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Autore: AngelOfSnow    06/01/2013    0 recensioni
Storia scritta con il mio migliore amico TheFinalWar. :D
Attenzione:
Titolo scelto da War – che in questo momento è preda “du rinticchiu” dovuto all’alcol in eccesso.
Lettore avvisato, autore salvato.
~A.A.A. Cercasi cervello per sette “amici” ( più autori ) che si danno appuntamento sulla neve in un pizzo di montagna, provvisti di un computer portatile, connessione a “lenta e pigghia” e tre bottiglie di Sambuca appena comprate.~
[...] > mormorò Derek e Gabriele notò che fosse tornato da lui lasciando le ragazzine al loro destino.
Gabriele sogghignò: o erano troppo piccole oppure non le trovava interessanti.
> Derek fece labbrino annuendo.
Gabriele non si meravigliò della cosa.
> disse Derek in modo serio e si passò la mano fra i capelli scompigliandoli con fare delicato.
Il moro non se lo fece ripetere due volte, salendo sul proprio 4X4 e accendendo come una furia il riscaldamento. [...]
[...]Il SUV in questione spuntò dopo venti minuti d’attesa e quando il mezzo parcheggiò vicino al 4X4 di Gabriele – il quale scese dalla propria auto - entrambi aggrottarono le sopracciglia notando qualcuno in più sul mezzo. [...]
Buona lettura.
Genere: Azione, Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Digitazioni Nefaste.

Digitazioni Nefaste.

 Attenzione:

 Titolo scelto da War – che in questo momento è preda “du rinticchiu” dovuto all’alcol in eccesso.

Lettore avvisato, autore salvato.

 

 ~A.A.A. Cercasi cervello per sette “amici” ( più autori ) che si danno appuntamento sulla neve in un pizzo di montagna, provvisti di un computer portatile, connessione a “lenta e pigghia” e tre bottiglie di Sambuca appena comprate.~

 

 

Mary: Ok, il dado è tratto! *Guarda contenta la pagina di Word*
War: quale dado?! D:
M: *sguardo assassino* questo!
W: Aaaah! Dici l’avviso?! *ride*
M: Pigghi pu culu?! u.u
W:  Si! :D
M: Stronzo.
W: *Sguardo fiero*
M: Emh... dunque... penso che sapevate un po’ tutti che io e l’amicone * War  da scappellotto* ci conosciamo da un bel po’ *brontola un “Ahia!”* ... e
W: Se non lo sapevate, adesso si. u.u
M: sempre gentile!
W: ah! Ah! -.-
M: Fammi parlare!
W: veramente stai scrivendo... *sorride fiero mentre sbuffo nuvole di fumo*
M: *schiarisce voce* E – dicevo – visto che siamo insieme fino a quando il manicomio non lo reclama e Denise dorme placidamente, abbiamo deciso di fare una specie di capitolo “Extra” con protagonisti Derek, Gabriele, Mary, Lowell, Daisy,  Amalia e Sofia.
W: Oh caz-BIP!
M: vedi che ti censuro le parolacce!
W: Va-BIP. Porca b-BIP *va avanti così per dieci minuti buoni*
M: *sudata* hai finito? O.o
W: *EpicWin*
M: *crolla sulla neve*
W: *sogghigna afferrando il pc* non sappiamo cosa ne verrà fuori, però avremo modo di divertirci un po’ come non capitava da tempo insieme.
M: *spinge via War con fatica, visto che è immenso* uff... ci alterneremo nello scrivere. Io, descriverò i personaggi di War.
W: Io quelli di Mary.
W/M: speriamo che vi piaccia e vi strappi un sorriso in vista del nuovo anno.

*spunta sulla soglia Denise ( una  bimba pucciosa con i capelli castani e boccolosi, occhioni verdi come il fratello, e visino angelico ) reclamando il fratellone*

W: *-* Subito! *afferra la sorella e la vezzeggia in ogni modo*
M: Tsk *borbotta “complessatoinpizzo” cominciando a scrivere*

 

 
Quella mattina il cielo di Mistretta sembrava promettere neve.

Gabriele continuava a fissarlo intensamente sperando che il meteorologo avesse sbagliato nel dire che la temperatura si sarebbe azzerata, mentre Derek giocava distrattamente con la coda di un gattino di paese, indifferente alla temperatura vicina ai cinque gradi.

<< Fa caldo... >> mormorò infatti e Gabriele strabuzzò gli occhi, non indifferente al cambio climatico.

<< Dimmi che stai scherzando. >> borbottò, sentendo il freddo fin dentro le ossa.

Il biondo scosse la testa, gettandosi di peso su un vecchio cumulo di neve ammassato sul ciglio della strada.

Un gruppo di ragazzine li fissavano, incredule, pensando che quei Adoni fossero frutto di una bevuta di troppo.

Derek non se le fece scappare, mentre Gabriele s’avvolse meglio la sciarpa al collo e strofinò le mani fra di loro, cercando sollievo nello strofinare la lana dei guanti.

<< T’avverto che Sofia sta per arrivare... >> borbottò Gabriele e poi si bloccò, pensando bene di farsi gli affari propri.

A ventitrè anni non poteva certo tenere in considerazione l’idea di fare da balia ad un diciannovenne pervertito.

Sentì le risate delle ragazzine alle sue spalle e continuò a tenere lo sguardo fisso sulla strada, in attesa che il SUV in questione arrivasse, trasportando Sofia.

Un colpo di vento gelido lo fece impallidire, ma rimase fermo e immobile.

<< Ho un’idea... >> mormorò Derek e Gabriele notò che fosse tornato da lui lasciando le ragazzine al loro destino.

Gabriele sogghignò: o erano troppo piccole oppure non le trovava interessanti.

<< Erano piccole? >> Derek fece labbrino annuendo.

Gabriele non si meravigliò della cosa.

<< Sali in macchina, aspetto io fuori. >> disse Derek in modo serio e si passò la mano fra i capelli scompigliandoli con fare delicato.

Il moro non se lo fece ripetere due volte, salendo sul proprio 4X4 e accendendo come una furia il riscaldamento.

Odiava ammetterlo, ma il freddo era il suo punto debole.

Derek si sentì leggermente teso nel rivedere Sofia: era un mese che non la vedeva e voleva vedere se quella sua peculiare capacità fosse ancora attiva.

Entrambi continuarono a guardare la strada e la galleria che segnava l’inizio del paese con la fine dell’autostrada.

Il SUV in questione spuntò dopo venti minuti d’attesa e quando il mezzo parcheggiò vicino al 4X4 di Gabriele – il quale scese dalla propria auto - entrambi aggrottarono le sopracciglia notando qualcuno in più sul mezzo.

<< Ragazzi! >> gioì Sofia e abbracciò Gabriele in modo forte, snobbando del tutto Derek.

Sofia rise in modo tranquillo, portandosi i lunghi capelli rossi e lisci – legati in una coda di cavallo – di lato, mentre gli occhi marroni si soffermavano sul biondo e le labbra rosee si inclinavano in un sorriso.

<< Ti trovo in forma, Reinari dei miei stivali! >> mormorò e prese a dare delle pacche forti sulle spalle del ragazzo, il quale cercava di capire perché l’aura di Sofia fosse sempre di un accecante arcobaleno e non variasse mai.

Lo sportello della macchina dal lato del guidatore si chiuse in uno schioppo.

Una ragazza seminuda si presentò loro davanti: capelli neri dal taglio lungo con una frangetta che le copriva gli occhi rossi e sensuali, dallo sguardo cattivo; labbra rosee e carnose, dove su quello inferiore vi era un piercing legato da una catenina nera ad altri e affibbiato ad un gancio agganciato al pantalone di pelle a vita bassissima; le spalle erano scoperte, così come la pancia piatta: solo i seni – abbastanza pieni - erano coperti da un top in cuoio a cuore e le mani erano fasciate in dei guanti – sempre in pelle – con le falangi scoperte.

A Gabriele vibrò il cuore in gola per un secondo.

Derek tremò di paura percependone l’aura cattiva per metà inesistente.

<< Cosa sei? >> sussurrò d’istinto e Amalia lo guardò in modo crudele.

<< Cazzo te ne fotte? >> disse in modo scontroso, gelandolo sul posto i due ragazzi non abituati a risposte del genere da parte del “gentil sesso”.

Sofia rise sbarazzina e Gabriele notò il fatto che non la toccasse.

<< Lei è Amalia Pride, una Mezzo Sangue che ho trovato a girovagare per le strade di Elk. Dice spesso che riuscirà a farmi morire, ma non credo sia possibile. Si dice in giro che chi la tocchi muoia nel giro di pochi secondi, sapete, non ci tengo particolarmente a provare... vuoi tu, Derek? >>

Finì con un ampio sorriso Sofia  e Derek storse il naso, contrariato.

<< Kat  no, grazie. Amalia, piacere il mio nome è Derek Reinari. >>

<< Io Gabriele Lopez. >>

<< Ed io ho fame! >> disse Sofia, infastidita dal nomignolo affibbiatole. << Derek, potresti chiamarmi o Sofia o Klara? In fondo ho due nomi! >>

Il biondino cercò di avvicinarsi alla rossa, ma Amalia si mise in mezzo.

<< Se mi tocchi muori per davvero. >> sussurrò tetra e Derek non resistette, nascondendosi dietro le spalle imponenti di Gabriele.

Salirono ognuno nelle proprie macchine e continuarono ad aspettare.

Sofia aggrottò le sopracciglia fine. << Chi aspettiamo? >>

Derek cercò di risponderle ma Amalia lo fermò in tronco con un’occhiata – prima terrificante e poi compiaciuta di se stessa.

<< Mary Smith e Lowell Jhonson... >>

Gabriele guardò lo specchietto retrovisore per puro caso, ma scese subito dalla macchina per aiutare Lowell a salire il dirupo in cui s’affacciava tutto il paese.

Il ragazzo dai capelli argentati e gli occhi quasi dello stesso colore – di un azzurro gelido – sembrava confondersi perfettamente con il paesaggio, visto il colore della pelle nivea.

<< Che ci fai a petto nudo?! >> sbraitò Derek e Lowell alzò le spalle.

<< Seguivo le tracce del branco insieme a Mary, ma lei ha preferito rimanere in macchina... >> disse, e si scrollò di dosso la neve come fosse un lupo. << E’ stato magnifico, e poi, non sento freddo. >>

Amalia storse la testa di lato incuriosita da quello strano umano che andava in giro senza scarpe, maglietta e con dei capelli lunghissimi – fino al gomito – di un setoso e rilucente argento.

Gli occhi glaciali incontrarono quelli cremisi ed entrambi si sorpresero della totale assenza di espressioni.

Poi Lowell lasciò stare le chiacchiere di Derek – fastidiose e irritanti – e prese ad odorare l’aria: c’era qualcosa che non andava.

Annusò anche Sofia nel frattempo – che si gettò su Derek, spaventata – e s’avvicinò pericolosamente al viso di Amalia.

Lei rimase impassibile e indifferente tradendosi con un sopracciglio inarcato: voleva proprio vedere come si sarebbe comportato il micetto.

Lowell si esibì in un sorriso bellissimo e leccò per un paio di volte le labbra di Amalia, impressionandola: mai nessuno aveva osato tanto.

Lowell si sentì mancare ma rimase perfettamente fermo in piedi.

<< Coriaceo, il micetto. >> sbottò Amalia e Lowell storse il naso: non era un micetto!

<< Non sono un micetto. Sai di... morto. >> finì e Amalia prese la cosa come un complimento bello e buono.

<< Ti ringrazio. >> sorrise lei e i presenti – tranne l’albino – si prepararono al peggio  nascondendosi dietro Gabriele, rendendosi conto dopo che quel sorriso fosse sincero.

Il suono di un clacson attirò l’attenzione generale e da una macchina sportiva, spuntò la figura snella e sinuosa di Mary Smith.

La Level D parcheggiò vicino al SUV di Sofia e salutò compostamente i presenti.

<< Ehilà! Come va con Takuma? >> insinuò Derek e Mary arrossì fin l’attaccatura dei capelli.

<< Bhè... io... insomma... >> cercò di dire e prese un lungo respiro. << Bene. >> sussurrò, sorridendo in modo pacato.

Poi la presentarono a dovere e Sofia afferrò i polsi della ragazza, gioiosa.

<< Che bel tatuaggio! >> esultò. << Guarda il mio! >>

E Mary – anche se leggermente stanca dal viaggio – si ritrovò davanti un elaborato tribale sul collo a coprire due fori di canini.

Gli venne il dubbio che fosse una Level D e dissentì con il capo – muovendo leggermente i capelli mossi e castani, intagliati d’oro – poiché non aveva sentito nulla di particolare.

Mary guardò negli occhi Lowell e sorrise. << Sei arrivato prima di me, devi esserti divertito a scalare tutta la montagna. >>

Lowell annuì silenzioso.

<< Bene, vi facciamo vedere dov’è la casetta che abbiamo affittato. >>

Disse semplicemente Gabriele e prese a  fare strada con la macchina.

Sgranarono tutti gli occhi alla bellezza medievale del paese innevato.

Le case erano a più piani, con delle scale esterne e che affacciavano sul marciapiede bianco.

Il luogo era strutturato in modo tale da essere ad imbuto e vi erano stradine tortuose e strade dalla quali era facilissimo cadere per la ripidità, che si intrecciavano fra di loro per convogliare tutte in un unico punto: il centro del paese.

Dove c’era l’immensa chiesa madre in onore di San Sebastiano e una piazza dove spesso si tenevano degli intrattenimenti musicali.

Con le macchine arrivarono proprio davanti alla piazza principale e fecero la rotonda quadrata dai lati tondi, per arrivare a percorrere il corso principale – dove negozi e botteghe s’affacciavano – risalendolo e arrivando ad una seconda piazzetta nella quale si ‘intagliavano nel ferro le porte per la villa.

Sofia e Mary – alla guida delle rispettive vetture – tenevano gli occhi ben fissi sulla strada a causa del ghiaccio, ma ogni tanto si concedevano degli sguardi assorti e incantati al paesaggio innevato: magnifico e magico.

Sembrava di essere realmente in una di quelle cittadine fuori dal tempo, dove si potevano vedere ogni tanto dei carretti carichi di viveri per le strade.

Continuarono a camminare e a causa di una deviazione furono costretti a girare a destra, in una stradina tortuosa e in discesa. Troppo in discesa.

<< Oh... >> mormorò Gabriele e accese la freccia per un posto dov’era possibile parcheggiare.

<< Che succede? >> mormorò Sofia e cominciò a toccare Derek in ogni dove, infastidendolo.

<< Ci siamo persi. >> sbottò ad un certo punto Lowell e Gabriele annuì, dimentico dell’ubicazione della loro casa.

<< COSA?! >> stridette Sofia e la stessa agguantò per il collo il biondo, stringendo la presa.

Mary trattenne la calma – cercando in ogni modo di leggere l’italiano – e indicò loro una chiesetta dalla grandezza media con lo spiazzale che continuava in una salita tortuosa, dalle mattonelle in pietra tipiche del medioevo. << Sembra portare in alto. >>

Allora salirono nuovamente sulle vetture e seguirono la strada, sbucando effettivamente nella strada di prima, davanti alla deviazione.

Amalia materializzò davanti a sé un pacchetto di biscotti e prese a mangiare con calma, conscia del tempo che ci avrebbero impiegato.

Continuando l’avanzata i ragazzi si trovarono su una strada grande, dove le strade confluivano in pendenza o in salita e in lontananza riuscivano a scorgere una via alberata.

Gabriele sembrò ricordarsi le indicazioni e camminò con un’andatura spedita fino a trovarsi davanti ad una diramazione doppia: una salita, l’altra continuava e saliva successivamente in un incrocio.

Esitò per alcuni secondi e salì, alzando le spalle.

<< Non ci posso credere >>  borbottò ad un tratto Derek, mentre la strada davanti a loro si dimezzava divenendo pericolante e insicura.

Sofia premette il clacson e scese dalla macchina, sbuffante.

<< Quanto dobbiamo girare intorno? >>

<< La strada è troppo piccola per permettere a due macchine di grossa cilindrata il passaggio... forse quella di Mary potrebbe passarci! >> esordì Derek e Gabriele annuì, mentre Sofia tirava un pugno in pieno viso a Derek e tornava in macchina, pronta a far fare la retromarcia anche alla mora.

<< Ci vuole ancora molto? >> borbottò Amalia e lei annuì.

<< Palle. >> continuò la  corvina e fece apparire davanti a sé una bottiglia di vodka liscia.

La retromarcia fu tutt’altro che facile, visto che non sapevano dove andare a finire e allora si fermarono davanti allo spiazzale della scuola che avevano superato per arrivare lì.

<< Dobbiamo salire tutti sulla tua macchina. >> spiegò francamente Gabriele e Mary annuì non trovandoci nulla di male però...

<< Non ci entreremo tutti in una volta. >> mormorò guardando la sua cinque posti.

<< Gabriele ne occupa due da solo, Derek potrebbe entrarci tranquillamente, Amalia si metterebbe davanti vicino a me e... >>

Gli unici a rimanere fuori in quel momento sembravano essere Sofia e Lowell.

<< Bhè... >> Sofia rise e salì con forza dentro la macchina, sedendosi sopra Derek – che arrossì visibilmente. << L’unico da sistemare adesso è Lowell. >>

Amalia inarcò un sopracciglio, buttando fuori dal finestrino la bottiglia vuota di vodka e facendo tintinnare i piercing in modo sinistro. << Perché il micetto non va a sedersi sul gigante? >>

Lowell ringhiò irritato e saltò abilmente sul tettuccio della macchina a gambe incrociate e occhi chiusi.

<< Sicuro? >> mormorò la mora e lui la zittì, abbaiando un “vai” simile ad un guaito.

La calca di amici riprese a camminare, abbandonando i bagagli dentro il SUV e il 4X4, promettendosi di andare a riprenderli non appena avessero trovato la casa a tre piani affittata per festeggiare.

 

 

Arrivarono a destinazione per le nove di sera – più le due ore passate a riprendere i bagagli -  proprio quando la temperatura cominciava ad abbassarsi drasticamente, facendo venire la pelle d’oca a Gabriele.

Mary lo notò.

<< Senti freddo? >> sussurrò e Gabriele annuì, stringendosi meglio nel cappotto.

Per lui parlare delle proprie debolezze non aveva chissà quale valore: il suo orgoglio premeva su altri concetti che lo estraniavano del tutto dall’occultare i propri bisogni.

Sopravvive chi sa lamentarsi.” Pensò Amalia, intercettando la linea d’onda di Gabriele.

Istintivamente lo toccò, senza accorgersene realmente.

Sofia e Lowell lo notarono subito, Derek ci mise alcuni secondi a focalizzare dove la mano della corvina era poggiata: sull’avambraccio destro del suo migliore amico. Temettero il peggio.

Gabriele storse il naso. << Che avete da guardare? >> mormorò e si sedette sulla panca della lunga tavolata imbandita a festa, sconcertando perfino Amalia.

<< Non sei morto? Cosa sei, un morto vivente? >> disse sprezzante la corvina e lui la guardò, stupito.

<< No. Fino a prova contraria sono vivo e vegeto, certo con qualche passato da tossicomane ma perfettamente in forze. >>

Derek sorrise e così fece Mary, sedendosi al fianco del siciliano – cercando in qualche modo di comunicare.

 

<< Signori... >> mormorò la proprietaria. << Spero che la cena sia di vostro gradimento e... >> s’alzarono tutti in piedi, intercettando l’aura di un Sanguepuro.

<< Signori? >> mormorò la proprietaria e tutti cominciarono a temere che in quel paese ci fossero dei vampiri.

<< Non avevi detto che in Sicilia c’erano solo delle famiglie nobili incapaci di creare Level End e per questo il lavoro era pressoché concentrato al nord? >> vomitò le parole velocemente Sofia e tutti osservarono il moro.

<< E’ vero, la periferia Siciliana è sgombra quasi anche di vampiri nobili. >>

<< Signori! >> cercò attenzioni la proprietaria, ma oramai era troppo tardi: stavano uscendo armati fino i denti.

Lowell e Amalia furono i primi a dividersi, conducendo strade solitarie, Derek trascinò Sofia verso la boscaglia e Gabriele si limitò a fare cenno a Mary di seguirlo, pronto al minimo attacco.

Lo stesso poteva dirsi della ragazza, che teneva i sensi in allerta.

<< Non riesco a capire da dove proviene! >> sbuffò ad un certo punto la mora e Gabriele annuì, mettendo i tirapugni sulle nocche.

Mary gli prese automaticamente le mani, curiosa.

<< E’ questa la tua arma? >>

Anche se parlare al singolare era presso ché errato, annuì.

Notò le Revolver della moretta e ne prese in mano una, soppesandone la pesantezza e la freddezza: gelata.

<< Sicura che sparerà? >> ringhiò, trovando tutt’altro che piacevole quel contatto.

<< Non mi hanno mai abbandonata... >> disse Mary guardando con occhi lucidi le armi. << Nemmeno quando sono diventata una vampira. >>

Gabriele annuì e seguì il sentiero gelato davanti a loro.

 

In panciolle, Lowell aveva già capito chi fosse l’artefice di tutto quel parapiglia.

Per lui guardare a chilometri di distanza sentendo la preda non era mai stato così semplice e aveva visto la chioma castana e riccia.

Come ne aveva sentito la fragranza e avvertito precisamente la posizione. 

Fu per puro caso che si incontrò con Allison mentre lei se ne stava in altrettante panciolle sopra un albero, con le braccia incrociate dietro la schiena.

<< Tu cosa saresti? >> rise Amalia e lui ruggì.

<< Un lupo. >> disse convinto e la mezzosangue cominciò a ridere più fragorosamente.

<< No, tu non lo sei. Sei solo un piccolo essere umano che è cresciuto con i lupi. So che lo sai! Tu non sei mai stato un lupo. >>

Lowell mostrò i denti, ferito nell’orgoglio.

<< Puoi avere capacità sopra la media grazie a questo, ma sarai sempre e comunque un essere umano. >>

A quel punto Lowell, dalla posizione acquattata in cui si trovava, si mise su due piedi e piegò le braccia al petto, per nulla timoroso.

<< Sai cosa? >> disse, interrompendo la sfilza di insulti poco velati che stava dicendo la corvina.

Si fermò.

<< Cosa? >> per la prima volta dopo molte ore i loro occhi furono nuovamente a contatto.

Si catalogarono subito come entità pericolose.

<< Non mi interessa. La mia famiglia sono e saranno per sempre i lupi. Senza togliere nulla alla famiglia umana. >>

Amalia alzò le spalle e si sporse verso un nido vicino.

Lowell s’arrampicò sull’albero, incuriosito.

Amalia ghignò, quasi divertita, e toccò uno di quegli uccellini da poco nati.

Lo colse una spasmo violento appena le dita bianche della ragazza toccarono l’animale e Lowell si stupì tanto.

Aveva sentito distintamente il puzzo di morte. Amalia non se ne curò e prese tra le dita l’uccellino morto, cominciando ad accarezzarlo con dolcezza, cullandolo, addirittura.

<< M’aspettavo che quell’umano facesse la stessa fine. >> mormorò e Lowell capì che si riferisse a Gabriele.

Non disse nulla e scese dall’albero, tornando ad acquattarsi e a camminare per le strade innevate.

 

 

Sofia aggirò un albero, una delle sue piccozze in mano.

<< Sei proprio un cretino, sai? Trascinarmi via così! >>

Derek non le rispose e lei lo guardò.

Vide i suoi tratti effimeri, di una bellezza folgorante, e il profilo delicato ma forte che si imponeva sulla natura e... il suo cuore perse un battito, costringendola a portare una mano sul petto.

Derek s’accorse di quel movimento e la guardò, sgranando gli occhi: per la prima volta, in quell’arcobaleno di colori che era la sua anima, vide una quantità immensa di rosso.

La cosa durò meno di trenta secondi, ma gli bastò!

<< Kat, sei arrabbiata? >> come poteva accostarlo a sentimenti romantici, quel colore?

La ragazza allargò gli occhi, spalancandoli, e finse non curanza.

<< Si, perché? >> si mise una mano al fianco.

<< Ho visto... >> aggrottò le sopracciglia, allungando la mano per toccare direttamente l’aura della ragazza. << Rosso... proprio qui – e indicò il petto – e un po’ dappertutto. >>

Sofia non arrossì, anzi, diede un pugno ben assestato al braccio di Derek, che se lo aspettava.

In fin dei conti era sempre stata così da quando l’aveva salvata e non la biasimava per nulla.

Cambiare era lecito in un lavoro come quello, soprattutto dopo il lutto di una persona cara, proprio per questo lasciava che si sfogasse appieno senza dirle mai di smetterla o riprenderla.

Dopo tanti anni, Derek aveva finalmente trovato qualcuno per la quale valesse la pena lottare oltre Gabriele e non era intenzionato a lasciarla andare.

Quindi se essere insultato, picchiato, rincorso o infastidito era il prezzo da pagare per quelle attenzioni da parte della rossa, andava bene.

Andava tutto bene tranne il lasciarlo.

La notte rendeva il paesaggio magico, ma anche abbastanza inquietante.

<< Dici che ci siamo persi? >> sbuffò per nulla intimorita Sofia e lui alzò le spalle.

<< Probabile. >>

Sofia s’arrampicò su di un albero aiutandosi con la piccozza.

<< Sembra Elk... >> il biondo la interruppe.

<< Non assomiglia per nulla ad Elk. >> borbottò.

Sofia gli stampò cinque dita in faccia, e Derek cadde dall’albero.

Rise di gusto e gli occhi le si ridussero a due fessure.

Un anno.

Era passato un anno da quando lei aveva incontrato Jack Rieman, lottato contro dei Level End e conosciuto quei due. Quasi non ci credeva.

Pensava fosse tutto un sogno, pronto a svanire non appena un pizzicotto le avrebbe fatto male.

Forse stava elaborando male il lutto.

Però pensò vivamente che il padre non avrebbe voluto che lei si abbattesse in quel modo: doveva continuare a mantenere alto il morale.

Sorrise alla falce di luna che c’era in cielo e spintonò nuovamente Derek giù – appena riuscito a salire sull’albero.

<< Scemo... >> sussurrò e saltò giù anche lei sprofondando fin le ginocchia nella neve, cadendo in avanti con la faccia.

Sentì la risatina bassa di Derek e arrossì, ringraziando la faccia contro la neve che la raffreddava.

Non si sarebbe mai, mai, mai, innamorata di lui, quindi non poteva permettere che il suo corpo la tradisse.

Sospirò contro la neve e s’irrigidì quando la mano di Derek afferrò la sua, alzandola con una forza e dolcezza tipica, che aveva imparato a conoscere.

L’aveva afferrata in quel modo anche dopo l’aver ucciso il Level End che la sovrastava e mordeva, per prenderla fra le braccia e trarla in salvo.

Forse se ne era innamorata in quell’istante?

Spalancò gli occhi e si rimise in piedi da sola, scostando la mano di Derek dalla propria.

<< Non lo farò mai, mai, mai, mai, mai! Chiaro?! >>

E prese a camminare in avanti, lasciandosi alle spalle un ragazzo atterrito.

Sentì un rumore, sordo, attutito dalla neve, e si mise in allerta.

Erano troppo profondi per essere dei passi affrettati e venivano dalla parte opposta alla loro...

Derek la prese dai fianchi spingendola via e si ritrovò a rotolare nella neve.

Quando si riebbe vide Derek affondare la propria lancia in un Level End e due che puntavano a lei.

Imprecò a denti stretti quando si toccò la fronte dolorante e si trovò il dito rosso.

Strinse l’altra mano ma la trovò vuota, allora alzò gli occhi e la vide poco più lontana.

Con la mano macchiata allora strinse l’altra piccozza e s’alzò di scatto colpendo il primo che esplose divenendo cenere e alzando un polverone immenso, dove s’affacciò il secondo.

S’acquattò di lato e rotolò afferrando la seconda. Sorrise.

Prese a girare su se stessa per prendere velocità a poi balzò, colpendo il secondo in due punti contemporaneamente: cuore e testa.

Esplose anche quello riducendosi in cenere.

Si sorrisero e poi Sofia caricò un pugno in pieno stomaco a Derek, rabbioso.

<< Me la sarei cavata benissimo! >>

Derek aprì bocca ma uno scoppio di pistole si propagò nell’aria.

 

Mary e Gabriele s’erano introdotti dentro la parte vicino alla montagna del paese.

Le vie divenivano piccole e tortuose mentre le macchine erano impossibilitate a camminare e le porte delle abitazioni erano di fronte alle altre, separate solo da un metro e mezzo di strada.

E una volta c’erano degli scalini, altre ripide discese e altre ancora incroci dagli sbocchi sconosciuti.

<< Sembrano tutti uguali! >> si lamentò leggermente Mary.

Non poteva credere che esistessero ancora paesi così intricati.

Soprattutto non si capiva dove finiva una via e ne cominciasse un’altra.

Incredibile.

L’unica cosa che riuscivano a capire – a causa dell’oscurità della luna – era che si stessero inoltrando verso il castello nella cima del monte più alto.

Sentirono lo scrosciare dell’acqua di una fontanella da muro e nient’altro se non un canticchiare allegro dei grilli e dei gufi – molto meno allegri.

Si sedette nella neve senza preoccuparsi e giocò con l’acqua limpida, immergendo ogni tanto le dita.

Era gelata, ma non così tanto da far preoccupare una Level D.

Si sentì leggermene nostalgica e alzò gli occhi al cielo.

<< Guarda! È un forte, quello? >>

<< Prima guarda questo... >> mormorò Gabriele e Mary s’alzò, avvicinandosi al burrone al fianco di Gabriele. Spalancò gli occhi.

<< Waaaa! >> e sorrise in modo radioso.

Il burrone s’ammorbidiva e la neve lo ricopriva, ma la cosa spettacolare era la vista che si vantava: il paese andava ad arrampicarsi nella montagna di fronte ed ara tutto bianco, mentre le luci arancioni dei pali creavano dei contrasti caldi con il panorama; spostando lo sguardo a destra, ma lasciandolo sempre puntato sulla montagna di fronte, riuscivano a vedere delle ventole per la corrente eolica in movimento e tanti campi oscurati dalla luce della notte, dove erano visibili veri e propri sprazzi bianchi illuminati dalla falce di luna in cielo, incontaminati dall’uomo.

In basso, come un lungo serpentone grigio e vecchio, potevano vedere l’autostrada che s’arrampicava per la montagna divenendo piccolissima ma ben illuminata da rischiarare l’ambiente e poi sparire.

Mary vide oltre gli occhi umani e indicò un punto nell’orizzonte. << Quello è il ponte! >> Gabriele annuì, dicendole successivamente che non poteva vedere da una così elevata distanza.

<< Lo vedo. >> sbottò Lowell spuntando dal nulla e Mary saltò in aria.

Gabriele non mosse ciglia.

<< Davvero?! >> esultò Mary.

L’argenteo annuì con disinvoltura e continuarono a parlottare – o almeno si limitava o ad annuire o a rispondere a monosillabi.

Ad un certo punto sia Mary che Lowell si girarono verso una salita ripida e oscura del sentiero che li avrebbe portati al forte.

Fu veloce e sparò il primo colpo con una precisione impressionante da prendere un Level End, nascosto nell’ombra, direttamente un fronte.

<< Siamo sulla via giusta. >> sussurrò Gabriele e Lowell annuì, indicando la statua della Madonna a protezione del paesello davanti al forte.

<< Proviene da lì... >> e s’inoltrò senza seguire il sentiero ma passando per le felci come se niente fosse.

Gli altri due non poterono fare altro che seguirlo con difficoltà essendo al buio... almeno per l’umano.

Dovettero rallentare subito visto che il terreno era gelato, rischiando di cadere nel vuoto dove non c’erano delle protezioni e scalini, ma solo pezzi di marmo deformati dal tempo e ricoperti di muschio che rendevano ancor più impossibile tenere un passo spedito e sicuro.

Lowell era sparito dalla vista umana.

<< Non preoccuparti, lo vedo. >> disse ad un tratto Mary e lui annuì, seguendo alla perfezione i movimenti della vampira.

La castana sentì un drastico cambiamento di temperatura e si girò a controllare le condizioni di Gabriele.

Lo trovò più lento e decisamente pallido. << Torniamo ind- >>

<< Vai! >> sbottò lui e allora continuò, controllando di tanto in tanto se la seguisse.

Prese a nevicare e Mary si rese conto che per arrivare al forte bisognava camminare per l’intera fiancata del monte, arginandolo.

Il freddo cominciò a tagliarle la faccia e non osò pensare a come potesse stare Gabriele.

Si girò e Gabriele annuì, con le labbra viola, ma annuì sicuro, stando ben in piedi.

Ci misero su per giù mezz’ora ad arrivare, gli orologi segnavano le quattro e mezza di notte e non avevano notizie né di Amalia, Derek e Sofia.

Lowell lo ritrovarono non appena arrivarono alle pendici del fortino – in condizioni precarie -  e videro dei crateri immensi dove delle rocce bianche erano state lasciate lì.

Mary aggrottò le sopracciglia e Gabriele spiegò. << Il monumento della Madonna che vedi, non è sempre stato così, ma di un materiale particolare simile al marmo che venne distrutto da un fulmine... questi sono i resti di quel monumento. >>

Cinque Level End li accerchiarono.

Si gettarono subito nella mischia e Mary sparò a due vampiri contemporaneamente, tenendo sotto tiro i tre che si erano avventati su Gabriele.

Fu sul punto di sparare al terzo, ma Amalia apparve dal nulla e toccò a pieno palmo quello sotto il suo controllo: divenne cenere.

Contemporaneamente Gabriele aveva afferrato per le tempie entrambi i vampiri e sbattuti fra di loro – testa con testa – facendoli divenire cenere.

<< Ma dai! Anche loro?! >> una sesta voce echeggiò nell’aria.

<< Avresti dovuto pensarci prima e avvertire. >> fu il commentò acido e secco di Lowell.

Dal sottobosco emerse la figura affranta di una ragazza dalla pelle scura, i capelli ricci e raccolti lateralmente di un marrone scuro, gli occhi verdi e grandi, limpidi, sembravano esprimere così tranquillamente la propria frustrazione che non riuscivano a crederci.

<< Tu... >> sospirò Gabriele e gli altri lo guardarono storto.

<< Vi conoscete? >> fu la domanda pacata di Mary e lui annuì.

La Sanguepuro compì due saltelli sul posto – in fermento -  poi corse ad abbracciare il moro, che si lasciò abbracciare.

Diede una pacca amichevole sulla spalla della ragazza e l’allontanò, non gradendo particolarmente i contatti fisici.

<< Come stai? Oh mio... e Derek? – si guardò intorno, sorridendo – siete con qualc’un altro che conosco o no? >>

Gabriele ruotò gli occhi passandosi una mano in viso.

<< Ascoltami, ho alcune domande da farti. >>

<< Dimmi... >>

Venne interrotta dal vociare di Derek che arrivava dall’altro lato della montagna innevata.

Daisy – era questo il nome della sanguepuro – saltellò come la prima volta e prese a correre con le braccia aperte, abbracciando di slancio il biondo, pronto a riceverla.

Volteggiarono per un paio di volte su se stessi e poi caddero sulla neve, sotto lo sguardo sconvolto, arrabbiato e quasi menefreghista insieme di Sofia, che non conosceva quella variante nei comportamenti di Derek.

Lei non aveva mai avuto modo di abbracciarlo e... meglio così, s’impose, decisa.

In silenzio tornò vicina a Gabriele e lo squadrò bene: era pallido con le gote e la punta del naso vermiglie – visto il colorito dorato della sua pelle – per cui il colore tendente al viola la sorpresero.

 

Amalia storse il naso e osservò il panorama da quell’altezza, trovandosi indifferente alla cosa.

Prese a sganciare la catenina legata al labbro inferiore e i piercing uno ad uno, fino a formare una catenina abbastanza lunga che attaccò al pantalone di Lowell, il quale ruotò gli occhi, sbuffando, mente lei lo strattonava divertita dalla variante di poterlo infastidire come gli piaceva.

Magari portandolo alla morte, perché no?

<< Attaccatevi a Fido! >> borbottò e l’argenteo a quel nomignolo fu tentato di strappare la testa della corvina a morsi, proprio come faceva una volta dopo la caccia.

Lo fecero, e in pochissimi istanti furono trasportati direttamente davanti alla porta della casetta a tre piani affittata, intontiti, nauseati e stanchi, mentre Amalia staccava la catenella di piercing da Lowell e li risistemava alle orecchie e rientrava, fregandosene se se durante il trasporto avesse tagliato un braccio a qualcuno o meno.

 

*****

 

Il trentuno Dicembre alle ore 23:45, un gruppo di apparenti ragazzi dalla bellezza ultraterrena erano riuniti in uno dei bar più in voga del paesello: Filetto.

Erano al coperto, attirando gli sguardi delle cameriere e dei clienti.

Avevano davanti quattro bottiglie di liquori: gin, brandy, sambuca e il latte di suocera.

La bottiglia del gin era completamente vuota, quella di brandy per metà, mentre quella della sambuca era vuota e ne aveva altre due copie perfettamente vuote.

Il latte di suocera, invece serviva a Mary, Amalia e Sofia per fare una gara di bevute.

Daisy, Lowell e Gabriele stavano sorseggiando quello che rimaneva del brandy.

<< Mary, arrenditi, si vede lontano un miglio che non lo tolleri. >>ringhiò a denti stretti Amalia e tracannò un altro bicchierino della bevanda, sfidando con gli occhi la rossa.

Mary s’arrese sul serio, conteggiandolo come “ottavo bicchierino”

<< Sei proprio cotto, Derek! >> sbottò la mora, punzecchiando il biondino che se ne stava con la mano di Sofia – fresca – sulla fronte.

<< No... solo che... >> e ridacchiò, afferrando la mano di Sofia – alle prese con Amalia in una bevuta epica e un undicesimo bicchierino – baciandone il dorso delicatamente.

Sofia arrossì e per la prima volta dopo tanto tempo abbandonò il cuore senza negarsi, facendo divenire rossa la propria aura.

Ovviamente sapeva che il tedesco non l’avrebbe mai ricordato e si tranquillizzò.

L’unico succo di frutta fu servito a Lowell e si misero tutti a ridacchiare.

Amalia a quel punto s’alzò in piedi con un po’ di bevanda nel bicchierino e  sfidò l’albino.

<< Dai, Fido... >> Lowell allungò una mano per prendere il recipiente e lo appoggiò alle labbra rosse.

Bastò solo quello a fargli divenire le gote rosate e le idee confuse.

Risero tutti e Amalia si riprese il cristallo, condividendo con Sofia l’ultima goccia di quella bevanda impossibile per molti da bere.

<< Dovremmo rifarlo. >> disse decisa Sofia leggermente stordita e Amalia annuì, come se avesse bevuto acqua.

<< Non sei male. >> ammise e il cameriere si avvicinò loro con una bottiglia fresca di spumante.

<< Offre la casa. >> disse cordiale e andò negli altri tavoli a fare lo stesso.

Il televisore fu portato ad alto volume e il conto alla rovescia per il nuovo anno fece elevare delle voci.

Contarono anche loro in mezzo alla folla e le mani di Derek andarono ad aprire lo spumante.

<< UNO! >>

<< BUON ANNO! >> il rumore dei tappi di sughero lanciati in aria dalla pressione dell’aria di ogni singola bottiglia, mise allegria a tutti.

I bicchieri puliti – lasciti per l’occasione – furono riempiti fino all’orlo e loro sorrisero.

<< Auguri. >> disse Daisy un po’ per tutti e fecero tintinnare i bicchieri fra di loro.

Nell’occasione i desideri per il nuovo anno furono di buon auspicio, nella speranza che i legami non si interrompessero, che l’amore crescesse e che i più taciturni riuscissero a ben inserirsi nel gruppo.

Ma in fondo, andava più che bene così.

 

 

Fine

 

 

M: Siete contenti?
W: penso di essermi perso alla fine! D:
M: non mi meraviglierei, guarda, con tutto quello che ci siamo scolati in questi giorni.
W: Eh... camminare con lo zoppo ti fa zoppicare, cara! U.U
M: tu, un metro e novanta di cristiano, zoppo? O.o A facci!
W: vuoi dire tu che “Il Latte di Suocera” è una bevanda potentissima? Consigliatissima per Emma o Flea, se mai leggerà questo scempio... :D
M: Hai già detto tutto. -.-‘
W: *risata*
M: Stronzo. :P
W: Comunque... u.ò
M: Mistretta è un paesino montagnolo della provincia di Palermo, dove siamo tutt’ora, e di cui si possono vedere le immagini su Google Immagini o Google Maps...
W: Ci secchiamo di mettere i link per farvi vedere. D:
M: esatto u.u , ma confidiamo nella vostra curiosità! :D
W: Altra nota... e-
M: FA! LA! DO! MI! :DDDD
W: tieniti la tua stupida armonia per te!! è.é
M: *va a fare cerchietti in un angolo*
W: anche il bar-pizzeria-ristorante “Filetto” esiste realmente, così come la piazza quadrata con i bordi tondi e le panchine strane! 8D
M: t’è piaciuta così tanto? O.O
W: *-* *evapora dalla contentezza*
M: Ovviamente ci siamo presi delle licenze poetiche. Giusto?
W: *con la bocca piena di cioccolatini annuisce*
M: Sapp-*War gli infila due cioccolatini in bocca*
W: Ovviamente sappiamo che con VK non ci stanno completamente, ma visto che questi sono nati qui, hanno avuto figli e nipoti con i vari personaggi della serie, abbiamo pensato di non estraniarli dalla sezione.
M: ci farebbe piacere un commento o anche una critica.
W: tanto noi l’abbiamo scritta per divertirci e passare più tempo possibile al caldo...
M: e a crakkare connessioni wirless a destra e manca! xD
Lorenzo: Che state facendo ancora a quest’ora davanti al pc?
M: mio cugino, quello medico che si scarrella War quando scende e che è il suo coinquilino e migliore amico.
W: povero me D:
L: Ma che caz-BIP O.O
M: Tranquillo, potranno vederlo tutti! 8D
L: ah...
W: ahahahah! Spero che vi sia piaciuto almeno un minimo di come è piaciuto a me scriverlo. :D
M: sono d’accordo con lui.
W-M: Alla prossima!

 

 Auguri a tutti di un magnifico 2013.

Da :

Mary e War.

   
 
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