Jonathan odiava stare con Jace. Gli era utile, certo, ma era anche fin troppo asservito a lui. Era terribilmente noioso e allo stesso tempo molto divertente: Jace era simpatico, ma non aveva mai niente da ribattere. Jonathan voleva che l’atmosfera già calda fosse movimentata ancora di più dall’arrivo di un determinato problema. Un problema con i capelli rossi e un carattere intrattabile. Sapeva bene che Clary avrebbe seguito Jace fino all’Inferno e questo rendeva la cosa molto interessante. Non l’avrebbe ferito per evitare di fare del male a Jace, ma sicuramente Clary avrebbe reso la situazione peggiore. Il suo carattere difficile, i suoi insulti e la sua ironia la rendevano ancora più desiderabile.
Il giovane Morgenstern si era sdraiato sul suo letto, in mezzo a quella confusione generale che aveva l’onore di chiamare camera sua. Girò la testa per osservare la scrivania piena di fogli scarabocchiati e lettere che non avrebbe mai consegnato. Lettere a sua sorella.
Jonathan era sicuro che, se mai avesse letto una di quelle lettere, Clary gli avrebbe urlato una lunghissima serie di epiteti molto offensivi.  Si ricordava di aver anche citato la Bibbia. 
 
Tu mi hai rapito il cuore, o mia sorella, sposa mia; tu mi hai rapito il cuore con un solo sguardo dei tuoi occhi, con uno solo dei monili del tuo collo. Io dormo, ma il mio cuore veglia: è il mio diletto che bussa.  “ Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mia perfetta”.
 
Ripeté mentalmente quei versi. Lui riusciva a far sembrare maliziosi persino dei versi così belli.
Jonathan ne era sicuro: lei un giorno lo avrebbe amato e, insieme, avrebbero bruciato il mondo intero.