetti accanto a lei osservandola dormire,quando un rumore di qualcosa che andava in pezzi  mi fece sobbalzare e accorere in cucina. Inginocchiato a terra c'era mio zio che raccoglieva i pezzi di una tazzina da caffè imprecando sottovoce, mi chinai a raccogliere un pezzo finito sulla soglia dell'enorme cucina glielo porsi e lui sobbalzò sorpreso e mi guardò con gli occhi arrossati e i pestoni sotto gli occhi.Lo osservai con attenzione, aveva l'aria terribilmente stanca e sembrava prossimo a crollare. Notando l'attenzione con cui lo studiavo si ricompose quasi immediatamente e gettò i cocci nella spazzatura.
-Mi dispiace di averti svegliata.- disse con aria imbarazzata mentre prendeva un'altra tazza dalla credenza. -Vuoi anche tu del caffè?- mi chiese sorridendomi con calore e ricordandomi per un momento mio padre. Piccole rughe d'espressione gli si disegnarono in volto lasciando intendere che era un uomo che sorrideva spesso. Annuii ricambiando timidamente. -Non preoccuparti comunque. Ero già sveglia.- Lui mi guardò dubbioso storcendo il naso.
-Già sveglia a quest'ora? - Ridacchiò scuotendo la testa -Io alla tua età dormivo fino a mezzogiorno come minimo. Era Christopher il mattiniero della famiglia. Gli assomigli molto.- disse a bassa voce, studiandomi attentamente. Io sostenni il suo sguardo tranquillamente fino a che lui non lo distolse per spegnere il caffè. Il resto della colazione si svolse in un silenzio imbarazzante e io per distrarmi mi guardai intorno prestando per la prima volta attenzione alla cucina. 
L'isola al centro era circondata da sgabelli in metallo e c'era un frigorifero sulla destra pieno di calamite e post-it,accanto il piano cottura a conduzione e il rubinetto in acciaio,le tendine arancioni donavano un atmosfera allegra e rilassata all'ambiente e si armonizzava con il colore del legno e al pavimento in cotto. Jonah si schiarì la gola attirando la mia attenzione. Lo guardai interrogativa e lui iniziò a raccogliere la sua tazza per metterla nel lavandino. -Dovrai iscriverti a scuola Regine.-esordì lui.  In quel momento mi resi conto che sarei andata in una nuova scuola e ciò mi diede letteralmente i brividi . Non ero proprio un asso a socializzare e l'idea che sarei stata la "ragazza nuova"  e probabilmente il  nuovo giocattolo dei bulletti mi diedi il mal di testa. -Immagino di sì.- sospirai e feci per dirigermi verso la mia camera quando mi richiamò -Regine io dovrò assentarmi ancora per qualche settimana quindi tornerò quando la scuola sarà già iniziata. Quindi ti chiedo di non fare sciocchezze.- lo guardai per un attimo offesa e infastidita -Ma tu...- -Tuo padre mi raccontava  spesso di te.- m'interruppe lui -E di tutti le volte che ti sei messa nei guai.-Mi guardò negli occhi serio e in attesa di una mia risposta.Lo studiai a mia volta e nuovamente notai la stanchezza che pesava nel suo sguardo. Sbuffai e annuii. Dopodichè girai sui tacchi e andai a lavarmi e cambiarmi. Indossai un paio di shorts,una maglia a maniche corte,diedi una sistemata ai riccioli color ebano e indossai le mie scarpe da tennis. Corsi a svegliare Mary per andare a iscrivermi a scuola e la trovai che si stava già vestendo.-Buongiorno.- la salutai, lei mi guardò stroppicciandosi gli occhi, in un gesto infantile che mi fece sorridere.
- Buongiorno.-biascicò . -Vieni a fare colazione?- Lei annuì e trotterellò verso la cucina. Le preparai la colazione mentre le illustravo le commissioni che dovevamo fare. Lei mangiò silenziosamente divorando la colazione come se non mangiasse da secoli. Ridacchiai guardandola e perdendomi nei miei pensieri. - Regine.- chiamò lei con la sua vocina sottile - Sì?- le chiesi. - Ce l'hai ancora la collana che ti ha regalato la mamma?- chiese. La guardai incuriosita e annuii. -Ne possiamo fare una uguale?- chiese fissando la sua tazza con aria pensierosa.Ci pensai su. Si potevano fare gioielli su commissione? -Credo di sì. Perché?- Le chiesi -Perché la mia l'ho persa.- disse distogliendo lo sguardo dal mio -Ah.- risposi -Vediamo cosa possiamo fare.- le dissi e lei mi sorrise speranzosa. 
 
 
Dopo la colazione decisi che sarebbe stato meglio occuparsi subito della mia iscrizione a scuola e così accompagnate dall'immancabile autista ci dirigemmo lì. Dall'esterno l'edificio era molto grande e appariva come qualsiasi scuola,triste, grigia e soffocante, il giardino esterno era munito di portici sotto ai quali erano disposti dei tavolini da pic-nic, alcuni alberi erano piantati un po' qua e là e il prato secco scricchiolava sotto le mie suole. All'interno era una sorta di labirinto, le classi sembrava disposte a caso e le scale sembravano infinite, per un'attimo temetti di essermi persa poi dopo circa quaranta minuti passati a cercare la segreteria riuscii a trovarla. La segreteria assomigliava di più ad un ripostiglio che ad un ufficio, al centro della stanza c'era un grande scrivania grigia seppellita da pile di scartoffie, dietro le quali si intravedeva una testa di capelli castano scuro piegata su altri documenti. -Salve.- salutai,lei alzò la testa e mi squadrò dalla testa ai piedi e io ne approfittai per fare altrettanto. Era una donna sulla quarantina, con penetranti occhi castano dorati e labbra sottili coperte di gloss, un naso piccolo ma ben proporzionato al suo viso un po' lungo e magro,circondato da un'invidiabile chioma liscia,nel complesso molto carina. Dopo qualche lungo istante di silenzio riportò gli occhi nei miei e mi sorrise con calore -Immagino che voi siate le nipoti di Blackwood. Mi aveva avvertita che sareste venute. Prego ecco il modulo.- Mi porse un foglio e una penna per compilarlo.Mi guardai intorno in cerca di un appoggio che mi permettesse di scrivere e lei vedendomi in difficoltà m'indico un minuscolo spazio sul ripiano della scrivania-Puoi appoggiarti qui.- le sorrisi riconoscente e mi misi al lavoro. Intanto Mary scorrazzava in giro per il piccolo ambiente e faceva domande su questo e su quello. -Quante chiacchere Mary .- commentai divertita, finii di compilare il modulo e lo riconsegnai alla donna.-Tieni questa è la lista di libri che devi avere.-la presi e la misi in borsa. -Piacere di avervi conosciute .- disse porgendomi la mano,gliela strinsi  sorridendo . -Altrettanto signorina....?- -White.- -White. Arrivederci.- La salutai e uscimmo. Trovare l'uscita fu più facile del previsto e dopo essere andate a comprare il materiale scolastico andammo in gioielleria.Sinceramente non pensavo si potesse chiedere un gioiello su commissione ma ero anche convinta che se avessi sborsato abbastanza soldi non sarebbe stato un problema. E poi tentar non nuoce no? La gioielleria Ross e figli era ,per nostra fortuna ,dotata di un laboratorio artigianale. L'ambiente era ampio e spazioso,minimale ed elegante al tempo stesso, le pareti bianche riflettevano la luce, i gioielli,di tutte le dimensioni e di tutti i generi erano esposti in bella vista. Due ragazzi, uno alto e moro,l'altro biondo e un po' più basso confabulavano tra loro indicando vari anelli. Quando la campanella alla porta tintinnò entrambi si voltarono e il moro mi squadrò in modo molto imbarazzante, io sostenni tranquillamente il suo sguardo studiandolo, i capelli neri erano selvaggi ,così belli che per una ragione a me totalmente oscura mi prudettero le mani per il desiderio di passarci le dita,e gli occhi grigio chiaro,penetranti e inquisitori, che in quel momento stavano fissando proprio me . I nostri sguardi si legarono per istanti interminabili e un sorriso arrogante gli si dipinse in volto.- William Drake  Johns prestami la tua attenzione una buona volta!- esclamò il biondo.-Certo mamma.-rispose lui voltandosi verso l'amico che era visibilmente esasperato-E non chiamarmi così, Gabriel.- gli sibilò improvvisamente irritato - Okay.-   Mary mi tirò per la mano conducendomi dalla commessa che ci guardava in attesa, io le feci un sorriso di scuse e mi diedi mentalmente dell'idiota per essermi fermata a fissare negli occhi un ragazzo che neanche conoscevo come in quegli stupidi telefilm.Gettai un ultima occhiata a quel ragazzo,sperando inconsiamente d'incrociarne lo sguardo,e poi mi decisi finalmente a prestare attenzione alla commessa, una biondina con gli occhi azzurri e l'aria simpatica.-Salve volevo chiederle se fosse possibile replicare questa collana.- mi sfilai la catenella e gliela mostrai. Lei la osservò a lungo pensierosa e me la restituì -Vado da mio padre per vedere cosa posso fare.- disse infine . Io annuii e lei sparì da una piccola porta. -Credi che riescano a farla uguale alla tua ?- chiese Mary giocherellando con i capelli. -Non lo so. In teoria sì.- risposi sovrappensiero.La mamma ci aveva regalato quelle collane il Natale prima dell'incendio e ci aveva infilato dentro una foto di noi quattro e da quando era morta quello era l'unica cosa che c'era rimasta di lei.Aprii il ciondolo e osservai per l'ennesima volta gli occhi di mia madre, uguali ai miei ,e ricordai come li avevo visti l'ultima volta.All'improvviso mi sentii soffocare,e sentii riecheggiare nelle orecchie le urla di dolore di mia madre. Mary mi abbracciò nascondendo il viso contro di me,come se avesse colto l'angoscia che mi aveva avvolta, la strinsi a me e in quelle piccole braccia trovai tutto il conforto di cui avevo bisogno. -Regine.- chiamò -Sì?-mi fece segno di abbassarmi e si avvicinò al mio orecchio -Quel ragazzo ti sta guardando.- sussurrò. Istintivamente mi voltai verso William e lo colsi in castagna mentre mi guardava. Io ridacchiai tra me e lui sfoderò un sorriso arrogante. -Ehi ragazzina che hai da guardare ?- chiese con tono di scherno,. Io arrossii imbarazzata e mi raddrizzai. Che faccia tosta!! Era lui che stava fissando me! -Niente e tu?- risposi spavaldamente, lui sembrò preso contro piede ma si riprese immediatamente - Io? E perché mai IO dovrei guardare una ragazzina?- chiese con quell'atteggiamento fastidioso da io-sono-il-re-del-mondo. Che belloccio idiota. Quando non risposi ricomparve il sorriso arrogante che lo rese ancora più affascinante,come se non fosse già bello!! Bello? .... No lui non era affatto bello. Era solo un idiota.Il mio sguardò si posò sulle sue labbra e pensai che la natura mi stesse tirando un brutto scherzo. Lui sorrise ancora più apertamente e io irritata mi voltai verso la commessa ricomparsa da chissà quanto.Ragazzina? Ma come si permette? Io avevo diciassette anni!!!Okay questo suonò infantile persino a me stessa. Mentre mi perdevo nei miei pensieri sbuffai e la commessa mi rivolse un sorriso comprensivo. -Sì possiamo riprodurre la collana. Basta che mi lasci un acconto e la collana come modello.- -Evvai.- esultò Mary, io sorrisi alla commessa,le lasciai la collana e pagai quanto richiesto . -Se mi lasci anche il tuo numero ti chiamo quando è pronta.-propose -Certo. 3*********.Grazie mille e arrivederci.- Presi Mary per mano, gettai un occhiata infastidita al ragazzo moro e uscii dalla gioielleria.
 
 
 
 
Durante le due settimane successive parte dei miei pensieri fu occupata da quel ragazzo,continuavo a ridevederlo in tutta la sua arrogante beltà e ripensai a mille modi in cui avrei potuto rispondergli. Quell'arrogante fastidioso! Se solo non fosse un'idiota sarebbe perfetto perlomeno dal punto di vista fisico,già era incredibilmente alto e muscoloso,così tanto che sospettai che abusasse di anabolizzanti. Ma anabolizzanti o meno aveva un fisico da urlo,spalle larghe, vita stretta e la voce bassa, roca e profonda,così sexy. Sexy? Fisico da urlo? Irritata sbattacchiai il libro che stavo leggendo e lo lanciai sul lettino. Jonah mi guardò sorpreso dal mio repentino cambio d'umore e io decisi di farmi una nuotata per schiarirmi le idee. Possibile che un ragazzo visto una sola volta potesse prendere posto così nella mia testa?  Sperai che fosse solo dovuto all'irritazione che provavo nei suoi confronti. Nuotai per qualche centinaia di metri e tornai indietro determinata a godermi l'ultimo giorno di libertà. Già perché il giorno seguente sarebbe cominciata la scuola. Il mio peggior incubo. 
Una piccola parte di me sperava sinceramente di incontrare anche William,un'altra pregava perché non lo rivedessi mai più. Così la giornata trascorse tranquilla tra partite a racchettoni e pensieri molesti. Quella sera Jonah prese l'aereo con la promessa di tornare presto e che forse sarebbe tornato con una bella sorpresa. Lo salutammo e per la prima volta mi resi conto che mi sarebbe mancato davvero, le sue battute e le sue goffe dimostrazioni d'affetto.
 
 
La mattina seguente quando la sveglia suonò, sperai che il letto m'inghiottisse. Cinque minuti mi dissi e mi riaddormentai. -Regine! Ginny svegliati! Sei in ritardo!-Mary mi scosse più forte.- Che ore sono?- biascicai assonnata. -Le otto meno venti.- rispose lei -Cosa?- esclamai saltando giù dal letto,improvvisamente sveglia. -Non posso arrivare in ritardo il primo giorno di scuola!- Corsi in bagno e solo il cielo sa come riuscii a lavarmi e vestirmi in tempo. Presa la borsa,corsi in cucina e raccattai il toast dal piatto che Rosa,la cuoca, aveva preparato per me.In preda al panico continuai a guardare l'orologio anche mentre eravamo in auto. Arrivata davanti alla scuola salutai mia sorella e scappai dentro. Rallentai solo quando fui nei pressi della classe, entrai e mi misi nel primo banco libero in fondo. Sollevata di non aver fatto tardi, mi guardai intorno rendendomi conto troppo tardi che nel banco alla mia sinistra si era seduto lui,William, e che stava parlando con due ragazzi dietro di noi,tra cui riconobbi Gabriel. Finsi di non averlo visto fino al suono della campanella,seguita dall'entrata della professoressa di francese che fu accolta dal silenzio più completo. In quel momento lui si voltò verso di me e quando mi riconobbe sfoderò il suo sorriso arrogante -Oh guarda com'è piccolo il mondo?- 
 
 
 
Salve gente, visto che è uno dei miei primi lavori vi chiedo di non essere troppo duri con le recensioni,comunque accetta qualsiasi opinione purché sia costruttiva. Mi auguro che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Baci BlackAngel
  
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