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Autore: piperina    06/01/2013    2 recensioni
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Era vampira da solo due giorni, aveva appena completato la transizione, ma Elena doveva farlo subito, finché sentiva di averne la forza. Aveva chiesto a Damon di raggiungerla a casa sua, sarebbe arrivato entro pochi minuti e lei si sentiva sempre più nervosa.
Come avrebbe introdotto l’argomento? Cosa gli avrebbe detto? Quali sarebbero state le parole giuste?
Nessuna risposta quietava i suoi dubbi e le sue insicurezze, ma di una cosa era certa: dovevano parlare.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Vampire Stories'
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*I Remember, Damon. I Remember Everything.*

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Era vampira da solo due giorni, aveva appena completato la transizione, ma Elena doveva farlo subito, finché sentiva di averne la forza. Aveva chiesto a Damon di raggiungerla a casa sua, sarebbe arrivato entro pochi minuti e lei si sentiva sempre più nervosa.

Come avrebbe introdotto l’argomento? Cosa gli avrebbe detto? Quali sarebbero state le parole giuste?

Nessuna risposta quietava i suoi dubbi e le sue insicurezze, ma di una cosa era certa: dovevano parlare.

Sobbalzò quando sentì bussare alla porta. Si riavviò più volte i capelli dietro le orecchie mentre si dirigeva all’ingresso per aprire.

Damon era lì, davanti ai suoi occhi, e lei sentì la terra mancarle sotto i piedi.

“Stai bene?” chiese preoccupato lui, vedendola in quello stato.

“Sì, sì, sto bene” si affrettò a rispondere lei, spostandosi per farlo entrare. “Dobbiamo parlare” disse subito dopo.

Il vampiro si voltò per guardarla: sapeva già di cosa voleva parlargli e probabilmente sarebbe arrivata una sfuriata di lì a poco. Pazienza, si disse lui, era abituato ai rimproveri di Elena, uno in più non gli avrebbe di certo rovinato l’eternità.

“Vai dritta al punto.”

Elena trasse un profondo respiro e lo guardò negli occhi.

“Io ricordo, Damon. Ricordo tutto.”

“Lo so.”

Gli si avvicinò, un po’ titubante – temeva forse che si allontanasse? – e decise di lasciarsi andare, parlare, fare domande, litigare se necessario… ma doveva chiarire tutto.

“Perché?” chiese, con la tristezza dipinta in viso. “Perché hai accettato che ti lasciassi andare senza dirmi che ci eravamo già conosciuti? A cosa è servito, se non a rendere tutto più difficile?”

Damon si chiese a cosa si stesse riferendo Elena esattamente: l’inizio del loro rapporto? L’astio che lei aveva subito provato verso di lui? O forse… forse il fatto che lui stesso aveva soppresso l’interesse che lei avrebbe potuto provare nei suoi confronti prima di conoscere Stefan?

“Non era il momento di far sapere in giro che ero di nuovo in città” ripeté la stessa frase pronunciata quattro anni prima.

“Ma io…” provò a protestare Elena, pur non sapendo bene cosa dire.

Parlare con lui era difficile, soprattutto quando decideva di innalzare un muro tra se stesso e gli altri. Ma lei aveva bisogno di capire, di parlare… aveva bisogno di capire cosa sarebbe successo se lui non l’avesse ammaliata per dimenticare il loro primo incontro.

“Io non ti capisco!” esclamò a un certo punto, allargando le braccia e facendole ricadere lungo i fianchi. “Sei la persona meno egoista che conosca, eppure continui a dire di essere il cattivo, quello che fa sempre la cosa sbagliata e che pensa solo a se stesso, ma non è vero!”

Lui non rispose, preferì ascoltare tutto ciò che lei aveva da dirgli, tanto la sua scelta l’aveva già fatta: sarebbe sempre stato Stefan.

“Mi ami davvero?”

Quella domanda lo spiazzò. Guardò Elena, stupito, e capì che era seria. Gli aveva davvero chiesto una cosa del genere… forse la transizione da umana a vampira aveva causato qualche problema di troppo, non si sarebbe mai aspettato una presa di posizione come quella.

Decise quindi di non esporsi troppo e rispondere in modo evasivo. “Dovresti conoscere la risposta.”

A quel punto la ragazza gli sbatté i pugni sul petto, esasperata dal suo modo di fare, e strinse con forza la stoffa della sua camicia nera.

“Mi ami o no?!” esclamò, quasi gridando, sull’orlo delle lacrime.

Odiava quella perenne sensazione di tristezza che l’aveva pervasa da quando si era risvegliata, non faceva che piangere e deprimersi per ogni cosa.

“Sì che ti amo!” rispose Damon con altrettanta foga. “Ti amo come non ho mai amato nessuna, ti amo in modo così istintivo e sincero che preferisco saperti felice e al sicuro con mio fratello che preoccupata accanto a me!”

Elena spalancò gli occhi, non si era aspettata una reazione simile da parte sua. La sua schiettezza era disarmante, ma Damon era sempre stato così: chiaro, diretto, poche parole ma giuste. Era come una secchiata di acqua gelida in inverno, ma era reale, il suo sguardo sempre limpido e i suoi sentimenti puri, quali che fossero.

Amore, odio, desiderio, vendetta.

Con lui tutto assumeva colori brillanti, quasi accecanti, ma incredibilmente vivi. Così vivi da far quasi paura.

“Allora perché non hai combattuto davvero per me? Perché hai lasciato che mi innamorassi di Stefan, che ti odiassi, che scegliessi lui pur chiedendomi cosa sarebbe successo che ti avessi conosciuto prima?”

“Perché io non posso darti l’amore che desideri, Elena.”

“Forse quello che desidero non è quello che merito.”

Cosa stava cercando di dirgli? Che all’improvviso aveva scoperto di amarlo? Che si era pentita di aver scelto Stefan solo due giorni prima? Che la trasformazione le aveva aperto le porte della sacra verità?

Scosse la testa. “Ti saresti comunque innamorata di lui, non negarlo” rispose, dopo aver ritrovato la calma. “Quando ci siamo conosciuti ero diverso da ora. Non ti saresti innamorata di me.”

Elena aprì la bocca per ribattere, ma lui alzò una mano per bloccarla subito.

“È la verità e lo sappiamo entrambi” sembrava triste mentre lo diceva, perché sapeva che non era una bugia o un tentativo di allontanare la ragazza per il suo bene. “Probabilmente ti sarei stato solo meno antipatico, ma le cose sarebbero andate esattamente come sono andate.”

Ci aveva pensato anche a lei, certo, ma forse… forse gli avrebbe dato più credito, se lui non le avesse fatto dimenticato quel loro primo incontro, le parole che le aveva detto, ciò che aveva predetto sull’amore, il modo in cui lei stessa si era intrattenuta volentieri a parlare con un perfetto sconosciuto.

“Non sai accettare la realtà dei fatti, ecco perché non capisci che non sarebbe cambiato niente” Damon si allontanò da lei di qualche passo. Averla così vicino lo turbava. “Tu ti saresti innamorata di Stefan, io avrei continuato a correre dietro a Katherine, mi sarei innamorato di te e tu avresti iniziato a provare qualcosa per me, ma alla fine…” sospirò, stanco “…alla fine avresti scelto Stefan.”

“Come puoi affermarlo?” Damon aveva ragione, pensò Elena: lui era molto diverso, prima.

“Perché ora sai tutto e hai voluto solo spiegazioni da me” sembrava… deluso. “Le cose possono cambiare da adesso, ma non subito. Hai bisogno di tempo per imparare a gestire le tue nuove capacità di vampiro, controllare la sete di sangue e il grande ampliamento che hanno avuto tutte le tue sensazioni.”

Elena gli si avvicinò, senza toccarlo: aveva l’impressione che, se l’avesse fatto, se gli avesse anche solo sfiorato un braccio, lui ne avrebbe sofferto, e non era per farlo soffrire che l’aveva lasciato andare.

“E tu cosa farai durante tutto questo?”

Sarebbe andato via? No, conoscendolo, Damon non l’avrebbe lasciata da sola nelle condizioni instabili in cui si trovava. Sperava che decidesse di restare… che non l’abbandonasse.

Non lasciarmi. Ho bisogno di te.

Le labbra del vampiro si tesero in un ghigno divertito e sensuale.

“Aspetterò.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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