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Autore: Vitzi    06/01/2013    4 recensioni
Questa OS si è classificata 3° al "The Original's Family" contest di xXx Veleno Ipnotico xXx
Debutto nel fandom con questo 3° posto in un contest sui miei adorati originali ♥
Elijah innamorato è qualcosa di terribilmente dolce e così mi sono buttata, spero che la storia vi piaccia e che i personaggi siano IC.
Estratto [Il primo istinto fu quello di uccidere la donna. Non solo perché era terribilmente succulenta, ma anche perché con gli occhi bagnati di lacrime continuava a sussurrare «Uccidimi, ti prego. Uccidimi.»]
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Klaus, Nuovo, personaggio, Rebekah, Mikaelson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Elijha

Titolo: L'importanza della famiglia
Autore: Vitzi (Efp) Dafne_18 (Forum Efp)
Personaggio scelto: Elijah
Rating: Arancione
Genere: Drammatico/Sentimentale/Romantico
Avvertimenti: Contenuti forti
Note d'autore: Questa OS si è classificata 3° al "The Original's Family" Contest di xXx Veleno Ipnotico xXx
Salve Salvino (?) Sono nuova nel fandom ^.^'' Lo adoro, ma soprattutto adoro il personaggio di Elijah, spero che questa OS vi piaccia, purtroppo ho avuto poco tempo per scriverla, nonostante il contest fosse parecchio largo in fatto di tempi. Sono felicissima di essere arrivata addirittura 3°, spero di essermelo meritata :) In ogni caso spero che vi piaccia e vi faccia pensare (?) un po'. Un bacione a chiunque leggerà :D ♥


L'importanza della famiglia


La mano di Elijah sfiorò ancora una volta il viso pallido della sua vittima, era difficile riuscire a controllarsi in certi casi, era difficile credere di essere mostri fino a quel punto.
«Mi dispiace...» sussurrò, lasciando che gli occhi della donna si chiudessero, mentre dalla candide labbra usciva un sospiro: l'ultimo. Non riuscì ad alzarsi che un uomo lo fermò, era un originale, proprio come lui.
«Hai cenato bene, fratello?»
A quel tempo Elijah non credeva che la famiglia fosse importante, era un periodo buio per lui. La madre aveva ucciso la donna che amava, la stessa che aveva condiviso con il fratello più pericoloso. Forse era per questo che l'odiava, forse era per questo che non riusciva più ad amarlo come un tempo.
Le sue mani si mossero veloci fino a stringere il collo di Klaus, che, con un beffo sorriso, alzò le braccia.
«Ehi, ehi. Calma, fratello. Sono venuto in pace.»
Elijah, ancora completamente fradicio di sangue tentò di ripulirsi la bocca e il mento con movimenti veloci.
«Cosa vuoi?» chiese tornando con lo sguardo a fissare il corpo morto della ragazza.
Il biondo originale, con le mani congiunte dietro la schiena, sibilò «Ho bisogno del tuo aiuto. Papà è nei dintorni.»
Erano bastate quelle semplici parole per far tornare la pace fra i due, Elijah aveva improvvisamente dimenticato l'odio per il fratello, sotterrato dall'odio per il padre.
«Rebekah ha raccolto molte informazioni, a quanto pare ha trovato dei vampiri che ci spiavano per suo conto. E qui entri in scena tu, devi aiutarmi. Devo scoprire dove si nasconde papà e come fa a sapere dove siamo. Conto su di te, non mi deluderai, vero?»
Elijah sapeva perché non aveva nominato gli altri fratelli, sapeva che erano stati accoltellati e messi in una bara. Quella di Klaus non era una proposta, ma una minaccia.
«D'accordo, portami da loro.»

Le prigioni del grigio castello erano polverose e sporche, Elijah non ci entrava da anni. Aveva smesso di seguire i fratelli, eppure loro lo avevano sempre seguito. Klaus aprì un'enorme cella, dalla quale provenivano urli della bionda Rebekah.
«Parla schifoso!» strillò calciando qualcosa a terra, che era, a quanto pareva, un vampiro moro.
Klaus disse ad Elijah di rimanere in disparte, poi sussurrò qualcosa all'orecchio della sorella, consapevole che il vampiro nella cella avrebbe sentito.
«Portalo fuori, forse una passeggiata al sole gli farà bene, è un po' pallido.»
Gli urli del plebeo, che veniva trascinato in giardino, si mischiarono a quelli di altri, in diverse celle. Elijah spalancò gli occhi quando si accorse che tutti i vampiri imprigionati fissavano una cella. Erano affamati e con i denti grattavano le grate pur di riuscire ad entrare in quella gabbia alla sua sinistra.
«Klaus perché c'è un'umana?» chiese l'originale colpito.
Il biondo, come cadendo dalle nuvole, disse «Ah, lei? È colei che devi torturare affinché ti dica dov'è nostro padre.»
«Ma è stata sicuramente soggiogata!» esclamò in difesa il moro.
Klaus sorrise «Anche tutti gli altri qui presenti. L'unica differenza è che loro sono un po' più resistenti. Sai che io e Rebekah non usiamo maniere delicate, per questo non saremo in grado di non ucciderla.»
Elijah si sporse per sbirciare nella cella. Una donna con i capelli rossi sporchi di fango e polvere piangeva in un angolo. I vestiti erano stracciati, la pelle bianca era diventata marrone e la puzza che usciva da lì era terribile.
«Se ti interessa l'abbiamo salvata, era condannata perché accusata di stregoneria, ovviamente non sappiamo se ciò è vero, ma credo che si sarebbe già liberata.» continuò Klaus «Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure, io vado con Rebekah, ora tocca ad un altro.»
Elijah, incapace di rispondere si fece dare le chiavi, mentre con passi lenti il fratello usciva.
Entrò nella cella, e il primo istinto fu quello di uccidere la donna. Non solo perché era terribilmente succulenta, ma anche perché con gli occhi bagnati di lacrime continuava a sussurrare «Uccidimi, ti prego. Uccidimi.»
L'originale deglutì e si richiuse la porta alle spalle, sarebbe stato uno dei giorni peggiori della sua esistenza.
«Come ti chiami?» chiese sedendosi di fianco a lei.
Gli occhi della ragazza si spalancarono, mostrando un azzurro cielo che il vampiro non aveva mai visto.
«Hai due bellissimi occhi.» sospirò.
Gli parve di vederla addirittura arrossire.
«Il mio nome è Elijah.»
«Mi chiamo Alanis.» rispose lei subito, gli occhi colorati di un nuovo interesse.
Il vampiro originale le sorrise.
«Non sei scappata quando mi sono avvicinato.»
«Sento che sei diverso.» disse lei «Non sei un mostro, dentro di te c'è qualcosa di buono.»
Elijah la guardò, questa volta era lui quello sorpreso «Come fai a dirlo? Io ho ucciso migliaia di persone...»
La donna non parve spaventata «Ne conosco di peggiori.»
All'originale scappò un sorriso fugace.
«Vedi? Sei diverso. Loro sono i mostri.» disse indicando le altre celle.
Elijah era sempre più stupito dalla forza della ragazza, che, fino a poco prima, gli era sembrata indifesa e debole.
«Sei una strega?» chiese, improvvisamente.

La ragazza scoppiò a ridere «Credi davvero che esistano?»
Il vampiro la fissò così intensamente che fu costretta a spostare lo sguardo sui propri vestiti. Era rossore quello che aveva visto sulle sue guance? E perché il suo cuore aveva iniziato a battere più velocemente?
«E tu credi nei vampiri?» chiese lui, per metterla nuovamente alla prova.
Alanis guardò le celle intorno alla sua, dove almeno dieci vampiri affamati la stavano fissando con i denti scoperti e gli occhi iniettati di sangue.
«Io credo nei sogni, e questo è senza dubbio un sogno. Non dovresti torturarmi o robe del genere?» chiese cambiando argomento.
Elijah guardò fisso davanti a sé, improvvisamente colpito dalla voglia di assaggiare quell'umana. Deglutì, mentre il tempo sembrava fermarsi.
«Non ho mai amato le torture, diciamo che sono più un tipo che preferisce parlare. Ma se sarà necessario saprò come tirarti fuori le parole di bocca.» sussurrò, mentre i suoi occhi si tingevano di rosso.
Alanis indietreggiò un poco, spaventata da quell'orrenda visione. Elijah ne era soddisfatto, doveva mostrarsi duro.
«Sei una strega?» ripeté la domanda, lasciando che i suoi occhi infiammassero le iridi della donna.
Non ci mise molto a capire che il soggiogamento era inutile.
Alanis non rispose, mentre il terrore si dipingeva sul suo viso liscio.
«Perché mio fratello ti ha rapita? Cosa hai fatto di così terribile?» chiese ancora.
La donna si tappò con entrambe le mani gli occhi, poi si appoggiò alla parete, come esausta.
«Ogni volta che tento di ricordare la testa mi fa malissimo. Ti prego non farmi ricordare, ti prego.»
Elijah sorrise appena, poco prima di sparire, per riapparire di fronte agli occhi della donna «Devi dirmi cosa sai o lui ci ucciderà tutti.»
«Non ho paura di Klaus.» ribatté lei.
L'uomo indietreggiò, mentre le sopracciglia si alzavano «Come fai a sapere il nome di mio fratello?»
Alanis tirò su con il naso «Lo so e basta. Ti ho già detto di non chiedermi di ricordare!»
Elijah annuì, poi fece una cosa di cui si pentì in futuro.
«Se io ti faccio uscire da qui tu proverai a ricordare? È molto importante, lui ci ucciderà e non parlavo di Klaus.»
La ragazza lo guardò incredula.
«Ti comprerò dei nuovi abiti e ti potrai lavare al lago. In cambio ti chiedo solo i tuoi ricordi.»
La donna si alzò in piedi «Ti prometto che proverò a ricordare basta che mi fai uscire di qui!»
Con le mani si era aggrappata alla giacca di Elijah, mentre fiumi di lacrime avevano bagnato il suo volto.
«È un patto?» chiese il vampiro colpito dalle parole della ragazza.
Lei annuì e gli strinse la mano.

Passò una settimana, un'intensa settimana in cui Elijah e la ragazza dai rossi capelli ebbero modo di conoscersi meglio. L'originale notava che Alanis continuava a tentare di ricordare con tutta se stessa e che, nonostante tutto, fosse inutile. Avevano parlato della sua vita prima di essere soggiogata, ovvero della sua vita prima del “vuoto” come lo chiamava lei. Non era stata una vita facile in quanto era stata additata come strega e bruciata sul rogo. Per questo lei credeva di essere morta. Secondo la teoria di Elijah, che riportò a Klaus, loro padre l'aveva salvata sul punto di morte, per condannarla ad una morte ancora più certa.
«Sai cosa bisogna fare per farla ricordare.» disse Klaus, non appena il fratello lo invocò per un colloquio.

Elijah sapeva cosa fare, ma non voleva nemmeno pensarci.
«Perché sei così riluttante fratello?», gli occhi del vampiro si infiammarono.
Il moro lo guardò con sguardo vago «Non ci serve un'altra vampira, potrebbe scappare.»
La risata di Klaus fece rabbrividire persino i muri della vecchia roccaforte «Provi qualcosa per lei? Un'umana?»
Elijah rimase colpito da quelle parole, tanto che, indietreggiando, sbatté contro la sorella.
«Rebekah, ben arrivata, hai fame? Perché la cara Alanis oggi ha deciso di morire.»
«Non ci provar...», Elijah fu alzato da terra di qualche centimetro, mentre sulla sua gola una mano lo immobilizzava. «Sei tu quello che non ci deve provare. O la trasformi o la uccido. A te la scelta, e se provi a farla scappare... oh già, non lo farai. Non hai voglia di finire come Finn e Kol, vero?»
Nonostante tutte le minacce Klaus sapeva di potersi fidare del fratello, sapeva anche che lui non aveva paura, era stato l'unico in tutti quegli anni capace di fronteggiarlo.
Elijah annuì con riluttanza e quando fu messo a terra si avviò verso la porta. Doveva fare qualcosa al più presto.


Quando Elijah uscì trovò ad aspettarlo Alanis.
«Che è successo?» chiese intimorita dagli occhi color pece dell'amico.
L'originale la prese per un braccio e corse via, verso il giardino.
Alanis non ebbe il tempo di urlare che erano già lontani qualche miglio dalla roccaforte.
Il sole splendeva nel cielo, il prato verde era cosparso qua e là da margherite, mentre un tulipano tentava di farsi strada tra due pietre ben ancorate al terreno. Alanis raggiunse il fiore e tentò di spostare le pietre.
«Cosa fai?» chiese Elijah, quasi sorridendo.
La ragazza si voltò verso di lui, l'espressione seria e attenta.
«Questo tulipano mi assomiglia.»
Elijah avrebbe voluto dire che era vero, dato che entrambi erano belli e splendevano di vitalità, ma la ragazza non lo lasciò parlare.
«È intrappolato. Non ha via di scampo, eppure non perde la speranza. Questi due massi...», così dicendo indicò quello più a sinistra,«... lo tengono intrappolato e questo più grande mi ricorda Klaus. Mentre questo più piccolo è senza dubbio Rebekah.»
L'originale sentì il suo cuore aumentare il battito, mentre Alanis spostò il fiore per mostrarne un altro adiacente.
«E questo sei tu. Mi stai aiutando a superare questo momento, nonostante sia anche tu agli ordini di quei due. Vedi?»
La semplicità dei suoi pensieri e la purezza delle sue parole fecero spalancare gli occhi all'originale.
La ragazza, i cui capelli rossi erano ora pettinati e lisci; le labbra rosse e carnose; le guance rosee e ben riempite; e gli occhi azzurri e irresistibili, si avvicinò per prendere le mani dell'originale.
«Grazie di tutto Elijah.» sussurrò, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto.
Il vampiro sorrise appena «Hai sentito tutto, vero? Mi dispiace ma non posso trasformarti, ti ho portata qui perché volevo scappassi.», prese fiato, ma continuò a fissare gli occhi azzurri della ragazza «Non ti meriti una vita orribile, come la mia, meriti una vita migliore.»
La ragazza abbassò lo sguardo, mentre il vampiro moro le accarezzava delicatamente la guancia.
«Non posso scappare, mi troverebbero, so troppe cose...» tentò di giustificarsi, mentre le lacrime solcavano il suo volto.
Elijah, senza pensarci, la baciò. Un bacio dolce e delicato, unito dalle lacrime dei due.
Non appena si staccarono, Elijah sussurrò «Dimentica tutto questo, ma soprattutto dimenticami Alanis...».
Gli occhi della bionda erano fissi su quelli del vampiro, che, fra le lacrime, usava l'unica arma che avrebbe potuto salvare la ragazza.
Elijah le baciò la fronte e sparì, forse per sempre.

«Dov'è la ragazza?» chiese Klaus guardandolo rientrare poco dopo.
Il volto afflitto del fratello lo incuriosì «E così l'hai uccisa? Menomale... Rebekah!» strillò l'originale, quando la ragazza apparve riprese «Puoi riprendere Arthur. La ragazza è già morta.»
Il suo sorriso spaventò Elijah.
«Chi è Arthur?» chiese, allora.
Klaus si voltò verso di lui, solo per sibilare «Colui che avrebbe dovuto uccidere la tua cara amica umana. Adesso è a piede libero, sai, non mangia da tre mesi ormai.»
Il terrore si dipinse sul volto di Elijah, che solo in quel preciso istante si rese conto dell'enorme errore che aveva commesso. Klaus sapeva che non l'avrebbe mai uccisa e ancora una volta era riuscito ad ingannarlo. L'urlo di donna che si sentì in sottofondo fece rabbrividire ancora di più il moro, mentre sul viso del biondo un sorriso di vittoria si stendeva.
«Oh, non è morta?»
Elijah corse via, sapeva di non poter battere il fratello, ma per una qualche strana ragione lui non lo fermò.
«Alanis!» strillò al vuoto.
Il sole era calato da un pezzo, ma abituato al buio, come creatura della notte, Elijah vide chiaramente la figura della donna stretta fra le fauci di un giovane vampiro.
Senza proferire parola strappò il cuore al mostro che si era cibato della sua amata e la prese tra le braccia. La sua pelle era bianca e gelida, le labbra e le gote erano vuote, mentre dal collo continuava a sgorgare sangue. Elijah non sentì nemmeno l'impulso di nutrirsi, sentiva solo il dolore, un dolore cieco e acuto. Sapeva che Klaus l'avrebbe avuta vinta in ogni caso. Con il cuore in gola si morse il polso, dalla carne lacerata sgorgò il sangue che andò subito a bagnare le labbra di Alanis.
«Bevi, forza.»
Nonostante tutti gli sforzi, non appena la ragazza ingoiò qualche goccia la vita la lasciò. Non era stato abbastanza veloce, quella ragazza era un vampiro adesso.

«E così tutto è bene quel che finisce bene.» esclamò Klaus arrivando da dietro.
Elijah non si girò nemmeno per osservarlo, era ormai da qualche ora fermo con in braccio quella donna.
«Quando avrà fame dalle questa, e quando inizierà a ricordare dimmi dov'è nostro padre.», lanciò una donna di fianco ai piedi di Alanis e sparì.
L'originale moro rilassò le spalle e guardò la ragazza rossa fra le sue braccia. Piano piano la vita stava tornando nel suo corpo, le labbra erano tornate rosse e persino le guance. Quando aprì gli occhi una nuova speranza si infuse in Elijah, sarebbero potuti vivere per sempre insieme.
«Cos...?» fu interrotta dall'originale, che le mise davanti agli occhi la vittima.
Il sangue sgorgava dalla ferita aperta sulla gola, Alanis la guardava. La donna doveva avere trent'anni, il viso era spaventato, ma dormiente. Lo squarcio all'altezza dell'addome la fece rabbrividire. L'odore del sangue iniziò a penetrarle nelle narici, la voglia irrefrenabile si impossessò di lei. Ma non poteva ucciderla, non poteva diventare un mostro.
Quando la ragazza iniziò a divincolarsi, l'originale esclamò fissandola negli occhi «Non voglio che tu muoia. Stai tranquilla e bevi.»
Meccanicamente tutto il suo corpo la costrinse a bere, così iniziò lentamente ad ingoiare. Il sangue era di un sapore sublime e irresistibile, non le importava essere vista sporca, essere vista come assassina, voleva solo bere.
Elijah la guardava, accarezzandole di tanto in tanto la folta chioma rossa.
«E adesso dimmi se ricordi qualcosa.»
La ragazza annuì, con gioia, quasi come se si fosse liberata di un peso.
«Devo fare una cosa, ti racconterò tutto dopo! Grazie mille per la cena!» si alzò di scatto e baciò l'originale a fior di labbra prima di sparire nel nulla.
Elijah restò fermo, la mano si spostò sulla bocca, dove le carnose labbra di lei l'avevano dolcemente baciato. Era stata una sensazione pacifica, perché lei lo amava. Era un sentimento nuovo, nato troppo velocemente, forse, ma era stato nuovo e soprattutto genuino.
Con il sorriso stampato sulle labbra si alzò e si diresse verso la casa della sua famiglia, camminando lentamente per assaporare gli odori notturni.
Il comportamento di Alanis lo aveva stupito, ovviamente sapeva che lei non sarebbe mai scappata, ma quella “cosa” il modo in cui l'aveva detto gli era sembrato sospetto. Sapeva di non doversi preoccupare troppo, Alanis l'amava e quella era l'unica cosa che contava.
Entrò nei sotterranei, qualcosa gli diceva che l'avrebbe trovata lì. Si sa, le emozioni sono amplificate, quale luogo migliore per ricordare se non una cella buia in cui la paura l'aveva pervasa?
Tutte le celle erano vuote, i vampiri spariti. Di sicuro Klaus e Rebekah si erano occupati di tutti, ora l'unica che serviva loro era Alanis. Elijah avrebbe dovuto proteggerla a tutti i costi.
«Fratello?» chiese il moro, vedendo una figura avvicinarsi.
Era sporco di sangue dappertutto, i vestiti luridi e in mano teneva un cuore.
«Che ti è successo?» chiese avvicinandosi.
L'espressione di Klaus era impassibile, sembrava arrabbiato, ma in un certo senso si sentiva tradito.
«Perché non lo chiedi alla cara Alanis?», gli occhi gli uscivano dalle orbite, mentre con una mano mostrava di nuovo il cuore che teneva in mano.
Elijah vide tutto nero per un attimo. Perse i sensi, la cognizione del tempo, il pensiero. Klaus aveva ucciso Alanis, lei era morta, niente per sempre insieme, niente amore.
«Cosa hai fatto?» strillò con tutta la forza che aveva in gola.
Si gettò sul fratello puntando subito alla gola, che lacerò con i canini appuntiti. L'originale rispose subito, capovolgendo la situazione con un semplice pugno.
Elijah volò a terra, si pulì il rivolo di sangue che stava scendendo dalle sue labbra e si gettò di nuovo sul biondo. Con un calcio lo gettò contro una cella, causando forte rumore metallico.
«Tu non sei quello che preferisce parlare, fratello?» chiese il biondo, provocandolo.
Elijah strillò, di nuovo «Sei uno stronzo, fratello!» sputò fuori l'ultima parola, come se fosse la più sciocca al mondo.
Si rigettò su di lui colpendolo alla testa con un forte pugno. Klaus lo accusò, poi fermò il fratello immobilizzandogli le braccia dietro la schiena. Con la voce rotta, il moro esclamò «Hai ucciso Alanis, l'hai fatta fuori con le tue mani... quando mi avevi chiesto di trasformarla, sei un bastardo!»
Le lacrime iniziarono a rigargli il volto, scambiandosi con il sangue che continuava a colargli dalla testa.
«Lasciami!» strillò cercando, invano, di liberarsi.
Il cuore stava per uscirgli dal petto, non l'aveva mai sentito così suo come in quel momento.
Klaus posò la testa sulla sua spalla, in modo che la bocca sfiorasse l'orecchio «Lei non ti ha mai amato.»
Elijah voltò la testa di scatto, mordendo il naso del fratello. Il grido di rabbia che uscì da quest'ultimo fece rimbombare le pareti.
«Perché l'hai uccisa? Lei voleva solo una vita migliore, lei...»
«Lei ti stava
usando.» sibilò Klaus, prima di parare un suo colpo.
Elijah si fermò, improvvisamente tutte le sue certezze erano state infrante.
Stava mentendo?
«Non puoi saperlo. Lo dici solo perché non ti piace l'idea che io abbia trovato una donna che mi ama.» disse solo, mentre con una mano colpì una parete di roccia, frantumandola. «Non puoi saperlo!» ripeté a voce più alta, chiudendosi in se stesso, mentre le lacrime gli annebbiavano la vista.
Klaus si era seduto, come se fosse la conversazione più normale al mondo.
«Si è ricordata di aver fatto un patto con nostro padre. Lui l'aveva soggiogata, le aveva detto di farsi catturare, di non parlare con nessuno tranne che con Elijah. Quando ti sei presentato a lei, non ti è sembrata strana la sua reazione? Dopodiché doveva innamorarsi di te, o meglio, fare in modo che tu l'amassi. Nostro padre ci conosce, sapeva che non avrei permesso che restasse umana, sapeva che avrei ricorso a tutto. Così quando si è risvegliata vampiro la memoria le è tornata, finalmente è potuta tornare alla sua missione primaria: ucciderci tutti. È venuta da me con un coltello e la polvere di quercia bianca. Mi ha accoltellato, sapeva che non sarei morto, ma sapeva che mi sarei arrabbiato. Nostro padre è scaltro, sai? Scommetto che aveva previsto che io ti uccidessi, non appena ti fossi ribellato. Allora dimmi perché non dovrei farlo.»
Il silenzio era più freddo di uno dei poli. Elijah, le spalle al muro, fissava il fratello, come se tutto avesse preso un senso. Un orribile senso.
Il fratello aveva ragione su tutto, la ragazza lo aveva ammaliato, eppure lui non poteva non amarla. Adesso soffriva solo il doppio.
Quella cosa che si era ricordata, quei sorrisi spensierati, il nome del fratello, i vuoti di memoria... sembrava un piano perfetto e doveva finire in modo tale.
«Klaus non posso vivere senza di lei, uccidimi. Ti ho tradito e ho tradito la famiglia, ho rovinato un sacro vincolo. Avrebbe potuto ucciderci tutti. Perdonami e puniscimi.»
Con riluttanza si inchinò al cospetto del fratello, schiacciando i pugni sul terreno.
«È stato fin troppo facile. Mi dispiace.» disse Klaus, mentre, con gli occhi iniettati di sangue, lo pugnalava sulla schiena, all'altezza del cuore.
Elijah cadde, rivivendo per un attimo tutti i momenti belli, per un attimo era in paradiso. Cadde, e quasi il destino gli volesse male, l'unica cosa che il suo campo visivo ristretto gli permetteva di vedere era il corpo di Alanis, squarciato a poca distanza dal suo cuore.
Ti ho amata e mi hai tradito, anche tu.





   
 
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