Digitazioni Nefaste.
Lettore avvisato, autore salvato.
Mary:
Ok, il dado è tratto! *Guarda contenta la pagina di Word*
War:
quale dado?! D:
M:
*sguardo assassino* questo!
W:
Aaaah! Dici l’avviso?! *ride*
M:
Pigghi pu culu?! u.u
W: Si! :D
M:
Stronzo.
W:
*Sguardo fiero*
M:
Emh... dunque... penso che sapevate un po’ tutti che io e l’amicone * War da scappellotto* ci conosciamo da un bel po’
*brontola un “Ahia!”* ... e
W: Se non lo sapevate, adesso si. u.u
M:
sempre gentile!
W:
ah! Ah! -.-
M:
Fammi parlare!
W: veramente stai scrivendo... *sorride fiero mentre sbuffo nuvole di fumo*
M:
*schiarisce voce* E – dicevo – visto che siamo insieme fino a quando il
manicomio non lo reclama e Denise dorme placidamente, abbiamo deciso di fare
una specie di capitolo “Extra” con protagonisti Derek, Gabriele, Mary, Lowell,
Daisy, Amalia e Sofia.
W:
Oh caz-BIP!
M:
vedi che ti censuro le parolacce!
W:
Va-BIP. Porca b-BIP *va avanti così per dieci minuti buoni*
M:
*sudata* hai finito? O.o
W:
*EpicWin*
M:
*crolla sulla neve*
W:
*sogghigna afferrando il pc* non sappiamo cosa ne verrà fuori, però avremo modo
di divertirci un po’ come non capitava da tempo insieme.
M:
*spinge via War con fatica, visto che è immenso* uff... ci alterneremo nello
scrivere. Io, descriverò i personaggi di War.
W:
Io quelli di Mary.
W/M: speriamo che vi piaccia e vi strappi un sorriso in vista del nuovo anno.
*spunta
sulla soglia Denise ( una bimba pucciosa
con i capelli castani e boccolosi, occhioni verdi come il fratello, e visino
angelico ) reclamando il fratellone*
W:
*-* Subito! *afferra la sorella e la vezzeggia in ogni modo*
M:
Tsk *borbotta “complessatoinpizzo” cominciando a scrivere*
Quella
mattina il cielo di Mistretta sembrava promettere neve.
Gabriele
continuava a fissarlo intensamente sperando che il meteorologo avesse sbagliato
nel dire che la temperatura si sarebbe azzerata, mentre Derek giocava
distrattamente con la coda di un gattino di paese, indifferente alla
temperatura vicina ai cinque gradi.
<<
Fa caldo... >> mormorò infatti e Gabriele strabuzzò gli occhi, non
indifferente al cambio climatico.
<<
Dimmi che stai scherzando. >> borbottò, sentendo il freddo fin dentro le
ossa.
Il biondo
scosse la testa, gettandosi di peso su un vecchio cumulo di neve ammassato sul
ciglio della strada.
Un gruppo
di ragazzine li fissavano, incredule, pensando che quei Adoni fossero frutto di
una bevuta di troppo.
Derek non
se le fece scappare, mentre Gabriele s’avvolse meglio la sciarpa al collo e
strofinò le mani fra di loro, cercando sollievo nello strofinare la lana dei
guanti.
<<
T’avverto che Sofia sta per arrivare... >> borbottò Gabriele e poi si
bloccò, pensando bene di farsi gli affari propri.
A
ventitrè anni non poteva certo tenere in considerazione l’idea di fare da balia
ad un diciannovenne pervertito.
Sentì le
risate delle ragazzine alle sue spalle e continuò a tenere lo sguardo fisso
sulla strada, in attesa che il SUV in questione arrivasse, trasportando Sofia.
Un colpo
di vento gelido lo fece impallidire, ma rimase fermo e immobile.
<<
Ho un’idea... >> mormorò Derek e Gabriele notò che fosse tornato da lui
lasciando le ragazzine al loro destino.
Gabriele
sogghignò: o erano troppo piccole oppure non le trovava interessanti.
<<
Erano piccole? >> Derek fece labbrino annuendo.
Gabriele
non si meravigliò della cosa.
<<
Sali in macchina, aspetto io fuori. >> disse Derek in modo serio e si
passò la mano fra i capelli scompigliandoli con fare delicato.
Il moro
non se lo fece ripetere due volte, salendo sul proprio 4X4 e accendendo come
una furia il riscaldamento.
Odiava
ammetterlo, ma il freddo era il suo punto debole.
Derek si
sentì leggermente teso nel rivedere Sofia: era un mese che non la vedeva e
voleva vedere se quella sua peculiare capacità fosse ancora attiva.
Entrambi
continuarono a guardare la strada e la galleria che segnava l’inizio del paese
con la fine dell’autostrada.
Il SUV in
questione spuntò dopo venti minuti d’attesa e quando il mezzo parcheggiò vicino
al 4X4 di Gabriele – il quale scese dalla propria auto - entrambi aggrottarono
le sopracciglia notando qualcuno in più sul mezzo.
<<
Ragazzi! >> gioì Sofia e abbracciò Gabriele in modo forte, snobbando del tutto
Derek.
Sofia
rise in modo tranquillo, portandosi i lunghi capelli rossi e lisci – legati in
una coda di cavallo – di lato, mentre gli occhi marroni si soffermavano sul
biondo e le labbra rosee si inclinavano in un sorriso.
<<
Ti trovo in forma, Reinari dei miei stivali! >> mormorò e prese a dare
delle pacche forti sulle spalle del ragazzo, il quale cercava di capire perché
l’aura di Sofia fosse sempre di un accecante arcobaleno e non variasse mai.
Lo
sportello della macchina dal lato del guidatore si chiuse in uno schioppo.
Una
ragazza seminuda si presentò loro davanti: capelli neri dal taglio lungo con
una frangetta che le copriva gli occhi rossi e sensuali, dallo sguardo cattivo;
labbra rosee e carnose, dove su quello inferiore vi era un piercing legato da
una catenina nera ad altri e affibbiato ad un gancio agganciato al pantalone di
pelle a vita bassissima; le spalle erano scoperte, così come la pancia piatta:
solo i seni – abbastanza pieni - erano coperti da un top in cuoio a cuore e le
mani erano fasciate in dei guanti – sempre in pelle – con le falangi scoperte.
A
Gabriele vibrò il cuore in gola per un secondo.
Derek
tremò di paura percependone l’aura cattiva per metà inesistente.
<<
Cosa sei? >> sussurrò d’istinto e Amalia lo guardò in modo crudele.
<<
Cazzo te ne fotte? >> disse in modo scontroso, gelandolo sul posto i due
ragazzi non abituati a risposte del genere da parte del “gentil sesso”.
Sofia
rise sbarazzina e Gabriele notò il fatto che non la toccasse.
<<
Lei è Amalia Pride, una Mezzo Sangue che ho trovato a girovagare per le strade
di Elk. Dice spesso che riuscirà a farmi morire, ma non credo sia possibile. Si
dice in giro che chi la tocchi muoia nel giro di pochi secondi, sapete, non ci
tengo particolarmente a provare... vuoi tu, Derek? >>
Finì con
un ampio sorriso Sofia e Derek storse il
naso, contrariato.
<< Kat no, grazie. Amalia, piacere il mio nome è
Derek Reinari. >>
<<
Io Gabriele Lopez. >>
<<
Ed io ho fame! >> disse Sofia, infastidita dal nomignolo affibbiatole.
<< Derek, potresti chiamarmi o Sofia o Klara? In fondo ho due nomi!
>>
Il
biondino cercò di avvicinarsi alla rossa, ma Amalia si mise in mezzo.
<<
Se mi tocchi muori per davvero. >> sussurrò tetra e Derek non resistette,
nascondendosi dietro le spalle imponenti di Gabriele.
Salirono
ognuno nelle proprie macchine e continuarono ad aspettare.
Sofia
aggrottò le sopracciglia fine. << Chi aspettiamo? >>
Derek
cercò di risponderle ma Amalia lo fermò in tronco con un’occhiata – prima
terrificante e poi compiaciuta di se stessa.
<< Mary Smith e
Gabriele
guardò lo specchietto retrovisore per puro caso, ma scese subito dalla macchina
per aiutare Lowell a salire il dirupo in cui s’affacciava tutto il paese.
Il
ragazzo dai capelli argentati e gli occhi quasi dello stesso colore – di un
azzurro gelido – sembrava confondersi perfettamente con il paesaggio, visto il
colore della pelle nivea.
<<
Che ci fai a petto nudo?! >> sbraitò Derek e Lowell alzò le spalle.
<<
Seguivo le tracce del branco insieme a Mary, ma lei ha preferito rimanere in
macchina... >> disse, e si scrollò di dosso la neve come fosse un lupo.
<< E’ stato magnifico, e poi, non sento freddo. >>
Amalia
storse la testa di lato incuriosita da quello strano umano che andava in giro
senza scarpe, maglietta e con dei capelli lunghissimi – fino al gomito – di un
setoso e rilucente argento.
Gli occhi
glaciali incontrarono quelli cremisi ed entrambi si sorpresero della totale
assenza di espressioni.
Poi
Lowell lasciò stare le chiacchiere di Derek – fastidiose e irritanti – e prese
ad odorare l’aria: c’era qualcosa che non andava.
Annusò
anche Sofia nel frattempo – che si gettò su Derek, spaventata – e s’avvicinò
pericolosamente al viso di Amalia.
Lei
rimase impassibile e indifferente tradendosi con un sopracciglio inarcato:
voleva proprio vedere come si sarebbe comportato il micetto.
Lowell si
esibì in un sorriso bellissimo e leccò per un paio di volte le labbra di
Amalia, impressionandola: mai nessuno aveva osato tanto.
Lowell si
sentì mancare ma rimase perfettamente fermo in piedi.
<<
Coriaceo, il micetto. >> sbottò Amalia e Lowell storse il naso: non era
un micetto!
<<
Non sono un micetto. Sai di... morto. >> finì e Amalia prese la cosa come
un complimento bello e buono.
<<
Ti ringrazio. >> sorrise lei e i presenti – tranne l’albino – si
prepararono al peggio nascondendosi
dietro Gabriele, rendendosi conto dopo che quel sorriso fosse sincero.
Il suono
di un clacson attirò l’attenzione generale e da una macchina sportiva, spuntò
la figura snella e sinuosa di Mary Smith.
<<
Ehilà! Come va con Takuma? >> insinuò Derek e Mary arrossì fin
l’attaccatura dei capelli.
<<
Bhè... io... insomma... >> cercò di dire e prese un lungo respiro.
<< Bene. >> sussurrò, sorridendo in modo pacato.
Poi la
presentarono a dovere e Sofia afferrò i polsi della ragazza, gioiosa.
<<
Che bel tatuaggio! >> esultò. << Guarda il mio! >>
E Mary –
anche se leggermente stanca dal viaggio – si ritrovò davanti un elaborato
tribale sul collo a coprire due fori di canini.
Gli venne
il dubbio che fosse una Level D e dissentì con il capo – muovendo leggermente i
capelli mossi e castani, intagliati d’oro – poiché non aveva sentito nulla di
particolare.
Mary
guardò negli occhi Lowell e sorrise. << Sei arrivato prima di me, devi
esserti divertito a scalare tutta la montagna. >>
Lowell
annuì silenzioso.
<<
Bene, vi facciamo vedere dov’è la casetta che abbiamo affittato. >>
Disse
semplicemente Gabriele e prese a fare
strada con la macchina.
Sgranarono
tutti gli occhi alla bellezza medievale del paese innevato.
Le case
erano a più piani, con delle scale esterne e che affacciavano sul marciapiede
bianco.
Il luogo
era strutturato in modo tale da essere ad imbuto e vi erano stradine tortuose e
strade dalla quali era facilissimo cadere per la ripidità, che si intrecciavano
fra di loro per convogliare tutte in un unico punto: il centro del paese.
Dove
c’era l’immensa chiesa madre in onore di San Sebastiano e una piazza dove
spesso si tenevano degli intrattenimenti musicali.
Con le
macchine arrivarono proprio davanti alla piazza principale e fecero la rotonda
quadrata dai lati tondi, per arrivare a percorrere il corso principale – dove
negozi e botteghe s’affacciavano – risalendolo e arrivando ad una seconda
piazzetta nella quale si ‘intagliavano nel ferro le porte per la villa.
Sofia e
Mary – alla guida delle rispettive vetture – tenevano gli occhi ben fissi sulla
strada a causa del ghiaccio, ma ogni tanto si concedevano degli sguardi assorti
e incantati al paesaggio innevato: magnifico e magico.
Sembrava
di essere realmente in una di quelle cittadine fuori dal tempo, dove si
potevano vedere ogni tanto dei carretti carichi di viveri per le strade.
Continuarono
a camminare e a causa di una deviazione furono costretti a girare a destra, in
una stradina tortuosa e in discesa. Troppo in discesa.
<<
Oh... >> mormorò Gabriele e accese la freccia per un posto dov’era
possibile parcheggiare.
<<
Che succede? >> mormorò Sofia e cominciò a toccare Derek in ogni dove,
infastidendolo.
<<
Ci siamo persi. >> sbottò ad un certo punto Lowell e Gabriele annuì,
dimentico dell’ubicazione della loro casa.
<<
COSA?! >> stridette Sofia e la stessa agguantò per il collo il biondo,
stringendo la presa.
Mary
trattenne la calma – cercando in ogni modo di leggere l’italiano – e indicò
loro una chiesetta dalla grandezza media con lo spiazzale che continuava in una
salita tortuosa, dalle mattonelle in pietra tipiche del medioevo. <<
Sembra portare in alto. >>
Allora
salirono nuovamente sulle vetture e seguirono la strada, sbucando
effettivamente nella strada di prima, davanti alla deviazione.
Amalia
materializzò davanti a sé un pacchetto di biscotti e prese a mangiare con
calma, conscia del tempo che ci avrebbero impiegato.
Continuando
l’avanzata i ragazzi si trovarono su una strada grande, dove le strade
confluivano in pendenza o in salita e in lontananza riuscivano a scorgere una
via alberata.
Gabriele
sembrò ricordarsi le indicazioni e camminò con un’andatura spedita fino a
trovarsi davanti ad una diramazione doppia: una salita, l’altra continuava e
saliva successivamente in un incrocio.
Esitò per
alcuni secondi e salì, alzando le spalle.
<<
Non ci posso credere >> borbottò
ad un tratto Derek, mentre la strada davanti a loro si dimezzava divenendo
pericolante e insicura.
Sofia
premette il clacson e scese dalla macchina, sbuffante.
<<
Quanto dobbiamo girare intorno? >>
<<
La strada è troppo piccola per permettere a due macchine di grossa cilindrata
il passaggio... forse quella di Mary potrebbe passarci! >> esordì Derek e
Gabriele annuì, mentre Sofia tirava un pugno in pieno viso a Derek e tornava in
macchina, pronta a far fare la retromarcia anche alla mora.
<<
Ci vuole ancora molto? >> borbottò Amalia e lei annuì.
<<
Palle. >> continuò la corvina e
fece apparire davanti a sé una bottiglia di vodka liscia.
La
retromarcia fu tutt’altro che facile, visto che non sapevano dove andare a
finire e allora si fermarono davanti allo spiazzale della scuola che avevano
superato per arrivare lì.
<<
Dobbiamo salire tutti sulla tua macchina. >> spiegò francamente Gabriele
e Mary annuì non trovandoci nulla di male però...
<<
Non ci entreremo tutti in una volta. >> mormorò guardando la sua cinque
posti.
<<
Gabriele ne occupa due da solo, Derek potrebbe entrarci tranquillamente, Amalia
si metterebbe davanti vicino a me e... >>
Gli unici
a rimanere fuori in quel momento sembravano essere Sofia e Lowell.
<<
Bhè... >> Sofia rise e salì con forza dentro la macchina, sedendosi sopra
Derek – che arrossì visibilmente. << L’unico da sistemare adesso è
Lowell. >>
Amalia
inarcò un sopracciglio, buttando fuori dal finestrino la bottiglia vuota di
vodka e facendo tintinnare i piercing in modo sinistro. << Perché il
micetto non va a sedersi sul gigante? >>
Lowell
ringhiò irritato e saltò abilmente sul tettuccio della macchina a gambe
incrociate e occhi chiusi.
<<
Sicuro? >> mormorò la mora e lui la zittì, abbaiando un “vai” simile ad
un guaito.
La calca
di amici riprese a camminare, abbandonando i bagagli dentro il SUV e il 4X4,
promettendosi di andare a riprenderli non appena avessero trovato la casa a tre
piani affittata per festeggiare.
Arrivarono
a destinazione per le nove di sera – più le due ore passate a riprendere i
bagagli - proprio quando la temperatura
cominciava ad abbassarsi drasticamente, facendo venire la pelle d’oca a
Gabriele.
Mary lo
notò.
<<
Senti freddo? >> sussurrò e Gabriele annuì, stringendosi meglio nel
cappotto.
Per lui
parlare delle proprie debolezze non aveva chissà quale valore: il suo orgoglio
premeva su altri concetti che lo estraniavano del tutto dall’occultare i propri
bisogni.
“Sopravvive chi sa lamentarsi.” Pensò
Amalia, intercettando la linea d’onda di Gabriele.
Istintivamente
lo toccò, senza accorgersene realmente.
Sofia e
Lowell lo notarono subito, Derek ci mise alcuni secondi a focalizzare dove la
mano della corvina era poggiata: sull’avambraccio destro del suo migliore
amico. Temettero il peggio.
Gabriele
storse il naso. << Che avete da guardare? >> mormorò e si sedette
sulla panca della lunga tavolata imbandita a festa, sconcertando perfino
Amalia.
<<
Non sei morto? Cosa sei, un morto vivente? >> disse sprezzante la corvina
e lui la guardò, stupito.
<<
No. Fino a prova contraria sono vivo e vegeto, certo con qualche passato da
tossicomane ma perfettamente in forze. >>
Derek
sorrise e così fece Mary, sedendosi al fianco del siciliano – cercando in
qualche modo di comunicare.
<<
Signori... >> mormorò la proprietaria. << Spero che la cena sia di
vostro gradimento e... >> s’alzarono tutti in piedi, intercettando l’aura
di un Sanguepuro.
<<
Signori? >> mormorò la proprietaria e tutti cominciarono a temere che in
quel paese ci fossero dei vampiri.
<<
Non avevi detto che in Sicilia c’erano solo delle famiglie nobili incapaci di
creare Level End e per questo il lavoro era pressoché concentrato al nord?
>> vomitò le parole velocemente Sofia e tutti osservarono il moro.
<<
E’ vero, la periferia Siciliana è sgombra quasi anche di vampiri nobili.
>>
<<
Signori! >> cercò attenzioni la proprietaria, ma oramai era troppo tardi:
stavano uscendo armati fino i denti.
Lowell e
Amalia furono i primi a dividersi, conducendo strade solitarie, Derek trascinò
Sofia verso la boscaglia e Gabriele si limitò a fare cenno a Mary di seguirlo,
pronto al minimo attacco.
Lo stesso
poteva dirsi della ragazza, che teneva i sensi in allerta.
<<
Non riesco a capire da dove proviene! >> sbuffò ad un certo punto la mora
e Gabriele annuì, mettendo i tirapugni sulle nocche.
Mary gli
prese automaticamente le mani, curiosa.
<<
E’ questa la tua arma? >>
Anche se
parlare al singolare era presso ché errato, annuì.
Notò le
Revolver della moretta e ne prese in mano una, soppesandone la pesantezza e la
freddezza: gelata.
<<
Sicura che sparerà? >> ringhiò, trovando tutt’altro che piacevole quel
contatto.
<<
Non mi hanno mai abbandonata... >> disse Mary guardando con occhi lucidi
le armi. << Nemmeno quando sono diventata una vampira. >>
Gabriele
annuì e seguì il sentiero gelato davanti a loro.
In
panciolle, Lowell aveva già capito chi fosse l’artefice di tutto quel
parapiglia.
Per lui
guardare a chilometri di distanza sentendo la preda non era mai stato così
semplice e aveva visto la chioma castana e riccia.
Come ne
aveva sentito la fragranza e avvertito precisamente la posizione.
Fu per
puro caso che si incontrò con Allison mentre lei se ne stava in altrettante
panciolle sopra un albero, con le braccia incrociate dietro la schiena.
<<
Tu cosa saresti? >> rise Amalia e lui ruggì.
<<
Un lupo. >> disse convinto e la mezzosangue cominciò a ridere più
fragorosamente.
<<
No, tu non lo sei. Sei solo un piccolo essere umano che è cresciuto con i lupi.
So che lo sai! Tu non sei mai stato un lupo. >>
Lowell
mostrò i denti, ferito nell’orgoglio.
<<
Puoi avere capacità sopra la media grazie a questo, ma sarai sempre e comunque
un essere umano. >>
A quel
punto Lowell, dalla posizione acquattata in cui si trovava, si mise su due
piedi e piegò le braccia al petto, per nulla timoroso.
<<
Sai cosa? >> disse, interrompendo la sfilza di insulti poco velati che
stava dicendo la corvina.
Si fermò.
<<
Cosa? >> per la prima volta dopo molte ore i loro occhi furono nuovamente
a contatto.
Si
catalogarono subito come entità pericolose.
<<
Non mi interessa. La mia famiglia sono e saranno
per sempre i lupi. Senza togliere nulla alla famiglia umana. >>
Amalia
alzò le spalle e si sporse verso un nido vicino.
Lowell
s’arrampicò sull’albero, incuriosito.
Amalia ghignò,
quasi divertita, e toccò uno di quegli uccellini da poco nati.
Lo colse
una spasmo violento appena le dita bianche della ragazza toccarono l’animale e
Lowell si stupì tanto.
Aveva
sentito distintamente il puzzo di morte. Amalia non se ne curò e prese tra le
dita l’uccellino morto, cominciando ad accarezzarlo con dolcezza, cullandolo,
addirittura.
<<
M’aspettavo che quell’umano facesse la stessa fine. >> mormorò e Lowell
capì che si riferisse a Gabriele.
Non disse
nulla e scese dall’albero, tornando ad acquattarsi e a camminare per le strade
innevate.
Sofia
aggirò un albero, una delle sue piccozze in mano.
<<
Sei proprio un cretino, sai? Trascinarmi via così! >>
Derek non
le rispose e lei lo guardò.
Vide i
suoi tratti effimeri, di una bellezza folgorante, e il profilo delicato ma
forte che si imponeva sulla natura e... il suo cuore perse un battito,
costringendola a portare una mano sul petto.
Derek
s’accorse di quel movimento e la guardò, sgranando gli occhi: per la prima
volta, in quell’arcobaleno di colori che era la sua anima, vide una quantità
immensa di rosso.
La cosa
durò meno di trenta secondi, ma gli bastò!
<< Kat,
sei arrabbiata? >> come poteva accostarlo a sentimenti romantici, quel
colore?
La
ragazza allargò gli occhi, spalancandoli, e finse non curanza.
<<
Si, perché? >> si mise una mano al fianco.
<<
Ho visto... >> aggrottò le sopracciglia, allungando la mano per toccare
direttamente l’aura della ragazza. << Rosso... proprio qui – e indicò il
petto – e un po’ dappertutto. >>
Sofia non
arrossì, anzi, diede un pugno ben assestato al braccio di Derek, che se lo
aspettava.
In fin
dei conti era sempre stata così da quando l’aveva salvata e non la biasimava
per nulla.
Cambiare
era lecito in un lavoro come quello, soprattutto dopo il lutto di una persona
cara, proprio per questo lasciava che si sfogasse appieno senza dirle mai di
smetterla o riprenderla.
Dopo
tanti anni, Derek aveva finalmente trovato qualcuno per la quale valesse la
pena lottare oltre Gabriele e non era intenzionato a lasciarla andare.
Quindi se
essere insultato, picchiato, rincorso o infastidito era il prezzo da pagare per
quelle attenzioni da parte della rossa, andava bene.
Andava
tutto bene tranne il lasciarlo.
La notte
rendeva il paesaggio magico, ma anche abbastanza inquietante.
<<
Dici che ci siamo persi? >> sbuffò per nulla intimorita Sofia e lui alzò
le spalle.
<<
Probabile. >>
Sofia
s’arrampicò su di un albero aiutandosi con la piccozza.
<<
Sembra Elk... >> il biondo la interruppe.
<<
Non assomiglia per nulla ad Elk. >> borbottò.
Sofia gli
stampò cinque dita in faccia, e Derek cadde dall’albero.
Rise di
gusto e gli occhi le si ridussero a due fessure.
Un anno.
Era
passato un anno da quando lei aveva incontrato Jack Rieman, lottato contro dei
Level End e conosciuto quei due. Quasi non ci credeva.
Pensava
fosse tutto un sogno, pronto a svanire non appena un pizzicotto le avrebbe
fatto male.
Forse stava
elaborando male il lutto.
Però
pensò vivamente che il padre non avrebbe voluto che lei si abbattesse in quel
modo: doveva continuare a mantenere alto il morale.
Sorrise
alla falce di luna che c’era in cielo e spintonò nuovamente Derek giù – appena
riuscito a salire sull’albero.
<<
Scemo... >> sussurrò e saltò giù anche lei sprofondando fin le ginocchia
nella neve, cadendo in avanti con la faccia.
Sentì la
risatina bassa di Derek e arrossì, ringraziando la faccia contro la neve che la
raffreddava.
Non si
sarebbe mai, mai, mai, innamorata di lui, quindi non poteva permettere che il
suo corpo la tradisse.
Sospirò
contro la neve e s’irrigidì quando la mano di Derek afferrò la sua, alzandola con
una forza e dolcezza tipica, che aveva imparato a conoscere.
L’aveva
afferrata in quel modo anche dopo l’aver ucciso il Level End che la sovrastava
e mordeva, per prenderla fra le braccia e trarla in salvo.
Forse se
ne era innamorata in quell’istante?
Spalancò
gli occhi e si rimise in piedi da sola, scostando la mano di Derek dalla
propria.
<<
Non lo farò mai, mai, mai, mai, mai! Chiaro?! >>
E prese a
camminare in avanti, lasciandosi alle spalle un ragazzo atterrito.
Sentì un
rumore, sordo, attutito dalla neve, e si mise in allerta.
Erano
troppo profondi per essere dei passi affrettati e venivano dalla parte opposta
alla loro...
Derek la
prese dai fianchi spingendola via e si ritrovò a rotolare nella neve.
Quando si
riebbe vide Derek affondare la propria lancia in un Level End e due che
puntavano a lei.
Imprecò a
denti stretti quando si toccò la fronte dolorante e si trovò il dito rosso.
Strinse
l’altra mano ma la trovò vuota, allora alzò gli occhi e la vide poco più
lontana.
Con la
mano macchiata allora strinse l’altra piccozza e s’alzò di scatto colpendo il
primo che esplose divenendo cenere e alzando un polverone immenso, dove
s’affacciò il secondo.
S’acquattò
di lato e rotolò afferrando la seconda. Sorrise.
Prese a
girare su se stessa per prendere velocità a poi balzò, colpendo il secondo in
due punti contemporaneamente: cuore e testa.
Esplose
anche quello riducendosi in cenere.
Si
sorrisero e poi Sofia caricò un pugno in pieno stomaco a Derek, rabbioso.
<<
Me la sarei cavata benissimo! >>
Derek
aprì bocca ma uno scoppio di pistole si propagò nell’aria.
Mary e
Gabriele s’erano introdotti dentro la parte vicino alla montagna del paese.
Le vie
divenivano piccole e tortuose mentre le macchine erano impossibilitate a
camminare e le porte delle abitazioni erano di fronte alle altre, separate solo
da un metro e mezzo di strada.
E una
volta c’erano degli scalini, altre ripide discese e altre ancora incroci dagli
sbocchi sconosciuti.
<<
Sembrano tutti uguali! >> si lamentò leggermente Mary.
Non
poteva credere che esistessero ancora paesi così intricati.
Soprattutto
non si capiva dove finiva una via e ne cominciasse un’altra.
Incredibile.
L’unica
cosa che riuscivano a capire – a causa dell’oscurità della luna – era che si
stessero inoltrando verso il castello nella cima del monte più alto.
Sentirono
lo scrosciare dell’acqua di una fontanella da muro e nient’altro se non un
canticchiare allegro dei grilli e dei gufi – molto meno allegri.
Si
sedette nella neve senza preoccuparsi e giocò con l’acqua limpida, immergendo
ogni tanto le dita.
Era
gelata, ma non così tanto da far preoccupare una Level D.
Si sentì
leggermene nostalgica e alzò gli occhi al cielo.
<<
Guarda! È un forte, quello? >>
<<
Prima guarda questo... >> mormorò Gabriele e Mary s’alzò, avvicinandosi
al burrone al fianco di Gabriele. Spalancò gli occhi.
<<
Waaaa! >> e sorrise in modo radioso.
Il
burrone s’ammorbidiva e la neve lo ricopriva, ma la cosa spettacolare era la
vista che si vantava: il paese andava ad arrampicarsi nella montagna di fronte
ed ara tutto bianco, mentre le luci arancioni dei pali creavano dei contrasti
caldi con il panorama; spostando lo sguardo a destra, ma lasciandolo sempre
puntato sulla montagna di fronte, riuscivano a vedere delle ventole per la
corrente eolica in movimento e tanti campi oscurati dalla luce della notte,
dove erano visibili veri e propri sprazzi bianchi illuminati dalla falce di
luna in cielo, incontaminati dall’uomo.
In basso,
come un lungo serpentone grigio e vecchio, potevano vedere l’autostrada che
s’arrampicava per la montagna divenendo piccolissima ma ben illuminata da
rischiarare l’ambiente e poi sparire.
Mary vide
oltre gli occhi umani e indicò un punto nell’orizzonte. << Quello è il
ponte! >> Gabriele annuì, dicendole successivamente che non poteva vedere
da una così elevata distanza.
<<
Lo vedo. >> sbottò Lowell spuntando dal nulla e Mary saltò in aria.
Gabriele
non mosse ciglia.
<<
Davvero?! >> esultò Mary.
L’argenteo
annuì con disinvoltura e continuarono a parlottare – o almeno si limitava o ad
annuire o a rispondere a monosillabi.
Ad un
certo punto sia Mary che Lowell si girarono verso una salita ripida e oscura
del sentiero che li avrebbe portati al forte.
Fu veloce
e sparò il primo colpo con una precisione impressionante da prendere un Level
End, nascosto nell’ombra, direttamente un fronte.
<<
Siamo sulla via giusta. >> sussurrò Gabriele e Lowell annuì, indicando la
statua della Madonna a protezione del paesello davanti al forte.
<<
Proviene da lì... >> e s’inoltrò senza seguire il sentiero ma passando
per le felci come se niente fosse.
Gli altri
due non poterono fare altro che seguirlo con difficoltà essendo al buio... almeno
per l’umano.
Dovettero
rallentare subito visto che il terreno era gelato, rischiando di cadere nel
vuoto dove non c’erano delle protezioni e scalini, ma solo pezzi di marmo
deformati dal tempo e ricoperti di muschio che rendevano ancor più impossibile
tenere un passo spedito e sicuro.
Lowell
era sparito dalla vista umana.
<<
Non preoccuparti, lo vedo. >> disse ad un tratto Mary e lui annuì,
seguendo alla perfezione i movimenti della vampira.
La
castana sentì un drastico cambiamento di temperatura e si girò a controllare le
condizioni di Gabriele.
Lo trovò
più lento e decisamente pallido. << Torniamo ind- >>
<<
Vai! >> sbottò lui e allora continuò, controllando di tanto in tanto se
la seguisse.
Prese a
nevicare e Mary si rese conto che per arrivare al forte bisognava camminare per
l’intera fiancata del monte, arginandolo.
Il freddo
cominciò a tagliarle la faccia e non osò pensare a come potesse stare Gabriele.
Si girò e
Gabriele annuì, con le labbra viola, ma annuì sicuro, stando ben in piedi.
Ci misero
su per giù mezz’ora ad arrivare, gli orologi segnavano le quattro e mezza di
notte e non avevano notizie né di Amalia, Derek e Sofia.
Lowell lo
ritrovarono non appena arrivarono alle pendici del fortino – in condizioni
precarie - e videro dei crateri immensi
dove delle rocce bianche erano state lasciate lì.
Mary
aggrottò le sopracciglia e Gabriele spiegò. << Il monumento della Madonna
che vedi, non è sempre stato così, ma di un materiale particolare simile al
marmo che venne distrutto da un fulmine... questi sono i resti di quel
monumento. >>
Cinque
Level End li accerchiarono.
Si
gettarono subito nella mischia e Mary sparò a due vampiri contemporaneamente,
tenendo sotto tiro i tre che si erano avventati su Gabriele.
Fu sul
punto di sparare al terzo, ma Amalia apparve dal nulla e toccò a pieno palmo
quello sotto il suo controllo: divenne cenere.
Contemporaneamente
Gabriele aveva afferrato per le tempie entrambi i vampiri e sbattuti fra di
loro – testa con testa – facendoli divenire cenere.
<< Ma
dai! Anche loro?! >> una sesta voce echeggiò nell’aria.
<<
Avresti dovuto pensarci prima e avvertire. >> fu il commentò acido e
secco di Lowell.
Dal
sottobosco emerse la figura affranta di una ragazza dalla pelle scura, i
capelli ricci e raccolti lateralmente di un marrone scuro, gli occhi verdi e
grandi, limpidi, sembravano esprimere così tranquillamente la propria
frustrazione che non riuscivano a crederci.
<<
Tu... >> sospirò Gabriele e gli altri lo guardarono storto.
<<
Vi conoscete? >> fu la domanda pacata di Mary e lui annuì.
Diede una
pacca amichevole sulla spalla della ragazza e l’allontanò, non gradendo
particolarmente i contatti fisici.
<<
Come stai? Oh mio... e Derek? – si guardò intorno, sorridendo – siete con
qualc’un altro che conosco o no? >>
Gabriele
ruotò gli occhi passandosi una mano in viso.
<<
Ascoltami, ho alcune domande da farti. >>
<<
Dimmi... >>
Venne interrotta
dal vociare di Derek che arrivava dall’altro lato della montagna innevata.
Daisy –
era questo il nome della sanguepuro – saltellò come la prima volta e prese a
correre con le braccia aperte, abbracciando di slancio il biondo, pronto a
riceverla.
Volteggiarono
per un paio di volte su se stessi e poi caddero sulla neve, sotto lo sguardo
sconvolto, arrabbiato e quasi menefreghista insieme di Sofia, che non conosceva
quella variante nei comportamenti di Derek.
Lei non
aveva mai avuto modo di abbracciarlo e... meglio
così, s’impose, decisa.
In
silenzio tornò vicina a Gabriele e lo squadrò bene: era pallido con le gote e
la punta del naso vermiglie – visto il colorito dorato della sua pelle – per
cui il colore tendente al viola la sorpresero.
Amalia storse
il naso e osservò il panorama da quell’altezza, trovandosi indifferente alla
cosa.
Prese a
sganciare la catenina legata al labbro inferiore e i piercing uno ad uno, fino
a formare una catenina abbastanza lunga che attaccò al pantalone di Lowell, il
quale ruotò gli occhi, sbuffando, mente lei lo strattonava divertita dalla
variante di poterlo infastidire come gli piaceva.
Magari
portandolo alla morte, perché no?
<<
Attaccatevi a Fido! >> borbottò
e l’argenteo a quel nomignolo fu tentato di strappare la testa della corvina a
morsi, proprio come faceva una volta dopo la caccia.
Lo
fecero, e in pochissimi istanti furono trasportati direttamente davanti alla
porta della casetta a tre piani affittata, intontiti, nauseati e stanchi,
mentre Amalia staccava la catenella di piercing da Lowell e li risistemava alle
orecchie e rientrava, fregandosene se se durante il trasporto avesse tagliato
un braccio a qualcuno o meno.
*****
Il
trentuno Dicembre alle ore 23:45, un gruppo di apparenti ragazzi dalla bellezza
ultraterrena erano riuniti in uno dei bar più in voga del paesello: Filetto.
Erano al
coperto, attirando gli sguardi delle cameriere e dei clienti.
Avevano davanti
quattro bottiglie di liquori: gin, brandy, sambuca e il latte di suocera.
La
bottiglia del gin era completamente vuota, quella di brandy per metà, mentre
quella della sambuca era vuota e ne aveva altre due copie perfettamente vuote.
Il latte
di suocera, invece serviva a Mary, Amalia e Sofia per fare una gara di bevute.
Daisy,
Lowell e Gabriele stavano sorseggiando quello che rimaneva del brandy.
<<
Mary, arrenditi, si vede lontano un miglio che non lo tolleri. >>ringhiò
a denti stretti Amalia e tracannò un altro bicchierino della bevanda, sfidando
con gli occhi la rossa.
Mary
s’arrese sul serio, conteggiandolo come “ottavo bicchierino”
<<
Sei proprio cotto, Derek! >> sbottò la mora, punzecchiando il biondino
che se ne stava con la mano di Sofia – fresca – sulla fronte.
<<
No... solo che... >> e ridacchiò, afferrando la mano di Sofia – alle
prese con Amalia in una bevuta epica e un undicesimo bicchierino – baciandone
il dorso delicatamente.
Sofia
arrossì e per la prima volta dopo tanto tempo abbandonò il cuore senza negarsi,
facendo divenire rossa la propria aura.
Ovviamente
sapeva che il tedesco non l’avrebbe mai ricordato e si tranquillizzò.
L’unico
succo di frutta fu servito a Lowell e si misero tutti a ridacchiare.
Amalia a
quel punto s’alzò in piedi con un po’ di bevanda nel bicchierino e sfidò l’albino.
<<
Dai, Fido... >> Lowell allungò
una mano per prendere il recipiente e lo appoggiò alle labbra rosse.
Bastò
solo quello a fargli divenire le gote rosate e le idee confuse.
Risero
tutti e Amalia si riprese il cristallo, condividendo con Sofia l’ultima goccia
di quella bevanda impossibile per molti da bere.
<<
Dovremmo rifarlo. >> disse decisa Sofia leggermente stordita e Amalia
annuì, come se avesse bevuto acqua.
<<
Non sei male. >> ammise e il cameriere si avvicinò loro con una bottiglia
fresca di spumante.
<<
Offre la casa. >> disse cordiale e andò negli altri tavoli a fare lo
stesso.
Il
televisore fu portato ad alto volume e il conto alla rovescia per il nuovo anno
fece elevare delle voci.
Contarono
anche loro in mezzo alla folla e le mani di Derek andarono ad aprire lo spumante.
<<
UNO! >>
<< BUON ANNO! >> il rumore dei tappi
di sughero lanciati in aria dalla pressione dell’aria di ogni singola
bottiglia, mise allegria a tutti.
I
bicchieri puliti – lasciti per l’occasione – furono riempiti fino all’orlo e
loro sorrisero.
<<
Auguri. >> disse Daisy un po’ per tutti e fecero tintinnare i bicchieri
fra di loro.
Nell’occasione
i desideri per il nuovo anno furono di buon auspicio, nella speranza che i
legami non si interrompessero, che l’amore crescesse e che i più taciturni riuscissero
a ben inserirsi nel gruppo.
Ma in
fondo, andava più che bene così.
Fine
M:
Siete contenti?
W:
penso di essermi perso alla fine! D:
M: non mi meraviglierei, guarda, con tutto quello che ci siamo scolati in
questi giorni.
W:
Eh... camminare con lo zoppo ti fa zoppicare, cara! U.U
M:
tu, un metro e novanta di cristiano, zoppo? O.o A facci!
W:
vuoi dire tu che “Il Latte di Suocera” è una bevanda potentissima?
Consigliatissima per Emma o Flea, se mai leggerà questo scempio... :D
M:
Hai già detto tutto. -.-‘
W:
*risata*
M:
Stronzo. :P
W:
Comunque... u.ò
M:
Mistretta è un paesino montagnolo della provincia di Palermo, dove siamo
tutt’ora, e di cui si possono vedere le immagini su Google Immagini o Google
Maps...
W:
Ci secchiamo di mettere i link per farvi vedere. D:
M:
esatto u.u , ma confidiamo nella vostra curiosità! :D
W: Altra nota... e-
M:
FA! LA! DO! MI! :DDDD
W:
tieniti la tua stupida armonia per te!! è.é
M:
*va a fare cerchietti in un angolo*
W:
anche il bar-pizzeria-ristorante “Filetto” esiste realmente, così come la
piazza quadrata con i bordi tondi e le panchine strane! 8D
M: t’è piaciuta così tanto? O.O
W:
*-* *evapora dalla contentezza*
M:
Ovviamente ci siamo presi delle licenze poetiche. Giusto?
W:
*con la bocca piena di cioccolatini annuisce*
M:
Sapp-*War gli infila due cioccolatini in bocca*
W:
Ovviamente sappiamo che con VK non ci stanno completamente, ma visto che questi
sono nati qui, hanno avuto figli e nipoti con i vari personaggi della serie, abbiamo
pensato di non estraniarli dalla sezione.
M:
ci farebbe piacere un commento o anche una critica.
W:
tanto noi l’abbiamo scritta per divertirci e passare più tempo possibile al
caldo...
M:
e a crakkare connessioni wirless a destra e manca! xD
Lorenzo: Che state facendo ancora a quest’ora davanti al pc?
M:
mio cugino, quello medico che si scarrella War quando scende e che è il suo
coinquilino e migliore amico.
W:
povero me D:
L:
Ma che caz-BIP O.O
M:
Tranquillo, potranno vederlo tutti! 8D
L:
ah...
W:
ahahahah! Spero che vi sia piaciuto almeno un minimo di come è piaciuto a me
scriverlo. :D
M:
sono d’accordo con lui.
W-M:
Alla prossima! ♥
Da :
Mary e
War.