Titolo:
L'importanza della famiglia
Autore:
Vitzi (Efp) Dafne_18 (Forum Efp)
Personaggio
scelto: Elijah
Rating:
Arancione
Genere:
Drammatico/Sentimentale/Romantico
Avvertimenti:
Contenuti
forti
Note
d'autore: Questa OS si è classificata 3° al "The Original's Family" Contest di xXx Veleno Ipnotico xXx
Salve
Salvino (?) Sono nuova nel fandom ^.^'' Lo adoro, ma soprattutto
adoro il personaggio di Elijah, spero che questa OS vi piaccia,
purtroppo ho avuto poco tempo per scriverla, nonostante il contest
fosse parecchio largo in fatto di tempi. Sono felicissima di essere
arrivata addirittura 3°, spero di essermelo meritata :) In ogni
caso spero che vi
piaccia e vi faccia pensare (?) un po'. Un bacione a chiunque
leggerà
:D ♥
L'importanza
della famiglia
La
mano di Elijah sfiorò ancora una volta il viso pallido della sua
vittima, era difficile riuscire a controllarsi in certi casi, era
difficile credere di essere mostri fino a quel punto.
«Mi
dispiace...» sussurrò, lasciando che gli occhi della donna si
chiudessero, mentre dalla candide labbra usciva un sospiro: l'ultimo.
Non riuscì ad alzarsi che un uomo lo fermò, era un originale,
proprio come lui.
«Hai cenato bene, fratello?»
A quel tempo
Elijah non credeva che la famiglia fosse importante, era un periodo
buio per lui. La madre aveva ucciso la donna che amava, la stessa che
aveva condiviso con il fratello più pericoloso. Forse era per questo
che l'odiava, forse era per questo che non riusciva più ad amarlo
come un tempo.
Le sue mani si mossero veloci fino a stringere il
collo di Klaus, che, con un beffo sorriso, alzò le braccia.
«Ehi,
ehi. Calma, fratello. Sono venuto in pace.»
Elijah, ancora
completamente fradicio di sangue tentò di ripulirsi la bocca e il
mento con movimenti veloci.
«Cosa vuoi?» chiese tornando con lo
sguardo a fissare il corpo morto della ragazza.
Il biondo
originale, con le mani congiunte dietro la schiena, sibilò «Ho
bisogno del tuo aiuto. Papà è nei dintorni.»
Erano bastate
quelle semplici parole per far tornare la pace fra i due, Elijah
aveva improvvisamente dimenticato l'odio per il fratello, sotterrato
dall'odio per il padre.
«Rebekah ha raccolto molte informazioni,
a quanto pare ha trovato dei vampiri che ci spiavano per suo
conto. E qui entri in scena tu, devi aiutarmi. Devo scoprire dove si
nasconde papà e come fa a sapere dove siamo. Conto su di te, non mi
deluderai, vero?»
Elijah sapeva perché non aveva nominato gli
altri fratelli, sapeva che erano stati accoltellati e messi in una
bara. Quella di Klaus non era una proposta, ma una minaccia.
«D'accordo, portami da loro.»
Le
prigioni del grigio castello erano polverose e sporche, Elijah non ci
entrava da anni. Aveva smesso di seguire i fratelli, eppure loro lo
avevano sempre seguito. Klaus aprì un'enorme cella, dalla quale
provenivano urli della bionda Rebekah.
«Parla schifoso!»
strillò calciando qualcosa a terra, che era, a quanto pareva, un
vampiro moro.
Klaus disse ad Elijah di rimanere in disparte, poi
sussurrò qualcosa all'orecchio della sorella, consapevole che il
vampiro nella cella avrebbe sentito.
«Portalo fuori, forse una
passeggiata al sole gli farà bene, è un po' pallido.»
Gli urli
del plebeo, che veniva trascinato in giardino, si mischiarono a
quelli di altri, in diverse celle. Elijah spalancò gli occhi quando
si accorse che tutti i vampiri imprigionati fissavano una cella.
Erano affamati e con i denti grattavano le grate pur di riuscire ad
entrare in quella gabbia alla sua sinistra.
«Klaus perché c'è
un'umana?» chiese l'originale colpito.
Il biondo, come cadendo
dalle nuvole, disse «Ah, lei? È colei che devi torturare affinché
ti dica dov'è nostro padre.»
«Ma è stata sicuramente
soggiogata!» esclamò in difesa il moro.
Klaus sorrise «Anche
tutti gli altri qui presenti. L'unica differenza è che loro sono un
po' più resistenti. Sai che io e Rebekah non usiamo maniere
delicate, per questo non saremo in grado di non ucciderla.»
Elijah
si sporse per sbirciare nella cella. Una donna con i capelli rossi
sporchi di fango e polvere piangeva in un angolo. I vestiti erano
stracciati, la pelle bianca era diventata marrone e la puzza che
usciva da lì era terribile.
«Se ti interessa l'abbiamo salvata,
era condannata perché accusata di stregoneria, ovviamente non
sappiamo se ciò è vero, ma credo che si sarebbe già liberata.»
continuò Klaus «Se hai bisogno di qualcosa chiedi pure, io vado con
Rebekah, ora tocca ad un altro.»
Elijah, incapace di rispondere
si fece dare le chiavi, mentre con passi lenti il fratello usciva.
Entrò nella cella, e il primo istinto fu quello di uccidere la
donna. Non solo perché era terribilmente succulenta, ma anche perché
con gli occhi bagnati di lacrime continuava a sussurrare «Uccidimi,
ti prego. Uccidimi.»
L'originale deglutì e si richiuse la porta
alle spalle, sarebbe stato uno dei giorni peggiori della sua
esistenza.
«Come ti chiami?» chiese sedendosi di fianco a
lei.
Gli occhi della ragazza si spalancarono, mostrando un azzurro
cielo che il vampiro non aveva mai visto.
«Hai due bellissimi
occhi.» sospirò.
Gli parve di vederla addirittura arrossire.
«Il mio nome è Elijah.»
«Mi chiamo Alanis.» rispose lei
subito, gli occhi colorati di un nuovo interesse.
Il vampiro
originale le sorrise.
«Non sei scappata quando mi sono
avvicinato.»
«Sento che sei diverso.» disse lei «Non sei un
mostro, dentro di te c'è qualcosa di buono.»
Elijah la guardò,
questa volta era lui quello sorpreso «Come fai a dirlo? Io ho ucciso
migliaia di persone...»
La donna non parve spaventata «Ne
conosco di peggiori.»
All'originale scappò un sorriso fugace.
«Vedi? Sei diverso. Loro sono i mostri.» disse indicando le
altre celle.
Elijah era sempre più stupito dalla forza della
ragazza, che, fino a poco prima, gli era sembrata indifesa e debole.
«Sei una strega?» chiese, improvvisamente.
La
ragazza scoppiò a ridere «Credi davvero che esistano?»
Il
vampiro la fissò così intensamente che fu costretta a spostare lo
sguardo sui propri vestiti. Era rossore quello che aveva visto sulle
sue guance? E perché il suo cuore aveva iniziato a battere più
velocemente?
«E tu credi nei vampiri?» chiese lui, per metterla
nuovamente alla prova.
Alanis guardò le celle intorno alla sua,
dove almeno dieci vampiri affamati la stavano fissando con i denti
scoperti e gli occhi iniettati di sangue.
«Io credo nei sogni, e
questo è senza dubbio un sogno. Non dovresti torturarmi o robe del
genere?» chiese cambiando argomento.
Elijah guardò fisso davanti
a sé, improvvisamente colpito dalla voglia di assaggiare
quell'umana. Deglutì, mentre il tempo sembrava fermarsi.
«Non ho
mai amato le torture, diciamo che sono più un tipo che preferisce
parlare. Ma se sarà necessario saprò come tirarti fuori le parole
di bocca.» sussurrò, mentre i suoi occhi si tingevano di
rosso.
Alanis indietreggiò un poco, spaventata da quell'orrenda
visione. Elijah ne era soddisfatto, doveva mostrarsi duro.
«Sei
una strega?» ripeté la domanda, lasciando che i suoi occhi
infiammassero le iridi della donna.
Non ci mise molto a capire che
il soggiogamento era inutile.
Alanis non rispose, mentre il
terrore si dipingeva sul suo viso liscio.
«Perché mio fratello
ti ha rapita? Cosa hai fatto di così terribile?» chiese ancora.
La
donna si tappò con entrambe le mani gli occhi, poi si appoggiò alla
parete, come esausta.
«Ogni volta che tento di ricordare la
testa mi fa malissimo. Ti prego non farmi ricordare, ti
prego.»
Elijah sorrise appena, poco prima di sparire, per
riapparire di fronte agli occhi della donna «Devi dirmi cosa sai o
lui ci ucciderà tutti.»
«Non ho paura di Klaus.» ribatté
lei.
L'uomo indietreggiò, mentre le sopracciglia si alzavano
«Come fai a sapere il nome di mio fratello?»
Alanis tirò su con
il naso «Lo so e basta. Ti ho già detto di non chiedermi di
ricordare!»
Elijah annuì, poi fece una cosa di cui si pentì in
futuro.
«Se io ti faccio uscire da qui tu proverai a ricordare?
È molto importante, lui ci ucciderà e non parlavo di Klaus.»
La
ragazza lo guardò incredula.
«Ti comprerò dei nuovi abiti e ti
potrai lavare al lago. In cambio ti chiedo solo i tuoi ricordi.»
La
donna si alzò in piedi «Ti prometto che proverò a ricordare basta
che mi fai uscire di qui!»
Con le mani si era aggrappata alla
giacca di Elijah, mentre fiumi di lacrime avevano bagnato il suo
volto.
«È un patto?» chiese il vampiro colpito dalle parole
della ragazza.
Lei annuì e gli strinse la mano.
Passò
una settimana, un'intensa settimana in cui Elijah e la ragazza dai
rossi capelli ebbero modo di conoscersi meglio. L'originale notava
che Alanis continuava a tentare di ricordare con tutta se stessa e
che, nonostante tutto, fosse inutile. Avevano parlato della sua vita
prima di essere soggiogata, ovvero della sua vita prima del “vuoto”
come lo chiamava lei. Non era stata una vita facile in quanto era
stata additata come strega e bruciata sul rogo. Per questo lei
credeva di essere morta. Secondo la teoria di Elijah, che riportò a
Klaus, loro padre l'aveva salvata sul punto di morte, per condannarla
ad una morte ancora più certa.
«Sai cosa bisogna fare per farla
ricordare.» disse Klaus, non appena il fratello lo invocò per un
colloquio.
Elijah sapeva cosa fare, ma non voleva nemmeno
pensarci.
«Perché sei così riluttante fratello?», gli occhi
del vampiro si infiammarono.
Il moro lo guardò con sguardo vago
«Non ci serve un'altra vampira, potrebbe scappare.»
La risata di
Klaus fece rabbrividire persino i muri della vecchia roccaforte
«Provi qualcosa per lei? Un'umana?»
Elijah rimase colpito da
quelle parole, tanto che, indietreggiando, sbatté contro la
sorella.
«Rebekah, ben arrivata, hai fame? Perché la cara Alanis
oggi ha deciso di morire.»
«Non ci provar...», Elijah fu alzato
da terra di qualche centimetro, mentre sulla sua gola una mano lo
immobilizzava. «Sei tu quello che non ci deve provare. O la
trasformi o la uccido. A te la scelta, e se provi a farla scappare...
oh già, non lo farai. Non hai voglia di finire come Finn e Kol,
vero?»
Nonostante tutte le minacce Klaus sapeva di potersi fidare
del fratello, sapeva anche che lui non aveva paura, era stato l'unico
in tutti quegli anni capace di fronteggiarlo.
Elijah annuì con
riluttanza e quando fu messo a terra si avviò verso la porta. Doveva
fare qualcosa al più presto.
Quando
Elijah uscì trovò ad aspettarlo Alanis.
«Che è successo?»
chiese intimorita dagli occhi color pece dell'amico.
L'originale
la prese per un braccio e corse via, verso il giardino.
Alanis non
ebbe il tempo di urlare che erano già lontani qualche miglio dalla
roccaforte.
Il sole splendeva nel cielo, il prato verde era
cosparso qua e là da margherite, mentre un tulipano tentava di farsi
strada tra due pietre ben ancorate al terreno. Alanis raggiunse il
fiore e tentò di spostare le pietre.
«Cosa fai?» chiese Elijah,
quasi sorridendo.
La ragazza si voltò verso di lui, l'espressione
seria e attenta.
«Questo tulipano mi assomiglia.»
Elijah
avrebbe voluto dire che era vero, dato che entrambi erano belli e
splendevano di vitalità, ma la ragazza non lo lasciò parlare.
«È
intrappolato. Non ha via di scampo, eppure non perde la speranza.
Questi due massi...», così dicendo indicò quello più a
sinistra,«... lo tengono intrappolato e questo più grande mi
ricorda Klaus. Mentre questo più piccolo è senza dubbio
Rebekah.»
L'originale sentì il suo cuore aumentare il battito,
mentre Alanis spostò il fiore per mostrarne un altro adiacente.
«E
questo sei tu. Mi stai aiutando a superare questo momento, nonostante
sia anche tu agli ordini di quei due. Vedi?»
La semplicità dei
suoi pensieri e la purezza delle sue parole fecero spalancare gli
occhi all'originale.
La ragazza, i cui capelli rossi erano ora
pettinati e lisci; le labbra rosse e carnose; le guance rosee e ben
riempite; e gli occhi azzurri e irresistibili, si avvicinò per
prendere le mani dell'originale.
«Grazie di tutto Elijah.»
sussurrò, mentre le lacrime iniziavano a rigarle il volto.
Il
vampiro sorrise appena «Hai sentito tutto, vero? Mi dispiace ma non
posso trasformarti, ti ho portata qui perché volevo scappassi.»,
prese fiato, ma continuò a fissare gli occhi azzurri della ragazza
«Non ti meriti una vita orribile, come la mia, meriti una vita
migliore.»
La ragazza abbassò lo sguardo, mentre il vampiro moro
le accarezzava delicatamente la guancia.
«Non posso scappare, mi
troverebbero, so troppe cose...» tentò di giustificarsi, mentre le
lacrime solcavano il suo volto.
Elijah, senza pensarci, la baciò.
Un bacio dolce e delicato, unito dalle lacrime dei due.
Non
appena si staccarono, Elijah sussurrò «Dimentica tutto questo, ma
soprattutto dimenticami Alanis...».
Gli occhi della bionda
erano fissi su quelli del vampiro, che, fra le lacrime, usava l'unica
arma che avrebbe potuto salvare la ragazza.
Elijah le baciò la
fronte e sparì, forse per sempre.
«Dov'è la ragazza?»
chiese Klaus guardandolo rientrare poco dopo.
Il volto afflitto
del fratello lo incuriosì «E così l'hai uccisa? Menomale...
Rebekah!» strillò l'originale, quando la ragazza apparve riprese
«Puoi riprendere Arthur. La ragazza è già morta.»
Il suo
sorriso spaventò Elijah.
«Chi è Arthur?» chiese,
allora.
Klaus si voltò verso di lui, solo per sibilare «Colui
che avrebbe dovuto uccidere la tua cara amica umana. Adesso è a
piede libero, sai, non mangia da tre mesi ormai.»
Il terrore si
dipinse sul volto di Elijah, che solo in quel preciso istante si rese
conto dell'enorme errore che aveva commesso. Klaus sapeva che
non l'avrebbe mai uccisa e ancora una volta era riuscito ad
ingannarlo. L'urlo di donna che si sentì in sottofondo fece
rabbrividire ancora di più il moro, mentre sul viso del biondo un
sorriso di vittoria si stendeva.
«Oh, non è morta?»
Elijah
corse via, sapeva di non poter battere il fratello, ma per una
qualche strana ragione lui non lo fermò.
«Alanis!» strillò al
vuoto.
Il sole era calato da un pezzo, ma abituato al buio, come
creatura della notte, Elijah vide chiaramente la figura della donna
stretta fra le fauci di un giovane vampiro.
Senza proferire parola
strappò il cuore al mostro che si era cibato della sua amata e la
prese tra le braccia. La sua pelle era bianca e gelida, le labbra e
le gote erano vuote, mentre dal collo continuava a sgorgare sangue.
Elijah non sentì nemmeno l'impulso di nutrirsi, sentiva solo il
dolore, un dolore cieco e acuto. Sapeva che Klaus l'avrebbe avuta
vinta in ogni caso. Con il cuore in gola si morse il polso, dalla
carne lacerata sgorgò il sangue che andò subito a bagnare le labbra
di Alanis.
«Bevi, forza.»
Nonostante tutti gli sforzi, non
appena la ragazza ingoiò qualche goccia la vita la lasciò. Non era
stato abbastanza veloce, quella ragazza era un vampiro adesso.
«E
così tutto è bene quel che finisce bene.» esclamò Klaus arrivando
da dietro.
Elijah non si girò nemmeno per osservarlo, era ormai
da qualche ora fermo con in braccio quella donna.
«Quando avrà
fame dalle questa, e quando inizierà a ricordare dimmi dov'è nostro
padre.», lanciò una donna di fianco ai piedi di Alanis e
sparì.
L'originale moro rilassò le spalle e guardò la ragazza
rossa fra le sue braccia. Piano piano la vita stava tornando nel suo
corpo, le labbra erano tornate rosse e persino le guance. Quando aprì
gli occhi una nuova speranza si infuse in Elijah, sarebbero potuti
vivere per sempre insieme.
«Cos...?» fu interrotta
dall'originale, che le mise davanti agli occhi la vittima.
Il
sangue sgorgava dalla ferita aperta sulla gola, Alanis la guardava.
La donna doveva avere trent'anni, il viso era spaventato, ma
dormiente. Lo squarcio all'altezza dell'addome la fece rabbrividire.
L'odore del sangue iniziò a penetrarle nelle narici, la voglia
irrefrenabile si impossessò di lei. Ma non poteva ucciderla, non
poteva diventare un mostro.
Quando la ragazza iniziò a
divincolarsi, l'originale esclamò fissandola negli occhi «Non
voglio che tu muoia. Stai tranquilla e bevi.»
Meccanicamente
tutto il suo corpo la costrinse a bere, così iniziò lentamente ad
ingoiare. Il sangue era di un sapore sublime e irresistibile, non le
importava essere vista sporca, essere vista come assassina, voleva
solo bere.
Elijah la guardava, accarezzandole di tanto in
tanto la folta chioma rossa.
«E adesso dimmi se ricordi
qualcosa.»
La ragazza annuì, con gioia, quasi come se si fosse
liberata di un peso.
«Devo fare una cosa, ti racconterò tutto
dopo! Grazie mille per la cena!» si alzò di scatto e baciò
l'originale a fior di labbra prima di sparire nel nulla.
Elijah
restò fermo, la mano si spostò sulla bocca, dove le carnose labbra
di lei l'avevano dolcemente baciato. Era stata una sensazione
pacifica, perché lei lo amava. Era un sentimento nuovo, nato troppo
velocemente, forse, ma era stato nuovo e soprattutto genuino.
Con
il sorriso stampato sulle labbra si alzò e si diresse verso la casa
della sua famiglia, camminando lentamente per assaporare gli odori
notturni.
Il comportamento di Alanis lo aveva stupito, ovviamente
sapeva che lei non sarebbe mai scappata, ma quella “cosa”
il modo in cui l'aveva detto gli era sembrato sospetto. Sapeva di non
doversi preoccupare troppo, Alanis l'amava e quella era l'unica cosa
che contava.
Entrò nei sotterranei, qualcosa gli diceva che
l'avrebbe trovata lì. Si sa, le emozioni sono amplificate, quale
luogo migliore per ricordare se non una cella buia in cui la paura
l'aveva pervasa?
Tutte le celle erano vuote, i vampiri spariti. Di
sicuro Klaus e Rebekah si erano occupati di tutti, ora l'unica che
serviva loro era Alanis. Elijah avrebbe dovuto proteggerla a tutti i
costi.
«Fratello?» chiese il moro, vedendo una figura
avvicinarsi.
Era sporco di sangue dappertutto, i vestiti luridi e
in mano teneva un cuore.
«Che ti è successo?» chiese
avvicinandosi.
L'espressione di Klaus era impassibile, sembrava
arrabbiato, ma in un certo senso si sentiva tradito.
«Perché
non lo chiedi alla cara Alanis?», gli occhi gli uscivano dalle
orbite, mentre con una mano mostrava di nuovo il cuore che teneva in
mano.
Elijah vide tutto nero per un attimo. Perse i sensi, la
cognizione del tempo, il pensiero. Klaus aveva ucciso Alanis, lei era
morta, niente per sempre insieme, niente amore.
«Cosa hai
fatto?» strillò con tutta la forza che aveva in gola.
Si gettò
sul fratello puntando subito alla gola, che lacerò con i canini
appuntiti. L'originale rispose subito, capovolgendo la situazione con
un semplice pugno.
Elijah volò a terra, si pulì il rivolo di
sangue che stava scendendo dalle sue labbra e si gettò di nuovo sul
biondo. Con un calcio lo gettò contro una cella, causando forte
rumore metallico.
«Tu non sei quello che preferisce parlare,
fratello?» chiese il biondo, provocandolo.
Elijah strillò, di
nuovo «Sei uno stronzo, fratello!» sputò fuori l'ultima parola,
come se fosse la più sciocca al mondo.
Si rigettò su di lui
colpendolo alla testa con un forte pugno. Klaus lo accusò, poi fermò
il fratello immobilizzandogli le braccia dietro la schiena. Con la
voce rotta, il moro esclamò «Hai ucciso Alanis, l'hai fatta fuori
con le tue mani... quando mi avevi chiesto di trasformarla, sei un
bastardo!»
Le lacrime iniziarono a rigargli il volto,
scambiandosi con il sangue che continuava a colargli dalla
testa.
«Lasciami!» strillò cercando, invano, di liberarsi.
Il
cuore stava per uscirgli dal petto, non l'aveva mai sentito così suo
come in quel momento.
Klaus posò la testa sulla sua spalla, in
modo che la bocca sfiorasse l'orecchio «Lei non ti ha mai
amato.»
Elijah voltò la testa di scatto, mordendo il naso del
fratello. Il grido di rabbia che uscì da quest'ultimo fece
rimbombare le pareti.
«Perché l'hai uccisa? Lei voleva solo una
vita migliore, lei...»
«Lei ti stava usando.»
sibilò Klaus, prima di parare un suo colpo.
Elijah si fermò,
improvvisamente tutte le sue certezze erano state infrante.
Stava
mentendo?
«Non puoi saperlo. Lo dici solo perché non ti piace
l'idea che io abbia trovato una donna che mi ama.» disse solo,
mentre con una mano colpì una parete di roccia, frantumandola. «Non
puoi saperlo!» ripeté a voce più alta, chiudendosi in se stesso,
mentre le lacrime gli annebbiavano la vista.
Klaus si era seduto,
come se fosse la conversazione più normale al mondo.
«Si è
ricordata di aver fatto un patto con nostro padre. Lui l'aveva
soggiogata, le aveva detto di farsi catturare, di non parlare con
nessuno tranne che con Elijah. Quando ti sei presentato a lei, non ti
è sembrata strana la sua reazione? Dopodiché doveva innamorarsi di
te, o meglio, fare in modo che tu l'amassi. Nostro padre ci conosce,
sapeva che non avrei permesso che restasse umana, sapeva che avrei
ricorso a tutto. Così quando si è risvegliata vampiro la memoria le
è tornata, finalmente è potuta tornare alla sua missione primaria:
ucciderci tutti. È venuta da me con un coltello e la polvere di
quercia bianca. Mi ha accoltellato, sapeva che non sarei morto, ma
sapeva che mi sarei arrabbiato. Nostro padre è scaltro, sai?
Scommetto che aveva previsto che io ti uccidessi, non appena ti fossi
ribellato. Allora dimmi perché non dovrei farlo.»
Il silenzio
era più freddo di uno dei poli. Elijah, le spalle al muro, fissava
il fratello, come se tutto avesse preso un senso. Un orribile senso.
Il fratello aveva ragione su tutto, la ragazza lo aveva
ammaliato, eppure lui non poteva non amarla. Adesso soffriva solo il
doppio.
Quella cosa che si era ricordata, quei sorrisi
spensierati, il nome del fratello, i vuoti di memoria... sembrava un
piano perfetto e doveva finire in modo tale.
«Klaus non posso
vivere senza di lei, uccidimi. Ti ho tradito e ho tradito la
famiglia, ho rovinato un sacro vincolo. Avrebbe potuto ucciderci
tutti. Perdonami e puniscimi.»
Con riluttanza si inchinò al
cospetto del fratello, schiacciando i pugni sul terreno.
«È
stato fin troppo facile. Mi dispiace.» disse Klaus, mentre, con gli
occhi iniettati di sangue, lo pugnalava sulla schiena, all'altezza
del cuore.
Elijah cadde, rivivendo per un attimo tutti i momenti
belli, per un attimo era in paradiso. Cadde, e quasi il destino gli
volesse male, l'unica cosa che il suo campo visivo ristretto gli
permetteva di vedere era il corpo di Alanis, squarciato a poca
distanza dal suo cuore.
Ti ho amata e mi hai tradito,
anche tu.